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Autore: ineedofthem    19/09/2015    5 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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capitolo 2

RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 2



Il primario ci guarda corrucciato, cercando di capirci qualcosa.
"Scusate, ma voi due vi conoscete?" ci domanda, una vena di curiosità nella voce.
Luca si limita a scrollare le spalle, io, invece, lo scruto confusa mentre spiego sia una vecchia conoscenza.
Il dottor Visconti, a quel punto, si limita a liquidare l'infermiera, che si allontana non prima di avermi sorriso, e poi batte una mano sulla spalla del mio collega. Non credo di averlo mai visto così vivace, prima d'ora.
"Caro mio, visto e considerato che vi conoscete",la sola parola mi fa storcere la bocca,"non sarà un problema per voi collaborare, vero?" ci domanda, passando lo sguardo prima sull'uno poi sull'altro.
Per poco non rischio di strozzarmi con la mia stessa saliva e lo maschero con un colpo vigoroso di tosse, che fa ridere sotto i baffi Luca.
"Beh, Alfredo..."il suo cingermi le spalle subito dopo e il suo parlargli informalmente mi lasciano perplessa. Non sapevo si conoscessero, ma ora tutto mi è più chiaro.
"Non sarà di certo un problema per me" nel dirlo mi lancia un'occhiata eloquente che faccio finta di non cogliere, "lavorare con una mia carissima vecchia amica" continua, facendo affiorare un sorriso sulle sue labbra.
Di anni ne sono passati tanti, ma ai miei occhi è come se fosse sempre lo stesso.
Gli occhi verdi brillanti, lo stesso doppio taglio di capelli. Forse la barba incolta lo rende più maturo, donandogli un'aria vissuta, ma per il resto è lo stesso ragazzino che mi spezzò il cuore.
Sì, perché Luca Franzese è il ragazzo di cui da adolescente ero innamorata. Mi ero illusa tante volte che quelle sue occhiate o quei gesti nei miei confronti potessero significare qualcosa. Ma evidentemente non ci avevo mai capito nulla e mi ero ritrovata spesso ferita dal suo trattarmi bene e poi male contemporaneamente.
Era sempre stato il ragazzo per cui avrei messo in pausa la mia canzone preferita o smesso di leggere un libro e lui mi aveva ricompensato baciando un'altra ragazza davanti ai miei occhi.
Prima di quel momento, ci avevo provato tante volte a dimenticarlo, ma bastava che lo vedessi e che lui mi guardasse con i suoi occhioni verdi per farmi vacillare.
Poi c'era stato il colpo di grazia, ci ero rimasta talmente male da piangere chiusa in camera mia. A quei tempi non l'avevo mica capito che non ne valesse la pena. Dopo le lacrime era arrivata la rabbia che mi aveva portato a cancellare ogni tipo di rapporto con lui, perfino l'amicizia su facebook. Lui si era permesso di venirmi a chiedere cosa fosse successo e io gli avevo sputato tutta la verità in faccia, lasciandolo basito.
Da quel giorno non c'eravamo più parlati. Adesso, addirittura direi, me lo ritrovo in ospedale, e ok che sapevo avesse intrapreso medicina come me, ma mai a pensare che finissimo un giorno sullo stesso posto di lavoro.
"E tu, Anita, cosa dici?" il modo in cui pronuncia il mio nome mi fa rabbrividire, ma ci faccio poco caso e fingo un sorriso, guardando il dottor Visconti.
"Va bene" rispondo atona, poi aspetto che il primario ci dia una pacca sulla spalla e ci auguri buon lavoro, prima di scoppiare.
"Bene, ci mancava solo che dovessi ritrovarmi a lavorare con te!" sbotto, puntandogli un dito contro il petto.
Lui, a quel punto, mi osserva confuso e alza le braccia al cielo. "Scusa, cosa avresti contro di me? Guarda che al contrario di quello che pensi, sono una persona professionale e competente!" risponde, accusatorio e offeso.
Sbuffo sonoramente e mi allontano, lasciandolo da solo.

