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Autore: Ghen    09/02/2009    1 recensioni
Rosso vivo.
Le iridi di quegli occhi sono di un rosso vivo potente, ardente. Bellissimo.
E non mi fanno nemmeno paura.
Ho anche smesso di tremare.
Prima, la paura mi ha sorpresa, ma ora che ci penso… non posso avere paura di lui. E’ stupido!
Sarebbe davvero stupido aver paura di lui…
I suoi occhi che continuano a fissarmi non sono pericolosi.
Dovrebbero?
Si, forse. Dopotutto quello che è successo…
Però la sua espressione è un bluff, perché quegli occhi rossi, non mi minacciano in alcun modo.
Sono profondi e belli… teneri. Non mi odiano.
Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima… allora posso esserne certa!
Nonostante io sia legata davanti a lui; nonostante mi abbia rapita; nonostante dice di dovermi uccidere… Non mi odia!

[Storia partecipante al contest "creature magiche oscure", sul forum]
[AVVISO: HO RISISTEMATO L'HTML E INSERITO LE RISPOSTE ALL'ULTIMO CAPITOLO]
Genere: Triste, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Rosso vivo.
Le iridi di quegli occhi sono di un rosso vivo potente, ardente. Bellissimo.
E non mi fanno nemmeno paura.
Ho anche smesso di tremare.

Prima, la paura mi ha sorpresa, ma ora che ci penso… non posso avere paura di lui. E’ stupido!
Sarebbe davvero stupido aver paura di lui…

I suoi occhi che continuano a fissarmi non sono pericolosi.
Dovrebbero?
Si, forse. Dopotutto quello che è successo…
Però la sua espressione è un bluff, perché quegli occhi rossi, non mi minacciano in alcun modo.
Sono profondi e belli… teneri. Non mi odiano.
Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima… allora posso esserne certa!
Nonostante io sia legata davanti a lui; nonostante mi abbia rapita; nonostante dice di dovermi uccidere… Non mi odia!





bright red

Capitolo I
La melodia che accompagna la morte

La mia è una famiglia perfetta,
la mia è una vita perfetta…
Ma la perfezione…
non esiste!


<< Mamma!! Papà!! >>.
Si sentivano solo due cose in quella lontana notte.
La prima, era il pianto ininterrotto di una bambina, che continuava a gridare terrorizzata; la seconda, era una musica lenta in sottofondo.
Una musica lenta ed angosciante, una lamentela continua e tenebrosa… oscura.
Quella bambina provava un dolore fortissimo. Più quella suonata si avvicinava, facendosi più imponente; più il dolore aumentava, con le sue urla.

Ed ecco che tirò fuori tutto il fiato che possedeva. Urlando come mai aveva fatto prima…
I suoi genitori entrarono sbattendo la porta. Veloci le arrivarono ai fianchi, scuotendola, cercando di svegliarla, nonostante avesse già gli occhi spalancati. Bianchi.
I due si scambiarono un’occhiata terrorizzata, ma quando la bimba cominciò a serrare gli occhietti, entrambi si tranquillizzarono.
Smise di urlare e si riaddormentò.
La poggiarono di nuovo sul lettino, coprendola dolcemente con le trapunte colorate.
Tremavano un po’ tutti e due. Ma ci erano abituati.
La loro unica figlia, Shami, era solita fare incubi e urlare nel cuore della notte. Non era certamente una cosa normale, ma succedeva.
Non potevano farci niente.
Sospirarono ed uscirono dalla cameretta; osservandola un’ultima volta, prima di socchiudere la porta.




Era una mattina dal sole alto, candido.
Una donna entrò fischiettando all’interno di una camera, aprendone la porta.
<< Dai, Shami! Svegliati! E’ mattina e la scuola si avvicina! >>, rise.
Faceva quella battuta una mattina sì e una no. Era monotona, ma dolce.
Il tono della sua voce era calmo e soave, lo era sempre stato. Difficilmente la si vedeva arrabbiata, anzi, forse mai.

La scosse un po’. << Forzaa! Non vogliamo far aspettare la colazione?! >>.
<< Si… Adesso arrivo, mamma…! >>, brontolò una voce da sotto le coperte.

Era sotto da capo a piedi, non portava alla luce nemmeno un’unghia. Doveva esserci freddo la notte.
La donna uscì, continuando a fischiare un motivetto allegro; mentre al suo posto, ne entrò una bambina veloce come la luce, correndo.
Saltò sopra il letto, sorridendo felice.
<< Dai, sorellona! Così fai in tempo ad accompagnare anche me! >>, disse la bambina.

