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Autore: Tikal    14/09/2015    4 recensioni
#01 - Piccole-grandi contraddizioni (cucina) "Eppure, ci sono due elementi, tra tutti, il cui rapporto è davvero particolare, e che vale la pena di raccontare: di sicuro non si tratta di Amore, ma quello che c’è tra di loro è sicuramente una di quelle piccole-grandi contraddizioni di cui parlavo.
#02 - Rotta verso casa (palestra) "E allora i suoi pensieri vanno ai due ragazzi abbracciati sul pavimento, profondamente addormentati: c’era qualcosa, nelle loro espressioni, che soltanto adesso la principessa riconosce – ed è qualcosa che non vedeva da tanto tempo e che, ironia della sorte, ha ritrovato su una nave pirata."
Fanfiction partecipante al primo Five Days For ZoSan indetto dal Forum PieceFairy-fanfiction&images
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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And you shall be,
a true lover of mine
 
 
 
#01 – Grandi e piccole contraddizioni (cucina)


Potrei raccontare tante storie, se solo qualcuno si fermasse a rivolgermi la parola, ogni tanto. Al porto, osservo in silenzio il mondo attorno a me, imprimendo nella mia memoria ogni singolo aspetto, colore, contraddizione.
Perché sì, per come la vedo io, il mondo è fatto di contraddizioni, grandi e piccole; e, sempre dal mio umile punto di vista, le persone sono le contraddizioni più grandi che esistono, e questo rende il mondo così vario e interessante, e una vita degna di essere vissuta – ma è solo la mia opinione, eh. D’altronde che posso saperne io, che ho navigato per i mari e visto isole capaci di lasciare a bocca aperta anche il più cinico dei cinici?
Non mi credete, vero? Allora lasciate che vi racconti una delle storie a cui ho potuto assistere, direttamente o indirettamente: ad esempio, potrei parlarvi della volta in cui la ciurma di Cappello di Paglia si trovò a combattere contro un esercito di zombie, o della volta in cui assaltarono Ennies Lobby, l’Isola Giudiziaria della Marina, per liberare un compagno. Ma suppongo che voi, queste storie, le conosciate già, o altrimenti non sareste qui: volete conoscere qualcosa di nuovo, e io ho quello che fa per voi.
Allora lasciate che vi racconti dei pericolosi esperimenti del piccolo Dottore, o delle fantasiose armi del (quasi) coraggioso Cecchino; ma, se è l’amore che vi interessa, vi racconterò dei sussurri e delle carezze segrete tra il Carpentiere e l’Archeologa, o dei sorrisi e degli sguardi fugaci del Capitano e la sua Navigatrice: in questa ciurma sgangherata ce n’è per tutti i gusti, basta solamente osservare!
Eppure, ci sono due elementi, tra tutti, il cui rapporto è davvero particolare, e che vale la pena di raccontare: di sicuro non si tratta di Amore, ma quello che c’è tra di loro è sicuramente una di quelle piccole-grandi contraddizioni di cui parlavo.
«Non dovresti essere a riposarti, tu?», ecco, questa è la voce di uno di loro!
Nessuna risposta, soltanto il raschiare di una sedia sul pavimento della cucina, seguito dal rumore di un corpo che vi si lascia cadere a peso morto. Zoro lo fissa, intento ad armeggiare ai fornelli già a quell’ora, indugiando per un secondo sulla testa di capelli biondi, mentre un filo di fumo si alza dalla sigaretta che sicuramente stringe tra le labbra.
«Anche tu» risponde, inghiottendo una rispostaccia piuttosto colorita.
«Non sono io quello che è quasi morto dissanguato, l’altro giorno.» risponde il biondo, voltandosi verso lo spadaccino stravaccato sulla sedia che già sbuffa per quella frecciatina. In mano regge due tazze di the, segno che comunque potrebbe non essere veramente seccato come sembra, anche se Zoro non ci scommette poi molto: conoscendolo, potrebbe anche aver avvelenato la sua tazza per fargliela pagare. «E comunque,» si affretta ad aggiungere il cuoco, porgendogli la bevanda calda «non riuscivo a dormire».
Zoro afferra la tazza che l’altro gli porge, portandola subito alle labbra senza ringraziare: il the è caldo, corretto con il sakè, proprio come piace a lui, e gli scalda la gola raschiata dalle urla, alleviando per un  po’ il dolore che, lui, testardo com’è, è più che deciso a non far trapelare.
«Non riuscivi a dormire?», è la voce di Zoro a spezzare il silenzio carico di tensione che cala ogni volta che non sono impegnati a cercare di uccidersi a vicenda. Sanji lo guarda, spostando lo sguardo dall’oblò della cucina: lo conosce da tempo, ormai, ma in momenti come questi non riesce proprio a capire dove voglia andare a parare, lui e la sua testa piena d’alghe.
Si guardano negli occhi a lungo, scrutandosi l’un l’altro, mentre un filo di fumo grigio si alza dalla sigaretta: Sanji non sa cosa rispondere, Zoro cerca di capire se quella pace durerà ancora a lungo, e io non potrei essere più felice – insomma, quei due si stanno sforzando di avere una conversazione normale senza gridare o distruggere tutto, è un grande passo avanti!
«Avevo altro da fare, se non ci penso io a controllare le provviste voi sareste già morti da un pezzo» borbotta come scusa, ma Zoro lo guarda scettico, non se la beve – e nemmeno io. Mi farete impazzire un giorno, voi due.
«Può farlo la strega.» risponde lo spadaccino, stravaccandosi ancora di più sulla sedia. Sanji, invece, arrossisce irritato, stringendo i pugni: ecco un tasto dolente all’interno della loro relazione. «Non sveglierei mai Nami-san per una cosa del genere. Lei merita di riposarsi, al contrario di te, brutto Marimo!»
Come non detto, eccoli che iniziano.
«Ah sì? Ma se ti schiavizza tutto il giorno!»
«Almeno non passo tutto il mio tempo a dormire o in palestra come fa qualcun altro!»
