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Autore: Valu Valonsa    19/09/2015    0 recensioni
"Tu non sei la mia ragazza!"
Una frase che nessuno vorrebbe mai sentirsi dire, ma se accadesse cosa fareste?
Meglio rimboccarsi le maniche e guardare avanti.
Spesso quello che perdiamo torna sempre da noi...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Quando il tempo ti cambia la vita.












 





Perduto è tutto il tempo che in amor non si spende.
T. Tasso




 









Entrai in palestra, che in realtà era un aula abbandonata adibita a ritrovo per studenti annoiati. Cercai di non attirare su di me l’attenzione, camminavo quatta quatta a ridosso del muro.
Nemmeno fossi una spia segreta!
Nora mi fissava circospetta e molto preoccupata, per lei ero una pazza, me lo aveva scritto su un bigliettino mentre la prof spiegava quella poesia immensa. Aveva scritto che ero una pazza impossessata, che avrei dovuto almeno farlo parlare e poi sbraitare. Volevo rispondere a tono, ma il nostro nuovo compagno di banco mi sfilò il bigliettino dalle mani, lo lesse e mi fissò. Sorridendo poi aggiunse un “grazie!” , con una calligrafia quasi perfetta, e lo passò a Nora.
Mi mancava solo la comunella tra di loro poi avrei completato il quadro della congiura.
Quel fogliettino poi sparì, Nora non sapeva dove fosse finito e di certo non avrei chiesto a quell’energumeno al mio fianco.
Una volta al sicuro all’interno della palestra, mi rilassai e mi avvicinai a Nora, che discuteva con una nostra compagna riguardo un principio di fisica.

“Ti annoi?”
Un brivido mi scosse, solo perché mi aveva alitato sul collo il mio corpo era già partito in quinta. Stranamente quella voce stava diventando fin troppo familiare e se da una parte la presa di coscienza mi alterava, dall’altra ne ero involontariamente confortata.

“Vattene.”
Più diretta di così non avrei potuto essere, non ci voleva una laurea in chimica organica per capire che lo stavo mandando a cagare. Ancora una volta!
Nora si voltò verso di noi, fulminandoci con lo sguardo. Se avesse potuto ci avrebbe ucciso a suon di schiaffi.
Ci aveva rivolto uno sguardo pieno di astio a tal punto che un po’ spaventata feci un passo indietro, andandomi a scontrare direttamente con la causa di ogni mio male. La mia schiena aderiva perfettamente al suo petto e la sua mano era salita a cingermi il fianco, senza che me ne rendessi conto.
Nelle sue mani ero come creta, e non ne andavo per niente fiera.
Il suo fiato continuava ad infrangersi contro il mio collo e la sua mano mi spingeva contro il suo corpo, come se volesse proteggermi da qualsiasi pericolo imminente.

“Vieni andiamo fuori.”
Intensificò la sua presa e mi condusse all’esterno, sul retro della palestra, dove di solito andavano i ragazzi per fumare. Lanciare uno sguardo di supplica a Nora non era servito a nulla, mi aveva ignorato completamente.
Anzi ci avrei scommesso la testa che ci avrebbe coperto pure con gli altri!
Una volta all’esterno, completamente soli decisi di farmi forza. Oggettivamente era una chiacchierata, non dovevo far altro che spiegare per la milionesima volta le mie motivazioni a questo stronzo e poi avrei goduto della mia meritata pace.
Prima di tutto però dovevo essere lucida al 100%, così mi allontanai dalla sua stretta e misi distanza tra di noi. Raccolsi una buona dose di aria, giusto per calmarmi e non spaccargli subito la faccia e infine incrociai le braccia al petto in attesa di sentirlo parlare.

“Ah! Devo iniziare io?”
Notando la mia posa mi chiese, alquanto sorpreso, una cosa per me più che ovvia.

“Sei tu che mi vuoi parlare! Se non hai nulla da dire rientro…”
Così facendo già scocciata mi riavvicinai alla porta, ma la sua mano mi bloccò di nuovo.

“Nono, voglio parlare. Ero solo convinto che volessi dirmi qualcosa tu prima…”
Ci riprovò.

