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Autore: Padme Mercury    17/09/2015    2 recensioni
Padme è una giovane donna come tante altre. Laureata, con un lavoretto che, per ora, la soddisfa, si trova un giorno a viaggiare assieme ad uno strano uomo in una strana cabina blu. E questo strano uomo, che si fa chiamare "Dottore", un giorno la porta in un posto che non si sarebbe mai immaginata.
Padme incontrerà delle persone che sognava di conoscere da tanti anni. Ma non tutto quello che il suo cuore desidera potrà avverarsi davvero.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Love is saying "baby it's alright"

 
 "Dottore, dove andiamo questa volta?" chiese Padme sorridendo, facendo dondolare le gambe dalla sbarra su cui si era seduta. Si sistemò gli occhiali rossi sul naso mentre guardava il Dottore affaccendarsi per sistemare alcune levette sul pannello di controllo. Alle sue parole lui alzò lo sguardo e sorrise.

 "Oh, lo adorerai!" esclamò, pigiando teatralmente un pulsante e tenendosi appena il TARDIS iniziò a muoversi e a emettere il suo classico rumore stridente. Padme, con uno spiccato senso del tempismo del quale si stupì lei per prima, saltò giù dalla sbarra in tempo per potersi reggere e non cadere.

 Certo che qui però ti fai i muscoli! pensò ridacchiando tra sé e sé la ragazza. Non poteva negarlo, adorava quel posto e tutti gli altri in cui il Dottore la portava. Non si era mai considerata una ragazza avventurosa, ma ora... Oh, ora con lui l'adrenalina scorreva veloce tra le vene e non vedeva ogni volta l'ora di potersi confrontare con l'ennesimo alieno.
 Abbandonò il suo appiglio alla velocità della luce quando si accorse che si erano fermati e andò ad aprire la porta, seguita da un risolino divertito del Signore del Tempo. Lei arricciò il naso, girandosi.

 "Mi hai riportata a casa? Questa è Londra!"
 Lui si mise le mani nelle tasche dei pantaloni e si avvicinò sorridendo.

 "È Londra, sì... Ma nel 1974. Qui dietro c'è uno studio di registrazione. Un piccolo regalo" le disse, facendole l'occhiolino. La rossa lo guardò confusa, aggrottando le sopracciglia. Poi spalancò gli occhi e aprì leggermente la bocca come per dire un oh! muto. Fece per uscire, ma poi si guardò.

 "Ma non vado bene vestita così, allora!"

 "Sono i favolosi anni '70, non faranno caso a come sei vestita!" commentò, spingendo fuori per poi chiudere la porta del TARDIS dietro di sé. "Allora... Gli studi dovrebbero ess-" iniziò a dire, indicando alla sua destra, ma venne subito travolto dall'uragano rosso che era la sua attuale compagna di viaggi.

 "Muoviti, io non ti aspetto!" gli urlò dalla sua posizione, senza accennare a fermarsi. Lui rise scuotendo la testa e la seguì con più calma. Era proprio agitata, anche un cieco sarebbe stato capace di notarlo.
 La giovane donna si trovò in poco tempo dentro al grande salone dell'edificio, senza sapere da che parte girarsi. Non sapeva minimamente dov'era la sala di registrazioni che le interessava, e sapeva che si sarebbe persa in meno di un minuto se ci avesse provato da sola. Si girò, accorgendosi in quel momento di avere il respiro pesante per la corsa che aveva fatto dalla cabina blu a lì dentro. Ma dov'era il Dottore quando serviva?! Possibile che sparisse sempre quando aveva bisogno di lui?
 Si alzò sulle punte, cercando di scorgere il ciuffo castano del suo accompagnatore, ma nulla. Sbuffò e si girò nuovamente, di scatto, sbattendo però questa volta contro qualcuno. La sua mano andò subito a sostenere gli occhiali, in modo da non farli cadere e fece per mormorare qualche scusa imbarazzata, quando venne interrotta da una risata.

