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Autore: cin75    16/09/2015    8 recensioni
Un imprevisto effetto collaterale dell'ennesima morte dell'ennesimo cattivo, porta Castiel a fare ciò che non farebbe mai. Spinge Dean a prendere coscienza di ciò che forse ha sempre saputo. Conferma a Sam, quello che a volte negava perfino a sè stesso.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Lo stregone era riuscito a scagliare il suo maleficio contro Castiel, nonostante i due Winchester fossero riusciti ad eliminarlo. Purtroppo , troppo tardi.

Castiel si teneva le mani sulle tempie, ma non sembrava che sentisse dolore. Più che altro sembrava come se stesse combattendo contro qualcosa.

Così, mentre Sam si assicurava che il loro ennesimo nemico avesse reso l'anima al Purgatorio, Dean si avvicinava all'amico angelo.
Ma non appena gli fu abbastanza vicino , un colpo dell'angelo, che nemmeno lo sfiorò, riuscì a scagliarlo via lontano.
Dean volò via senza nemmeno rendersene conto e così, velocemente come aveva lasciato il pavimento, vi ritornò impattando dolorosamente con la schiena che gli sembrò andasse in mille pezzi.
Grugnì dal dolore che gli si propagò lungo tutta la spina dorsale e cercò di rimettersi in piedi mentre un grido allarmato di Sam, lo richiamava.

"Deeeaaan!" lo chiamò il giovane Winchester stupito da quello che aveva appena visto fare dall'amico angelo. Cercò di raggiungere il fratello maggiore che vedeva in difficoltà nel rialzarsi, ma Castiel si mise tra i due e impedì a Sam di raggiungerlo.

"Lui deve pagare!!" sibilò con una voce che sembrava fatta di furia pura.
Sam capì che quello che aveva davanti non era il loro Castiel, il solito Castiel e cercò di reagire, ma la forza angelica che comunque Castiel aveva , lo bloccò contro un pilastro del magazzino in cui si trovavano.
Richiamò oramai impaurito l'angelo, spronandolo a fermarsi e a riprendere il controllo, ma Sam aveva sentito quella rauca minaccia detta a lui ma rivolta a Dean e la cosa lo allarmò notevolmente, anche perchè vedeva Castiel che avanzava con andamento minaccioso verso il fratello ancora a terra.
"Castiel...Castiel riprendi il controllo.....fermati....non fare...non fare pazzie!!" gli gridava dietro Sam sperando di farlo rinsavire. Inutilmente.

Castiel raggiunse il suo obiettivo e senza scomporsi più di tanto, afferrò Dean per la camicia, appena sotto il collo, e lo issò facendolo gemere.
"Cas..." gemette Dean, aggrappandosi al braccio che lo teneva a dieci centimetri sollevato dal pavimento.
Ma l'angelo sembrò non volerlo ascoltare. O forse non poteva ascoltarlo.
E in preda agli effetti di quell’ultimo maleficio, iniziò ad infierire sul cacciatore, che non aveva nemmeno il tempo di riprendere fiato che l’ennesimo colpo glielo spezzava.
Sam gridava disperato e furioso contro Castiel. Cercava di farlo desistere, di farlo rendere conto che era il sortilegio a farlo accanire in quella maniera assurda contro Dean. Contro il suo migliore amico.
 Ma ogni suo tentativo sembrava fallire miseramente e Castiel continuava quella sua feroce punizione verso il cacciatore che decisamente in difficoltà, subiva senza la possibilità di reazione o difesa alcuna.

Il dolore che Dean provava era tanto. Era forte.
Ne aveva presi di colpi nella sua vita. Tanti parecchi.
Ma cavolo!! Quelli erano colpi inferti da un angelo , niente a che vedere con quello di qualsiasi altro uomo.
E i mostri? Beh! i mostri ti scagliavano all’aria , era vero. Ma se non altro ti lasciavano a terra almeno il tempo di riprendere fiato.
Castiel, nella sua furia, non gli concedeva nemmeno quello.

