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Autore: Angel of Opera    14/09/2015    1 recensioni
Evelyn, figlia di un generale inglese, si unisce agli Irish Volunteers per combattere contro la sua stessa patria per l'indipendenza irlandese insieme a Dillion, un ragazzo povero in cerca di vendetta. Prenderanno entrambi parte alla Rivolta di Pasqua ed è proprio questo che voglio narrarvi. Amore e ribellioni in un Irlanda ancora dipendente dalla Corona Britannica.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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Chapter 3- Body strewn across the dead end street

24 aprile 1916

L'ultima stella brilla ancora, luminosa e fiera, quando gli  uomini di Peadair vengono destati dai loro sonni. Per qualcuno sarà l'ultimo prima del sonno eterno, lo sanno e ne sono fieri. La fierezza del soldato è qualcosa che racchiude in sé un senso vitale di energia e la solennità propria alle morti gloriose, qualcosa di venerabile e leggibile sui loro volti, su cui figura una dicotomia tra la freschezza del bambino e la stanchezza del vecchio. E' come un segno distintivo, qualcosa che accomuna tutti i combattenti.
Gli uomimi vengono preparati in fretta, i più abbienti con divise e i più poveri con abiti logori, indossati anche nei giorni precendenti. I visi vengono sciacquati nello stesso catino di ceramica pieno di crepe, che tanti e tanti visi aveva visto prima di quelli.
Peadair parla a loro, ancora una volta. Cerca di dar loro fede e speranza, come dovrebbe fare un vero leader, sicuro che gli inglesi si arrenderanno presto. Ahimè, niente di più sbagliato!
«Ci hanno schiacciato per settecento anni, ci hanno negato la nostra identità, hanno violentato le nostre donne e ucciso i nostri uomini, ma com'è vero che Gesù Cristo è risorto dalla Croce oggi noi risorgeremo con Lui! La dominanzione non durerà ancora a lungo, abbiamo dalla nostra parte capitani valorosi come Pearse, Connolly e MacDermott, senza dimenticare Clarke e De Valera. Non potranno vincere ancora!»
E' l'ultima frase pronunciata dal fabbro, prima che la porta si spalanchi improvvisamente ed entri una donna vestita poveramente, i capelli castani raccolti in una treccia. Il viso porta i segni dell'età che avanza, eppure non le si darebbe più di una trentina d'anni. La seguono due personcine, una ragazzina di sedici anni, sottile e piccolina come un fuscello di faggio, la pelle candida costellata di efelidi , i lunghi capelli rossicci lasciati selvaggi e un bambino di non più di sette anni che sta attaccato alla gonna della madre. S'incammina verso Dillion, seguita dai figli. Si tratta di Caoimhe, venuta a salutare il primogenito.
«Dillion, figlio mio... Non so se e quando tornerai, ma sono fiera di te e sono sicura che anche tuo padre lo sia. Io... Volevo salutarti nel caso non dovessimo... Tu dovessi... Sì, insomma, se dovessi perdere anche te elmeno ti avrò stretto un'ultima volta tra le mie braccia.»
Gli dice, il viso rigato da calde lacrime di amore e paura. Prima di abbracciarlo gli carezza il viso, con tutto l'amore che una madre possiede per il proprio figlio.
Questo genere di manifestazioni tende a sciogliere anche i cuori più duri, infatti ognuno ha interrotto le prorpie azioni per rivolgere l'attenzione a quell'attimo toccante. Peadair invita i presenti ad abbandonare la causa, tornando dalle famiglie. Uno, forse due quelli che effettivamente si ritirano, più per codardia che reale preoccupazione. Non Dillion, che ancora tra le braccia della madre si limita a salutare lei, Neave e il piccolo Miceàl. Bacia tutti e tre, assicurando alla madre il proprio ritorno da vincitore contro gli assassini del padre. La vendetta è uno dei motivi per cui ancora combatte.
La donna esce, voltandosi spesso verso il figlio, e gli uomini si armano. Il gruppo viene accuratamente diviso in dieci file da cinque uomini ciascuno. A capo, Evelyn e Peadair non si scambiano una parola, mentre guidano i loro Volontari verso il General Post Office.
Credo che per lettore non sia diffice figurarsi questa milizia silenziosa che avanza per le strade della fredda Dublino, all'apparenza una banda di disperati, in realtà un esercito dell'Indipendenza e della Libertà.
Non un rumore si ode per le strade della nebbiosa Dublino se non i rintocchi delle campane pasquali. Le note sono quelle dell'Angelus, incitamento alla resurrezione dello stato libero d'Irlanda. L'Irlanda rinascerà come e con Dio, il dominio Britannico ha le ore contate.
Con quale sicurezza IRA, Volounteers e IRA si mescolano nella nebbia del mattino, fratelli che imbracciano le armi contro i rivali inglesi. In quanti sono venuti per occupare il General Post Office! Uomini, donne, perfino qualche bambino.
Evelyn e Dillion sono rimasti al pianoterra dell'edificio, esposti in prima persona al fuoco nemico.
In poco tempo, cadono le prime vittime su entrambi i fronti. La morte non fa davvero paura se non quando si fa vedere, presenza silenziosa tra le macerie, lascia gli uomini che la scorgono color della neve, le labbra che bacia diventano violacee, la carne che tocca si apre sotto le pallottole e il sangue scorre, abbandonando il corpo come la vita che vola via. Ah, com'è leggera, la vita! Figurina nello zoo di cristallo che è il mondo, basta un sibilo di una pallottola che scappa già via come una ninfa spaventata, lasciando vuoti i corpi esangui.
Alza i tuoi occhi dalla polverosa strada, lettore, la giornata sta già volgendo al termine. Quando si combatte, il tempo non si conta. La resistenza degli uomini è forte, quando collaborano per uno scopo comune.Alle ultime luci del sole, gli inglesi non sventolano ancora bandiera bianca. Ancora eretta è invece quella nera della morte e della distruzione, in un General Post Office che comincia a traballare, i danni dell'artiglieria ben visibili sulle sue facciata.
Appostati dietro protezioni improvvisiate, gli inglesi aspettano che un ribelle faccia un passo falso e si scopra. Tra loro, un viso dai lineamenti severi, gli occhi piccoli e neri, presta più attenzione degli altri. Sul suo petto brilla il grado di generale.
Come in un sadico gioco, quell'uomo è responsabile di almeno una trentina tra morti e feriti, in quella giornata. Scruta attento le postazioni nemiche, un movimento, un uomo si scopre. L'inglese riesce chiaramente ad osservare il viso del ribelle, lo riconosce ed esita, sul viso un espressione sorpresa. Il padre che riconosce il figlio. In questo caso, la figlia. Infatti, Hugh ha riconosciuto Evelyn, nonostante la fuliggine a sporcarle il viso e i vestiti maschili a coprire le sue forme.
Una leggera pressione sul grilletto dell'arma.
Uno, due secondi.
Un grido nel silenzio.
Evelyn cade, colpita al petto dal proiettile.
Dillion le si precipita affianco, coprendo la ferita con la mano, cercando di fermare l'emorragia con le sue stesse mani. Tutto inutile, Evelyn sputa sangue, colpita vicinissimo al cuore.
 