«Brutto pezzo di-» non finisce nemmeno la frase; Zoro si alza di scatto, colpendo con talmente tanta forza il tavolo da far tremare le tazze, che per un attimo sono sul punto di rovesciarsi, e lancia al biondo una delle sue migliori occhiate ammazza-uomini. Rimangono così per non so quanto, a fissarsi astiosi negli occhi, pronti a scattare per a venire alle mani per risolvere quello stupido litigio al minimo movimento dell’altro, finché la porta della cucina non si apre cigolando, lasciando entrare una piccola figura, che sgambetta assonnata fino al tavolo in mezzo alla stanza.
«C-C-Chopper?», il primo a parlare è Sanji, che osserva la piccola renna sedersi a tavola assonnata, l’occhio scoperto sgranato.
«Che ci fai qui?» domanda Zoro, e non c’è sorpresa nella sua voce, solo… irritazione – blocco di ghiaccio di un Marimo!
Chopper sgrana gli occhi, come se si fosse accorto solo in quel momento delle altre due presenze in quella stanza, e arrossisce di colpo, per quanto gli sia possibile sotto tutta quella peluria – ma quanto è tenero?
«AH! ZORO! SANJI!» urla, «Che ci fate voi qui?!»
Zoro sbuffa, incrociando le braccia al petto. «Stai zitto, non vorrai svegliare tutti quanti, vero?»
«E comunque,» aggiunge Sanji, facendo un tiro dalla sua sigaretta e soffiando via il fumo, «potremmo farti la stessa identica domanda».
Se possibile, Chopper arrossisce ancora di più, imbarazzato da quella situazione – nella ciurma, tutti sanno di Sanji e Zoro, di quell’odio che è solo apparente e dei loro incontri di notte, quando tutti dormono e ogni cosa tace, ma nessuno ne fa parola, per non infastidirli: raccontare di averli trovati da soli in cucina a quell’ora di notte non potrebbe affatto giovare alla sua salute, senza contare delle sgridate di Nami per aver lasciato la vedetta incustodita prima della fine del turno.
«Emh… Io…» inizia, giocherellando con gli acini d’uva sul tavolo.
«Sbaglio o stanotte dovevi essere di guardia? Usop non ti deve dare il cambio tra mezz’ora?» è Sanji a togliere le castagne dal fuoco, schietto e diretto come sempre, mentre Zoro se ne sta in piedi accanto a lui, braccia incrociate e sguardo perso.
«Sì, ma… be’, mi sono portato dei libri da leggere, ma dopo un po’ mi sono…»
«Ti sei addormentato? Non preoccuparti a Zoro succede sempre.» Sanji sorride, tirando una gomitata non proprio amichevole al verde, che in risposta ringhia come un animale inferocito.
«Già» Chopper ride, nervoso, mentre il cuoco si gira a fronteggiare lo spadaccino, pronti a darsele di santa ragione; perlomeno sono talmente presi dai loro affari da non aver fatto caso al fatto che si è addormentato durante il suo turno di guardia.
Ma c’è un’altra cosa che lo ha spinto fin lì, una paura che lo tormenta da quando hanno trovato Zoro coperto di sangue a Thriller Bark, e ancora prima, durante l’assalto a Ennies Lobby, che gli rode dentro e non lo lascia dormire la notte e, quando ci riesce, popola il suo sonno di incubi fatti di sangue e lacrime e urla talmente forti da scorticare la gola.
Io lo so, l’ho visto rigirarsi nella sua cuccetta di notte, avvolto in coperte troppo grandi che gli nascondono il volto contratto in singhiozzi senza lacrime, mentre combatteva contro il sonno che lo avvolgeva, per non cadere di nuovo in un vortice di paura e dolore; l’ho visto rimanere sveglio per ore, osservando i suoi compagni con quegli occhietti piccoli e innocenti che hanno già visto troppa sofferenza, desiderando di essere come loro, di poter essere più forte, per proteggere ognuno di loro; l’ho visto tante volte, ormai, e ogni volta avrei voluto andare da lui e abbracciarlo, per poter scacciare via i mostri e rassicurarlo che andrà tutto bene, che domani il sole sorgerà e i suoi compagni saranno ancora lì con lui, fino alla fine. Vorrei tanto, ma non posso.
«Chopper, tutto okay?», ancora una volta, è Sanji ad accorgersene. Si abbassa verso di lui, mettendo per un attimo in pausa la lotta col Marimo.
«Già, è tutto… umh, a posto?» Zoro non è mai stato bravo con le parole, preferisce siano le sue spade a parlare, tra i due è Sanji quello con più tatto e quello a cui di solito tocca confortare i compagni in momenti del genere, non lui. Eppure si avvicina alla piccola renna, visibilmente impacciato in qualcosa che per lui è totalmente nuovo.
«Stai… piangendo?» domanda Sanji, e in risposta il piccolo medico abbassa il capo, imbarazzato di essersi lasciato andare alle lacrime davanti a loro due. Non vuole che lo considerino debole, soprattutto se il giudizio viene da due dei più forti della ciurma.
«No, no» singhiozza, tirando su col naso e cercando di nascondere le lacrime. Troppo tardi, Sanji se n’è accorto, e lo osserva intenerito.
«Asciugati quelle lacrime, i veri uomini non piangono!»
«Marimo di merda, non vedi che ha qualcosa che non va? Potresti avere un po’ più di tatto, per una volta?», come riescano a litigare anche in questi casi rimane tutt’ora un mistero per me.
«No no, Sanji, Zoro ha ragione» la voce di Chopper è un sussurro sottile come il filo di fumo che si solleva dalla sigaretta morente abbandonata tra le labbra del cuoco, ma che entrambi odono un attimo prima di venire alle mani.
«Come?!»
«Ha ragione Zoro, io non devo piangere, i veri uomini non lo fanno. È tutta una sciocchezza, andrà tutto alla grande», ma non ci crede nemmeno lui, e le lacrime che finora ha cercato di nascondere tornano a bagnare gli occhi arrossati.
I due ragazzi si guardano un istante negli occhi, decidendo cosa fare in silenzio, senza nessuna parola a distruggere quel infinitesimale secondo d’intesa; due minuti dopo, sono entrambi seduti accanto a Chopper, mentre la piccola renna sputa fuori giorni di paura e notti insonni, il cuore che inizia a farsi man mano più leggero.
 
