Mello/Near, «convivere».
[Partecipa alla Drabble Midweek del 31 luglio-2 agosto sul gruppo We Are Out For Prompt.]


La Wammy's House è uno dei posti più speciali del mondo: all'apparenza semplice orfanotrofio, un po' all'antica per quanto riguarda l'ambientazione e il personale, raccoglie in realtà un quantità incredibile di bambini e ragazzi dalle capacità straordinarie, aiutandoli a crescere nel modo a loro più confacente. 
Il numero 1, L, li aveva lasciati da un po', e il primo e il secondo in linea di successione avevano troppo presto seguito il suo esempio: Near e Mello non erano propriamente amici, non nel senso convenzionale del termine almeno; erano di più e di meno al tempo stesso, erano compagni, le due anime più sole dell'istituto che, a differenza di L, avevano avuto la fortuna di incontrarsi e scoprire che si completavano perfettamente. 
Forse per questo Mello si era rifiutato di collaborare al caso Kira, preferendo trovare una strada che fosse sua e di nessun altro, da percorrere da solo senza condividere niente con nessuno. Ma le vecchie abitudini sono dure a morire e, quando vengono stravolte da un momento all'altro, fa male la mancanza che se ne sente.
Mello aveva bussato alla porta dell'SPK e vi aveva trovato ospitalità per ordine del capo.
«Certo che te la passi bene» disse all'amico, mentre questi gli faceva fare il giro della struttura.
«Non mi posso lamentare.»
Ricominciò quindi per un po' quella convivenza speciale, fianco a fianco come se ci fossero solo loro due e non fossero circondati da tante altre persone; avevano questa abilità di isolarsi dal resto, come facevano alla Wammy's House, ignorando chi dipendeva dall'uno e dall'altro.
«Near, dopo tutto questo tempo è sempre la stessa storia??» gli chiese un giorno Mello, entrando nel salone dei giochi come un uragano.
«Quale storia?» domandò in risposta il più piccolo, con aria innocente.
«Non fare il finto tonto, guarda che ti faccio tornare a dormire da solo!»
Lo sguardo ferito e così umano di Near fu come un colpo al cuore per il biondo, che comunque non lo diede a vedere.
«Il cioccolato, ragazzino.»
Near non poté negare l'evidenza quando Mello indicò un cubo giocattolo sporco di marrone. Lui odiava chi gli rubava la cioccolata, e non era neanche avvezzo alla condivisione. Ma un'eccezione, in questa regola, c'era.
«Quante volte devo dirtelo? Se ne vuoi un po' devi chiedermela» disse, porgendo al compagno una tavoletta ancora incartata.
Come succedeva sempre, Near ritrovò il sorriso in un istante solo grazie a Mello.