Ryan sapeva giocare bene a baseball.
Ed anch’io.
Mentre noi eravamo rimasti in campo a
chiacchierare per
conoscerci meglio (mi ero accorto di aver passato due anni con quel
ragazzo e
di non conoscere neanche il suo gruppo preferito.) i wildecats erano
entrati
nella spogliatoio per cambiarsi e andare a festeggiare fuori.
Lo spogliatoio era vuoto, e noi
entrammo per cambiarci. Quella
partita era stata proprio lunga.
“Così sai
giocare “un poco” a baseball, no?” chiesi
di
spalle a lui sfilandomi la divisa, con la quale mi asciugai il sudore
dalla
fronte.
Notai che la mia canottiera era
inzuppata, così aprì il
lavandino all’angolo della stanza per sciacquarmi dal sudore.
“un poco…da
campione.” Risi.
Mi voltai, e lui era esattamente
nella stessa posizione in
cui l’avevo lasciato. Lui alzò le spalle.
“Non ho un cambio a portata
di mano”.
Io alzai gli occhi pensando, una
delle rare volte in cui mi
fermavo a riflettere se non per una equazione matematica.
“Ti presterò il
mio.” Decisi infine.
“Ma tu sari senza
allora.” Ribatté incrociando le braccia.
Ci avevo pensato.
“Come mi sta il tuo
cappello?” Esclamai togliendolo dai suoi
capelli biondi e appoggiandolo sulla mia testa.
“Mah…”
Rise. “Non si abbina al resto dei vestiti.”
Aggiunse
mettendolo dritto.
Tutti pignoli, gli Evans. Ma lui non
ti faceva mai sentire
inferiore, come spesso faceva Sharpay. Il modo in cui lo era Ryan era
quasi
piacevole…
“Senti, io ti do il mio
cambio, e tu mi fai provare i tuoi
vestiti, d’accordo?” sbuffò
amichevolmente, ma poi mi porse la mano da
stringere.
La sua pelle era così
chiara e delicata, non si sarebbe mai
pensato che fosse un giocatore di baseball così forte.
Le sue labbra erano, in mia
compagnia, sempre piegate in su,
in un sorriso piccolo ma radioso.
Mentre ero perso nei miei pensieri
notai che si era girato e
con fatica, davanti a me, si toglieva i vestiti.
“Tu sai che ogni giorno io
vedo ragazzi spogliarsi, vero?”
“Cosa???”
Risponde quasi subito girandosi, scoprendo due
guance rosee, gli occhi sgranati con un grosso punto interrogativo
stampato
sulla fronte.
Mi ero espresso
male…chissà che cosa era andato a pensare.
“Sono in una squadra di
basket. Tutti ci cambiamo dopo una
partita.” Mi corressi mantenendo la mia risata.
La sua faccia dopo la mia frase
riprese il colore normale
della sua carnagione, mi fece stare di buon umore…era forse
gelosia, quella che
Ryan aveva provato poco prima?
“Ah,
s-scusa…” disse accennando un sorrisetto.
Uno di quelli che piacevano a me
così tanto, mi facevano
impazzire.
Mi passò la sua maglietta
e indossò il mio cambio così in
fretta che non feci neanche in tempo a guardargli la schiena…
Mi specchiai nel piccolo specchio nel
mio armadietto (non
c’è niente di male.) . La maglietta di Ryan mi
stava bene. Ed anche lui stava
molto bene con la divisa, che era scollata più della
camicetta che ora io avevo
addosso.
Ma per non imbarazzarlo non lo fissai
troppo e mi girai,
solo che avevo il torcicollo dalla mattinata, ed a quel gesto mi venne
un
crampo.
Spaventato del mio grido Ryan si
avvicinò.
“Hei, stai bene?
Cos’è successo?” Chiese a raffica
preoccupato.
Mi massaggiai il collo dolorante.
“Ho avuto un crampo, niente
di che…”
“Io non faccio solo yoga,
ho seguito un corso per massaggi…”
Senza neanche chiedermi se poteva farlo, mi mise entrambe le mani sulla
parte
dolorante e cominciò a massaggiarla.
All’inizio fece uno strano
effetto, insomma, apparte la
strana tensione sessuale, ma anche perché era una sensazione
del tutto
piacevole.
“per due mesi
l’ho seguito.”
“Per averlo seguito solo
due mesi…sei molto bravo.”