Guancette rosate; occhi rotondi e vispi color ambra, come quelli della sorella maggiore. Capelli lisci, castani, raccolti in due bellissime codine alte.
Portava una camicetta a righe gialle e nere; un fiocchetto rosso allacciato nel colletto; ed una gonnellina nera. Era la divisa scolastica delle scuole elementari.
Le stava bene… era una bambina molto carina.
Somigliava terribilmente a Shami…

<< Ancora cinque minuti? >>, chiese brontolando.
<< Assolutamente no!! Te lo vieto!! >>, rise la piccola, cominciando a farle il solletico dalle coperte.
La risata di Shami si fece alta, divertita come non mai.
La bambina le tirò giù la coperta e la ragazza, afferrò così il cuscino per cominciare una piccola battaglia.

Entrambe si divertivano così quasi ogni mattina; erano solite fare battaglie del genere prima di fare colazione.

Shami la prese per farle il solletico, e quando finì, le fece la linguaccia per alzarsi dal letto e correre via dalla stanza. Anche se solo con una maglietta e slip addosso.
La bambina, ridendo come non mai, l’inseguì fino al bagno, dove la sorella maggiore chiuse la porta appena in tempo.
<< Sbrigati, perché io sono pronta e non ho voglia di aspettarti! >>, rise la bambina, correndo via, verso la cucina.

Da quando era nata Nicole, Shami era più felice.
Sei anni e mezzo fa…

Quando udì le parole della madre dire: “Sono incinta”; Shami divenne il simbolo della felicità.
Quando compì dieci anni, desiderò con tutto il cuore di avere una sorellina… Poco tempo dopo arrivarono quelle parole… Diventò la ragazzina più felice del mondo.
Gli incubi che le venivano da bambina svanirono del tutto; cominciò a ridere più spesso e a non pensarci più.
E da quando non ci pensò più… la sua vita diventò perfetta.

Due genitori amorevoli e una sorellina in arrivo.
Non poteva chiedere di meglio.
Certo… però… sarebbe stato molto meglio senza tutti quei traslochi.

La sua vita sarebbe stata davvero perfetta senza avere la pecca di tutti quei trasferimenti.
Ogni volta cambiavano casa, città, così come scuola. Non c’era da meravigliarsi se non era mai riuscita a farsi un amico, a legare con qualcuno.
Ogni volta che cominciava a conoscere dei possibili amici, dovevano trasferirsi di nuovo.
Ci sono state volte che non avevano fatto nemmeno in tempo ad aprire tutti i bagagli, che era già il momento di andare via.
Già… e non si era mai capito il reale motivo per cui succedeva.
I suoi genitori, per quanto fossero delle persone perfette, non riuscivano a rimanere allungo nello stesso posto.
Ma quando Shami chiedeva loro il motivo, e si arrabbiava perché avrebbe preferito restare, loro non le dicevano nulla
Rimanevano vaghi su teorie assurde… Tipo: “Qui non c’è il giardino…”; oppure, “Non sento l’aria bella fresca e mi sento soffocare qui dentro”; oppure ancora: “Questa città non fa per noi…!”… Specie quest’ultima, l’aveva sentita troppo spesso negli ultimi cinque anni di traslochi.
Infatti, questi si facevano sempre più frequenti.
Da quando aveva compiuto diciassette anni, avevano già traslocato in sei città diverse… ed erano passati appena cinque mesi.

Adesso, la famiglia Tones, aveva trovato la “settima” casa a Begersville, e ci stavano già da quasi un mese.
Nessun’ombra di trasloco all’orizzonte… per ora. Shami ne era felice. Forse erano arrivati nella città giusta a loro, nella casa giusta a loro. Meno male… pensava. Si stava facendo degli amici, sarebbe stato bello restare.



Arrivata davanti al cancello delle elementari, salutò con un bel bacio affettuoso Nicole, e continuò dritta sul marciapiede. Poco dopo, ecco che apparve il bel cancello dorato del liceo.
Entrò con un sorriso vivace, perché a Shami piaceva andare a scuola.
Si guardava intorno con aria interrogativa. Sperava di poter vedere qualcuno dei suoi nuovi compagni di classe in giro per il cortile, in mezzo a tutti quegli studenti che parlavano.
Studenti tutti indaffarati. Alcuni erano seduti nelle panchine a prendere una boccata di aria fresca, prima di entrare in classe; altri ripassavano per eventuali interrogazioni; altri semplicemente parlavano… e si poteva anche notare un gruppetto di ragazzi che ricopiava in piccoli foglietti, frasi dal loro libro di testo.

Erano tutti vestiti con la divisa del loro liceo.
I ragazzi portavano una camicia bianca, cravatta nera e pantaloni lunghi neri; le ragazze, camicia bianca, fiocchetto nero allacciato nel colletto e una gonnellina nera.
Così era vestita anche Shami; aveva ritirato la sua divisa il secondo giorno di scuola, sperando di non doverla restituire presto.

