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Autore: Padme Mercury    17/09/2015    0 recensioni
-Harry? Tesoro, che succede? Perché non ci sediamo e mi racconti tutto quello che è successo?- provò lui, indicandogli il divano con la testa e tentando un passo verso di esso.
-Torni ogni giorno sempre più tardi, Louis! E... E hai sempre il suo odore addosso...- sussurrò l'ultima frase.
-Ehi... Haz, non piangere. Lo so che ti sto lasciando spesso solo, ma non è colpa mia...- gli sussurrò dolcemente, asciugandogli le guance bollenti con i pollici.
[Larry Stylinson]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Novembre 2014




Harry si strinse nel suo maglione, tirando su col naso. Quell'anno l'inverno a Londra era arrivato prima del solito e lui odiava il freddo. Durante quei mesi non voleva fare altro che stare sempre avvolto da un maglione molto caldo o da una coperta, preferibilmente in pile, e rimanere rintanato nella sua bella casa provvista di riscaldamento. I suoi compagni dovevano sempre trascinarlo fuori a forza per incidere o anche solo per evitare che il divano prendesse la sua forma. Lui li seguiva sempre sbuffando. Odiava muoversi in quelle situazioni e soprattutto lo allontanavano dalle sue amate serie tv!
Strinse la tazza con la bandiera inglese tra le mani, cercando di riscaldarsi le dita quasi congelate attraverso il the bollente. Ne bevve un sorso. Adorava la sensazione bruciante che gli provocava in gola e che gli si spandeva fino allo stomaco. Cambiò canale alla televisione e sbuffò. Stava a dir poco morendo di noia, non c’era nemmeno un programma decente e Louis era fuori con… Con Eleanor. Harry arricciò il naso. Non gli piaceva quando il ragazzo usciva con lei, sentiva che era sbagliato e doveva stare a casa con lui.
Si alzò stizzito, lasciando cadere la coperta a terra e poggiando l’oggetto di ceramica sul tavolino basso. Si avvicinò alla finestra a controllare il tempo. C’erano delle brutte nubi nere che nascondevano le stelle e minacciavano un acquazzone sicuro. Forse era meglio ritirare i panni stesi fuori, non voleva si rilavassero un’altra volta con l’acqua sporca della capitale inglese. Aprì la porta finestra e uscì, annusando l’aria pregna di pioggia. Si concesse un leggero sorriso. L’unica cosa che adorava di quei mesi fredda erano proprio gli scrosci che arrivavano lentamente e si riversavano a terra con violenza, lasciando poi il suo odore misto a quello della terra.
Mise tutto nella grande cesta in vimini e la portò dentro. Salì le scale tenendo il tutto in equilibrio. Aprì la porta con un colpo d’anca leggero e divise i vestiti. Mise da parte quelli da stirare – Louis era davvero bravo in quello, mentre una volta in cui aveva provato lui era rimasto un segno marrone a forma di ferro da stiro – e poi divise mutande e calze in quattro pile e mucchi. Posizionò poi tutto nei cassetti e il resto nel cestino vicino all’asse. Tornò di sotto e diede un’occhiata all’orologio. Era tardi, Louis doveva essere già tornato a casa da un pezzo.
Sospirò, abbassando la testa e lasciando che i lunghi capelli ricci gli passassero davanti al viso. Già… Ormai era così ogni volta che usciva con Eleanor. Diceva sempre che sarebbe tornato presto, di aspettarlo sveglio così avrebbero passato il resto della serata assieme. E lui lo faceva. Lo aspettava sempre sveglio, ma ogni giorno l’ora in cui lo vedeva rientrare a casa era sempre più tarda e più vicina all’alba. Ovviamente scivolava sempre in camera, troppo stanco per fare qualsiasi cosa. Harry lo seguiva sempre, a passo lento. Si sentiva un cane molto spesso. Un bravo cagnolino che segue il suo padrone in qualsiasi posto andasse, senza chiedere e senza opporsi.
Aveva provato ogni tanto ad arrabbiarsi, a tenergli il muso. Ma da stupido si era sempre lasciato convincere da quegli occhi azzurri così dolci, quelle labbra così delicate e quelle mani rassicuranti. Come un idiota, sempre. Ogni dannata volta. Contrasse la mascella e strinse un pugno. Oh no, quella volta no. Si sarebbe arrabbiato e gli avrebbe detto tutto in faccia quella volta. Non poteva illuderlo così ogni notte, sapendo che era a casa a preoccuparsi per lui, mentre il diretto interessato era molto probabilmente a divertirsi con la modella.
Prese un grosso respiro per calmarsi e si avvicinò al tavolino. Prese la tazza e la portò in cucina per lavarla, ormai il liquido ambrato si era congelato. Doveva averci messo più tempo di quanto si aspettava a fare tutto il resto. La appoggiò nel ripiano di fianco al lavandino e si asciugò le mani. Le dita gli erano diventate rosse a causa dell'alta temperatura dell'acqua. Sbuffò una leggera risata, ogni volta Louis gli chiedeva come diamine facesse a mettere le mani sotto quella cascata di lava trasparente, come la chiamava lui.
Sentì la porta d'ingresso faticare ad aprirsi e subito si precipitò in salotto. Prese il primo oggetto che gli capitò sotto mano e si preparò a brandirlo come un'arma. Mancavano giusto i ladri! Aveva una paura fottuta, non poteva negarlo ma almeno cercare di nasconderlo. Perché succedeva sempre tutto quando l'altro non c'era?! Come quella volta che era entrato un pipistrello, aveva dovuto chiedere aiuto alla vicina di casa perché Tomlinson era fuori.
 