Finalmente mi dirigo nello studio, indosso il camice bianco, e mi siedo alla scrivania dove controllo se ci siano le cartelle dei piccoli pazienti. Proprio mentre sto per fare ciò, il bussare della porta mi interrompe.
Maria fa capolino dalla porta, dopo che io le abbia detto di entrare, una mano in una tasca del pantalone mentre l'altra mantiene un bicchiere di caffè.
"Dottoressa, ho pensato che fosse una brutta giornata per lei e le ho portato il caffè" mi dice con un sorriso, appoggiando il bicchiere sulla scrivania.
Ecco, molto spesso mi chiedo come farei se non ci fosse Maria a farmi da sostegno.
Infilo le mani nelle tasche del camice e sposto il peso sui talloni, mentre un sorriso si fa spazio sul mio viso.
"Quante volte devo dirti di darmi del tu, Maria? E comunque grazie, sei sempre gentilissima"le replico, strappandole un sorriso.
Mi affretto ad afferrare il bicchiere tra le mani, così veloce da scottarmi quasi le dita, e ne bevo un sorso.
Il sapore della caffeina mi invade il palato, lasciandomi un retrogusto amaro in bocca.
"Cosa ne pensi del nuovo dottore?"mi chiede a bruciapelo e io la guardo di sottecchi, facendo finta di niente. A quel punto lei si siede sul bordo della mia scrivania, ticchettando le dita su di essa.
Giro il cucchiaino per rendere il mio caffè più dolce e mi volto a guardarla, sputando la mia sentenza con acidità. "Un pallone gonfiato".
Lei allora ride sotto i baffi. "A me è sembrato un tipo professionale, simpatico" ammette tranquilla.
"Con quel suo bel faccino è capace di ingannare tutti" replico sulla difensiva.
Maria scuote le spalle. "Ne parli come se lo conoscessi molto bene..."indaga curiosa, però non do segni di cedimento. Non ho voglia di parlare di questa storia.
"Sì, eccome"mi limito a rispondere.
La bionda, allora, si batte una mano sulla fronte e mi porge una cartellina. "Ci sono i risultati delle analisi di Lucia, qui" mi fa presente, rabbuiandosi. Mi viene subito da pensare che non ci sia scritto niente di buono e mi rattristo al pensiero.
"L'hai...vista?"chiedo titubante.
A quel punto Maria mi sorride dolce, poggiandomi una mano sulla spalla. "Sì, Anita, chiedeva di te". Poi, dopo avermi lasciato una carezza sulla guancia, mi lascia sola.
Mi massaggio le tempie e raccolgo lo stetoscopio dalla ventiquattrore, prima di uscire dall'ufficio.
La stanza dove si trova la piccola è la più luminosa ma anche quella più lontana. Al momento la condivide con due bambini e lei, da sempre, ha il posto vicino alla finestra.
Quando mi avvicino alla soglia, controllo che Lucia non possa vedermi e la noto assorta in una fitta conversazione con il nuovo dottorino.
Fantastico...
Faccio finta di niente.
"Buongiorno miei piccoli pazienti"sorrido, entrando nella stanza.
I bambini esultano al mio arrivo e Luca si volta, squadrandomi da capo a piedi.
Mi fermo a salutare Sara, ricoverata per una broncopolmonite, e mi appresto a controllare che non abbia febbre e a visitarle le spalle. Poi passo a Lorenzo, che mi osserva con i suoi occhioni azzurri, mentre mi abbasso a baciargli la fronte.
"Come ti senti, campione?" gli domando, controllando la febbre. In risposta lui mi sorride. La piccola finestrella che ha tra i denti, lo rende buffo e dolcissimo.
"Bene" pronuncia.
"Visto che la tua febbre è passata, penso che tu oggi possa tornare a casa piccolo, contento?" gli domando, scompigliandogli i capelli biondi.
Lui annuisce energico, mentre gli sorrido, allontanandomi.
"Dottoressaaaa!"trilla Lucia, sporgendo le braccia in avanti vedendomi arrivare, ma le faccio segno di sdraiarsi di nuovo.
Le bacio una guancia e poi mi volto a guardare Luca che ha seguito insistentemente i miei movimenti.
Adesso indossa il camice bianco, dove sulla tasca sinistra sono cucite le sue iniziali, e una montatura quadrata e sottile di occhiali.
"Vedo che hai conosciuto il nuovo dottore" ammetto senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, che dopo anni riescono a farmi ancora uno strano effetto.
Lucia annuisce vigorosamente e gli prende una mano tra le sue, lasciandolo spiazzato. Gli accarezza le nocche screpolate dal freddo. "Sì, è simpatico! Mi piace il nuovo dottore, sì mi piace tanto!"confessa, sorridendo felice.
Lucia è una bambina di 8 anni, rimasta orfana a 5, quando i suoi genitori morirono in un incidente stradale. Affidata ad una comunità in assenza di parenti che potessero occuparsi di lei, è stata ricoverata qui qualche mese fa. Ha lunghi capelli castani che ogni mattina pettina e raccoglie in treccine, un paio di occhi chiari espressivi.
E' un uragano di vita, un mix di vivacità e di dolcezza: non c'è stato giorno in cui io l'abbia vista giù di morale se non davvero in momenti sporadici.
Lui le sorride dolce mentre passa ad accarezzarle una guancia con la mano libera, e per la prima volta dopo anni ritrovo quel buono in lui, quello che mi aveva fatto innamorare.
Lucia chiude gli occhi a quel contatto, poi li riapre di scatto, battendo le mani felice.
"Si sieda pure lei, dottoressa" mi fa presente , indicandomi il posto accanto a Luca.
Annuisco titubante, mentre lui mi fa spazio sul lettino. Prendo posto accanto a Luca, cercando di mantenere una certa distanza tra noi e di ignorare il suo profumo che mi invade le narici. Una fragranza forte, ma buona.
Lucia ci osserva entrambi e nei suoi occhi leggo un velo di tristezza, poi afferra le nostre mani, decisa.
"Noi siamo una squadra...vero?" chiede titubante.
Mi mordo il labbro inferiore e lancio un'occhiata di sbieco al mio collega che sembra averla già a cuore.
"Sì, siamo una squadra" le rispondiamo all'unisono.

