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Autore: Darth Ploly    18/09/2015    2 recensioni
Una Ponyville corrotta e marcia. Uno spietato killer a piede libero. Una puledra che cerca di portare giustizia nella sua città.
Tra indagini, sentimenti e una buona dose di citazioni, le cupe avventure di una detective che muove i suoi passi in una Ponyville più pericolosa e oscura di Gotham City.
Ho deciso di affidare il ruolo da protagonista a uno dei background pony di Friendship is Magic, ma compariranno comunque le Mane 6, altri pony che tutti conoscete e anche alcuni personaggi inediti.
Questa è la mia prima storia, spero sappia prendervi per mano e trascinarvi in un mondo folle e magnifico.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Notte a Ponyville. La luna è ridotta a un sottile spicchio e le stelle non sono visibili per via dell’inquinamento luminoso. Un leggero e piacevole venticello mi ha accompagnato durante tutto il mio cammino, ma sembra abbandonarmi non appena svolto nel vicolo più temuto della città. Sono in pochi a ricordare il vero nome di questa strada, chiamata dai più “Bet Way” perché sai come la imbocchi ma non come ne esci. Nonostante la cattiva fama, sono in molti ad addentrarvisi per cercare di raggiungere quello che è il locale più celebre di Ponyville. E qui “celebre” fa spesso rima con “malfamato”. Purtroppo è anche il luogo dove una come me può trovare le informazioni più attendibili, specie se sei amica della proprietaria.
Sono quasi giunta di fronte al Jolly Roger quando mi fermo ed emetto un sospiro annoiato e ironico.
“Lo ammetto, sei stato abbastanza silenzioso. Credo però che adesso ti convenga fermarti prima di farti del male. Che ne dici?”. Non mi volto neanche, ma posso immaginare che il pony alle mie spalle sia davvero stupito. Decido di rincarare la dose: “Non ho sentito il rumore di una pistola che viene ricaricata ma sono sicura di aver intravisto un riflesso di luce per un istante. Una lama, non molto grande direi. Forse un piccolo coltellino. Volevi rapinarmi?”
“Sei una puledra intelligente” mi risponde. Vuol fare il duro ma la sua voce risuona incrinata: l’ho intimorito.
“Esatto, e voglio sperare lo sia anche tu. Dalla voce mi sembri molto giovane e non mi piace far del male ai ragazzini. Perché non torni sulle tue orme?”. Il giovane sputa a terra, deve essere infuriato. Lo sento avvicinarsi a me risolutamente: “A muso vuoto la muovi bene quella lingua. Vogliamo vedere che succede se ci infilo qualcosa dentro?”. Mi poggia una zampa sulla spalla.
Mi basta un attimo.
Con un rapido movimento ribalto il ragazzino, gli blocco la zampa colpevole e gliela torco fino a spezzarla. Il suo urlo è agghiacciante.
“Si può sapere che cazzo succede qui?”. Le porte del Jolly Roger si spalancano e ne spunta fuori la proprietaria, Rarity, armata con due pistole.
“Sta tranquilla, miss. Sto solo spiegando al mio amico chi comanda qui” le dico, mentre il pony sotto di me sta ormai piangendo implorando pietà.
“Oh, perdonalo cara: è un novellino. Lascialo andare e vieni dentro, ti offro un drink”. Sorrido e mi rivolgo un’ultima volta al criminale: “Sai, quando starai meglio dovresti venire a ringraziare miss Rarity”. Entriamo nel locale lasciandolo a terra.

