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Autore: MissVillains    16/09/2015    2 recensioni
Traffico di organi, superpoteri ed un guardiano notturno. Cosa potrà mai accadere in una città quando un medico senza scrupoli usa delle altre persone per arricchirsi? Chi sarà l'eroe della situazione?
Dal testo:"Scese nel suo rifugio segreto, ovviamente sotto la sua villa, indossò il suo costume rosso scuro, con la mascherina nera e la cintura porta-gadget e, presa la moto, si diresse verso il molo nove, [...]"
Storia partecipante al contest: “Neo Superheroes vs Badass Villains” indetto sul forum da Myddr e Valira.
Genere: Azione, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al contest:  “Neo Superheroes vs Badass Villains” indetto sul forum da Myddr e Valira.
                                                                                            

                                                                             Red Shadow: Organs Trade

-Grazie mille dottoressa Ashley Wheeler mi ha praticamente salvato la vita!- disse piena di commozione la signora Payne, mentre due infermieri appena arrivati la stavano aiutando a rialzarsi.
La dottoressa, che aveva appena compiuto un massaggio cardiaco all’anziana signora, colpita da un infarto, le sorrise, spostandosi i lunghi capelli neri dietro le orecchie: -Non c’è di che, in fondo questo è il mio lavoro.-
Finite di sistemare le ultime cartelle, uscì dall’ospedale dopo un’intensa giornata svolta a salvare vite umane. Stava passeggiando tranquillamente verso casa lungo le strade di Old City, quando le passò accanto un giovane. E sentì quella sensazione: era da qualche settimana che non l’avvertiva, ma sapeva di non sbagliarsi. Era uno di loro.
Prese subito il cellulare e chiamò i suoi colleghi, dicendo che ne aveva trovato uno e che dovevano aiutarla a prenderlo, appostandosi nei soliti vicoletti. Dopo aver fatto questo si mise all’inseguimento del ragazzo.
Non era difficile, dato che il giovane stava camminando molto lentamente e con delle cuffiette per la musica, accesa a tutto volume. Ashley doveva solo riuscire a farlo andare in uno dei suoi soliti luoghi, dove avrebbe potuto stenderlo con un’iniezione di sonnifero, che portava sempre con sé. Per fortuna la sorte quel giorno le era benevola e il ragazzo girò esattamente dove voleva lei e dove sapeva che erano piazzati i suoi colleghi con le auto. Eccolo, lì davanti, tutto solo e senza nessuno che guardasse. Ashley gli andò dietro e gli infilzò la siringa sul collo. Il giovane svenne subito: nessun grido, nessun testimone. Poi con l’aiuto dei suoi colleghi lo infilò nel bagagliaio di una delle auto e si diressero verso il porto, molo numero nove. Mentre si dirigevano alla sua base, la dottoressa iniziò a pensare alla facilità con cui lo avevano rapito. Di solito ci volevano più pedinamenti, più giorni e anche piani più strategici per catturarli, invece questo si era fatto prendere troppo facilmente. Ma decise di non starci a pensare più di tanto: alla fine aveva quello che voleva e nessuno l’avrebbe potuta fermare.
Arrivata al molo nove, dove era presente un vecchio magazzino in disuso da tempo, usato da lei come quartier generale, ordinò di portare il ragazzo in una delle cella della sala principale, lo avrebbe visitato dopo dato che doveva prima incontrare un cliente in un pub sempre lì vicino al porto.
Appena entrò nel pub prescelto un energumeno le fece cenno di avvicinarsi a un tavolo. Quel locale, le prime volte che vi era entrata, le aveva messo i brividi: se avesse dovuto immaginare un luogo dove poter fare loschi traffici, quel posto era l’ideale: illuminazione bassa, odore penetrante di alcool e tabacco, brutte facce in ogni angolo. Sorrise a quel ricordo, perché lei era lì proprio per i suoi loschi traffici. Si sedette al tavolo indicato e davanti a lei vi era un uomo sulla sessantina, che stava fumando un sigaro cubano.
– Lei deve essere il mio cliente, il signor McRichardons, giusto?- chiese Ashley
-Esattamente. Sa ho sentito molto parlare di lei e del suo traffico di organi negli ambienti della mala vita e mi chiedevo se potesse aiutarmi.-
La dottoressa sorrise, sapeva che la richiesta del signore sarebbe stata molto interessante.