<< Ah! >>, s’illuminò.
Vide una sua compagna di classe. Nonché la prima a rivolgerle la parola il primo giorno.
Voleva raggiungerla, ma era in mezzo ad un gruppo formato da tanti ragazzi e poche ragazze.
Insomma, si vergognava.
Quelli non erano neppure suoi compagni di classe.
Gli aveva visti di sfuggita, a malapena, sempre in compagnia di lei.

Va bene…
Abbassò lo sguardo.
Forse era meglio andarsene. Arrivare in classe prima di tutti gli altri, non era sbagliato.

<< Shaaaami!! >>, si sentì chiamare.
Si voltò.
Oh, no! Come temeva. L’aveva vista.

Sorrise amaramente.
Che fare?
La ragazza la invitava a raggiungerli con un cenno della mano.
Lentamente si mise a camminare.
Era troppo imbarazzata per felicitarsi di essere stata considerata.

<< Te ne stavi già andando in classe? Perché non ti fermi qui con noi? >>, le sorrise quella ragazza.

Capelli sulle spalle, rossi, lisci. Occhi ristretti, quasi orientali.
Era molto carina.
Sorrideva sinceramente, con le sue labbra carnose.
Si chiamava Lori Norb.

Fece presto a presentarla ai suoi amici.
<< Ragazzi… lei è Shami Tones! >>, fece cenno con la mano. << E’ nuova… Non trovate che Shami sia un nome splendido?! >>.
Aveva una parlantina piuttosto veloce; Shami faceva quasi fatica a capire ciò che diceva. Oltretutto il suo cuore era molto veloce, e non avrebbe potuto capirla ugualmente; era talmente imbarazzata che non riusciva quasi a sostenere lo sguardo di nessuno.
<< E’ particolare, direi… >>, continuò un ragazzo, dandole la mano.
Shami fece appena in tempo ad osservargli un meraviglioso sorriso, prima di tornare a scenderci gli occhi.
Gli strinse la mano, ma non disse una parola. Così fu lui a farsi avanti ancora una volta.
<< Mi chiamo Yian Stome! Piacere di conoscerti… Shami! >>.
Perché ebbe come l’impressione che disse il suo nome in una maniera strana? Come a voler intendere qualcosa

Gli alzò gli occhi per osservarlo ancora.
Scesero le mani entrambi e vide che il ragazzo continuava a sorridere. Voltando lo sguardo verso Lori.

Era bruno. Riccio. Capelli corti.
Occhi scuri, quasi completamente neri.
Piuttosto alto e snello. Anche fin troppo magro.

<< Piacere, Shami! >>, allungò la mano un altro ragazzo.
Biondo e occhi chiari. Come la sua pelle pallida.
Sorrideva molto sinceramente.
Era piuttosto carino.
<< Io invece sono Mik! Mik Evary! >>, continuò.
<< Piacere, Mik! >>, cercò di sorridere stringendogli la mano, nonostante fosse ancora molto imbarazzata.

E mentre anche due ragazze, e altri quattro ragazzi si presentavano a Shami; Lori, voltò il suo sguardo in lontananza, verso un gruppo di altri studenti.
Non sembrava uno sguardo amichevole, il suo.
Sorridendo, anche Yian voltò lo sguardo in quella direzione.
Non si riusciva a capire cosa stessero osservando davvero, fino a quando, un ragazzo alto, uscì da dietro quel gruppetto di studenti allegri, e scocciato, se ne andò.
Che stessero guardando lui? Quel ragazzo?
Yian camminò lentamente verso Lori, che ancora fissava da quel lato.
La distolse dai suoi pensieri e si fissarono per brevi istanti.
Lui sorrideva, lei era seria. Pareva quasi irritata.
<< Dai! >>, le diede un colpetto sulla spalla. << Andrà tutto bene! >>, rise.
Parlavano a voce bassa, solo per loro. Ma Shami notò il loro chiacchiericcio e si voltò a guardarli per un attimo, prima di dare nuovamente attenzione ad una di quelle due ragazze che le parlava.


Arrivò la ricreazione.
Per i corridoi, avvenivano come ogni mattina, le gare per posizionarsi primi davanti alla macchinetta degli snack, delle bibite e anche la bancarella che vendeva i panini.
Bisognava stare attenti a dove si camminava, o avresti potuto essere sbattuta da una parte all’altra dai corridori.