«Ti giuro che tu non lasci la vita qui, vieni via con me. Saremo liberi Evelyn, te lo giuro!» Singhiozza il ragazzo, guardando il viso dell'amata. Gli avevano già rubato il padre, quei figli di puttana. Se solo il re li avesse ascoltati prima, il roseo viso che tante volte aveva baciato non starebbe diventando sempre più pallido.
 
«Mi sono ribellata... Loro mi hanno spezzata... Combatti Dillon, combatti per entrambi. Ti ho amato come ho amato la libertà...>» mormora Evelyn, tra i colpi di tosse misti a sangue. Ed è l'unica cosa che riesce a dire prima che la vita decida di scivolare via dal suo piccolo e fragle corpo.
Muore tra la polvere, ma tra le braccia della persona che ama. Chi dice che morire nel sonno è la morte migliore è nel sonno mente, è meglio morire occhi negli occhi di chi ti ama, così da poter portare il ricordo delle sue iridi fin oltre la morte.
E' triste però, far soffrire una persona a cui si è donato il proprio cuore. Lasciarla distrutta, piangente, tra calcinacci e polvere da sparo.
Una mano si posa sulla schiena di Dillion. Un giovane si offre per confortarlo. Lo aiuta ad alzarsi, lo abbraccia. Tutto questo senza dire una parola, che potrebbe aggravare ulteriormente il dolore della perdita. Solo quando i singulti ormai si sono calmati, lo sconosciuto azzarda una o due parole.
 «Ormai non c'è più niente da fare, James è andato. Anche Achille dovette confrontarsi con la morte di Patroclo, ma tornò a combattere. D'altro canto ti sono vicino, anche io se perdessi Michael sarei perduto... Comunque, io sono Harry. Adesso pensa a salvarti la pelle, va bene?
»

Sarà difficile seguire il consiglio di Harry, in quelle giornate che passeranno alla storia come uno dei più grandi fallimenti sulla strada dell'Indipendenza. Sarà difficile evitare le pallottole nemiche, troppo preso dalla foga di abbattere più inglesi possibili per vendicare le morti che segnano la vita di Dillion, ma se vorrete scoprire come vivrà il nostro protagonista dopo quei giorni potrete continuare ad ascoltarlo attraverso le mie semplici parole.


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Salve a tutti!
Perdonate per la lunga assenza, sono stata parecchio impegnata in questo mese (o mese e mezzo? Non importa).
Sappiate che mentre scrivevo la parte della morte di Evelyn ho pianto più della metà dei miei liquidi corporei, ma spero che voi non abbiate sofferto troppo.
Questo titolo lo lascio indovinare a voi, vi dico solo che è una canzone degli U2 c:
Comunque, ci sarà un piccolo epilogo; solo che non so quando lo posterò, sono riprese le lezioni e ho un sacco di roba da studiare, sob.
Alla prossima!

- Angel
   
 
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