 "Scusalo, da quell'altezza non guarda in basso o gli vengono le vertigini!" disse la stessa voce che si stava sbellicando dalle risate.
 Quando Padme alzò lo sguardo, riuscì ad identificarla. Lunghi capelli biondi, occhi azzurri e un viso angelico. Rimase a bocca aperta mentre Roger Taylor scoppiava in un'altra risata.

 "N-non l'ho fatto apposta, non ti avevo vista..." disse una voce gentile, appartenente ad un uomo molto più alto, con i capelli ricci. Senza dubbio Brian May, in tutta la sua tenerezza e il suo splendore.

 "Non... Non c'è problema, è anche colpa mia..." provò a dire lei, rossa in volto. Era sempre così, si imbarazzata tantissimo a parlare con persone del genere, anche se sapeva che in quell'anno i Queen non erano ancora famosi come lo sarebbero stati da dopo l'anno successivo. Deglutì un paio di volte, cercando qualcosa da dire. Per fortuna fu salvata dalla voce di un altro uomo che arrivava quasi a passo di marcia.

 "Se volete fare i piccioncini almeno avvisate che ve ne volete andare via senza di noi!" esclamò, guardandoli male entrambi. John Deacon, il bassista, si sistemò poi una ciocca dei lunghi capelli castani e rivolse un sorriso alla nuova arrivata. "Sicuramente questi cafoni non si sono presentati! Piacere, io sono John Deacon. Tu sei...?" disse, allungando una mano. Lei sorrise e gliela strinse.

 "Padme, solo Padme. E non è un problema, vi conosco..." aggiunse quasi a bassa voce. Il volto di Roger si impossessò di un sorriso a trentadue denti.

 "Visto? Abbiamo dei fan!" batté le mani un paio di volte, facendo anche un piccolo saltello. "La sorella segreta di Bri ci conosce!"

 "Sorella...?" chiese il diretto interessato, aggrottando le sopracciglia e guardando prima Roger e poi Padme. Lei scosse la testa.

 "Non sono tua sorella, abbiamo solo i capelli simili!" disse con un sorriso. Lui annuì piano, sembrava quasi... Deluso. "Non fare quella faccia, però..." aggiunse dispiaciuta. Diamine, si era totalmente scordata che Brian era l'unico ad essere figlio unico e avrebbe tanto voluto una sorellina. Lui scosse la testa, facendo ballonzolare i ricci da una parte all'altra con un nuovo sorriso.

 "Non preoccuparti, non è un problema" le disse, per poi passarle un braccio attorno alle spalle.

 "È imbarazzante... Sembro una bambina di fianco a te!" commentò lei con una risata, seguita dagli altri tre. Risata che negli uomini si spense in un imbarazzato schiarirsi di gola appena video una figura a braccia conserte e lo sguardo truce.

 "Siete tutti e tre degli stronzi" disse lapidario, scuotendo poi testa per far andare i capelli neri come la pece dietro le spalle. Padme si rizzò nel sentire quella voce, diventando anche appena rossa. Non era possibile, non ci credeva... "E lei? Avete adottato una ragazzina?" chiese curioso Freddie Mercury, guardando la ragazza ancora vicina a Brian.

 "In realtà ho ventisei anni... Non sono una ragazzina..." borbottò in risposta.

 "Ventisei?! Non ci credo. Ci stai prendendo per il culo!" sbottò Roger con gli occhi spalancati per la sorpresa.

 "No, davvero, ne ho ventisei... Lo so che sembro più piccola..." rispose, stringendosi appena nelle spalle e sorridendogli debolmente.
 Diede una fugace occhiata al cantante, ma distolse subito lo sguardo per non diventare ancora rossa come un peperone. John si accorse di come lei guardava Freddie e sorrise.

 "Andiamo a prenderci un caffè, allora? Vieni anche tu, Padme?" aggiunse guardandola, vedendo che già tentava di tirarsi indietro.