“Cosa dovrei dirti apparte quello che ti sto ripetendo da ieri? Mi devi lasciar stare e metti giù le mani. Smettila di toccarmi in continuazione, mi dest-… mi irriti!”
Cazzo, ero in procinto di farla grossa. Cercai di calmarmi di nuovo, non dovevo far trapelare nessun altro tipo di frase compromettente.
Nemmeno se n’era accorto.

“Mi de-… cosa? Che stavi dicendo?”
Ecco appunto!

“Non ti riguarda. Parla o me ne vado!”
Lo minacciai facendo un ulteriore passo verso la porta, ma la sua mano era già pronta a riafferrarmi.

“Parla!”
Mi intimò con tono autoritario, il solito che utilizzava con le ragazze per farsi dire e fare ciò che lui desiderava, ma con me aveva smesso di funzionare. Lo fulminai con lo sguardo e ancora prima che potessi risponderlo lui riprese.

“Parla…per favore.”
Sorpresa lo fissai con la bocca aperta, era dal giorno prima che mi chiedeva le cose usando toni più gentili. Non sempre, ma almeno li aveva introdotti. Feci mente locale, non potevo distrarmi per questi piccoli gesti di cortesia. Mi scrollai la sua mano dal braccio e ripetei ancora una volta ciò che desideravo.

“Ho detto che non mi devi toccare. Mi…mi destabilizzi. Ora parla.”
Quasi immediatamente il suo sguardò si addolcì, per un breve attimo vidi la sua mano avvicinarsi al mio volto, ma il mio sguardo ancora una volta sorpreso lo convinse ad andare per gradi.

“Ok. Da dove inizio? Sì…Ho sempre avuto tante ragazze intorno, penso si sia notato. Ognuna di loro ha sempre cercato una cosa solo da me, o comunque è quello che alla fine ottenevano. Sono tutte costruite, mangiano solo insalata se le porti fuori, si attaccano come cozze al mio braccio, concordano con qualsiasi cosa io le dica, non hanno opinioni riguardo nulla, si mettono quei trampolini e poi si lamentano perché non riescono a camminare, si riempiono la faccia di trucco e ti linciano se le sfiori perché rovini il capolavoro. So di avere un carattere un po’ difficile, ma non ho mai pensato che fosse così complicato trovare una ragazza che sia giusta per me. Voglio dire sono abbastanza intelligente, sono un bel ragazzo e diavolo sono anche simpatico, però riuscivo solo ad attirare quelle ragazze che volevano vantarsi di avere un uomo bello al loro fianco e non appena provavo a mettere in mezzo sentimenti più seri, importanti perdevano interesse.”
Sorrise amareggiato, mentre io ascoltavo attenta e mi chiedevo perché stesse raccontando a me queste cose.
Cambiai gamba di appoggio e Leonardo spostò lo sguardo su di me, mi scrutò affondo, per poi fermare la sua corsa sui miei occhi.
Inchiodò i suoi ai miei.



“Poi sei arrivata tu.”
Mi si mozzò il fiato in gola.
Che significava? Cosa diamine stava succedendo?
Nonostante il mio corpo stesse dando i primi segni di cedimento cercai di non darlo a vedere e non spostai mai il mio sguardo dal suo.
Volevo affrontarlo.

 
“Ecco vedi! Tu mi guardi negli occhi.. Non voglio essere smielato, non so nemmeno come si faccia in realtà. Quello che sto provando a dirti è che tu mi hai scombussolato qui.”
Disse indicandosi lo stomaco.
Bene. Lo facevo vomitare.
Che dolce!


“Sin da subito ho percepito che eri diversa. Tu mangi merendine a volontà e riesci ad essere dannatamente in forma, dici sempre la tua e non ti tiri mai indietro, mi contraddici ogni santissima volta e questa cosa mi eccita da morire! Il tuo trucco è talmente leggero che ogni volta che ti sono accanto mi verrebbe spontaneo accarezzarti il viso, perché non c’è pericolo che mi sbraiti contro. Sei di una bellezza unica, così acqua e sapone! Indossi jeans comodi e scarpe da ginnastica nelle giuste occasioni, e quella volta che ti incontrai alla festa di Nicole….Dio! Eri uno schianto. Lo sei sempre e questa cosa mi fa uscire pazzo. E sì, se il prof non ci avesse interrotti ti avrei baciato fino a quando avremmo avuto fiato. Tu sei maledettamente diversa dalle altre, tu mi guardi negli occhi, tu mi parli con i tuoi occhi e mi dici più di quello che mi vorresti far sapere. Tu… Ho intravisto che avevi interesse per me, ma avevo il terrore che ti rivelassi finta. Che tutto ciò che trovavo magnifico, attraente e unico fosse solo una maledetta copertura per attirare l’attenzione. Così ti mettevo alla prova, ma tu…tu sei tenace. E sei così come appari, sei trasparente e sincera sempre, lotti per ciò che ami. Mi dispiace di averti fatto passare le pene dell’inferno, e, nonostante io lo speri con tutto me stesso, non credo sia facile per te perdonarmi. Diamine, tu mi piaci da morire.”