“Tu mi hai maledetto!!” ringhiava mentre lo colpiva quasi alla cieca. Il suo scopo , infatti, sembrava solo colpire.
“Cas….ascol…..ascoltami…” provava a farsi ascoltare Dean, senza mai riuscirci.
“La tua colpa mi ha fatto cadere!!” lo accusava ancora e sembrava che ognuna di quelle accuse accendesse ancora di più quel suo segreto risentimento.
“No…Cas…no…” provava il cacciatore, cercando di sopportare il dolore che violento gli scoppiava al fianco colpito da un pugno brutale , mentre poco distante da loro, sempre imprigionato nella morsa angelica , un esasperato Sam, supplicava l’angelo di lasciar andare suo fratello. Di non ucciderlo, perché questo era quello che stava accadendo. Castiel stava uccidendo Dean.
“Castiel, ti prego!! No…..Castiel…lo stai uccidendo!!” gridava disperato mentre vedeva l’angelo infierire sul fratello che ormai a stento opponeva resistenza.
 
“Tu sei la causa per cui io ho perso tutto!!” fece dopo averlo colpito ancora e sorridendo appena, anche lui affaticato dai colpi dati, vedendo la sua vittima accasciarsi inerme al suolo.
Dean gemeva, esausto, sconfitto. In lui nessuna forza per rialzarsi. Nessun respiro per richiamare l’amico alla lucidità. In lui, solo dolore. Fisico e non.
“No. No. No….Deaann!” lo richiamava Sam, mentre frustrato dal sentirsi inutile nel voler aiutare il fratello, quasi sbatteva la testa contro il muro alle sue spalle.
 
Perso in quella sua violenta frenesia punitiva e ormai omicida, Castiel issò un ultima volta , il corpo del cacciatore. Era ora finirla.

Era ora che l’uomo pagasse il suo debito all’angelo.

“Tu morirai.” Proferì serafico. “Ora!!” sentenziò e afferrando Dean per il collo, lo issò ancora, sbattendolo contro il muro poco distante da loro. Dean costretto al muro e pressato nella stretta di Castiel, che lentamente gli rubava via quella poca aria che ancora aveva nei polmoni, che già gli bruciavano e gli dolevano, riuscì a malapena ad esalare misere sillabe.

“Cas…Castiel…tu…tu sei….mi…o….a-am-amico!!” spinse fuori dalle labbra prima di iniziare a boccheggiare per la mancanza di ossigeno.

Dean credeva davvero che quella fosse la fine. Sapeva che il giorno della sua morte prima o poi, molto prima che poi, sarebbe arrivato. Ma lo aveva sempre immaginato per mano di un mostro, un demone o chissà quale altro schifo soprannaturale. Mai e poi mai avrebbe pensato che sarebbe stato il suo migliore amico ad ucciderlo e a farlo in quella maniera poi!
Castiel aveva la mano stretta intorno al suo collo e stringeva senza remore. Dean aveva quasi l'impressione che da un momento all'altro le ossa che lo tenevano attaccato al resto del corpo si sarebbero sbriciolate in quella stretta. E poi l'aria!! L'aria che diventava sempre più poca nella sua gola, nei suoi polmoni, nel suo cervello. Nella sua vita.
Tutto divenne sfocato, rarefatto, inconsistenze. Perfino i richiami allarmati di Sam divennero ovattati e in quella confusione mentale Dean chiese scusa perfino a suo fratello, per non riuscire a reagire.
"C-Cas...a-amico...". sembrò supplicare.

 Poi, più nulla.

 
In quegli ultimi momenti, Sam, sentì la presa magica dell’angelo, diminuire su di lui. sentiva che poteva muoversi.
Forse ….forse quel richiamo di Dean, quell’ultimo richiamo disperato, stava sortendo il suo effetto sull’angelo soggiogato.
Il giovane cacciatore fece forza su ogni suo muscolo e miracolosamente riuscì a muoversi, a liberarsi perché ormai non c’era più nulla che lo trattenesse. Forse Castiel era talmente preso da Dean che aveva perso interesse per lui. E quindi, la prima cosa che fece fu correre verso l’angelo e il fratello.
Si avventò con furia sul corpo di Castiel cercando di spostarlo, di togliere la mano ancora stretta intorno al collo del fratello.
“Castiel….lascialo….maledizione, LASCIALO!!!” e per quanto ci provasse a spingerlo via, non ci riusciva. Per un solo secondo spostò lo sguardo sul fratello e con terrore vide che Dean stava letteralmente roteando le orbite all’indietro. Castiel lo stava soffocando.
“Per l’amore di Dio, Cas! Guardalo….guardalo. E’ Dean! Castiel stai uccidendo Dean!!” gridò con più forza. E poi, quasi senza rendersene conto: “Ti prego…non…non uccidere mio fratello!” lo supplicò.
 
