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Autore: _Vi___    17/09/2015    2 recensioni
Thominewt || Newtmas || Post terzo libro!Finale alternativo || Non tiene conto del prequel
La cura per l'Eruzione è stata trovata, l'umanità è tornata a vivere e proliferare. Ma la vita è stata pagata con altra vita. Il prezzo da pagare è stato alto, forse troppo. O forse no, forse ne valeva la pena.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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THE NEW WORLD

“I can't face this now everything has changed
I just wanna be by your side, here's hoping we collide
Here's hoping we collide
Here's hoping we collide
 
Wanna hear your beating heart tonight
Before the bleeding sun comes alive
I want to make the best of what is left, hold tight
And hear my beating heart one last time
Wanna hear your beating heart tonight” 
 

“Non posso affrontare questo adesso, ogni cosa è cambiata
Voglio soltanto essere al vostro fianco, qui si sta sperando che ci incontriamo.

Qui si sta sperando che ci incontriamo
Qui si sta sperando che ci incontriamo

Voglio sentire il vostro cuore battere stasera
Prima che il sole sanguinante prenda vita
Voglio fare il meglio di ciò che è rimasto, tenerlo stretto
E ascoltare il mio cuore battere un’ultima volta
Voglio ascoltare il vostro cuore battere, stanotte”

 
 
 
Erano passati quindici anni, dal giorno i cui tutto quello era finito. E Minho, lo stesso giorno di ogni anno, passava per la piazza di quella grande città.
Alla fine, una cura per l’Eruzione era stata trovata e l’umanità era stata tratta in salvo: il morbo era stato debellato, le città distrutte dalle eruzioni solari erano state ricostruite; il mondo era un posto sicuro, adesso.
Minho teneva stretto a sé il grande mazzo di rose rosse e non riusciva a staccare lo sguardo dai volti senza vita delle due grandi statue; volti che sarebbero rimasti così, sempre uguali, mai scalfite dallo scorrere del tempo, per sempre immutabili sguardi vuoti scolpiti nella pietra.
L’uomo poggiò il grande mazzo di fiori vicino alla stele commemorativa.


“In memoria di Thomas e Newt.
Qui riposano i padri del nostro nuovo mondo”


Minho non provava nemmeno più a combattere la dolorosa stretta all’altezza del petto che ogni anno lo coglieva, in quei minuti. Era ormai diventata una sensazione familiare, sentirla così forte e opprimente all’altezza del petto, mentre gli ricordava, anche attraverso i ricordi ormai offuscati dal passar degli anni, che tutto quello che avevano vissuto era vero; ed ora solo lui rimaneva a reggerne il peso.
Non aveva mantenuto i contatti con nessuno dei loro compagni, tra quelli che erano sopravvissuti. Non si erano più cercati, nessuno degli altri radurai lo aveva fatto, ognuno di loro aveva cercato di dimenticare quelli che erano stati gli anni più bui della loro vita.
Ma lui non aveva dimenticato. Lui non avrebbe potuto dimenticare.
«Avevo pensato che avrebbe fatto meno male, col tempo, venire qui a trovarvi» cominciò a parlare alle statue di fronte a lui.
Minho faceva così, ogni anno, da quindici anni; dal giorno in cui la cura era stata trovata e il primo infetto della storia era stato salvato, tornava a far visita ai suo amici. Era stato lui a volere quel piccolo monumento al centro di quella grande città, che sorgeva esattamente nello stesso luogo della città abbandonata della Zona Bruciata che si erano ritrovati costretti ad attraversare anni prima.
 Dio, sembravano passati secoli e pochi giorni allo stesso tempo. E loro gli mancavano come ad un uomo che sta annegando manca l’aria nei polmoni.
Ai radurai sopravvissuti, i Governi avevano dato un premio in denaro per le loro “gloriose imprese”, sufficiente a far vivere nel lusso tutte le generazioni a venire; e Minho aveva speso una cospicua parte di quel denaro per ergere un monumento a Newt e Thomas: i due ragazzini, fedelmente riprodotti nel marmo, erano maledettamente uguali a come erano stati un tempo, che il solo guardarli lo faceva star male. Newt, il piccolo Newt, non sarebbe stato felice nel vedere come Minho aveva voluto che fosse riprodotto: una piccola parte della testa era priva di capelli, di quei suoi adorabili riccioli biondi, e la pelle del volto era leggermente sfigurata dai primi segni dell’eruzione. Il ragazzino era in piedi, la testa leggermente sporta al’indietro a guardare verso l’alto, appoggiata sulla spalla di Thomas e lo sguardo perso verso l’infinito azzurro del cielo. Thomas lo teneva stretto a sé per la vita, mentre con il braccio libero reggeva la mano del più piccolo e si portava il braccio sfregiato dalle piaghe alle labbra, baciandolo e guarendo le ferite con la delicatezza del suo bacio.

