Crossover
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Autore: daeran    10/02/2009    2 recensioni
Che cosa lega le sorelle Halliwell al gruppo di Sanzo? Perché il “pelatone” biondo ha lasciato il Togenkyo alla volta della San Francisco del 2000, accompagnato solo da due dei suoi compagni? Che cosa mai può averlo spinto ad abbandonare il viaggio verso il Tenjiku e cosa potranno fare le tre streghe per lui? Probabilmente nulla, a parte evitare di farsi uccidere nel fuoco incrociato provocato dalla devastante rabbia di un dio della guerra condannato a morte e dalla furia di un bonzo defraudato della cosa a cui, suo malgrado, tiene più di ogni altra al mondo.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anime/Manga, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Uff è passato di nuovo un sacco di tempo, spero che non tutti abbiate abbandonato le speranze, non so quando aggiornerò la prossima volta, questa storia, a differenza di altre mi è sempre in testa e scrivo qualche capoverso nuovo ad ogni pausa da altri racconti. Ora non sto scrivendo nient'altro di particolare, magari riuscirò ad aggiungere un nuovo capitolo in breve, chissà. Non temete, con persevranza prima o poi lo completerò! intanto ecco il 15° capitolo! Vi ricordate cos'è successo fino ad ora? Qualcuno mi faccia un riassunto! XD Scherzo, ovvio, l'ho scritto io, mi ricordo tutto! ^__^' '

Daeran.

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Capitolo 15
Sono stato io?

La tranquillità durò ben poco, nel momento stesso in cui Son Goku cadde svenuto tra le braccia del giovane bonzo biondo, ciò che rimaneva del Golden Gate Bridge prese a tremare minacciosamente e quasi contemporaneamente si sollevarono le grida terrorizzate dei sopravvissuti all’attacco di Seiten Taisei i quali, grazie al fumo ed alle fiamme che lambivano le prime macchine coinvolte, non avevano potuto assistere al combattimento tra demoni e streghe.
“Che diavolo sta succedendo adesso?” Sha Gojyo appariva più seccato che spaventato.
“Se continua così, crollerà tutto il ponte! Dobbiamo fare qualcosa!” urlò Paige in preda al panico.
“E’ come se qualcosa stesse facendo tremare il ponte da… sotto” Leo fu costretto ad urlare per sovrastare il frastuono ma si zittì quando, improvvisamente come era cominciata, la scossa terminò, lasciando dietro di sé solo silenzio.
Persino le grida erano cessate ed il crepitio delle fiamme che ancora divoravano i resti delle macchine esplose, parve affievolirsi per lasciar spazio ad una calma innaturale e spaventosa.
Nessuno osò aprire bocca; angeli, streghe e demoni si guardavano attorno con occhi sgranati, in attesa di qualcosa di indefinito ma del quale potevano già chiaramente sentire il pericolo.
Solo Genjyo Sanzo non alzò lo sguardo, era inginocchiato sull’asfalto con Son Goku ancora stretto tra le braccia. Gli cingeva la testa in un gesto di protezione che gli altri due demoni non avrebbero mancato di notare, se la situazione non fosse stato tanto dannatamente tesa e recitava un mantra in un sibilo appena udibile. Aveva gli occhi chiusi, quasi stretti nella concentrazione e le sue labbra si muovevano a gran velocità mentre dondolava avanti ed indietro il corpo inerme del ragazzino.
Paige notò il comportamento del bonzo e gli si avvicinò di un passo ma, con un sussultò si fermò, un urlo straziante squarciò l’aria sopra le loro teste.
“Smettila! Basta!”
Hòmura galleggiava una decina di metri sopra il ponte, si stringeva la testa con entrambe le mani ed aveva il volto piegato un una smorfia di terribile dolore.
Sanzo si distrasse un istante, Son Goku mormorò nel sonno e si mosse lievemente tra le sue braccia, contemporaneamente Hòmura parve liberarsi dalle catene invisibili e si scagliò, ringhiando ferocemente, contro il monaco ma, quando fu a pochi centimetri da lui, con il pugno chiuso alzato e pronto a colpire, un nuovo urlo di dolore scaturì dalle sue labbra sottili e cadde in ginocchio, serrando gli occhi, incapace di resistere al mantra di purificazione del sacro Cielo Demoniaco.
Le streghe ed i due demoni, affiancati dall’angelo bianco, fissarono la scena esterrefatti, nessuno di loro conscio di cosa stesse effettivamente accadendo; nessuno eccetto il piccolo Wyatt che cominciò a sua volta a muovere velocemente le labbra.
La sua voce acuta vibrò nell’aria, sovrastando per un solo momento quella profonda del monaco; entrambi intonavano in perfetto unisono lo stesso mantra che assunse le tonalità di una canzone melodiosa e riuscì a coprire le urla doloranti del Rinnegato.
Presto avrebbero preso il sopravvento, presto le porte della non esistenza si sarebbero riaperte per accogliere il Rinnegato nella stessa prigione da cui era sfuggito.
Questa era l’unica consapevolezza ancora presente nella mente del giovane monaco, mentre una seconda coscienza che lo aveva accompagnato sempre in silenzio, da quando poteva ricordare, aveva infine preso il controllo e lo portava a recitare all’infinito un mantra, un incantesimo, una conoscenza che aveva da sempre ma che era rimasta assopita per innumerevoli anni.
Aveva già recitato quell’incantesimo, conosceva dentro di sé quelle parole antiche ma…
Un giovane viso luminoso gli comparve davanti agli occhi. Occhi stretti e viola, capelli lunghi, biondi e luminosi come il sole, un’espressione eternamente annoiata.
“Konzen…” di nuovo Son Goku parlò nel sonno ed ancora la coscienza di Genjyo Sanzo divenne più forte. Abbassò lo sguardo sul ragazzino ed un altro flash lo colpì inatteso: era lo stesso volto da scimmia ma più infantile. Un bambino, con le fattezze di Goku, i cui grandi occhi dorati, gentili e pacati, si trasformarono in un solo istante in due fessure ferine, iniettate di sangue.
Sangue.
Il sangue gli ricopriva le mani e gli sporcava la bocca.
Il sangue.
“Sanzo!”
La voce di Paige Hallywell spezzò il mantra, cantato ormai solo dal piccolo Wyatt. La melodia, portata avanti da una sola voce, era divenuta cacofonica, qualcosa non andava, Sanzo ne era certo. Non poteva funzionare così, non doveva funzionare così, dovevano cantare entrambi, il potere sprigionato doveva essere completo, come lo era stato cinquecento anni prima, quando…
Il ricordo gli sfuggì ancora, un sibilo improvviso attirò nuovamente la sua attenzione.
Sanzo alzò lo sguardo, appena in tempo per intravedere qualcosa brillare nel fumo sopra la sua testa.
Non si accorse di nulla, incrociò gli occhi di Hòmura che aveva recuperato tutta la sua forza e gli sorrideva trionfante; per un momento lo fissò stupito, incapace di comprendere il motivo di tanta ilarità, poi qualcosa di caldo gli fuoriuscì dalla bocca, ora invasa inspiegabilmente da un pungente sapore metallico.
Faticava a respirare, le forze lo stavano velocemente abbandonando; sollevò le dita affusolate a sfiorare la bocca, quando le ritrasse le fissò stupito, come se non gli appartenessero neppure: erano imbrattate di un liquido vermiglio.
“Sanzo!” tante voci lontane si disperdevano confuse come eco nel vento.
Cadde in una voragine infinita, circondato da oscurità e silenzio.