– Mi dica pure e poi io vedrò cosa posso fare. Ma le dico già che questo genere di cose costa molto e il prezzo varia a seconda dell’organo e anche del gruppo sanguigno della persona, dato che alcuni tipi sono più difficili da trovare rispetto ad altri.-
L’uomo rise –Non si preoccupi, ho denaro a sufficienza. Comunque avrei bisogno di un trapianto di cuore, ormai il mio è danneggiato e gradirei che non mi venisse impiantato quello di un maiale.-
Ashley esultò trionfate dentro di sé
-Un cuore, ha proprio bisogno del pezzo più costoso. Ma mi dica anche il gruppo sanguigno. Sa ci deve essere compatibilità, altrimenti tutto andrebbe in fumo. –
Dopo aver dato una boccata al sigaro l’uomo rispose - Sono zero negativo.-
Zero negativo? La dottoressa Wheeler entrò in panico. Era esattamente l’unico tipo che non aveva. Non era ancora riuscita a trovare uno di loro con quel gruppo sanguigno. Ma fece finta di niente, si accordò sul prezzo e tornò al molo nove, sperando che la visita al nuovo soggetto le portasse fortuna, perché altrimenti si sarebbe dovuta inventare qualcosa per non perdere 50 milioni di dollari in contanti, la più alta somma che avrebbe mai visto nella sua vita con la vendita di un solo organo.
Entrò nel suo laboratorio al molo nove. I suoi colleghi avevano già spogliato delle maglietta e dei pantaloni, legato e imbavagliato il giovane, che però era ancora addormentato, grazie a una nuova dose di sonnifero. La dottoressa lo guardò come un gatto guarda un topolino. Sorrise e si sistemò gli occhiali. Iniziò a controllare il suo stato di salute: aveva il corpo da sportivo, con i muscoli delle braccia e delle gambe scolpiti. Quindi anche il suo cuore doveva essere ben allenato e soprattutto sano. Prese una delle siringhe e gli prelevò del sangue, per controllare il suo gruppo sanguigno e gli altri parametri. Esultò di gioia quando il buco dell’ago si richiuse in pochi secondi. Il suo potere, acquisito dopo anni di sperimentazioni, non l’aveva tradita.
Lasciò il ragazzo lì imbavagliato e andò a fare un giro della sua base: doveva aspettare il risultato degli esami per decidere come catalogarlo. Intanto passò in mezzo alla sua personale collezione: decine e decine di ragazze e ragazzi chiusi in celle. Erano loro i suoi donatori. E il bello è che erano inesauribili. Pensò al suo vecchio professore, che l’aveva tirata in mezzo a quel losco traffico di organi: all’epoca si dovevano rapire sempre nuove persone per avere sempre organi freschi, ma dopo la sua scoperta e la non tanto misteriosa dipartita del suo maestro per mezzo di un veleno sconosciuto ai più, lei era diventata la migliore in quel campo. Perché quei giovani avevano il potere della rigenerazione. Non aveva capito bene ancora come mai qualcuno era dotato di quel potere, né come fosse possibile che il DNA si combinasse in quel modo, rendendoli in grado di ricreare ogni tipo di tessuto, ma era così. Se gli veniva tolto un organo, per quanto vitale, dopo poco si riformava, bastava che il cervello non si danneggiasse. Ovvio che era doloroso, togliere a quelle persone un cuore o un polmone, ma in cambio c’erano per lei milioni e milioni di dollari, che in parte dava ai suoi collaboratori e in buona parte teneva per sé. Sorrise passando davanti a una cella: lì dentro c’era la nipote di quella signora che aveva salvato quella sera. Come è piccolo il mondo, pensò. Se solo tutti i suoi pazienti abituali avessero saputo quello che faceva lì dentro, chissà quanti l’avrebbero, poi, considerata un buon medico. Ma alla fine lei salvava le vite, quelle dei mafiosi o dei super ricchi, ma le salvava. Con un piccolo aiuto dei suoi amici dotati.
Stava osservando l’asportazione di un rene da uno dei sui donatori: adorava vedere come l’organo e poi tutta la carne intorno si ricomponevano cellula dopo cellula, tessuto dopo tessuto. Senza contare che anche il sangue perso si rigenerava. Adorava quel potere. Se solo quelli stupidi l’avessero saputo far fruttare! Invece tendevano a stare nascosti, a non mostrare al mondo le meraviglie che potevano compiere. Li odiava per questo, lei che aveva dovuto sperimentare per anni una formula che le donasse il potere di individuare i dotati e soprattutto quelli con il dono della rigenerazione, perdendo tantissimi colleghi, sottoposti ai suoi test. Ma dopo anni non era ancora riuscita a individuare il gene o quella particolare condizione che permetteva a certe persone di essere così, per ovviamente poi creare una formula per venderla al miglior offerente.