-Dobbiamo decisamente far aggiustare la serr... Harry, a chi pensi di far paura con un portafoto?- la voce delicata e squillante del moro raggiunse le orecchie di Harry come una doccia fredda.
 
-Pensavo fossi un ladro- disse semplicemente, rimettendo la foto sul ripiano su cui stava prima.
Vi diede uno sguardo, tanto fugace quanto malinconico. Se l’erano fatta fare ancora ai tempi di X-Factor, quando erano solo Harry e Louis, non due membri della boyband sulla bocca di tutti. Erano felici, si vedeva. Era palpabile anche l’amore che ancora non era sbocciato, gli occhi di entrambi erano lucidi e felici. Ora invece… Harry era incazzato nero e Louis sembrava non accorgersene nemmeno.
 
-Mi dispiace-
 
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Gli dispiaceva, sì… Di averlo fatto spaventare in quel momento. Non gli dispiaceva affatto tutto il resto, lo considerava normale. Il riccio alzò l’angolo destro della bocca in un sorriso amaro, seguito da una risatina secca.
 
-Ti dispiace?- la sua voce era più bassa e roca del normale. Era infastidito e il comportamento del compagno non lo aiutava di certo.
 
-Sì, non volevo spaventarti- rispose lui semplicemente, stringendosi nelle spalle e avvicinandosi al riccio.
Harry indietreggiò di un passo nascondendo il viso nella mano destra. Scosse la testa con un sorriso triste sulle labbra.
 
-No, tu non capisci...- lo guardò serio, duro. I suoi occhi erano leggermente lucidi, il verde che li caratterizzava era più limpido e quasi luccicava.
Louis lo guardò, le labbra sottili appena separate. Harry poteva leggere la confusione nel suo sguardo, assieme a preoccupazione e altro che non riusciva a capire in quel momento.
 
-Harry? Tesoro, che succede? Perché non ci sediamo e mi racconti tutto quello che è successo?- provò lui, indicandogli il divano con la testa e tentando un passo verso di esso.
Il cantante scosse deciso la testa, lasciando che le lunghe ciocche gli frustassero debolmente le guance. Dovette costringersi a non emettere nemmeno un singhiozzo e a ricacciare indietro le lacrime che volevano uscire. Ingoiò a fatica il groppo che gli si era formato in gola e lo guardò negli occhi.
 
-Torni ogni giorno sempre più tardi, Louis! E... E hai sempre il suo odore addosso...- sussurrò l'ultima frase.
Si accarezzò il braccio destro con la mano opposta, tirando su col naso. Cercava di trattenersi, ma iniziare a parlare lo aveva costretto a liberare le lacrime, le quali ora gli rigavano le guance e bruciavano come scaglie di fuoco sulla sua pelle di ghiaccio. Sentì l'aria spostarsi e il fruscìo gentile dei jeans del compagno.
 
-Ehi... Haz, non piangere. Lo so che ti sto lasciando spesso solo, ma non è colpa mia...- gli sussurrò dolcemente, asciugandogli le guance bollenti con i pollici.
Harry si scostò malamente, le labbra separate a fargli vedere i denti stretti e la rabbia negli occhi, ora in tutto e per tutto simili a piccoli smeraldi circolari. Louis lo guardò senza capire, gli occhi grandi e le mani ancora a mezz'aria. Non riusciva a capire il perché di questo suo comportamento, non aveva fatto nulla di sbagliato.
 