Mi aveva lasciato completamente a bocca aperta.
Pensava tutte quelle cose di me? Perchè non mi ero mai accorta di nulla?
Oddio sì, credevo ci fosse qualcosa alla base del nostro rapporto confusionario, ma non tutto ciò.
Cercavo di rispondere in qualche modo, ma nella mia mente si ripetevano in sequenza le sue parole, quindi il risultato era ogni volta più scioccante. Aprivo la bocca per parlare, ma non emettevo suoni.

“Wow ho trovato il modo di zittirti?”
Chiese scherzosamente per alleggerire l’atmosfera, ma continuai a non rispondere. Ci fissavamo come due stupidi rinchiusi nei nostri pensieri.
Fin quando non fece un passo verso di me. Si avvicinò con cautela, per studiare la mia reazione, ma io ero nel pallone più totale.
Aveva parlato sinceramente, questo era certo, ma era difficile credere che avesse fatto tutto quel casino per mettermi alla prova. A me piaceva veramente ed era chiaro a tutti.
Mi ricomposi, o almeno ci provai, per cercare di chiarire ogni punto.

“Ehm… perché me lo dici oggi?”
Domandai incerta se fosse quella la cosa più importante da chiedere.


“Oh…E’ buffo che tu me lo chieda, cioè… ieri ci sono andato giù pesante e hai fatto bene a reagire così. Sono stato un coglione e devo pagarla per questo, ma non voglio perderti. Quello che abbiamo…quello che potremmo avere non voglio buttarlo via. E non voglio che tu rinunci a me proprio ora. Non mi arrendo, ti seguirò ovunque se servirà a farti capire che è con me che ci devi provare. Seriamente stavolta.
Quando sei andata via, ieri sera e questa mattina ho visto in te rabbia e la delusione, so che sono stato io, che è tutta colpa mia e ne sono dispiaciuto. Ho realizzato che eri seria, tu davvero volevi troncare ogni rapporto con me e mi sono spaventato a morte. Io ti voglio, non nel modo in cui ti ho dimostrato fino ad ora, ma ti voglio ti voglio per davvero.”
Ma dove era nascosto questo Leonardo? Era quello che io intravedevo così raramente, ma scontrarmi con la parte più sincera e veritiera mi tolse il respiro.
La scelta toccava a me quindi.
Sinceramente dovetti ammettere a me stessa che era stato chiaro e schietto, mi aveva detto tutto ciò che voleva e in effetti avrei dovuto dargli la chance di chiarire già ieri.
La suspance non ha mai ucciso nessuno però, e dopo tutto quello che mi aveva fatto passare, era il minimo. Era stato molto dolce e le sue intenzioni erano più che lusinghiere, ma in certe situazioni ero io a trovarmi in netta difficoltà.

“Quindi vuoi frequentarmi?”
Chiesi per maggiori delucidazioni, anche se il suo sguardo insistente e penetrante iniziava a mettermi a disagio. Mi sentivo nuda sotto il suo sguardo, ma anche confortata dal fatto che ciò che avevo sempre letto in esso fosse vero.

“Sì.”
Sicuro e deciso.

“Sul serio?... Cioè sei sicuro?”
Rise per il mio tono sorpreso, ma ciò non lo distrasse. Si avvicinò ulteriormente a me portandosi ad un palmo dal mio naso.