«Si è addormentato.» Zoro indica la piccola renna con un cenno del capo: è crollato qualche minuto fa, la testa reclinata sul tavolo e un’espressione finalmente serena sul musetto. Sanji gli accarezza il capo, prima di prenderlo in braccio e alzarsi. «Sarà meglio portarlo a letto, tra poco Usop verrà a dargli il cambio».
«Dammi, faccio io» mormora il verde, offrendo le braccia affinché l’altro posasse il piccolo corpicino addormentato. Un sorriso leggero, quasi invisibile, si forma sulle labbra di Sanji, da cui pende abbandonata una sigaretta spenta per non disturbare il sonno della piccola renna, mentre gli sistema Chopper sulle braccia che, per un attimo, quando capisce di non essere più nella stretta del cuoco, minaccia di svegliarsi, raggomitolandosi meglio contro il petto di Zoro pochi secondi più tardi.
Non so come diavolo abbiano fatto, ma sono riusciti a tranquillizzare la piccola renna, scacciando via i mostri e gli incubi che insidiavano i suoi sogni; alla fine, Chopper ha chiuso gli occhi, poggiando la testa sul tavolo, il respiro che diventava man mano regolare mentre cadeva tra le braccia di Morfeo, sorvegliato dai due ragazzi.
Aveva paura di non essere abbastanza, Chopper, di essere un peso per la realizzazione dei sogni di tutti, perché troppo debole e piccolo rispetto a tutti loro, ma, in qualche modo, gli hanno fatto cambiare idea, raccontandogli – a modo loro, ovviamente, con Zoro che parlava di diventare più forte e Sanji che raccontava di sogni e di mari tra una frecciatina e l’altra – delle loro promesse e delle loro sconfitte, del mondo che li aspetta e delle avventure nascoste in un futuro non troppo lontano, che a soli quindici anni non puoi sentirti così, altrimenti i tuoi sogni non li realizzerai mai. E Chopper ci ha creduto, asciugandosi le lacrime e tirando su col naso per cercare di non apparire stupido, e un timido sorriso si è fatto strada sulle sue labbra, assieme alle parole sussurrate prima di addormentarsi. «Grazie».
 