Shami camminava lentamente e costantemente vicino al muro, per evitare le masse degli affamati.
Fortuna che lei si era portata il cibo da casa.
Marciava con gli occhi fissi sulle pianelle e si spaventò non poco, quando sentì una mano poggiarsi alla sua spalla sinistra.
<< Tranquilla, Shami! Sono io! >>, sorrise Lori, vedendo lo spavento che la fece balzare di qualche centimetro.
<< Scusa… Mi sono spaventata! >>, tracciò un sorriso.
<< Guarda che sono io che ti devo delle scuse… Non tu a me! >>, rise divertita. << Senti… >>, riprese poi, più seria. << Perché non vieni a mangiare con noi! Così stiamo tutti insieme! >>.
Con “noi”… intendeva di nuovo quei suoi amici?
Shami scosse la testa, sorridendo amaramente.
Non voleva mangiare insieme a loro. Era in imbarazzo costante.
Stava per dirle di no, ma la ragazza non volle sentir ragioni.
Alzò il dito indice della sua mano destra e disse << Non m’interessa. Non voglio che mangi da sola anche oggi! Ormai fai parte del gruppo, non te lo dimenticare! >>. Sorrise.
Come avrebbe fatto a dirle no per davvero?
Un no a quel sorriso convincente?
<< Va bene… >>, mugugnò sorridendole.
<< Yaaaah! Evviva! >>, l’abbracciò di scatto dalla felicità. << Allora ci raggiungi al soffitto della scuola, ok? >>.
Annuì. Ormai era fatta.
Lori andò via correndo, ammassandosi a tutti gli scalmanati nei corridoi.

In un certo senso, Shami era felice di aver trovato un’amica e un gruppo con cui stare…
Però quei tipi non le piacevano molto.
Sarà stato sesto senso il suo… ma specialmente Yian, non l’aveva affatto convinta.

Cominciò a salire le scale per raggiungere il tetto, arrivando ad un altro corridoio.
Che pace! Lì sopra non c’era nessuno.
Si guardò intorno curiosa. Era bello vedere che almeno un punto della scuola era meno affollato. Si respirava un’aria diversa.
<< Aah! >>, prese un bel respiro, prima di cominciare a risalire.
Ma non fece in tempo a fare nemmeno uno scalino, che venne bloccata ad un braccio.
Subito venne scaraventata a terra, sbattendo violentemente contro la parete.

<< Ahi… >>, si resse la schiena. Dopo aprì gli occhi e trovò davanti a lei, le scarpe ammaccate di un ragazzo.
Questo si abbassò e le sorrise.
Shami non lo aveva mai visto prima… Chi era? Cosa voleva? Da dove era spuntato?
<< Ciao, tesoruccio! >>, fece il giovanotto, chiudendola alla parete con le braccia.
<< Ehi! Ma tu chi sei? Lasciami! >>. Voleva spostargli le braccia per passare, ma non ci riusciva, erano dure come il marmo.
Questo ragazzo non aveva nemmeno la divisa scolastica… Insomma, chi era?
<< Tu sei quella nuova, vero? >>, fece ridendo divertito. << Shami Tones. >>.

Quando sentì dire il suo nome dalla voce di quel ragazzo, quasi sibilando, Shami spalancò gli occhi.
Aveva avuto una brutta sensazione che le metteva i brividi.

Le era famigliare… in un certo senso.
Aveva già sentito una voce sibilare. Non sapeva dove, quando, ma l’aveva già sentita una voce simile, ne era certa.

<< Tu non sai chi sono io, vero? >>, disse ancora il giovane dalla pelle scura e gli occhi neri come la pece.
Shami non ebbe il coraggio di rispondere. Tanto, non sapeva che dire.
Cominciò solamente a tremare.
Non sapeva l’esatto perché le veniva da tremare. Ma non riusciva a farne a meno.
Il giovanotto avvicinò il suo viso a quello di lei… Cosa voleva fare?
La spaventava…
<< Posso strapparti un bacetto, prima della tua mor- >>, venne interrotto.
Uno strattone forte lo spinse via da lei, mollandogli la presa.
Venne scaraventato dall’altro lato del corridoio, a terra.
Davanti a lei… Yian.
Sorrideva, come sempre, mentre mangiucchiava una mela.

Shami lo fissò ad occhi spalancati.
Cosa era successo?
Come aveva fatto Yian a buttarlo via in quel modo?
Soprattutto - osservando la mela - come aveva fatto a farlo con la sola mano sinistra?

Si voltò verso lei, e le fece l’occhiolino.
<< Come stai, principessina? Nulla di rotto, spero! >>, rise.
Shami non ebbe il coraggio di dire una sola sillaba.
<< Lo stesso vale anche per te… principessina numero due! >>, si rivolse dopo al giovanotto a terra.
Questo rise.
Lo si sentì ridere piano, ma la sua non era una risata cattiva… tutt’altro… Anche se certo, non sembrava nulla di buono.
Si rialzò, spolverandosi i pantaloni di canadese vecchia.
Shami osservò prima lui e dopo Yian… anche questo non aveva smesso di sorridere, mordendo la sua mela.