“Sanzo!”
Son Goku si svegliò di soprassalto.
Che incubo assurdo aveva avuto.
Hòmura che parlava nella sua testa?
Che cosa assurda. Il dio della guerra era morto, lui stesso lo aveva ucciso o forse si era fatto uccidere di proposito, quel maledetto ma non aveva più importanza, il nemico era morto ed il viaggio verso il Tenjiku era ripreso.
Era ripreso?
Perché non ricordava di aver lasciato con Sanzo il paradiso del semidio?
Doveva essersi addormentato, ecco spiegato tutto.
In fin dei conti era stanco morto, avevano lasciato a lui il lavoro più pesante.
Doveva essere crollato per la fame ed il sonno.
Oh no!
Sanzo lo avrebbe sgridato ed il Kappa lo avrebbe preso in giro fino alla morte. Per fortuna Hakkai lo avrebbe consolato e gli avrebbe preparato un ottimo pranzo.
Già assaporava i deliziosi manicaretti dell’amico demone.
Spinse le coperte con un calcio e saltò in piedi sul letto, convinto di prendere gli amici di sorpresa, invece toccò a lui lo stupore, non c’era nessuno chino sul suo letto, nessuno nel resto dalla stanza che, a dirla tutta, era davvero troppo piccola per essere considerata una camera d’albergo.
Scrutò per un istante la propria espressione interrogativa, riflessa nel grande specchio alla sua destra. Non era la camera più ordinata che avesse visto, vestiti e cianfrusaglie da donna erano sparse qua e là, sui mobili, sulle sedie, mentre sulla scrivania incombevano pile di fogli scritti a mano e libri.
Con il cuore in gola realizzò di non essere in una camera d’albergo.
Era stato forse rapito?
Da una donna?
Da una strega famelica che intendeva divorarlo?
Da un pazzo maniaco di chiffon e vestiti che studiava qualche arte magica per trasformare un povero demone indifeso in una bambola da vestire con abiti da donna?
“MAI!”
Balzò giù dal letto e corse verso la porta, pronto a sfondarla a calci, se fosse stata chiusa a chiave.
Incredibilmente girò la maniglia e la porta si aprì silenziosamente.
Si ritrovò subito in un corridoio deserto, lo percorse in silenzio, ogni muscolo all’erta, pronto all’attacco od alla fuga.
Un odore pungente che conosceva fin troppo bene gli invase le narici sensibili.