Ghignò sorridendo, quando
mi mossi per dire che mi sentivo
meglio.
“Grazie.” Dissi.
Ma quando lo guardai dritto negli
occhi sprofondai dritto in
quell’oceano alla luce del sole, così brillante e
vivace da farmi perdere la
vista.
Senza avvisarlo mi avvicinai e lo
presi per le spalle
baciandolo.
Spalancando ancora di più
gli occhi mi fissò stranulato per
qualche secondo. Non se lo aspettava.
Di riflesso, accorgendomi di quello
che avevo fatto lo
lasciai subito. Esterrefatto continuava a fissarmi ma non con rabbia,
solo con
sorpresa.
“Scusa…mi
dispiace..” balbettai imbarazzato. Da quanto non
balbettavo imbarazzato? Dalla mia prima fidanzata alle elementari?
Cercai dall’astenermi a
fissare sia i suoi occhi sia le sue
labbra invitanti.
Ma lui si avvicinò e
rispose al bacio prendendomi il viso
tra le mani e chiudendo gli occhi.
Si, rimasi sorpreso, ma solo per
qualche secondo, decisi che
volevo continuare quel bacio senza farlo sentire troppo in imbarazzo.
Se pensavo che eravamo entrambi
ragazzi? Per niente, non ho
mai avuto niente contro gli omosessuali e mai lo avrò.
Allungò timido le dita
arricciandosele nei miei ricci,
mentre io con entrambe le braccia lo spinsi contro gli armadietti. Se
mai
qualcuno sarebbe dovuto svenire, era meglio avere qualcosa per
appoggiarsi.
E, no, non ha niente a che fare con
l’incidente che ebbi
qualche anno fa sempre con Ryan.
Aprì gli occhi per
osservare se stesso, poi me, poi le sue
mani, nervoso.
Diedi un bacio leggero alle sue
labbra carnose per poi
staccarmi.
“Tranquillo.”
Sussurrai nel suo orecchio per poi baciargli
delicatamente il collo.
Chiuse gli occhi arrossendo
vistosamente.
“E..se ci scoprono gli
altri?”
Non era del tutto insensata come
domanda…ma che importava.
Volevo solo continuare quello che avevo iniziato.
“Non torneranno prima di
dieci minuti per sapere dove
siamo…e noi gli diremo che avevamo continuato ad allenarci a
baseball.”
Detto questo mi avvicinai di nuovo
per assaporare un bacio
che non volevo dimenticare.
Timidamente allungò le
mani per afferrarmi la vita
delicatamente, ed io lo lasciai fare infilando le mie mani sotto la sua
maglietta, e sentì che fu scosso da brividi.
Anche con i baci non era per niente
male Ryan, e non c’è
bisogno dire che a danzare era più che bravo, qualunque sia
il contesto.
Ma proprio quando stava vincendo la
sua timidezza, ed io per
aiutarlo gli avevo spostato la sua mano sul mio fianco, sentimmo la
porta dello
spogliatoio aprirsi, per poi spuntare qualche secondo i Wildcats.
“Hei, Ryan, Chad, non
venite con noi a festeggiare?” Chiese
Zecky fissandoci.
Ovviamente noi ci eravamo
già staccati ed allontanati
(fortuna che sia io che la famiglia Evans avevamo buoni riflessi) e
trattenendo
un rossore sulle guance Ryan rispose:
“Prima ci stavamo allenando
chiacchierando un po’, poi ci
siamo stancati e siamo entrati qui per cambiarci.”
Spigò mentre io mentalmente
dicevo che era un attore bravissimo.
“E…i
vestiti?” Chiese Kevin facendolo notare anche agli
altri. Senza farlo vedere noi due ci guardammo per qualche secondo
senza la
minima idea di quello che potevamo dire.
“Sembrava una idea
divertente. Siamo amici ormai, no?”
Risposi senza pensare. Subito dopo mi accorsi che come scusa non era
niente
male…
Gli altri ignorarono.
“Bhe, seguiteci, insieme a
Taylor, Gabriella e Kelsie
abbiamo organizzato una piccola festicciola.” Così
si allontanarono.
Noi ci alzammo ma prima io mi
avvicinai a Ryan accertandomi
che tutti fossero usciti.
“Per un pelo.”
“Amici, eh?”
Mi avvicinai al suo viso e gli morsi
dolcemente il labbro
inferiore.
“Amici”.