La prima volta che ne aveva visto uno, era alla televisione, cinque anni prima, quando avevano parlato di una ragazza che aveva avuto un incidente d’auto praticamente mortale, ma era rimasta illesa, sembrava che non le fosse successo niente. Non un osso rotto, non un’emorragia interna o esterna. Un miracolo, ma non per lei, che l’aveva rapita e analizzata. E da lì aveva capito come diventare ricca. Anno dopo anno, giovane dopo giovane che rapiva lei si stava arricchendo. Era ancora lì, affascinata dal corpo in via di rigenerazione, quando arrivò una delle sue giovani assistenti con i risultati del test del sangue dell’ultimo arrivato.
–Dottoressa Wheeler, le condizioni del giovane sono ottime: i livelli di glucosio, trigliceridi e colesterolo sono nella norma. Inoltre ha anche una buona quantità di ferro nel sangue e…-
-Non mi importa di tutti questi parametri- disse Ashley spazientita, odiava quando le facevano perdere tempo –Arriva dritta al punto: qual è il suo gruppo sanguigno? Devo riuscire a trovare un cuore il prima possibile e mi serve la compatibilità giusta!-
La ragazza la guardò tremante, sapeva cosa aveva fatto quella donna e aveva terrore di lei. –E’..è… uno zero negativo- disse, sperando che fosse quello che la dottoressa volesse sentirsi dire.
Ashley sorrise. –Bene, contatta pure il signor McRichardons e fai preparare la sala delle asportazioni. Ho cinquanta milioni di dollari da intascare prima di domani mattina! Ora però devo andare a salvare delle vite in ospedale-
E iniziò a ridere di gusto, lasciando la sua assistente nel terrore più totale.
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In una villa poco fuori dal centro città, Peter Doyle osservava lo schermo di alcuni computer, ogni tanto passandosi la mano tra i biondi capelli, gesto tipico di quando era preoccupato.
Erano passate poche ore dal rapimento del suo fedele assistente, ma la cimice nei suoi abiti non era ancora riuscita a mandare alcun segnale, forse si trovava in qualche bunker segreto da qualche parte in città. Stava ripensando se quel piano fosse stato davvero una buona idea, quando entrò nella stanza Milly, la sua cameriera con una pinta di Guinness bella fresca.
–C’è qualcosa che non va, signor Doyle? Ha qualche problema a catturare i malviventi questa notte?-
Peter la guardò: lei, insieme alla sua spalla Albert, era l’unica a conoscere la sua doppia identità: di giorno giocatore di basket in NBA, di notte vigilante della città con il nome di Red Shadow.
-Il problema è che non c’è segnale. Era un piano geniale, ma non avevamo pensato al fatto che si potesse trovare in un luogo schermato. Inoltre non sono ancora riuscito a risalire a chi sia il capo di questa organizzazione. I suoi scagnozzi, che ho catturato in questi ultimi tempi, hanno il terrore di costui e mi hanno solo rivelato che rapiscono persone con il dono della rigenerazione per vendere i loro organi. Non hanno rivelato neanche un nome degli acquirenti, quindi, molto probabilmente, sono tutti mafiosi. –
Disse, per poi bere la sua birra. Aveva bisogno di bere qualcosa, l’ansia lo stava divorando: aveva paura di perdere il suo fedele assistente e anche migliore amico.
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Quella giornata, a lavoro, passò molto velocemente per la dottoressa Wheeler. I suoi colleghi non l’avevano mai vista così felice, ma forse, pensavano, era perché il giorno prima aveva salvato la vita alla centesima persona. Un record per una dottoressa di soli 38 anni. Se avessero saputo il vero motivo di quella felicità, di certo non l’avrebbero mai proposta come medico del mese. Ashley rideva sotto i baffi della loro stupidità: avevano una criminale così vicino e non sospettavano niente. Appena ebbe finito il suo turno, uscì e vide parcheggiata nel vicolo una limousine, con alla guida un uomo che le fece cenno di avvicinarsi. Era sicuramente l’auto del signor McRichardons: aveva molta fretta a ricevere il suo nuovo cuore, pensò lei. La donna si sedette dentro l’auto e lì vide, in mezzo a una nuvola di fumo, il suo ultimo cliente.