<< Non intrometterti… Potresti farmi arrabbiare…! >>, si voltò verso Yian quel ragazzo.
<< Arrabbiati! >>, lo sfidò, mantenendo il suo sorriso. << Sai che spasso! >>.
<< Sei un’incosciente… >>, continuò.
<< Non sono mai stato un ragazzo con la testa sulle spalle! >>, rise, buttando indietro la mela, non completamente finita.
<< Un ragazzo? >>, sogghignò; sembrava scettico.
Rimasero a fissarsi per qualche istante… anche se sembrava molto di più.

Parlavano come se si conoscessero o qualcosa del genere.
Shami era confusa, non sapeva a cosa pensare.
In più, non aveva ancora smesso di tremare.

Era strana quella situazione…
Nonostante fosse arrivato Yian a proteggerla, aveva ancora paura. Non si fidava di lui. Aveva paura di entrambi.


Spalancò gli occhi nuovamente, quando, per caso, vide anche solo per un attimo un’aura attorno a loro.
Quella di Yian rossa molto scura, quasi nera; quella dell’altro giovane invece, era blu, ma scura anch’essa.
Come aveva fatto a vederle?

Era successo per un attimo… come se la vista le si fosse diventata completamente nera, e l’unica cosa colorata che riusciva a vedere, era quella che sembrava proprio la loro aura.
Dopo quello, la cosa strana, era che le venne l’impulso di aver più paura di Yian che di quell’altro che prima… … bhò… ucciderla?
Ricordava bene le parole che gli disse, e non dovette fare grande sforzo per terminare l’ultima parola…
“… prima della tua mor-“morte!?

Sembrava che stesse per succedere qualcosa, ma si bloccarono entrambi, fermi sui propri passi.
Il ragazzo dalla pelle scura osservava alle spalle di Yian, mentre quest’ultimo, voltò i suoi occhi all’indietro. Nessuno dei due si mosse.

Shami udiva dei passi lenti percorrere il corridoio, avvicinandosi… Per questo si erano fermati; qualcuno si avvicinava.

Ehi… Lei li conosceva quei passi…
Era l’unico a camminare così.
I suoi passi erano inconfondibili.
La camminata lenta e leggera, come se toccasse appena le piastrelle a terra.
Apparteneva a lui.
Un ragazzo strano, che arrivò a scuola il giorno successivo al suo.
Strano perché nonostante non si fossero mai parlati, aveva l’impressione che lui la seguisse e conoscesse.
Si trovava sempre dove si trovava lei; la fissava sempre e nonostante la ragazza si voltasse a sostenere il suo sguardo, lui continuava a guardarla, per nulla irritato; la rideva e la sorrideva…
Non era mai riuscita a capirlo.
Non era mia riuscita a scambiarci una parola.
Ogni volta che tentava di parlargli, lui spariva inspiegabilmente.
Avrebbe voluto almeno capire cosa voleva…


<< Che succede…? >>. Fu la prima volta che Shami udì la sua voce.
Una voce portatrice di tranquillità… Era così melodiosa.
Yian si voltò a lui, sorridendo come al suo solito.
<< Nulla… Scambiamo quattro chiacchiere tra amici! >>, rispose.
Il ragazzo lo sorpassò, con i suoi candidi passi, senza nemmeno degnarlo di sguardo.
Era lui…
Era lui il ragazzo che avevano intravisto la mattina lui e Lori.

Ignorando tutto quello che stava accadendo intorno a loro, il giovane stava per fare un passo per scendere le scale, fino a che non vide Shami a terra, lì accanto.
Così si bloccò.
La vedeva tremare e con sguardo assorto, che lo fissava.
Sorrise.
<< Ehi! Cos’è quella faccia?! >>, scoppiò a ridere.
La ragazza aggrottò le sopracciglia.
Perché ad un certo punto la parlava come fosse un’amica di vecchia data?
Il ragazzo le si avvicinò e si chinò alla sua altezza.
<< Cosa fai qui per terra? Non mi dire che volevi restare qua a mangiare?! >>.
Yian e l’altro ragazzo non gli toglievano sguardo di dosso. Lo vedevano sorridere alla ragazza e darle delle piccole pacche sulla testa.
Stavano probabilmente pensando se quello la conosceva.

<< Oh, forza! Alzati! >>, la tirò per un braccio, sorridendo a trentadue denti. << Sempre buttata da una parte! Come ti devo dire che per terrà è sporco! Ti insudicerai gli slip! >>, continuò ridendo.
Se la prese sottobraccio, trascinandola con sé per le scale.
<< Ma… Ma che… >>, farfugliava lei.
Non aveva più paura.
Che strano… le era passato tutto in un batter di ciglia… non appena quel giovane le si chinò davanti.

