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Autore: AnnabethJackson    14/09/2015    2 recensioni
| Little!Percy | Little!Annabeth | Head Canon Percabeth |
Doveva averla guardata davvero a lungo perché, con il capo leggermente piegato, lei aggrottò le sopracciglia e, proprio nel mezzo, in corrispondenza dell'attaccatura del naso, si creò una buffa fossetta che il piccolo Percy ebbe la tentazione di toccare, giusto per vedere quanto fosse profonda.
Quel pensiero lo divertì parecchio, tanto che un sorrisetto involontario gli comparve in viso.
«Annabeth?»
[Partecipante al "Meno di Mezza Stagione" contest indetto da PrettySweetLolita]
[Partecipante al "Head Canon - Fin dove ti spinge l'immaginazione!"contest indetto da Maiko_chan]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccole note
1) Allora, ho fatto varie ricerche e letto di recente tutti i libri, ma proprio non ho trovato notizie su quando Frederick abbia incontrato/sposato la matrigna di Annabeth. Sapendo che lei è scappata di casa a sette anni e che, a quell'età, i suoi fratellastri erano già nati (ipotizzo che avessero uno/due anni), ho pensato che la matrigna fosse “comparsa” quando Annabeth ne aveva tre/quattro di anni.
2) Qui mi è sorto un vero e proprio dubbio: Annabeth, ne “Il mare dei mostri” dice che il padre si deve trasferire a San Francisco e che lei non sa se seguirlo o meno, vista la pericolosità del luogo. Sappiamo, inoltre, che il viaggio di Annabeth, con Luke e Thalia, è stato abbastanza lungo e che deve aver attraversato un bel po' di America prima di arrivare a Long Island, ma questo non esclude che possa mai aver vissuto a New York. Perciò, per necessità di trama, ho ipotizzato che per un po' di tempo, proprio nel periodo in cui Frederick ha conosciuto la futura matrigna di Annabeth, i due avessero vissuto a New York, prima di trasferirsi in un'altra città più nell'entroterra.
3) Helena sarebbe la matrigna di Annabeth. Il nome è di mia invenzione.
4) Ovviamente la statua dell'angelo esiste veramente e ha davvero quel nome e si trova veramente a Central Park.
5) A volte lo stile che ho usato tende ad essere un po' infantile come “la mia mamma” ecc. Questo perché ho cercato di rispecchiare il più possibile i pensieri di Percy bambino.
6) L'headcanon nasce da una piccola idea che mi frullava in testa da un po', secondo cui Annabeth e Percy si fossero già incontrati una volta, all'età di quattro anni, prima che lei cambiasse città e che i due crescessero. La cosa, per quanto possa sembrare strana, può essere fattibile, no? Dopotutto, è difficile ricordare qualcosa a quell'età. Non è nulla di che, lo riconosco, ma ho voluto provare.
 
 
 

Quel giorno a Central Park


Meno di Mezza Stagione & Head Canon Contest

 
 
 

 
 