–Questa mattina, alle tre, ho ricevuto una telefonata da una delle sue assistenti. Mi ha detto che il cuore è stato trovato. È davvero così?- chiese, mal celando la sua trepidazione.
 -Assolutamente sì, anzi dato che sono nella sua auto, mi potrebbe portare al mio quartier generale, dove potrà osservare il suo cuore appena preso e dove potrà anche già farselo impiantare, a meno che non abbia già preso accordi con un medico in qualche clinica privata.- rispose lei.
- Dottoressa mi dia il cuore e poi, dopo averla pagata- e dicendo questo le indicò una valigetta nera vicina a lui –prenderò il mio jet personale per una clinica privata a Capo Verde. Ma prima di concludere del tutto l’affare avrei una sola domanda: da dove prendete le persone a cui togliete gli organi, insomma ho sentito che siete la migliore nel giro e che non usate cadaveri, quindi come fate?-
La dottoressa sorrise in un modo tale che anche quell’uomo, che aveva vissuto in mezzo ad assassini e criminali di ogni specie, rabbrividì. –E’ meglio se questo rimane il mio piccolo segreto professionale.-
L’auto poi si avviò al molo nove e Ashley diede l’ordine via messaggio di iniziare l’operazione di estrazione, poiché il cliente stava arrivando.
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Finalmente la cimice aveva fatto il suo lavoro e Peter era riuscito a scoprire dove si trovava il covo di quei trafficanti di organi. Scese nel suo rifugio segreto, ovviamente sotto la sua villa, indossò il suo costume rosso scuro, con la mascherina nera e la cintura porta-gadget e, presa la moto, si diresse verso il molo nove, preoccupato perché era da un intero giorno che Albert era nelle mani di quelle persone senza scrupoli e, anche se possedeva il potere della rigenerazione, aveva paura che gli potessero fare del male.
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La dottoressa era nella sala dell’operazione. Aveva detto al suo cliente di aspettare fuori dall’edifico, anche perché manteneva l’esclusiva su quel tipo di commerci e preferiva non fare pubblicità rivelando al mondo che esisteva gente con quel tipo di potere. C’era un motivo se nessuno di quei ragazzi, scoprendo per puro caso di essere dotato in quel modo, non l’aveva svelato a qualcuno: avevano paura di gente come lei.
Il cuore di quel ragazzo stava venendo prelevato senza nessuna complicazione. Lo avevano appena messo nel contenitore raffreddante e isolante, creato apposta perché l’organo si potesse conservare anche per alcuni giorni, e il ragazzo aveva iniziato con successo la rigenerazione del suo cuore, sebbene tra incredibili sofferenze, che l’allarme del suo covo partì. Ashley era pietrificata. Cosa diamine stava succedendo? I medici che avevano appena compiuto l’operazione erano terrorizzati, sia dal fatto di poter essere catturati, come era successo a qualche loro collega, sia dalla furia del loro capo: quella donna gli avrebbe potuti uccidere anche per un minimo sbaglio.
–Voi state fermi qui. Controllate che il soggetto si rigeneri del tutto e poi rimettetelo nella sua cella. Il cuore andate a metterlo in cassaforte: speriamo di non aver appena perso l’affare del secolo per magari un gabbiano che si è appoggiato dove non dovrebbe.-
Detto questo uscì dalla sala, pronta a uccidere con le sue stesse mani l’incompetente che aveva fatto saltare l’allarme. Perché era impossibile che l’avessero trovata, quel magazzino al molo nove era inutilizzato da tempo e inoltre, sebbene un certo guardiano della città avesse catturato alcuni dei suoi scagnozzi, loro non l’avrebbero mai tradita, consci di quelli che li avrebbe fatto.
Ma appena arrivò nella sala principale, dove erano presenti tutte le gabbie contenenti i dotati e dove lavoravano a computer i suoi sottoposti, alla ricerca di compratori, vide che alcune gabbie erano state aperte e i pochi dei suoi non ancora messi fuori combattimento da gadget vari, stavano cercando di colpire con le pistole lui, il suo nemico più odiato, che intanto volteggiava per l’aria grazie alla sua pistola-rampino, evitando i proiettili.
Era proprio lui la persona che le aveva tolto sia ottimi chirurghi che compratori disponibili a versare somme esagerate per un organo: Ashley prese la pistola che aveva sempre con sé e la puntò su di lui. Sparò ma, sfortunatamente, uno dei suoi assistenti si mise di mezzo, pensando di poter uccidere lui il vigilante mascherato. La dottoressa imprecò: è mai possibile che se si voglia fare bene un lavoro bisogna farlo da soli?
