"Come al solito. Non mi hai aspettato" dice Barbara, con un soffio stanco lontano anni luce da un rimprovero.
     Poi scivola sulle piastrelle del pavimento, appoggiando la schiena al muro, sedendosi accanto a Renee. C'è silenzio per un po', mentre l'altra tira un'ultima volta e le passa lo spinello.
     "Mi dispiace moltissimo, Barbara. Ma è stata una giornata..."
     L'altra sospira e annuisce. Sa che non le sta dicendo la verità. Dopo un po' di tempo con le persone viola riesci a riconoscere tutte le sfumature, dal tenue lilla dello spinello al viola scuro e profondo dell'eroina che Renee sta cercando di nasconderle. Ma Barbara lo ha capito lo stesso; già solo entrando sapeva che non aveva solo rollato qualche canna. Rimane zitta, senza dire una parola; ha la sensaziome che in se venisse pronunciato un semplice suono, in quel momento la casa potrebbe esplodere e il fragile equilibrio su cui si regge il loro rapporto rompersi.
     Ne sarebbero distrutte, ovviamente; il loro continuo dare e avere, il leccarsi le ferite reciprocamente... Renee attenua il dolore, lo rende sopportabile, sa come calmarla quando è arrabbiata, come baciarla quando è triste e come farla sentire desiderata. Forse è questo che la tiene così attaccata a lei; forse se avesse avuto dei genitori al suo fianco, l'idea di lasciarla non la farebbe pensare ai relitti di una vecchia nave di cui nessuno conosce il nome. Barbara ha bisogno di lei. Renee è lì, ferma, costante, immutabile, e nonostante tutte le altre persone viola e non che le girano intorno lei ha visto lei.
     L'ha trovata, l'ha scelta. Si sono scelte, pensa Barbara. E allora perché ha voglia di cambiamento? Voglia di smettere, di vivere. Sente come un peso dietro di sé, che era costretta a trascinare, senza scampo, da troppo tempo. Forse ho solo smesso di amarla, considera. Forse le persone smettono di amare.
     "Sei arrabbiata con me?" chiede Renee e Barbara scuote la testa, giocherellando con lo spinello.
     "No. Ma non occorre che ti dica la differenza fra farsi una canna da soli e tirare in due."
     Silenzio. Commentare l'ovvio non serve a nulla e quello che ha appena detto è ciò che tutte le persone viola sanno: dal viola ciclamino cocainomane al porpora degli acidofili.
     Come sono arrivate fin là? Al punto da non sembrare nemmeno due ragazzine, ma due donne stanche e controllate. Eppure all'inizio erano state felici. Come nel periodo porpora, quando aveva iniziato a classificare i drogati per tonalità di viola. Quando Renee rideva ancora. Facevano l'amore in una roulotte sgangherata, Renee le diceva che era pazza e bellissima e importante e Barbara la guardava ridendo. Sembrava quasi avessero consumato la loro gioventù in poco tempo. Barbara aveva fatto tutto quello che non poteva fare coi genitori e si era sentita così libera.
     Ma poi era subentrata la routine, come in ogni coppia. E più Barbara rimaneva con Renee più si convinceva che si erano volute illudere che fosse amore, quando in realtà non era nulla più che un'effimera passione. Delle follie fatte i primi giorni l'unica rimasta è quella delle persone viola, termine che usano ancora.
     Forse Renee la ama sul serio. Ma Barbara inizia a dubitare di questo suo sentimento vacillante. Prima o poi dovranno chiudere. Insomma, due tossiche in un appartamento periferico. Quanto potrebbe durare ancora?
     Barbara però non dice nulla. Non è il momento né il luogo per certe cose. Presto diventerà insostenibile e glielo dovrà dire. Ma non ancora. Guarda Renee, che la fissa.
     E poi all'improvviso la bacia.