Io non oso
Questa volta è il cervello a tacere; volendo essere logici (paradosso), è l’emisfero sinistro che regola le leggi razionali a non avere nulla da dire. Non è stato sopraffatto dal sentimento, no, questo non sarebbe un valido motivo per rimanere taciturni.
Le emozioni stanno viaggiando da sole, stavolta, non hanno nemmeno proposto alla ragione di unirsi a loro. Esse percorrono il grigio tragitto del dolore disperato, dello strazio dell’attesa, dell’odio per la sofferenza mentre, rassegnate, in lontananza osservano la ragione salire su un treno mai preso prima. Quello del silenzio.
Stavolta non c’è nulla da sentenziare per te, dispensa dei migliori consigli e delle giuste opinioni. Questa volta la cruda realtà che conosci così bene ti ha lasciato senza una parola da dire.
Cos’è questo silenzio? Cosa è capitato?
Io non oso pronunciare verdetti di fronte alla donna nera. Colei che ci osserva durante tutto il nostro percorso ed attende pazientemente che il fuoco che arde e divampa si affievolisca e si consumi. E poi giunge a noi, ci tende la mano con la serenità di chi si riprende – dopo aver atteso a lungo – ciò che gli appartiene e ci conduce nella sua dimora, il cui oscuro cancello s’apre per coloro che sono all’esterno e mai per coloro che sono all’interno. Non c’è via d’uscita: cosa ci sia lì nessuno l’ha mai saputo. Alcuni osano immaginarlo, altri pretendono di saperlo, alcuni ipotizzano il ritorno dello spirito, altri il ritorno della materia, altri ancora si limitano ad osservare i fatti.
Io non oso pronunciare verdetti di fronte alla donna nera. Colei che sola conosce il Giudizio che tutto riunisce e riconduce nell’ammasso di sostanza dal quale ci siamo staccati come cenere e lapilli durante l’eruzione.
Perché l’Universo è specchio di sé stesso. E come le scintille, ardenti e vive, tornano a coniugarsi con il magma granitico, gelido ed uniforme, così questi atomi viventi saranno di nuovo uniti alla grande molecola.
Io non oso e mai oserò pronunciare verdetti di fronte alla fredda Morte Nera. Poiché al suo cospetto persino la più alta espressione dell’infimo quale son io – la Ragione – deve tacere.
Ella fu, ella è, ella sarà Infinito. Io sono un dono del Tempo.
Io sola sono in grado di vedere il suo mantello, ma al suo richiamo, per quanto grande io sia, per quanto incredibili le imprese che ho compiuto, non sarò né più né meno di una friabile roccia vulcanica.