E così si gettò contro di lui con uno scatto felino, dato che il vigilante era sceso a terra, avendo sconfitto tutti gli scagnozzi lì presenti. Lei aveva passato la sua giovinezza ad apprendere arti marziali e dopo che era entrata nel giro, essere un’esperta combattente aveva i suoi vantaggi. Peter si aspettava un attacco del genere, soprattutto avendo riconosciuto in quegli atteggiamenti il ruolo del leader e soprattutto perché non c’era più nessun altro in piedi, ma appena mise a fuoco il volto di quella persona, rimase sbalordito e per questo venne colpito in piena faccia da una calcio circolare della donna.
Come era possibile che quella dottoressa così gentile che l’aveva visitato così tante volte e per la quale provava forse qualcosa, fosse la mente criminale dietro quel progetto di sfruttamento umano? Ma non c’erano dubbi: la forza con la quale lei combatteva indicavano che ora lui stava mandando a monte il progetto di una vita, senza contare che il camice con cui era vestita era diverso da quello di tutti gli altri. Dovette quindi cercare dentro di sé tutto il senso di giustizia che aveva per trovare il coraggio di combatterla e soprattutto di sconfiggerla.
I due iniziarono a combattere: Ashley provò a rifilargli un altro calcio circolare, ma questa volta Peter era pronto: prese il piede a mezzaria, glielo torse e, poi, scaraventò la dottoressa contro la scrivania lì vicino. Lei si alzò senza difficoltà, gli allenamenti di una vita servivano anche a quello, e continuò ad attaccarlo, cercando di fargli più male possibile. Mirò al naso, ma il supereroe, bloccò il pugno e gli storse il braccio violentemente. Una fitta di dolore le attraversò il corpo, ma decidendo di giocare sporco lo colpì sotto la cintura porta-gadget con una ginocchiata. Peter accusò il colpo, sebbene avesse, ovviamente, una protezione, ma quell’attimo di distrazione permise alla donna di colpirlo in pieno volto con un calcio. Il naso cominciava a perdere sangue, ma non si diede per vinto. Riuscì a bloccare un altro calcio circolare di Ashley e stavolta la scaraventò per terra, con una proiezione, finendola con una pugno sullo stomaco. Dopo qualche secondo per riprendere fiato, dato che lui era in piedi esattamente sopra di lei, la dottoressa lo afferrò con le gambe e con un colpo di bacino lo scaraventò a terra, prima che lui potesse tirare fuori qualcosa dalla cintura per renderla innocua. Lei, ora stretta sopra di lui, lo stava massacrando di pugni al volto, che però venivano per la maggior parte parati, finché Red Shadow non le bloccò un braccio e spingendola con l’altra sua mano, fece in modo di essere entrambi distesi, uno affianco all’altro. Sempre tenendole il braccio, il supereroe lo incastrò tra le sue gambe, ora sopra il collo e il petto della dottoressa. La strinse nella presa, finché non sentì i muscoli di lei rilassarsi, forse stanca e ormai prossima alla resa, ma appena la lasciò, convinto di avere la vittoria in pugno, gli arrivò un calcio in pieno viso. Tossì e uscì fuori sangue, probabilmente si era rotto qualche dente. Con uno scatto repentino lei gli balzò addosso, con le gambe gli bloccava il torace e le mani erano pericolosamente sulla gola di lui, cercando di strozzarlo. Dopo l’intontimento iniziale, dovuto ancora dal calcio, avendo le mani libere, Peter riuscì a raggiungere la cintura e a prendere una pallina rossa, la schiacciò addosso al corpo della donna: ne scaturì fuori una lieve scossa, per la quale la dottoressa dovette lasciare la presa sul supereroe, mentre Red Shadow ne rimase incolume, grazie ai guanti anti-elettricità. Poi, prendendole le braccia capovolse la situazione: ora era di nuovo lui sopra di lei. Con le gambe teneva giù il suo bacino e con una mano tratteneva entrambe le mani della donna, mentre con l’altra cercava velocemente dentro la sua cintura le manette. Con molta difficoltà, dato che Ashley continuava a muoversi cercando di liberarsi, le mise le manette e poi, con un corda che si trovava lì la legò a una delle sbarre che costituivano le celle dei dotati.