Arrossì, leggermente imbarazzata…
Insomma… Che cavolo voleva questo qui?? E chi lo conosceva??
<< Ma dai! Oggi mangeremo insieme, sei contenta?! >>, non la lasciò parlare, gridando.
Scesero le scale.
Finita una rampa ne iniziarono un’altra, e le tappò accuratamente la bocca per non farla parlare, continuando a gridare solo lui.
<< Da un po’ volevo che mangiassimo assieme! Volevo conoscere meglio i tuoi gusti…! >>.

Finita anche quella rampa di scale, si zittì, diventando improvvisamente serio.
Continuava a tenerla stretta, fino a che non la trascinò con lui all’interno di una stanza, chiudendo la porta.
Là la mollò e siccome c’era molto buio, cercava la l’interruttore.
<< Aow!! Ma si può sapere che ti è preso? >>, gli urlò contro, non appena recuperò un po’ di fiato.
Finalmente trovò il bottone e la luce gli involse.
Oddio… erano dentro ad uno sgabuzzino. Polvere, secchi, stracci, bastoni per lavare in terra, scope e ancora polvere.
Erano vicinissimi l’uno all’altra da quanto si stava stretti.
<< Hihihi! >>, rise d’improvviso il ragazzo, tornatogli il buonumore.
<< Che diavolo c’è da ridere?! >>, sbraitò lei. << Usciamo di qui! >>.
Stava per tirare la porta, quando il ragazzo le afferrò la mano.
<< Ma che fai? >>.
Stava per aprire con l’altra, ma gli prese anche quella.
<< Non lo trovo divertente! Si può sapere cosa diavolo vuoi? >>, si stava irritando.
Diventò ancora più rossa in volto… Non lo aveva mai notato prima… Ma quel ragazzo era proprio carino…

Capelli lisci, di un nero lucente; quasi sembrava blu alla luce della sola lampadina in quello stanzino, tenuta da un filo ballonzolante sopra le loro teste.
E i suoi occhi… Quelli erano capaci di incantare chiunque con la loro bellezza, lucentezza. Il loro colore era quello delle mandorle, occhi comuni potevano sembrare… ma non era così. Erano molto più belli di quelli di qualsiasi altro. I più begli occhi mai visti…
Perfino la bocca con cui rideva divertito era bellissima.
E il suo naso…
Perché nonostante potesse sembrare un ragazzo comune… Con occhi, capelli, naso e bocca comuni… gli pareva così assolutamente bello?
Eppure la sua risatina era irritante!

<< Ssssh… >>, le soffiò, non volendola per niente lasciar andare. << Guarda che non ti ho rapita per puro divertimento! >>, rise a bassa voce. << Mi chiamo Ahti Somlien! >>, le sorrise.
Era il nome più bizzarro che avesse mai sentito. Bhè… oltre al suo, chiaro!
<< Bene… Ahti Somlien… ora usciamo di qui? >>. Sembrava quasi implorarlo, senza guardarlo negli occhi. Non poteva farlo. I suoi occhi l’avrebbero incantata come fanno i serpenti a sonagli.
<< No… non ancora! >>, rise. << Tu a questo punto, avresti dovuto presentarti a tua volta! >>, gli suggerì.
<< Ma n-non riesco… >>, blaterava. << Perché non mi molli? >>.
<< Se ti mollo fuggi via, non sono stupido! >>. Sorrise, osservandola meglio. << Allora ti presento io… >>, ricominciò con voce più calma e tranquilla, molto bassa.
Shami non ci riusciva. Non riusciva a rimanere lì da sola con quello.
Ora che la fissava, i suoi occhi sembravano ancor più belli, e li aveva entrambi puntati sul suo viso.
Si sentiva bollente, stava scoppiando.
Cercava inutilmente di liberarsi dalla presa. Appena libera, sarebbe schizzata via più lontano che poteva.
<< Tu sei Shami Tones, vero? >>, sorrise.
Si bloccò.
Come faceva a sapere il suo nome?
Ma allora non era solo una sua impressione… Quel ragazzo la seguiva davvero! La conosceva… davvero?!

Abbassò lo sguardo. Immobile. Non si dimenava più.
<< Come fai a sapere come mi chiamo? >>, domandò, con un filo di nervosismo.
Il giovane avvicinò il viso a quello di lei. La sfiorò appena - facendola sobbalzare - e le sussurrò all’orecchio: << Se-gre-to! >>.
Il soffio del ragazzo la fece quasi sciogliere.

Dopodiché si distanziò, sorridendole ancora.