-Non è colpa tua? Sei stato tu a decidere di nascondere la nostra storia!-
 
-È per il bene della band, Harry, ne abbiamo già parlato- rispose serio e secco, come se volesse chiudere lì il discorso. Quasi come se fosse un padre che cercava di zittire il figlio capriccioso.
 
-Oh, certo! E pensi che ci creda?- gli urlò contro mentre allargava le braccia. Le fece ricadere lungo i fianchi al silenzio dell'altro.
-La ami, vero? Ami più lei-
 
-Eleanor è un mia cara amica, le voglio bene. Ma non la amo, non in quel modo-
 
-E allora perché torni sempre a casa col suo profumo? Perché sembri più felice quando sei con lei di quanto appari quando sei con me?- inveì nuovamente, allontanandosi ancora da lui. Si passò le braccia attorno al petto e si strinse forte, come un ragazzino che cerca di proteggersi dai pugni dei bulli.
 
-Perché devo farlo vedere ai paparazzi. Devono farci delle foto, per questo dobbiamo stare sempre vicini. Capisci?-
 
-No che non capisco. Perché ti sei messo in testa tutto questo?!- gli ringhiò contro. Lo vide esitare, come alla ricerca di una risposta valida.
Louis deglutì e si inumidì le labbra. Si spostò la frangetta di lato, cercando di far stare assieme anche i capelli più corti.
 
-Perché i manager ci hanno detto che dobbiamo dare aspettative alle fan. E per proteggerti, Harry. Soprattutto per questo-
 
-Proteggermi? Da cosa, di grazia? Dalla felicità? Perché stare apertamente con te non farebbe altro che rendermi felice!-
 
-Dai pregiudizi. Dagli insulti. Da tutto quanto- replicò stringendosi nelle spalle. Harry scosse la testa.
 
-A me non importa! Io voglio solo far vedere a tutti che ci amiamo e che che siamo felici assieme!-
 
-Quando non saremo più ingaggiati con la Modest, potremo farlo. Per ora devi accettarlo, devi accettare di stare con me dietro le quinte di questo grande spettacolo-
 
-Modest qui, bene della band lì... Io non ne posso più! Non posso più sopportare questa vita!- terminò con un singhiozzo più rumoroso degli altri.
 
Lo superò a grandi passi, ignorando il suo tentativo di trattenerlo mettendogli una mano sulla spalla e chiamandolo con tono dolce. Aprì con veemenza la porta, che poi fece richiudere dietro di sé una volta fuori. Non ne poteva più, ogni giorno si sentiva sempre più solo. Era come se fosse il ripiego, la persona da cui andare quando Eleanor non c'era. E Harry questo non riusciva proprio a sopportarlo, non più. Il solo pensiero gli stringeva il cuore in una morsa d’acciaio, fredda e pungente.
Non si accorse nemmeno della pioggia che, lenta e sottile, aveva cominciato a scendere e bagnare ogni cosa si trovasse nella sua traiettoria. Si mescolava alle lacrime del ragazzo, facendogli andare quelle gocce salate sulle labbra che puntualmente si puliva con la punta della lingua.
Non sentiva più nemmeno il freddo inglese che penetrava nella pelle e avvolgeva le ossa in un’oppressione forte e pungente. Più che altro non gli importava il male che il mondo esterno poteva fargli. In quel momento tutto ciò che voleva era raggiungere un posto isolato, dove non ci fosse nessuno per poter dare sfogo a tutto quello che aveva dentro. Arrivò al parco e si guardò intorno, il petto che si alzava e abbassava velocemente per la fatica della corsa. Ingoiò a vuoto per cercare di riprendere fiato e sentì delle fastidiose fitte alla gola, come degli spilli che gli provocavano conati di vomito. Avrebbe voluto avere una bottiglia d’acqua a portata di mano per placare il bruciore, ma dovette accontentarsi di aspettare qualche secondo per far placare anche la fitta al fianco. Si avviò a passi lenti verso l’altra parte dell’immensa distesa di erba, stringendosi tra le braccia per trovare un po’ di sollievo dal gelo.
Si sedette al bordo del piccolo laghetto in cui c’erano le anatre e sospirò. La piccola pozza d’acqua era completamente deserta, i piccoli volatili dovevano essere nascosti, al riparo dalla pioggia. Harry tirò sul col naso, nuove lacrime calde percorrevano la loro strada già scavata da tempo. Si passò le mani sulle braccia coperte dalla lana morbida del maglione.
Quanto si sentiva stupido. Un completo idiota. Tutti i tatuaggi che in quegli anni si erano fatti assieme come simbolo del loro sentimento… Col senno di poi, non li avrebbe fatti. Se avesse saputo che un giorno sarebbe finita così... Sospirò e si portò le ginocchia al petto, circondandole con le braccia. Vi nascose il viso e si morse il labbro inferiore fino a rompere la pellicina sottile. Il cuore gli batteva all’impazzata, ormai non poteva più imputarlo allo sforzo di prima. Louis gli faceva sempre quell’effetto, ma quella volta aveva un retrogusto amaro per la delusione.
Aveva deciso. Quella volta non si sarebbe fatto prendere più in giro. Avrebbe troncato quella relazione, se ancora così si poteva chiamare. E chissenefrega della band, per quanto egoista potesse sembrare. Non voleva mettere il successo e l’unione di un gruppo davanti alla sua felicità e la sua vita, non più. Lo aveva già fatto per troppo tempo e non riusciva più sorridere davanti agli intervistatori mentre Louis diceva quanto era contento assieme a Eleanor.
Si passò i palmi delle mani sulle guance e sugli occhi. Da quando era diventato così debole? Non piangeva così tanto una volta. Certo, era sempre stato il più passionale della coppia, ma… Aveva sempre avuto un certo contegno e non aveva mai singhiozzato davanti al fidanzato.
Si girò lentamente appena sentì la mancanza delle gocce d’acqua che lo colpivano in testa e sulle spalle. Incontrò lo sguardo dolce di Louis e il suo sorriso incoraggiante. Si era accucciato di fianco a lui e lo copriva con l’ombrello nero, un cappotto sull’altro braccio. Glielo porse, ma Harry lo guardò diffidente.
 