“Sì, sul serio. Non sono mai stato così sicuro in tutta la mia vita. Ho provato com’è perderti, come non scontrarmi più con te o non avere più legami ed è stato orribile. Si comprende il valore di ciò che si ha solo quando lo si perde. Perdonami se sono arrivato a tanto, ma adesso tutto mi è più chiaro. E voglio te, sono sicuro. Non mi farai cambiare idea.”
E ogni fibra del suo essere mi confermava che ciò che diceva era la pura e semplice verità.
Ripensai a tutte gli scontri e le discussioni avute in quegli anni, al tempo perso dietro ai nostri rispettivi scudi e mi apparve spontaneamente un sorriso. Tutto quel tempo sprecato ad arrabbiarci, a lottare , a prevalere sull’altro, quando in realtà potevamo risolvere più piacevolmente ogni discussione. Anche il dolore dei giorni precedenti divenne vano, mi era sempre piaciuto e se lo avessi messo alle corde prima forse avremmo risparmiato tempo prezioso.

“Bene.  Direi che hai detto tutto no?”
Si preoccupò visibilmente per il tono annoiato, appositamente scelto per prenderlo in giro.

“Io… tu cosa pensi? Vuoi… vuoi ancora che ti lasci stare?”
La sua voce tremò, forse per la paura, per l’agitazione, non saprei, ma tentennò rivelando una preoccupazione maggiore, rispetto a quella che voleva dimostrare.

“No, non voglio.”
La sua felicità fu immediata, era tentato anche ad abbracciarmi, ma non lo fece. Forse non pensava potesse prendersi già quel tipo di confidenza… ed io che pensavo già a baciarlo!

“Ottimo… sono sollevato, per non dire estasiato, felice, grato, contento, emozionato e altre mille cose insieme.”
Era chiaro che volesse almeno un contatto, ma si tratteneva sempre. Iniziai a pensare che forse emanavo un cattivo odore, o che avessi qualcosa in faccia o su i vestiti. Perché non voleva annullare quella piccola distanza tra di noi?

“Ora potrei eventualmente toccarti e magari anche baciarti? Sto morendo dalla voglia di farlo!”
Mi anticipò e sciolse ogni dubbio stupido, stava semplicemente mantenendo fede alla richiesta che gli avevo posto. Questo mi fece comprendere che se eventualmente io gli avessi chiesto di continuare a ignorarmi, lui per me l’avrebbe fatto. Il dolore al solo pensiero che ciò potesse accadere mi strinse lo stomaco in una morsa infernale e dolorosa.
Fortunatamente era lì.


“E io che pensavo che non me l’avresti più chiesto.”
Lo attirai a me tirandolo per la maglietta e annullai definitivamente lo spazio tra di  noi e senza che glielo ripetessi Leonardo si offrì di eliminare ogni tipo di distanza.
In un attimo le sue labbra, che tanto avevo agognato, furono sulle mie. Il mio cuore esplose di gioia, automaticamente le mie mani si immersero nei suoi capelli mossi, mentre le sue riprendevano pieno possesso dei miei fianchi. Le nostre lingue si scontrarono quasi subito iniziando una rincorsa senza fine e i nostri respiri divennero un tutt’uno.
Fu come se ci baciassimo da tempo, come se non avessimo fatto altro che questo.
Quel nostro primo bacio aveva il sapore di casa, di ritrovo.
Ci allontanammo a corto di fiato e ci sorridemmo.
Nei suoi occhi, specchio dei miei, vi vedevo la felicità. Ci sorridevamo come due cretini e ne eravamo consapevoli.
E pensare che volevo gettare la spugna perché non ricevevo nulla di buono in cambio!
Mi prese per mano e guardandomi come se fosse la prima volta mi disse:

“Dobbiamo rientrare, sta per finire l’ora. Voglio che tutti sappiano, Nora per prima, quindi non sparire e non lasciarmi solo. Ho bisogno di te come tu di me.”
Ricambiai forte la stretta, cercando di rassicurarlo ulteriormente.

“Controllando l’agenda non noto viaggi imminenti in zone lontane. Da qui non mi muovo. ”
Mi baciò ancora una volta mentre un sorriso enorme, sincero come non l’avevo mai visto, gli spuntò sul viso. E il bacio, e il sorriso e il suo sapore, il profumo, quelle mani mi fecero andare in tilt, mi sciolsero completamente a tal punto che lo strinsi più forte. Prolungai fin quando potei il nostro bacio, come se fosse l’ultimo.
Mano nella mano rientrammo in palestra.
Incredibile come in 3600 secondi tutto possa cambiare.


 
   
 
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