Con i capelli mossi dolcemente dal vento leggero e la mano destra stretta in quella della madre, il bambino spiccò un piccolo salto, atterrando su un mucchio di foglie dorate che scricchiolarono rumorosamente sotto la suola delle sue scarpe da ginnastica blu. Un paio di secondi dopo, il piccolo emise un gridolino di entusiasmo, gli occhi accesi, guardandosi freneticamente attorno alla ricerca di altre foglie adatte per quel gioco.
La sua attenzione, però, venne catturata da tutt'altra cosa: di fronte a lui, una decina di metri più avanti, sorgeva una grande fontana, di forma circolare. Costeggiata da uno spesso basamento di pietra grigia, al centro si ergeva la statua di un angelo dalle ampie vesti, le ali spiegate e un braccio alzato davanti a sé.
«Angel of the waters,» gli aveva detto sua madre la prima volta che erano andati in quel posto, accovacciata accanto a lui per essere alla sua altezza e gli occhi un po' tristi puntati lontano.
«È la statua del tuo papà, sai tesoro?»
A lui piaceva proprio per questo: pensare che l'angelo apparteneva al suo papà, che lui non aveva mai conosciuto né visto in foto, lo faceva sentire speciale, quasi come se la statua avesse assunto la funzione di un legame indissolubile. E poi si divertiva un mondo a percepire gli schizzi d'acqua fresca sulla pelle quando questa cadeva a cascata dai piedi dell'angelo.
Non potendo più trattenersi dallo stare fermo, il piccolo liberò la mano da quella della madre, correndo a perdifiato verso la costruzione maestosa intorno alla quale passeggiavano molte altre persone, per la maggior parte turisti muniti di macchina fotografica e appassionati di jogging alle prese con gli esercizio di stretching.
Lui non ci badò.
«Percy!» urlò sua madre da lontano con un piccolo giubbotto di jeans in mano, i lunghi capelli che le coprivano il volto giovane e la fronte aggrottata. «Stai attento, mi raccomando! Non sporgerti troppo dal bordo.»
Il bambino annuì, ansioso di tornare a rivolgere tutta la sua attenzione alla fontana.
E all'acqua.
La vasca era piena quasi fino all'orlo e creava delle piccole onde radiali, le quali scomparivano mano a mano che raggiungevano il largo.
Quand'era lì, con le mani umide di schizzi e l'angelo maestoso a fargli da ombra, Percy era più felice che non a casa, dove la mamma stava alla destra di Gabe, seduto a capotavola.
Ma Gabe non aveva una statua a forma di angelo in una piazza gigantesca.
Gabe non era il suo papà.
Il piccolo Percy stava storcendo il naso pensando alla puzza che emanava quell'uomo, quando con la coda dell'occhio vide un movimento alla sua destra, nella fontana. A un paio di metri da lui, immersa nell'acqua quasi per metà, c'era una barchetta di carta che cercava con tutte le sue forze di rimanere a galla contrastando la corrente, invano. Per un po', Percy osservò tacitamente la piccola costruzione disfarsi pian piano per tornare, infine, un zuppo foglio bianco, su cui gli parve di scorgere un disegno colorato.
Fece per scendere dal basamento con cautela, intenzionato a raccogliere quel pezzo di carta dalla fontana per scoprirne il contenuto, ma si accorse di una figura lì vicino e si bloccò automaticamente.
Con un basco grigio e dei boccoli biondi, una bambina se ne stava ritta in piedi, le mani allargate sulla pietra fredda e un cappotto rosso a coprire il suo piccolo corpo. Aveva lo sguardo puntato sulla barchetta malridotta e una smorfia a incresparle il volto, come se la creazione di carta fosse opera sua. Strinse la mano sinistra in un pungo, mentre le sue spalle si alzavano e abbassavano lentamente, i capelli mossi dal vento autunalle.
Percy la osservò a lungo, senza motivo: sembrava avere la sua stessa età, anche se era un po' più alta di lui. E quando lei alzò lo sguardo, incrociando il suo, rimase confuso. Non riusciva a capire come fosse possibile che gli occhi di quella bambina avessero quel colore, della stessa tonalità del basco sulla sua testa, molto simile al cielo quando stava per iniziare a piovere.
Percy non andava pazzo per i lampi e i tuoni, anzi, lo turbavano parecchio, ma decise che gli occhi di quella bambina gli piacevano molto. Non erano pericolosi o minacciosi, ma calmi e pacati come la pioggia d'estate, e questo lo tranquillizzava.
Doveva averla guardata davvero a lungo perché, con il capo leggermente piegato, lei aggrottò le sopracciglia e, proprio nel mezzo, in corrispondenza dell'attaccatura del naso, si creò una buffa fossetta che il piccolo Percy ebbe la tentazione di toccare, giusto per vedere quanto fosse profonda.
Quel pensiero lo divertì parecchio, tanto che un sorrisetto involontario gli comparve in viso.
«Annabeth?»
La strana connessione che si era creata tra Percy e la bambina svanì quando lei voltò rapidamente la testa, in direzione di un uomo abbastanza giovane dai capelli biondi, che aveva un paio di occhiali da vista sulla fronte. Guardava la piccola con uno sguardo burbero, distante, che il piccolo Percy non comprese. Capiva, però, che quello era il suo papà.
Chissà se anche lui possedeva una fontana a forma di angelo.
«Vieni, dobbiamo andare. Sono di nuovo in ritardo per l'appuntamento con Helena,» disse l'uomo un po' duro, quasi volesse rimproverare la figlia, quando lei si mise al suo fianco.
Guardandoli allontanarsi, Percy si chiese il motivo per cui il papà di quella bambina non la prendesse per mano. La sua mamma, Sally, invece lo faceva sempre, perché temeva che lui si perdesse.
Percy rimase lì in piedi per un po', anche dopo che le due figure scomparvero lentamente all'orizzonte, poi riportò lo sguardo alla fontana, notando che il foglio galleggiava ancora in superficie.
Incerto, fece attenzione a non perdere l'equilibrio mentre si allungava per prendere il pezzetto di carta. Tenendolo tra due dita, lasciò che le gocce d'acqua cadessero e alla fine dispiegò il foglio sulla pietra.
Al centro, con una precisione quasi ossessiva, vi era disegnata una civetta rossa e una scritta strana, che Percy presumeva non essere inglese malgrado fosse troppo piccolo per essere in grado di leggere. Ma poi successe una cosa stranissima, agli occhi del piccolo Percy entusiasmante tanto quanto le foglie secche che stava calpestando prima: i simboli cominciarono a girare sul foglio in modo scomposto, fino ad assumere una nuova disposizione di cui lui continuava a non coglierne il significato.

 
La figlia della Saggezza da sola camminerà,
il Marchio di Atena su Roma brucerà.”

«Percy, dobbiamo andare!»
Percy alzò il capo e annuì energicamente alla sua mamma, lasciando cadere a terra il foglio zuppo. Per un bambino della sua età quel pezzo di carta aveva già perso tutta la curiosità suscitata all'inizio.
Perciò, dopo aver lanciato un'ultima occhiata all'angelo della fontana, corse dalla sua mamma a perdifiato, senza più voltarsi indietro, la bambina con gli occhi grigi e il foglio bagnato ormai già un lontano ricordo, e lasciandosi ignaro alle spalle il suo futuro inevitabile.



 

          
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Salve ^.^
Passo per un veloce saluto perché le cose essenziali sono espresse all'inizio di questa piccola storiella.
Mi è sempre piaciuto immaginare che Percy e Annabeth si fossero incontrati prima che lui giungesse al campo, magari quando entrambi erano troppo piccoli per ricordarlo. E così è nata questa storia, ecco.
Come potete evincere, Annabeth ha già delle previsioni sul suo futuro (:3), ma, proprio come Percy, è ignara di tutto ciò u.u
Okay, credo di aver detto tutto (tanto so già che avrò dimenticato qualcosa :/). In qualsiasi caso, se avete domande/dubbi sapete dove trovarmi.
Come sempre grazie infinite per essere arrivati fin qui a leggere (se lo avete fatto) e per tutto l'incredibile sostegno che mi date ogni volta *^* Il capitolo 22 di LTWYL è in fase di scrittura (anche se solo all'inizio) però prima o poi arriverà :D
Nulla, vi abbraccio tanto tanto
Annie
 
  
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