Shami non aveva il coraggio di aprire bocca.
Sarebbero state tante le domande da porgli, ma non ci riusciva. In quel momento, era troppo in imbarazzo anche solo per pensare a come formularle, quelle domande.

Le lasciò andare le mani, ma Shami non si mosse.
<< Ti ho liberata, mia prigioniera! Sei libera di andare, se ti va! … Se non ti va… Allora puoi benissimo restare! >>.
La ragazza si risvegliò come in uno stato di shock, e posò una mano per aprire la porta, quando il ragazzo la bloccò ancora.
<< Ma-Ma… A che gioco stai giocando? >>.
Lo vide, ma stranamente era serio.
<< Dimenticavo di dirti una cosa… >>, sussurrò. << Stai lontana… da loro! >>.

Una scarica elettrica sembrò invaderla.
Chissà perché, ma aveva capito al volo a chi si stesse riferendo.

<< Perché? >>, chiese.
<< Tu stacci lontana e basta! >>.
Fu lui ad aprire la porta dello stanzino, e la fece uscire per prima.
Si voltò per spegnere la luce e prima che Shami potesse sparire, l’afferrò ad un braccio, per sussurrarle ancora una volta all’orecchio. << Non fidarti! >>.


Non capì il senso di quelle parole.
Il suo battito cardiaco era stato più forte di quelle parole sussurrate all’orecchio. Oltretutto, si sentiva quasi svenire a causa del calore del suo respiro; così caldo e piacevole.
Non sapeva esattamente a cosa era dovuto questo strano comportamento nel suo corpo… ma un’idea comunque l’aveva sfiorata. Un tantino. Appena, appena. Ma che si faceva sempre più forte ogni giorno che passava…
Ci aveva pensato.
Che potesse accadere una cosa del genere era normale… Aveva diciassette anni… era una cosa normalissima…
Si stava innamorando di lui.

Perché passavano i giorni, i mesi, ed ora che si erano conosciuti, restavano sempre insieme.
Arrivavano a scuola insieme, perché Ahti passava a prenderla a casa; l’accompagnava in classe; mangiavano insieme e per finire, uscivano dalla scuola insieme, dove lui l’accompagnava fino a casa.
Non la lasciava mai sola.
Shami ne era sempre più convinta, ogni volta che stava con lui era un sussulto di felicità. Si stava convincendo del fatto che probabilmente… lo amava davvero.

Anche la sera uscivano insieme. Solo come amici, ma l’importante era che fossero soli loro due. Nessun altro.

Come gli aveva suggerito Ahti, evitò di parlare o stare con loro.
Non tanto perché glielo avesse detto lui, ma perché comunque non l’avevano mai ispirata.
Tutti, specie Yian, le avevano dato una cattiva impressione. Quindi, alla fine, frequentarli non era una cosa che voleva.
Alle volte scambiava quattro chiacchiere con Lori, che la invitata continuamente a stare con loro. Ma non appena giungeva Ahti, lei cambiava interesse e se ne andava.
Strano.
Era riuscita anche a riparlare con Mik. L’unico del gruppo a non starle antipatico.
Ma anche lui, proprio come Lori, non appena vedeva arrivare Ahti, se ne andava, salutandola con un bel sorriso.
Sempre più strano.
Si cominciava a chiedere se Ahti facesse loro paura.


La vita di Shami stava diventando sempre più felice e completa.
Aveva una famiglia modello; una buona carriera scolastica; una casa da mesi; una città da mesi; un migliore amico… che era anche il ragazzo che probabilmente amava. No, forse senza il “probabilmente”.

Aveva deciso.
Tra pochi giorni avrebbe festeggiato i suoi diciotto anni… Quel giorno, era il momento giusto!
Momento giusto per dichiararsi a lui!
Avrebbe dato una festa in casa sua e naturalmente lo avrebbe invitato… Poi, magari, quando sarebbero stati soli… soli…
Si! Ci sarebbe riuscita!
Sarebbe riuscita a dichiararli il suo amore!
Era l’unica occasione che avrebbe avuto… Non ce ne sarebbero state altre. Perché mai si sapeva quanto sarebbe restata ancora là, prima che i suoi genitori decidessero di ripartire per chissà dove.
Shami quasi non ci credeva di aver già passato qua a Begersville la bellezza di sette mesi.



Mancava ormai solo un giorno al suo diciottesimo compleanno…
Aveva la pelle d’oca dall’emozione.
<< Domani è il mio compleanno… Te lo ricordi? >>, le chiese, visibilmente rossa in volto.
Quella sera erano usciti e passeggiavano tranquillamente per le vie della città.