In quel preciso momento, qualcosa sembrò mutare in Castiel.
Qualcosa sembrò abbandonarlo. La forza, la rabbia, il rancore….qualsiasi cosa lo stesso soggiogando a quel modo , tanto da farlo rivoltare contro il suo migliore amico, lo stava abbandonando, lasciandolo alla triste e terribile realtà di quello che aveva fatto.
Sam aveva ancora le sue braccia intorno al braccio dell’angelo , ferme nel gesto di volerlo spostare. Castiel spostò lentamente lo sguardo verso il giovane e quasi si stupì del terrore e della disperazione che lesse nei suoi occhi.

Perché?
Perché?, si chiese , Sam mi guarda in questo modo?

“Ti prego…ti prego….lascialo andare. Non…non ucciderlo!” lo sentì dire ancora.

Chi devo lasciare andare? Chi non devo uccidere?

Poi, si rese conto di avere qualcosa stretta nella sua mano. Voltò lo sguardo dal lato opposto e con terrore vide il corpo esanime di Dean , che  oramai, non reagiva più.
Istintivamente la sua mano si aprì a scatto e il cacciatore scivolò pesantemente contro la parete fino a raggiungere il pavimento.
Il tempo sembrò rallentare.
Sia l’angelo che il ragazzo al suo fianco, seguirono il movimento di Dean, verso il terreno. Ma se l’essere celeste lo fissava confuso, Sam guardò suo fratello, terrorizzato.

Che Castiel non si fosse fermato in tempo? Che fosse tardi per Dean?
Castiel non era ancora in grado di riportare indietro i morti e se Dean era andato, allora….

Un attimo dopo quei pensieri atroci, Sam si accasciò accanto al corpo del fratello, lo tirò verso di lui, appoggiandoselo al petto. Lo chiamava, gli tastava la giugulare per avvertire il battito. Istericamente gli poggiava la mano sul petto per sentirne il movimento, scuotendola nervosamente come se volesse stimolargli il battito che sentiva appena.
“Ti prego…. ti prego…ti prego……” sembrava supplicare alla vita che sperava essere ancora presente nel corpo di Dean.
Cas, lo fissava e lentamente capì ciò che aveva fatto. Le parole che gli rivolgeva Sam. Il modo in cui era ridotto Dean.
“Lo stregone….il sortilegio…mio Dio!! che ho fatto….che cosa ho fatto!!” iniziò a sussurrare mentre dentro di lui un terrifico panico prendeva il sopravvento. “Dean…Dean…” chiamava l’amico e in quel mentre Dean, ancora tra le braccia protettive del fratello, riprendeva a stento i sensi.
Gli occhi verdi del cacciatore, per prima cosa andarono a fissarsi in quelli preoccupati del fratello. Sam gli sorrise cercando così di portargli conforto.
“Ehi!! Ehi!! vedrai, andrà tutto bene. Ci sono io qui con te. Ti rimetterò in piedi. Come sempre, no?!” gli diceva rassicurandolo.
Dean, anche se non riusciva a parlare  a causa del dolore ancora fortemente presente in tutto il suo corpo, provò con quelle poche forze che aveva, a sorridergli. Poi alle sue orecchie arrivò una leggera supplica.
“Dean…ti prego…perdonami…”
La voce di Castiel gli arrivò, ora, molto più nitida.
Il cacciatore, girò lentamente lo sguardo verso quella voce e quando si rese conto che era proprio Castiel che, impietrito da ciò che aveva fatto, restava immobile sopra di loro, la sua reazione fu ben diversa da quella che avrebbe voluto.
Dean si girò , di nuovo , di scatto, verso il corpo del fratello. Come a proteggersi, come a voler proteggere Sam, restando tra il fratellino e l’angelo.
“No….no…via…..no!!!” biascicava , intendendo che non voleva Castiel lì. Con loro.

Sam capì immediatamente la reazione dolorosa del fratello e non ci mise molto ad assecondarla.
“Vattene Castiel!” ordinò deciso.
“Sam, ma io. …”
“Va’ via!!” ribadì con più astio il giovane.
“Ti prego, Dean….io non….” provava ancora l’angelo, sempre più in colpa e afflitto.
“SPARISCI!!!!!” gli urlò , allora, contro, Sam, ignorando e dimenticando in quell’urlo, un amicizia lunga di anni.
Castiel non seppe più che dire. Non sapeva che dire.
Fissò , per quello che per lui sembrò un tempo infinito, il giovane Winchester e quel suo fratello ferito e non sapendo che altro fare, obbedì. Andò via. Appena fuori dall'edificio il suo incedere incerto e pesante divenne una vera e propria fuga.
 