 "I-io, ehm... In realtà... Credo che... Uhm..." balbettò goffamente, sentendo nuovamente le guance avvampare.

 "Dai, vieni! Sembri stare molto simpatica a loro, soprattutto a Roger, voglio conoscerti anche io!" esclamò il moro, con un gran sorriso che si impossessava del suo volto. Padme deglutì a vuoto e annuì, con un groppo in gola e un'agitazione nelle viscere così forte che era paragonabile solo a quella che aveva sentito durante l'esame di laurea.

 "V-va bene, vengo anch'io all-" non fece in tempo a finire la frase che il batterista la tirò da un braccio, preso dall'entusiasmo del conoscere un'altra persona.

 "Ehi, attento a non fare male a mia sorella!" rise Brian, seguendoli con più calma. Il biondo borbottò qualcosa tra sé e sé, allentando la presa mentre la giovane si lasciava sfuggire un leggero risolino divertito.
 Uscirono tutti e cinque dalla porta principale dello studio, da tutt'altra parte rispetto a dov'era entrata lei. Perfetto, giusto per perdersi ancora di più!
 Li seguì, stando qualche passo appena indietro. Non sapeva assolutamente dove andare e soprattutto non voleva stare in mezzo appena piedi, lei che era appena arrivata dal nulla. Freddie se ne accorse, vedendola con la coda dell'occhio. Allora rallentò il passo quel tanto che bastava per starle di fianco.

 "Solitaria, mia cara? Ti stiamo per caso antipatici?" le chiese sorridendo mentre infilava le mani nelle tasche. Lei scosse energicamente la testa, facendo rimbalzare baldanzosi i riccioli.

 "No, anzi... Ti... Cioè, vi adoro, ma... Non vorrei risultarvi d'intralcio, ecco..." gli rispose balbettando. Lui sorrise e si inclinò appena verso di lei.

 "Mi?" chiese, per poi scoppiare in una risata. La smise quando vide che Padme era ancora più in imbarazzo, allora le concesse di vedere un sorriso dolce. Le prese una mano e si avvicinò al suo orecchio. "Ti serve solo l'incoraggiamento giusto... Se ti abbiamo invitata non ci sei d'intralcio, no? Anzi... Devo dire che soddisfi l'ego di tutti noi! Sei una delle nostre prime fan" accompagnò quelle parole con una leggera stretta. "Grazie"

 "Di cosa?!" esclamò, aggrottando le sopracciglia nel momento in cui si girava verso di lui. Era lei a dover ringraziare tutti loro per averle aperto un'immensa porta e averle portato una così grande passione. Lui si limitò a rivolgere un altro sorriso al quale Padme questa volta rispose, e per il quale non poté fare a meno di pensare a quanto fosse fortunata. Era così vicino, gli stava tenendo la mano e riusciva a sentire il suo profumo.
 Era convinta di trovarsi in paradiso in quel momento, se non fosse stato che sapeva di essere a Londra. La sua Londra, quella di Freddie. E forse era ancora più strano, ma aveva imparato imparato non pensare più logicamente e semplicemente accogliere a braccia aperte tutti quello che i viaggi col Dottore le offrivano.
 Venne scossa dalla voce di Brian che li chiamava dentro al bar. Arrossì nuovamente nel sentirsi chiamare 'coppietta felice', seguendo l'altro uomo con passo appena incerto.
 Andarono verso un tavolino attaccato alla finestra e non troppo in disparte. Padme si guardò intorno, notando una sorta di nostalgia nell'arredamento che ricordava gli anni '50. Un polveroso jukebox d'epoca giaceva semi-inutilizzato in un angolo, mentre un modello più nuovo aveva attirato l'attenzione di persone delle età più disparate e sembrava apprezzato soprattutto dai ragazzi che volevano conquistare il cuore delle belle fanciulle che si portavano appresso. I quadri, riproduzioni di grandi opere o lavori grafici, ricoprivano gran parte dei muri altrimenti di un color verde menta leggero, e se ne potevano notare alcuni appesi di recente forse per mascherare una nuova crepa o una macchia.
 Notò le stoviglie, vecchie e appena annerite dal tempo, ma pulite alla perfezione. Quando si sedette, passò la mano sul tavolo e constatò che era capitata la stessa sorte anche a quello.
 Una cameriera oltremodo graziosa si avvicinò a loro per ritirare le ordinazioni. Attirò subito l'attenzione dei presenti, soprattutto quella di Roger, per i dolci boccoli neri che le ricadevano sulle spalle e i vispi occhi verdi che passavano in rassegna ognuno. Le sue labbra rosee si schiusero in un sorriso malizioso in direzione del biondo, il quale rise e ordinò del caffè. Lei lo appuntò sul taccuino, per poi rivolgersi verso Brian che ordinò un cappuccino, così come John. Quando poi la cameriera fece per aprire bocca in direzione di Freddie, Padme si schiarì la gola.