Shami lo scrutò senza voltarsi; era un po’ preoccupata per lui. Da circa una settimana si comportava in modo più strano, era sempre più serio e con la testa fra le nuvole. Anche se, doveva ammettere, che già dall’inizio del mese era diventato più serioso.
Avrebbe tanto voluto chiedergli cosa gli passava per la testa… Però una parte di lei la fermava.
Non se ne capacitava il motivo. Ma sapeva che sé stessa, era altrettanto strana.
<< Allora? >>, fece di nuovo, a bassa voce. << Guarda che sei stato invitato! >>.
<< Mh? >>, finalmente si voltò a lei. Prima non l’aveva nemmeno sentita parlare.
La sorrise, o almeno cercò di farlo. Non era certamente il suo sorriso migliore.
<< Ovvio che vengo al tuo compleanno! >>.
Anche Shami tirò su un sorriso, altrettanto falso.

In quel momento, però…
Nella testa di Shami passò un tono musicale.
Veloce come una saetta. Corto.
Che la fece rabbrividire.
<< Cos’hai? >>, se ne accorse il ragazzo.
<< Non lo so… >>, fece stranita, reggendosi le braccia.
Tutt’un tratto era come sentirsi le vertigini addosso.
La sua testa cominciò a galleggiare, mentre un’altra nota, le passò nuovamente in testa; più lenta.

Shami aveva difficoltà a reggersi in piedi, e così s’inchinò. Stavolta, reggendosi la testa.
Cominciava a mugugnare qualcosa, come se le stessero facendo del male.
<< Cosa ti succede, Shami? >>.
Cercò di tirarla su, inutilmente.
La ragazza continuava a voler restare in basso ed era difficile muoverla.

Eccola…
Eccola di nuovo…
Di nuovo nella sua testa…
Quella melodia.

Oscura…
Lenta…
Angosciante…
Tenebrosa…
Oscura…

Oscura…
Lenta…
Angosciante…
Tenebrosa…
Oscura…

Shami cominciò a strillare.
Quella melodia lamentosa suonava dentro la sua testa.
Non ci riusciva. Non riusciva a liberarsene.
Perché era ritornata??
Ora le riaffiorava tutto…
Lei che piangeva e che gridava invano sua madre e suo padre…
Perché??
Perché era tornata? Cosa significava?
Perché proprio ora??

<< Shami, mi vedi? Non sei da sola, apri gli occhi! >>…
Ahti continuava a chiamarla… Ma i suoi occhi semiaperti lo vedevano sfuocato e le sue orecchie lo sentivano lontano.
Solo la melodia.
Tutto il resto era di poco conto.

Ahti riuscì finalmente a sollevarla, spostandole le mani dagli occhi.
Glieli aprì con forza, perché questi si ribellavano, e il ragazzo poté vedere le sue pupille completamente bianche.
Arretrò di due passi, leggermente spaventato. Ringhiò.
Ma Shami continuava a gridare, a strillare dalla paura, sola nel suo inferno.
Si riappoggiò le mani sugli occhi, poi le tempie, i capelli castani…

Poi… tutto cessò…
D’improvviso.
Scese le mani con lentezza.

I suoi occhi erano spalancati, bianchi. Le lacrime le scendevano pesanti, senza interruzione.
Sembrava guardarlo, ma in realtà, non vedeva niente davanti a lei.

La melodia riprese, stavolta, la sentirono anche le orecchie del giovane, che osservava Shami un po’ spaventato.
La ragazza si voltò alla sua sinistra, e dopo, come incantata, tutto il suo corpo fece lo stesso.
<< Shami… >>, avanzò di un passo, pronto per afferrarla…
Ma non fu abbastanza veloce.

Scattò d’improvviso, mettendosi a correre.
<< Cazzo!! >>, ringhiò, inseguendola.
Si stavano dirigendo là, dove la melodia era sempre più forte.
Sempre più forte.
La fonte della melodia.

Era là, dove si stavano dirigendo…








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Hola a tutti e benvenuti in un’altra mia, stavolta piccolissima, storia XD Questa volta l’ho scritta per un contest (“concorso multifandom: creature magiche oscure” di hideyourface, arrivando 5°). [Link al contest]
Ammetto che è una storia un po’ sbrigativa, troppo contorta e complicata, da riassumere in tre piccoli capitoli.

Spero comunque che piaccia =^.^=

ANTICIPAZIONI:
La musica lenta…
Ti senti male…
Sprofondi dentro…
La musica della morte…
È l’unica che ti porta ad aprire gli occhi…
Quando non avresti mai voluto farlo!

Il prossimo capitolo di "bright red" s’intitola: “Risvegliarsi all’inferno”!
Non perdetevelo! ^___-


Ci rivedremo molto presto!
Ciao, ciao da Ghen ^______^
   
 
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