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Autore: StilledAnima    09/02/2009    4 recensioni
"Non l’avrebbe mai confessato ad anima viva. Tremava al pensiero di quel possibile sguardo che Silente gli avrebbe riservato, se solo fosse stato così tanto sventato da aprir bocca. Il timore di un probabile rimprovero,la frustrazione davanti all’evidenza che niente sarebbe cambiato comunque." Piccola one-shot nata di getto,se lasciate un parere mi fate felice,grazie!XD
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                Pain without Love

                               Dedicata a Ida59. Non ci conosciamo, ma le tue storie mi fanno sempre emozionare

                                                                                           Grazie



Non l’avrebbe mai confessato ad anima viva.

Tremava al pensiero di quel possibile sguardo che Silente gli avrebbe rivolto, se solo fosse stato così tanto sventato da aprir bocca. Il timore di un probabile rimprovero, la frustrazione davanti all’evidenza che niente sarebbe cambiato comunque.

Quegli specchi azzurri, offuscati da un velo d'insopportabile commiserazione, si sarebbero di nuovo soffermati su di lui cercando di risollevarlo dalla propria pena. Per trasmettergli, con una sola occhiata, tutto il suo cordoglio, tutto il suo sostegno.

A ricondargli ancora che razza di debole e impotente era diventato.

Strinse la mano attorno al legno lucido della bacchetta, sbiancando le nocche per lo sforzo. Appoggiando con delicatezza l’estremità di quel sottile strumento in prossimità della propria tempia, si preparò a rivivere, come ogni lunedì sera da quasi un mese a quella parte, un pezzetto di quel passato che continuava tuttora a trascinarlo indietro. Verso ricordi dolorosi, sbiaditi, eppure sempre costantemente presenti. 

Ricordi che la memoria umana cancellava nella sua inesorabile avanzata verso la fine, ma che erano i soli a dare ancora un po’ di senso a quelle sue giornate così buie.

Lo dilaniavano silenziosamente, torturandolo con il silenzio ed il vuoto. Lo tormentavano portandolo a domandarsi che cosa sarebbe stata la sua vita se avesse agito in maniera diversa. Se, invece di seguire il sogno di potere di un mago malvagio, avesse scelto una strada opposta, di gran lunga più difficile, ma che gli avrebbe donato un po’ di quel calore nel petto che aveva sempre ricercato e non era mai riuscito a raggiungere.

Alzò lo sguardo, di nuovo padrone delle proprie emozioni, una maschera fredda e impenetrabile a calare su quei lineamenti così stanchi. Un ghigno distorse la sua espressione in una smorfia amara, mentre con voce altera e composta, si preparava ad andare incontro ancora una volta al martirio del proprio rimorso.

<< Concentrati, Potter. Legilimens!>>

Il ragazzo crollò ansante, riverso sul pavimento del suo ufficio. Ma si accorse appena di quella figura che continuava a contorcersi gridando a pieni polmoni. Gli occhi persi a sondare la mente penetrabile, la barriera fragile che cadeva come un velo di polvere al suo passaggio, cercavano bramosi, un ricordo dopo l’altro.

Sapeva su che cosa soffermarsi, non procedeva senza un progetto.

Scartò inutili pensieri di un qualsiasi quindicenne, eliminò momenti d’imbarazzante vita babbana. Scavava, sempre più a fondo, sempre più in profondità, cercando di penetrare in quei momenti che il cuore desiderava inconsciamente tenere solo per sè. Una ricerca meticolosa, calcolata, estenuante per chi l’applicava e frustrante per chi la riceveva, impotente.

Un ultima pagina alzata, il tempo di un battito di cuore più forte ed eccola arrivare,la sua dolce e straziante dipendenza.

A testa alta, la chioma fiammeggiante a coronarla come la più splendente delle regine.Teneva in collo un piccolo fascio di coperte, il viso leggermente abbassato, una carezza a muoversi lenta su quei capelli arruffati. Era l’immagine della serenità, della gioia stessa di vivere. La sua debolezza più grande, il rimorso nelle notti di veglia, la scelta che non aveva fatto e che aveva perso. Assorbiva ogni breve istante di quel fugace incontro:ogni gesto, ogni parola, anche se non era rivolta a lui. 

Gli ultimi attimi di pace prima dell’orrore. Di quella porta sbattuta. Delle urla, delle suppliche…

<< Prendi me, non Harry!Prendi me!>>

<< Levati di mezzo, stupida Mezzosangue!>>

Un lampo di luce verde, così come i suoi occhi. Il corpo che stramazza al suolo privo di vita, poche lacrime intrappolate fra quelle ciglia scure.

Non aveva mai pensato di distogliere lo sguardo, aveva continuato ad osservare il suo mondo andare in mille pezzi stando ben dritto nella mente di qualcun altro. Era la sua punizione per non essere riuscito ad evitarlo, era il suo eterno castigo.

Ancora scosso, abbassò la bacchetta permettendo a Potter di rimettersi in linea retta, il corpo stanco e provato dalla fatica mentale a cui si era sottoposto.

Si sentiva vulnerabile, spento, ma non avrebbe mai permesso che quel ragazzino si facesse beffe di lui. Il suo inaffondabile contegno, il disprezzo per la persona che si ritrovava davanti, contribuirono a rinvigorirlo.

<< Svuota la mente, Potter…Liberati di ogni emozione, serve più disciplina!>>

E vide odio, in quelle iridi smeraldine. Sdegno e antipatia, un potente connubio che richiamò alla memoria un altro sguardo.

L’offesa di un’amicizia perduta per un insulto, per colpa di persone sbagliate di cui aveva seguito le gesta.

Socchiuse le palpebre per pararne il colpo, una strana smorfia si disegnò sulle sue pallide labbra.

Perché era proprio per quel motivo che aveva accettato di aiutare quell’impertinente Grifondoro a chiudere la mente a possibili attacchi esterni. Non per compiacere il Preside, non per voler aiutare il bambino capriccioso e pieno di sé che gli stava di fronte. Agiva a spese loro, giustificandosi con l’incapacità del ragazzo per quella disciplina. Prendeva tempo, rimandava, dispensava dolore, ma non voleva smettere.

Era il suo atto egoista, la continua pena da scontare. I soli attimi in cui tornava a respirare e che non avrebbe mai permesso a nessuno di togliergli. Né a Silente, né a nessun altro.

Momenti in cui capiva che forse, in una maniera che era insolita persino per i desideri stessi, c’era un’assoluzione anche per il peggiore dei colpevoli. 

In quegli occhi, in quel sorriso.

Non avrebbe mai smesso.

<< Di nuovo, Potter! >>

                                                                                       *

                                  << Forse non è colpa di Harry se non riesce a chiudere la mente>> disse cupo Ron.

                                    << In che senso? >> chiese Hermione.

                                                             << Be', forse Piton non sta proprio cercando di aiutarlo….>>

                                                Harry e Hermione lo fissarono. Ron li ricambiò con uno sguardo gravido di significati.

                                                                                                ( pag. 522, “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”)

   
 
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