-Avanti… Per riscaldarti. Hai preso freddo- la sua voce gentile lo convinse.
Il riccio prese l’indumento e lo indossò, mormorando un grazie poco convinto. Il maggiore ne approfittò per passagli una mano tra i capelli bagnati e premette le labbra sulla sua fronte.
-Sei caldo. Vieni, ti porto a casa… Non voglio ti peggiori-
 
-Non importa…- sussurrò Harry, evitando il suo sguardo che bruciava nel proprio.
La determinazione di prima era sparita, le parole “voglio finire questa farsa” erano bloccate nella sua gola, incastrate tra le corde vocali. Louis sospirò e scosse la testa. Gli accarezzò dolcemente una guancia fino alla mascella.
 
-Importa, stupido. Importa a me. E prima che tu possa dire qualsiasi cosa…- lo anticipò, Harry già che era in procinto di ribattere. -Io voglio stare con te. Non con Eleanor. So che ti sto trascurando in questo periodo e credimi, vorrei stare più tempo con te. El lo sa, se ne è accorta anche lei che sono triste e parlo troppo di te. Solo che… Dopo che quei paparazzi ci hanno beccati mano nella mano, non voglio rischiare. Non voglio che ti facciano del male, piccolo Hazza…- sussurrò le ultime parole, tendendogli la mano.
Harry sospirò e la strinse nella sua, alzandosi in piedi. Prese lui l’ombrello, superando ormai in altezza il compagno di una buona manciata di centimetri. Gli piaceva tenere la sua mano, riusciva a stringerla completamente nella propria. Louis ridacchiò e gli prese i capelli lunghi, stringendoli forte per far cadere tutte le gocce d’acqua che vi erano rimaste incastrate.
 
-Vero… Ne hanno parlato tanto- disse mesto, la testa bassa.
Louis ne approfittò e si alzò sulle punte, stampandogli un bacio dolce sulle labbra rosse e carnose. Harry non riuscì a trattenere un sorriso spontaneo che gli nacque sul viso e ricambiò quel leggero tocco a fior di labbra. Quando si separarono, il castano sorrise inclinando leggermente la testa, deliziato come sempre dalla vista di quelle fossette che tanto amava. Intrecciò le dita alle sue e lo tirò appena.
 
-Dai, andiamo! Così ti cambi, ti fai una doccia calda e ti metti sotto le coperte… Che quando hai la febbre diventi insopportabile- concluse, una risata nascente nella sua gola.
Il riccio scoppiò a ridere e gli lasciò la mano, passandogli il braccio attorno alle spalle. Lo strinse forte a sé, sentendo il fidanzato avvolgergli la vita con il suo. In effetti aveva ragione, doveva ammetterlo… Non era esattamente facile stare nella sua stessa casa quando era malato.
-Ah! Non dimenticare mai che ti amo, Harry Styles-
Harry sorrise, scuotendo leggermente la testa e guardandolo dall’altro. Gli occhi smeraldini che luccicavano di felicità ed emozione. Era sempre così quando Louis esternava i suoi sentimenti.
 
-Io ti amo di più, Louis Tomlinson-
   
 
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