Minho si era impegnato, affinché tutti conoscessero la storia.
Perché era giusto che tutti sapessero.
Perché per salvare il genere umano erano state sacrificate, in fondo, solo una manciata di vite innocenti; era stato tutto fatto in nome di un bene superiore.
E tutto quello aveva senso, in una maniera terrificante, alle orecchie di un estraneo ascoltatore; ma alle orecchie di chi c’era stato, di chi tutto quell’orrore l’aveva vissuto, di chi si era ritrovato ad essere una di quelle vite sacrificabili, di chi aveva conosciuto tutti quelli che non ce l’avevano fatta… be’… in quel caso tutto ha una logica al rovescio: si sacrificherebbe il mondo intero per quell’amico che ti è stato vicino per tutta la vita.
Per Minho, Newt e Thomas non sarebbero dovuti morire. E quello era uno dei motivi per cui si era rifiutato di farsi restituire la memoria: non voleva diventare come gli altri. Non voleva rischiare di dover pensare che quei due bambini altro non rappresentavano che un sacrificio compiuto per qualcosa di più grande, di più importante.
Dio, poteva ancora ricordare con chiarezza come erano state le loro ultime ore di vita.
Newt, da due settimane a quella parte, non faceva altro che piangere. Non faceva altro che chiedere la morte e, quando gli era stata negata, si era rifiutato di mangiare e di vedere chicchessia.
Poi, l’ultima sera, lui e Thomas erano andati a trovarlo.
Minho non avrebbe mai potuto dimenticare le parole piene di devozione, di amore e disperazione che Thomas gli aveva rivolto, quando gli aveva raccontato della sua ultima volta insieme a Newt.


Il fatto era che Minho li amava.
Li amava entrambi.
E anche Thomas e Newt si amavano; un amore così grande che occupava tutti gli spazi, che non lasciava posto a nessun altro. E anche a quello, Minho si era rassegnato.
Avevano portato a Newt delle pasticche. Era da pazzi pensare che fornirgli i mezzi per uccidersi, fosse l’ultimo e unico disperato atto di eterno amore che avrebbero mai potuto donare a Newt.
E poi Minho se n’era andato, perché aveva fatto la sua parte. Non c’era più niente che lui potesse dare a Newt e Thomas. Poteva immaginare, mentre il cuore gli andava in pezzi, i due ragazzi dirsi addio, dentro quella stanza. Poteva immaginarseli, mentre piangevano, guardandosi negli occhi per l’ultima volta. Mentre si baciavano, stringendosi l’un l’altro. Mentre si univano, nel corpo e nell’anima, per sempre. Per l’ultima volta.

Newt era stato trovato morto per overdose di farmaci la mattina dopo. 
Thomas non aveva versato una lacrima, al suo funerale. Si era fatto carico della colpa, aveva confessato di aver fornito lui stesso le pasticche a Newt; poi aveva acconsentito alla vivisezione del proprio cervello.
Minho l’aveva saputo, solo nel momento in cui aveva visto il cadavere senza vita di Thomas, con la placca superiore del cranio ricucita malamente al resto del corpo.
E da quel giorno Minho viveva con la morte nel cuore, aspettando di essere portato via anche lui dalla crudele dea, presto o tardi, incapace di andargli incontro con fierezza, con coraggio, come avevano fatto Thomas e Newt. Forse era proprio per quello, che non c’era mai stato spazio anche per lui, insieme a loro due. Forse non era mai stato abbastanza, mai alla loro temeraria e impavida altezza.
Ma tant’è… la cura era stata trovata.
 
E ora il pianeta proliferava di nuovo, ancora una volta pieno di vita, ma forse anche un po’ più vuoto, sofferente per una perdita inconsapevole.

Cercare di fuggire, non era servito a nulla. O forse era servito a tutto.

Una persona spesso incontra il suo destino sulla strada che aveva preso per evitarlo. **





*Ho tradotto io stessa il testo, anche se l’originale, come sempre, è meglio.
Ho tradotto l’originale “your” in “vostro”… credo che sia chiaro, il perché *depressione portami via*

** Quest’ultima frase non è mia, ma una citazione di Jean De La Fontaine. Però quanto ci sta bene? Non solo alla mia OS. Pensate anche semplicemente alla saga e a Newt *piange per sempre *

E non so nemmeno io cos’altro aggiungere.
La parola a voi. Io vado a tagliarmi le vene in bagno e a postare stati depressi su tumblr.
(La  Vi nuoce gravemente a se stessa e a chi le sta intorno, quando è di mal umore).



 
   
 
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