Sam lo guardò uscire da quel magazzino in cui tutto si era svolto. Un attimo dopo, anche Dean, girò lo sguardo verso il vuoto lasciato da Castiel.
 
Alcune ore dopo, Sam, aveva portato Dean al bunker. Ma non era affatto convinto di quella decisione  obbligata dal maggiore.
“Hai bisogno di un ospedale, Dean. Respiri male. Devi aver qualcosa che non va!” cercava di convincerlo Sam, mentre lo aiutava a distendersi di nuovo , dopo avergli cambiato le bende strette intorno al torace visibilmente segnato dai colpi inferti da Castiel
“Ho circa una trentina di lividi dolorosi e di certo qualche osso fuori posto….. Ecco che cosa ho che non va. E poi ….quel casino con lo stregone e quei due poveri bastardi che ha ucciso, è accaduto troppo vicino a qui…… Presentarmi in ospedale in queste condizioni,  non passerebbe inosservato. Evitiamo i riflettori , Sammy.” lo redarguì il maggiore, gemendo mentre si distendeva di nuovo sul suo letto.

In quel momento uno degli allarmi del bunker risuonò tra i lunghi corridoi.

Dean fissò il fratello che, istintivamente , afferrò la pistola che aveva poggiato sulla scrivania e cautamente si preparò ad avanzare verso la grande sala.
“Sammy…sta attento!” infuriandosi con se stesso per non potergli stare accanto.
“Come sempre!” rispose l’altro e sparì oltre la porta della stanza di Dean.
 
Quando Sam raggiunse l’ingresso principale del bunker, venne colto letteralmente di sorpresa.
“Che ci fai , qui, tu?!” chiese con tono severo.
“Ti prego, Sam. Io…io non riesco a perdonarmelo. Voglio solo sapere come sta. Voglio sapere se sta bene. Se posso aiutarlo!” chiese con un espressione colpevole  e l’aria supplichevole, Castiel. L’angelo del Signore.
“Ci penso io a lui!” replicò stizzito il giovane.
“Per favore, Sam. Allora concedimi almeno di chiedergli perdono!” insistette l’altro con più cauta decisione.
Sam lo sapeva, lo vedeva che Castiel era davvero in cerca di perdono. Ma per quanto volesse assecondarlo, in quel momento nella sua mente e davanti ai suoi occhi, altro non vedeva che l’angelo colpire ripetutamente e senza pietà, il fratello, fino quasi ad ucciderlo.
“Sam…” fece ancora Castiel.
Sam sospirò, ancora indeciso. Poi , palesò la sua proposta.
“Ti porto da lui, ma se non vorrà vederti, dovrai andartene. Nessun altra insistenza. Andrai via. Intesi?” fece abbassando del tutto la pistola che comunque aveva tenuto puntata verso di lui.
L’angelo deglutì e accettò l’ultimatum imposto.
I due si avviarono verso la stanza di Dean.  Entrò prima Sam. Castiel poco dietro di lui, sbirciava appena per vedere l’amico ferito. L’amico che lui aveva ferito.
 
Dean fissò i due entrare nella stanza.
“Dean , lui…..” stava per dire Sam, quando Castiel, incapace di aspettare, si fece avanti.
“Perdonami!” disse solo, avanzando verso il letto, mentre Sam, veloce, lo afferrava per un braccio e lo fermava. Era sicuro che Cas , non essendo più soggiogato dal maleficio, non avrebbe mai fatto o ancora fatto del male a Dean.

Ma ehi?? L’istinto di protezione era più forte di lui.

Dean scosse appena la testa. Gli doleva tutto. Perfino respirare gli faceva male. Non ce l’avrebbe fatta ad affrontare un discorso alla “Winchester vs. Castiel” in quel momento.
“Non ora, Cas. Ora…non….non ce la faccio!” soffiò fuori dalle labbra spaccate dai pugni ricevuti. “Vattene in una stanza….qui…qui…ce ne sono tante….”
“Cosa??” ebbe da ridire Sam, decisamente contrariato. “Può andarsene in un motel!!” 
“Con…con quali…soldi, Sam?!” replicò Dean. “E poi…oramai…l’incantesimo è andato.” Provò a calmarlo Dean.
“Dean…”
“Sam…tranquillo!” fece ancora il maggiore.