Che sia la tua prima o centesima volta, entrare al Jolly Roger provoca sempre un’infinita serie di meravigliose sensazioni. Dopo un breve corridoio fiocamente illuminato, si giunge alle porte della maestosa sala centrale. Illuminata da luci molto chiare che si spezzano per azione di meravigliosi cristalli dando vita a effetti quasi onirici, la sala è occupata in gran parte da tavoli per il gioco d’azzardo. La decisione di Rarity è stata quella di abolire nel suo locale ogni macchina che spinga gli avventori a isolarsi: trovare una slot machine è praticamente impossibile, mentre le roulette, i tavoli dei dadi e soprattutto quelli del poker sono circondati da una folla festosa e brilla. Il lato sinistro del salone presenta un palco dove giovani e procaci puledre danzano accompagnate da musicisti veramente in gamba, intrattenendo così i clienti che non si accontentano del gioco o dell’alcol. Di fronte all’ingresso, dal lato opposto della sala, è situato il bancone del bar, realizzato interamente in cristallo blu notte intarsiato con la magia. Tra il palco e il bancone c’è una porta rossa oltre la quale si sviluppa un lungo corridoio con molte stanze dove gli avventori possono intrattenersi con le ballerine per tutto il tempo per cui sono disposti a pagare. Tutto è immerso nel dolce aroma rilasciato da polveri che bruciano e piante orientali. Sono entrata spesso in questo locale ma il profumo cambia sempre. Una volta Rarity mi disse che nei sotterranei conserva decine e decine di sacchi con polveri differenti e che, a seconda di come le mescola, riesce a ottenere diversi profumi. Solo lei può occuparsene perché una combinazione sbagliata potrebbe addirittura far saltare in aria il locale. Va detto che l’unicorno ha fegato! Eppure il motivo per cui questo locale è tanto apprezzato lo si scopre superando una piccola porta sulla sinistra del bancone e scendendo una breve scala a chiocciola: il Jolly Roger è considerato la migliore fumeria d’oppio di tutta Equestria! In molti hanno accusato Rarity di essere solo una puttana e una spacciatrice ma lei si è sempre comportata da signora, difendendosi con l’abilità dei migliori oratori. Stando alle sue parole, lei si limita a dare ai suoi clienti la possibilità di rilassarsi e di rendere realtà quei sogni che verrebbero giudicati immorali dai “fottuti perbenisti”, anche solo per una notte. Comunque, nessuno ha mai sporto una denuncia ufficiale alla polizia e Rarity ha continuato a far sognare e divertire i suoi fedeli clienti.
Nonostante questo posto puzzi di illecito in ogni angolo, è l’unico posto dove posso trovare informazioni attendibili rapidamente. Seguo Rarity al bancone, ci sediamo e ordiniamo due whisky on the rocks.
“Allora detective, cosa la porta in questo balordo tugurio?” mi prende in giro. Rarity sa bene la mia opinione sul suo locale ma è comunque sempre pronta ad aiutarmi quando ne ha la possibilità. Sembra essere immune a ogni tipo di offesa o ingiuria. La rispetto molto, e credo sia a conoscenza anche di questo.
“C’è stato un ponycidio. Abbiamo trovato il corpo di un orologiaio vicino alla Celestia Tower. Un certo William Tokmane, manto bianco e cutie mark a forma di orologio da taschino. Ti dice nulla?”
“Oh, certo che sì”. Beve un sorso di whisky visibilmente dispiaciuta, poi continua: “Era un cliente abituale, potevi trovarlo spesso qui al bancone a bere del rhum. Era un pony gentile e allegro ma non chiassoso: gli piaceva semplicemente bere parlando con me, gli altri bevitori o le mie ragazze, sulle quali però non ha mai alzato uno zoccolo. Come è morto?”
“Lanciato giù dalla torre. Non ha sofferto. Sai se aveva problemi economici? Che ne so, debiti di gioco?”
“Will non amava il gioco d’azzardo. Quando era un po’ più brillo del solito si limitava a seguire i turni ai dadi ridendo a ogni lancio. So che aveva chiesto un prestito ultimamente, ma non era il primo e gli altri erano stati tutti puntualmente saldati. Diceva sempre: “Un Tokmane paga sempre i suoi debiti”, o qualcosa del genere”. E con questo, tanti saluti alla teoria di Dash.
“Puoi quindi assicurarmi che nessuno aveva problemi con Tokmane?”
“Cara, potresti chiedere a chiunque in questo locale e non otterresti nulla”. Osservo pensierosa il mio bicchiere facendo ruotare il whisky al suo interno, poi lo bevo d’un fiato. Resto ancora un po’ a chiacchierare con Rarity, dopodiché decido di avviarmi verso casa. L’unicorno mi saluta calorosamente e mi giura di contattarmi se dovesse scoprire qualcosa. Quando esco dal locale noto le tracce lasciate dal pony di prima durante la fuga.
    

In breve tempo raggiungo Maner Street, supero il portone del palazzo dove abito e mi avvio verso il mio appartamento. Non amo questo posto ma almeno ho avuto fortuna a trovare l’unico appartamento all’ultimo piano, così posso dedicarmi a me stessa e al mio lavoro senza essere infastidita troppo dai vicini. Sto salendo l’ultima rampa di scale quando sento dei rumori strani sul piano. Mi sporgo con circospezione dal muro e noto una pegaso grigio con uno zaino che armeggia alla mia porta. Wow, oggi è il secondo pony con manie suicide che incontro! Rapida e silenziosa le arrivo alle spalle e le punto una pistola alla testa: “Dimmi cosa vuoi e forse oggi non morirai!”. Il pegaso urla terrorizzato e si gira verso di me. Nel farlo, lo zaino le cade maldestramente aprendosi e diffondendo la sua roba sul pavimento.
“Ti prego, non sparare! Prendi anche la borsa ma lasciami andare!”. Diamine, è una ragazzina! Sicuramente non ha neanche finito gli studi. Ha la criniera dorata e uno sguardo leggermente strabico. Con sé porta pochi oggetti e nulla di pericoloso. Abbasso l’arma sbuffando: “E tu chi saresti?”. È spaventata ma riesce a rispondere chiaramente: “Mi chiamo Derpy Hooves, Sono la nuova proprietaria di questo appartamento”. Cosa? Ma che dice?
“Scusami ragazzina, ma questa è casa mia”. Lei appare confusa: “Ma no, è impossibile! Ho appena ritirato le chiavi, guardi anche lei!” Me le passa e le guardo … sì, le guardo …
“Queste sono le chiavi dell’appartamento 6: questo è il 9”. Il volto del pegaso subisce una rapida metamorfosi passando dal grigio al rosso acceso.
“Oh no, che figura! Mi … mi dispiace terribilmente, ho confuso il numero della chiave!”. Le dico che non c’è problema mentre la guardo rimettere in tutta fretta i suoi oggetti nello zaino. Entro in casa mentre lei scende le scale continuando a parlare ma sento di nuovo il suo zaino cadere rovesciando il suo contenuto.  Che razza di maldestra!
Mi chiudo la porta alle spalle, poso la pistola e … lo vedo! Gli occhi mi brillano di gioia mentre mi avvicino: “Ciao, tesoro! Ti sono mancata?”. Accarezzo con amore il mio violoncello, posiziono l’archetto e inizio a suonare un’ode.
Il mondo mi sembra improvvisamente perfetto. 
   
 
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