“Perché non si rimargina?”
Una voce femminile lo costrinse a sussultare ed appiattirsi contro la parete del corridoio.
Una goccia di sudore scivolò lungo il collo del giovane demone. Una strega, esattamente  come si aspettava.
L’avrebbe stesa, prima che si avvicinasse con i suoi terribili pizzi.
-Una donna non si sfiora neppure con un fiore.- gli avrebbe senza dubbio fatto notare Hakkai.
-Non dirgli così, Hakkai, o penserà di doverle mangiare.  - avrebbe ribattuto Gojyo.
Gojyo ed Hakkai, il pensiero corse ancora inesorabile ai due amici demoni.
Dove potevano trovarsi, cosa poteva essere accaduto loro?
Qualcosa di terribile, senza dubbio, altrimenti sarebbero stati accanto a lui, avrebbero combattuto fianco a fianco contro l’ennesima minaccia presentatasi sulla loro strada verso il Tenjiku.
“Non lo so, Paige, i miei poteri non funzionano, la ferita sembra chiudersi per un istante ma poi torna a sanguinare, se non riusciamo a fare qualcosa morirà dissanguato.”
Una voce maschile questa volta accompagnò i passi che continuavano ad avvicinarsi.
“E se provassimo insieme?” domandò ancora la strega, la cui voce apparve singolarmente preoccupata alle orecchie del giovane demone.
“Non credo possa funzionare, neppure il potere di quel demone funziona, non è questione di energia o potere non sufficienti, c’è qualcosa che impedisce alla ferita di rimarginarsi ma…”
“Forse il pugnale che quel bastardo ha utilizzato era maledetto.”
Una terza voce, questa volta più familiare seguì lo scatto netto di accendino.
Il cuore di Son Goku sussultò.
“Non possiamo saperlo, perché non c’è un pugnale. Qualunque cosa abbia usato per colpirlo, è sparita assieme a quel mostro.” ribatté la prima voce maschile.
“Ti ho già detto che non devi fumare qua dentro, Gojyo!” ancora un’altra donna.
“Non credo che la cosa possa nuocere al nostro bonzo; di certo non morirà di cancro prima di morire dissanguato.” Sha Gojyo era teso, come mai lo aveva sentito il ragazzino, borbottava, scandendo a fatica le parole, con la sigaretta stretta tra le labbra.
Un silenzio carico di tensione scese sul  piano di sotto, mentre Son Goku, dimenticando la paura e la prudenza, si staccò con un sobbalzo dalla parete contro la quale era rimasto schiacciato e si slanciò sulla scalinata, prendendo tutti di sorpresa.
“Goku…” Gojyo riuscì appena a pronunciare il suo nome, quando il ragazzino gli sfrecciò accanto, ignorando completamente gli sguardi sbalorditi ed un po’ spaventati delle donne e dell’uomo sconosciuti che gli stavano accanto.
Appena varcò l’ingresso del salotto, l’odore di ruggine lo investì con l’irruenza di un pugno allo stomaco e solo allora lo vide: il volto esangue dell’uomo che lo aveva liberato dalla prigionia, i capelli biondi solitamente luminosi e scompigliati, ricadevano opachi a coprire la fronte corrugata ed imperlata di sudore.
Il giovane si fermò con il cuore in gola, gli occhi sbarrati per l’orrore, mentre una sola parola gli rimbombava nella mente: mostro.
Tentò di pronunciare il nome del suo sole ma gli mancò il fiato, le gambe cominciarono a tremargli.
Non reagì al movimento improvviso che intravide accanto al divano su cui giaceva Sanzo, non si oppose neppure quando due braccia forti lo abbrancarono alle spalle e la voce di Gojyo gli spaccò un timpano urlando vicinissima:
“No, tesoro, non c’è pericolo, non farlo esplodere! E tu, razza di idiota, ti sembra il modo di…” l’amico si zittì, percependo i tremiti che attraversavano il corpo del ragazzo.
“Goku…” mormorò ancora.
Non rispose, scrollò le spalle, senza forza ed avanzò di qualche altro passo.
“Goku.” questa volta fu Hakkai a parlare e solo in quel momento il demone scimmia distolse lo sguardo dal viso inerte del monaco, per accorgersi dell’altro amico seduto al suo capezzale.
Aveva le mani poggiate sul ventre scoperto di Sanzo ed imbrattate di sangue, come il divano ed il tappeto lì accanto, anche lui appariva pallido, quanto il suo paziente, aveva il fiato corto e due profonde occhiaie; gli rivolse un debole sorriso.
“Ti sei svegliato, finalmente.”
Sanzo si mosse e gemette, Goku sussultò ma nessun altro nella camera apparve stupirsi, Cho Hakkai strinse gli occhi ed una piccola porzione del suo Chi gli illuminò le mani, per insinuarsi nello squarcio aperto nella carne viva. Genjyo Sanzo gemette ancora e ripiombò nell’assoluta immobilità, il respiro era talmente debole da non notarsi quasi il movimento sul petto esposto.
“Hakkai…” il sussurro fu flebile ma l’amico portò ancora l’attenzione sul demone dagli occhi dorati. “Sono stato io?” mormorò tremando come una foglia.

  
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