Sam abbozzò quella richiesta, anche se di malavoglia e poi tornò a fissare Castiel.
“La stanza in fondo al corridoio. Resta lì dentro e non uscire se non sono io a chiamarti. Ti giuro che se ti vedo in giro per il bunker o solo vicino a questa stanza senza un buon motivo….ti infilzo, Cas!” lo avvertì minacciosamente.

Cas guardò Dean e con amarezza non vide rimprovero sul volto del maggiore per le parole dette da Sam. Annuì e andò nella stanza che gli era stata indicata.


Quando i due fratelli rimasero di nuovo soli e sentirono la porta della camera di Cas chiudersi, fu Dean a parlare di nuovo.
“Vacci piano, Sam. Infondo..è…è Cas!”
“Sì. E tu sei mio fratello.” Rispose senza pensarci troppo. “Fratello batte angelo!" disse. "Fratello batte tutto e tutti!!” ribadì cercando di sembrare più tranquillo e quando vide Dean sorridergli flebilmente, gli si avvicinò e gli sistemò il lenzuolo addosso e dopo avergli controllato il bendaggio al torace, vide il maggiore sorridere ancora.
“Che c’è?!”
“Niente!!….è…che…tempo fa…avrei venduto l’anima…di nuovo..” ironizzò. “…pur di sentirti dire una cosa del…genere!!” ammise e Sam ricordò quei periodi in cui, Gadreel, il marchio, Crowley e tutta la stramaledetta faccenda della porte dell’Inferno e del Paradiso li aveva allontanati.
Sam annuì appena.
“Beh!! non ti ci abituare!” disse respirando affondo, ma solo per spezzare l’amarezza di quei ricordi. “Ora, dovresti riposare. Io resto qui, se  avrai bisogno di me.”
“Non ce n’è bisogno. Va’ a dormire anche tu!” bisbigliò Dean. “Hai….un aspetto…di merda!!” disse come il vecchio Dean.
Sam sorrise ignorando l’ordine del fratello maggiore e prendendo la poltrona per mettersi accanto al letto. “C’è un lupo cattivo nel bunker. Ho paura. Quindi starò con il mio fratellone!” scherzò, sistemandosi come meglio poteva.

La notte sembrò passare relativamente tranquilla. Dean dormiva o meglio riposava. Doveva sentire comunque dolore, perché Sam lo vedeva gemere di tanto in tanto e poi il suo respiro non era sempre regolare. A volte sembrava quasi che rantolasse tanto era flebile la sua respirazione.
Accadde tutto all’improvviso.
Dean sgranò gli occhi. Il suo sguardo all’inizio  era fisso sul soffitto. Poi aprì la bocca in cerca di aria. Non ci riusciva. Non riusciva più a respirare. Gli sembrava che tutto fosse vuoto dentro di lui. Sentiva solo un suono , un sibilo uscire dalla sua bocca. Le sue mani istintivamente si arpionarono alla maglietta che gli aveva messo Sam e iniziarono a strattonarla come se fosse quel leggero pezzo di stoffa ad impedirgli di respirare. Gli prese il panico e si girò a guardare Sam.

Il giovane già al primo sibilo strozzato era scattato in piedi e si era messo accanto a Dean.
“Che hai?? Che succede??!” chiedeva allarmato cercando di aiutarlo senza sapere nemmeno lui come. Ma Dean non poteva rispondergli. Si pressava solo il torace sperando che Sam capisse.
Altri ansiti. Altri sibili. Altri paurosi rantoli spezzati.
Sam vedeva Dean diventare paonazzo. Lo vide iniziare a sudare. I suoi occhi divennero lucidi per lo sforzo.
Il giovane si decise.
Scostò con gesto quasi isterico le lenzuola. “Ok! Ti porto in ospedale!!” fece mentre si accingeva a prenderlo di peso.
Ma Dean, si aggrappò alle sue braccia e scosse istericamente la testa. Sapeva che in quelle condizioni non ci sarebbe mai arrivato in ospedale. Sarebbe stato un miracolo se fosse arrivato alla sua Baby.

“Ca….Cas….chiama…..Cas!” riuscì a dire con uno sforzo immane che gli diede impressione che i suoi polmoni stessero per bruciargli dentro.

Sam non esitò. Non era quello il momento di fare il difficile. C’era la vita di Dean in ballo.
La porta era aperta, ma non voleva lasciare Dean.
“Cas!!!…corri!!” gridò.

"CASTIEEEELLL!!” urlò ancora.
   
 
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