Li osservo chiudere la porta della cabina dopo aver rimesso Chopper a dormire, dopo aver avvisato Usop di non svegliarsi, che ci pensano loro a fare l’ultimo turno di guardia prima che sorga il Sole – ormai il sonno è svanito, o forse non c’è mai stato, troppi pensieri per la testa che gli impedivano di addormentarsi – e sono certa che la chiacchierata con Chopper sia stata d’aiuto entrambi, perché per una volta non si guardano con astio e nemmeno con sfida: hanno lo sguardo di chi ha capito che non vuole perdere colui che gli sta accanto, anche se significa sopportare un Marimo con istinti suicidi o un cuoco farfallone.
La luce flebile delle stelle non è abbastanza per illuminare i loro volti mentre escono sul prato, così che nessuno dei due possa vedere l’altro mentre le loro mani si cercano di nascosto, come se il buio fosse l’unica cosa che gli permette di lasciarsi andare a quei sentimenti terribilmente incoerenti e contraddittori, e rimangono così finché il Sole non sorge, illuminando le loro dita ancora intrecciate che si lasciano prima che gli altri si svegliano, mentre le onde si infrangono contro i miei fianchi.
Io sono solo una giovane nave, costruita in cinque giorni e cinque notti dalle mani esperte e decise dei migliori carpentieri di Water Seven, e del mondo non ho ancora visto niente, se non quel tratto di mare che li separa dal luogo in cui sono nata; il mio mondo è fatto di pavidi cecchini, dottori pelosi e scheletri canterini, e di carpentieri innamorati di belle archeologhe e di navigatori e capitani che ancora devono capire cos’è quel sentimento – e di mare, compagno fedele e affezionato che c’è da quando ho visto la luce, accudita dalle grosse mani di Franky. E poi, ci sono loro, che di sicuro non sono innamorati, o non vogliono ammetterlo a sé stessi, ma che provano l’uno per l’altro uno strano sentimento di mutua preoccupazione, celato dietro litigi e frecciatine; non è Amore, è soltanto una piccola-grande contraddizione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice
 
Okay, credo di essere andata a OOC in una maniera imbarazzante, ma magari è solo colpa mia che su questi due idioti non ci ho mai scritto, in nessuna salsa e adesso mi ritrovo a scrivere cinque storie su loro due, ma sorvoliamo.
È che ho trovato terribilmente difficile trovare un modo per far interagire Zoro e Sanji senza ricadere in un’Au – e comunque tre storie su cinque lo sono, quindi andiamo bene – semplicemente perché non sono ancora molto pratica con questi due.
Comunque, si deve parlare della storia, e probabilmente divagherò come mio solito, ma capitemi, è il primo giorno di scuola e io non ce la posso fare, quanti con me? ç_ç
Il titolo della raccolta viene di nuovo dal ritornello della ballata Elfin knight, giusto perché l’anno scorso la mia prof mi ha tartassato un pochino con questo argomento e alla fine tutto fa brodo, quindi eccomi qui u.u
Adoravo l’idea di una Sunny fangirl che shippa tra loro i membri della ciurma: insomma, sa tutto quello che fanno ad ogni ora del giorno, li osserva e veglia su di loro anche quando sembra che nessuno lo faccia, chi meglio di lei poteva raccontare questa storia? Mi sono temuta vaga sulla sua identità fino alla fine, e all’inizio diciamo che lo spirito della Merry le ha raccontato ciò che hanno fatto i Mugi a Ennies Lobby (essendo la storia ambientata dopo TB con la Sunny non hanno ancora avuto avventure al di fuori di quell’arco narrativo).
Ah, e diciamo che il discorso tra Sanji, Zoro e Chopper è un po’ l’imput per ciò che accade alle Sabaody quando incontrano Kuma, ovvero la renna che, pur di salvare i suoi amici, si trasforma in un mostro – sì, vi voglio male, anche perché è iniziata la scuola e io devo ancora finire i compiti.
La ZoSan è appena accennata, perché di p0rn mi vergogno non ne so scrivere, e davvero non sapevo come interpretare questo prompt, quindi ecco qui una cosa molto fluffuosa (questa e quella di domani) prima della batosta delle tre Au – ricordatevi che vi voglio bene <3
A domani col prompt palestra, vediamo che riuscirò a tirare fuori ̴
 
Tikal
   
 
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