 "Due Earl Grey per noi" disse lapidaria, fulminandola con lo sguardo. Nel vedere una rivale abbastanza agguerrita, l'altra contrasse labbra e annuì appena, per poi segnare e andarsene ancheggiando in modo esagerato.

 "Quanto era bella?!" esordì Roger dopo essersi ripreso.

 "Troppo volgare, aveva le tette di fuori" commentò la giovane, incrociando le braccia sul petto. Il biondo fece una smorfia, affermando che diceva così solo perché tra donne si è gelose.

 "In realtà lo sembrava anche a me un po'... Era... Esagerata, ecco..." con queste parole John diede ragione alla ragazza seduta di fianco a lui. Brian annuì appena, anche se comunque era molto carina anche per lui. Guardarono poi tutti Freddie, interrogativi, per sapere cosa ne pensasse lui.

 "Io? Oh! Preferisco le rosse, cari" rispose sornione, quasi sovrappensiero, mentre cercava qualcosa. Padme quasi si strozzò con la sua stessa saliva, iniziando a tossire violentemente mentre John, con un sorrisetto, le batteva sulla schiena. Prese l'occasione per avvicinarsi al suo orecchio.

 "Hai fatto colpo, mi sa. Potresti fargli bene..." sussurrò, per poi rimettersi bene contro la sedia. Lei rimase qualche secondo immobile, a rimuginare sulle parole appena sentite, poi un'incredibile felicità la pervase, un calore che nasceva nel basso addome e saliva a scioglierle il cuore insensibile da troppo tempo all'amore. Non aveva trovato mai così irritante la presenza di altre persone come in quel momento in cui desiderava con tutta se stessa rimanere da sola con lui.
 Fu la cameriera che tornava con le ordinazioni a distrarla dalle sue riflessioni. Mise lo zucchero e mescolò in silenzio il suo the, mentre Roger si dilungava sulla ragazza con Brian e John e Freddie continuava a cercare qualcosa.

 "Eccola!" esclamò con veemenza, quasi rovesciando la tazza nell'impeto. Mostrò agli altri musicisti dei fogli con delle parole e un abbozzo di musica scritto sopra.

 "Cos'è? Una nuova canzone?" chiese Brian, che era troppo occupato dal suo cappuccino per aver seguito il discorso. E lo si poteva facilmente notare dal generoso baffo di latte che si trovava, pulito solo grazie alla prontezza di John che gli passò un tovagliolo. Freddie annuì.

 "Sì... Immaginate riferita a chi..." quasi grugnì, con un tono tanto arrabbiato che risultava quasi spaventoso. Padme si sporse appena, notando poi il titolo: 'Death on two legs'. Oh, allora capiva tutto... I suoi compagni le diedero una veloce scorsa, uno sulla spalla dell'altro; confabularono tra di loro e asserirono che doveva leggerla anche Padme per vedere se piaceva al pubblico.
 Lei annuì, ben felice di compiere quel piccolo compito. Prese delicatamente i fogli in mano, leggendo le prime righe. C'era qualcosa di diverso dalla versione che conosceva lei... Sciocchezze, certo, ma...