Dopo aver fatto questo si guardò intorno: corpi di uomini in camice a terra insieme a carte, computer, i suoi redbang e altre cose non meglio definite. Inoltre dalle gabbie lo stavano guardando molte persone, speranzose di poter uscire, come alcune già salvate da lui. Ma per loro ci sarebbe stata la polizia, prontamente avvertita appena aveva trovato quell’edificio al molo nove. Peter, ora, doveva cercare una persona.
Girò per tutto il fabbricato, fino a che non si trovò davanti a una porta aperta, probabilmente lasciata così per la fretta. Entrò e sul lettino, ormai slegato, c’era proprio Albert, perfettamente integro dopo l’esportazione del cuore. Aveva sentito i rumori della battaglia e, appena si era abbastanza ristabilito, era riuscito a slegarsi e a mettere fuori combattimento i medici che erano con lui e che per la paura non avevano eseguito gli ordini di Ashley. Quando Albert vide Red Shadow sorrise.
–Visto che il mio piano geniale ha funzionato?-
Ritornati nella sala principale videro il commissario Layell che stava parlando con dei poliziotti. Appena lo notò andò da lui.
–Ottimo lavoro, Red Shadow. E così siamo riusciti a sgominare questa banda di trafficanti. Appena arrivati abbiamo apprezzato la consegna dentro la rete di McRichardons, come sai è un noto mafioso. Ora, invece, stiamo finendo di liberare tutti i prigionieri. Da quello che ci stanno raccontando e da quello che vediamo si può dire che avevano messo su un bel affare: rapire persone con il potere della rigenerazione per poi vendere i loro organi. Bisogna ammettere che era un’idea geniale. Malvagia, ma geniale. Comunque non sappiamo chi sia il capo, i medici e le altre persone prese non hanno coraggio di dirlo e i “pazienti” dicono che assisteva alle esportazioni, ma nell’ombra.-
Peter era stupito, come facevano a non sapere chi era dopo che lui l’aveva catturata.
–Mi scusi, commissario, non sapete chi è? È la dottoressa Ashley Wheeler che è là, dove l’ho lasciata legata dopo un duro combattimento!-
disse indicando il luogo dove l’aveva messa, ma lì c’era solo una corda e un paio di manette, vuote.
–La dottoressa Wheeler? Ma…, ma noi, quando siamo arrivati, l’abbiamo vista lì, a terra legata e con segni che indicavano che fosse stata picchiata. Le abbiamo chiesto che cosa era successo e lei ha detto che era stata rapita da dei medici di questa organizzazione perché avevano bisogno del suo aiuto ma lei non voleva mettersi contro la legge. E ovviamente le ho creduto, insomma due anni fa ha salvato mia moglie. Comunque se tu mi dici che dietro a tutto questo c’è lei, mi fido. Alla fine sei tu che ci hai condotto fino a qui!– e detto questo ordinò ai suoi di portargli la dottoressa Wheeler, ma...
–Commissario, è sparita. Qualcuno l’ha vista prendere una delle auto nere parcheggiate qui fuori e andarsene. Non sappiamo dove sia. Inoltre è riuscita a prendere una delle chiavette di uno degli uffici, perché uno degli slot è vuoto.-
Il commissario, allora, ordinò al poliziotto di mettere una taglia sulla testa della dottoressa: non doveva lasciare lo stato.
Appena si girò per parlare di nuovo con Red Shadow, lui era sparito con Albert: non doveva perdere tempo, doveva riuscire a scoprire dove si trovasse Ashley, non poteva lasciarla a piede libero.
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Intanto, su un aereo in partenza verso le Seychelles, la dottoressa Wheeler si stava curando le ferite riportata nella battaglia. Odiava quel supereroe, aveva distrutto il suo impero. Per fortuna che i suoi soldi sporchi non li aveva mai messi in banca e ora aveva qualche migliaio di dollari per stare un po’ in tranquillità, prima di riprendere la strada del crimine e soprattutto di scoprire chi c’era dietro quella maschera!


Note dell'autrice:
Eccomi di nuovo attiva sul sito con questa fanfiction, scritta appositamente per un contest e che spero sia di vostro gradimento. Non mi sembra che ci sia qualche riferiemento da spiegare e sono aperta a tutte le critiche che mi potrebbero essere fatte.
Ringrazio, come sempre, la mia best Belle98 che, anche se non ha potuto leggere la storia, si è sorbita tutti i miei dubbi su questa oneshoot.
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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