Mi siedo, appoggiandomi allo schienale della sedia girevole del mio studio, mentre mi massaggio le tempie. Sono di ritorno da un giro di visite con il dottor Visconti che non ha fatto altro che parlarmi di Luca. Ho saputo di lui che si è laureato in medicina con il pieno di voti e specializzato successivamente in cardiochirurgia; rinomato e già ricercato da tutti gli ospedali del Nord Italia, dove gli era stato offerto anche un lavoro in uno dei migliori policlinici, è tornato qui per problemi di famiglia e Visconti ha fatto di tutto pur di averlo a lavorare qui da noi.
La porta si spalanca, facendomi sobbalzare.
Luca entra in stanza con due caffè tra le mani. Richiude la porta con un calcio e mi si avvicina.
"Ho pensato che dovessimo fare due chiacchiere, io e te"proferisce, accomodandosi sulla sedia davanti alla scrivania.
Lo osservo incredula, accettando il bicchiere che lui mi porge e me lo porto alle labbra, sorseggiando piano.
"Pensa che stavo per venirti a dire la stessa cosa" ammetto sarcastica.
Lui mi guarda con un velo di speranza negli occhi. "Davvero?"domanda.
Lo guardo di sbieco e arriccio le labbra in una smorfia.
"No!" gli rispondo con un tono eccessivamente acido.
Luca sbuffa, appoggiandosi allo schienale.
"Senti, seriamente potrem...anzi no, potresti mettere da parte quest'odio nei miei confronti ed essere più professionale, grazie?!" sbotta, guardandomi fisso negli occhi.
A quel punto poso il caffè e mi sporgo, appoggiando il viso sulle mani. Non saranno un bel faccino e un paio di occhi chiari a intimorirmi.
"Ascoltami bene, solo perché sei un medico a tutti gli effetti e conosci Visconti non venire a fare il superiore con me"replico infastidita.
 Lui rimane impassibile davanti alle mie parole. "Non lo sto facendo" sorride tranquillo.
Sbuffo contrariata: "Ok, avremo un rapporto esclusivamente professionale".
Sono costretta a cedere, ricordandomi che lo stia facendo solo per Lucia. "Adesso puoi andare" gli dico, indicando la porta.
Lui si alza, ergendosi in tutta la sua altezza, poi si avvia alla porta.
"Ah..."richiama la mia attenzione, una volta sulla soglia. "Penso sarà un piacere lavorare insieme, collega" mi fa l'occhiolino prima di uscire.
Mi passo una mano sul viso mentre penso che, in questo momento, ho solo bisogno di andare a casa.

Angolo autrice:

Buongiorno a tutti!
Sono stata molto veloce nell'aggiornare come vedete ed eccomi qua a postare il secondo capitolo della storia. Il primo non ha riscosso moltissimo successo e sono consapevole che le cose non fossero molto chiare, comunque ringrazio chi l'ha inserita tra le seguite e le ricordate e Giulia e Lottie che hanno recensito.
Spero vi piaccia e aspetto i vostri commenti. Bacioni, alla prossima! <3


  
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