 "Avete una matita? Ci sono un paio di cose da sistemare..." tentò con un sorriso. Prese la matita che Freddie le porgeva e rise appena al suo sguardo interrogativo. "Ho studiato letteratura e poesia, so quello che faccio, tesoro..." borbottò poi, con le sopracciglia corrugate e le labbra appena in fuori. Cambiò le parole che erano diverse e, una volta finito, consegnò il tutto al cantante.
 Lui lesse la nuova versione, poi sorrise soddisfatto. Gli piaceva davvero tanto, avevano avuto una buona idea a farla leggere anche a lei. Padme sorride, sorseggiando il the e guardandolo. Sembrava quasi luminoso quando era soddisfatto e così di buonumore. Era molto più bello del solito, gli occhi gli brillavano come due piccole pietre nere. Scosse appena la testa quando si accorse di starlo fissando, nascondendo l'imbarazzo dietro alla tazza.
 Scherzando e ridendo assieme passarono il tempo e, una volta finite le consumazioni e pagato il dovuto, si alzarono e uscirono. In testa c'erano Roger e John, che l'aveva seguito solo dopo aver fatto l'occhiolino a Padme. La ragazza gli sorrise dolcemente in risposta, guardando poi anche Brian passare davanti a lei. Come all'andata, rimasero in coda lei e Freddie. Tuttavia, questa volta non fu lui a prendere l'iniziativa; anzi si trovò la mano della ragazza davanti al naso.

 "Voglio stringerti la mano" gli disse con un gran sorriso sulle labbra, sorriso che l'uomo non trovò la forza di non ricambiare calorosamente. Le prese la mano, ma prima di permetterle di fare altro, gliela lasciò e le passò il braccio attorno alle spalle. Lei, in risposta, lo avvolse attorno alla sua vita, beandosi del suo profumo che riusciva a sentire da quella distanza così ridotta. Era quasi come una droga, avrebbe potuto vivere il resto dei suoi giorni con quel profumo attorno. Tese l'orecchio appena lo sentì canticchiare la canzone dei Beatles. Avrebbe voluto chiudere gli occhi per apprezzarla meglio, ma non voleva andare a sbattere contro nulla quindi pensò bene di evitare. Strabuzzò gli occhi quando le disse di cantare con lui.

 "Cosa?! Ma sono stonata! Davvero!" esclamò, guardandolo. Lui rise.

 "Avanti, non è per una gara... È solo per divertirsi!" le rispose. La pregò così tanto che alla fine cedette, e ogni volta che la canzone recitava 'I want to hold your hand', lui la stringeva appena di più a sé. Ora poteva dire di essere ad un passo dal paradiso.

 "Sappi però che non te la perdono..." borbottò, guardandolo minacciosa una volta arrivati davanti allo studio. Gli altri erano entrati, e fuori erano rimasti solo loro due.

 "Oh, davvero? Nemmeno se ti invito a cena?" propose, sorridendo beffardo e piegandosi appena su di lei.

 "C-cena? Vuoi... Portarmi fuori a cena...?" chiese lei, totalmente incredula e presa alla sprovvista da quella domanda. Tutto il proposito di una falsa arrabbiatura era svanito come neve al sole per colpa di quel viso così adorabile e invitante e di quella voce così calda.

 "Certo. Ecco... Alle sette a questo indirizzo, va bene?" la guardò dopo aver scritto su un pezzo di carta l'indirizzo di un ristorante e averglielo dato. Lei annuì convinta e gli sorrise.

 "Sì, benissimo! A dopo allora..." lo salutò, quasi trasognata.

 "A dopo, mia cara! E tranquilla... Saremo solo io e te" le disse facendole l'occhiolino. Si salutarono un'ultima volta con la mano e poi le loro strade si separarono con una dolce attesa in petto.


 
   
 
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