pointofview.
dopotutto,
dipende dai punti di
vista.
«Toh, Bakaburg».
La lastra di
metallo che Franky aveva lanciato in aria
finì dritta e precisa sulla testa di Iceburg, il quale gli
aveva appena chiesto
di passargli un pezzo di ricambio per il fianco scheggiato di una nave.
«Ouch!».
Ed era
normale che, dopo un bernoccolo di dimensioni
sconcertati, appena gonfiatosi sulla sua fronte, Bakaburg
mandasse la pazienza a farsi una passeggiata e si fiondasse
all’inseguimento di un Bakanky
tutt’altro che terrorizzato; anzi, a dirla tutta, Franky
rischiava di farsela
addosso per il divertimento. Slittava abile e vivace fra il disordine
dello
scalo, evitando di darsi sotto tronchi di legno e frammenti arrugginiti
di navi
ormai demolite, con un sorriso abnorme che gli stirava la bocca.
Il motivo di
tutta quella felicità? Riusciva a stento a
spiegarselo; tuttavia, intuiva perfettamente che, di mezzo,
c’era lo zampino di
Iceburg.
Di Iceburg e
dei loro insensati litigi, di Iceburg e
quell’inseguimento, di Iceburg e la sua stupidità.
Di Iceburg e – anche se
ammetterlo lo faceva arrossire tanto da considerarsi ridicolo
– tutto di lui.
Tutto, tutto.
Anche i baci
schioccati alla sprovvista, quando meno se
l’aspettava, e le occhiate prolungate che avevano la
capacità di metterlo in
imbarazzo se solo si fosse azzardato a ricambiarle.
Con la mente
rivolta a quei ricordi, Franky non vide in
tempo il legno di un’asse sotterrata per metà
nella sabbia dorata ed inciampò, scivolando
a pancia in giù per qualche metro e finendo lungo disteso
fra le macerie di antiche
imbarcazioni.
«Bakanky!».
Ma, anche se
i graffi e le escoriazioni che si era appena
procurato bruciavano, Franky aveva tanta voglia di ridere, ridere fino
alle
lacrime. Ruotò su sé stesso per guardare il cielo
terso, con le braccia
abbandonate lungo i fianchi e una risata gorgogliante che scaturiva
spontanea
dalle labbra schiuse ed arcuate a mo’ di sorriso sghembo.
Chiuse un momento gli
occhi e quando li riaprì, in un battito di ciglia,
incrociò le iridi nere di
Iceburg. Istintivamente, il sorriso si allargò.
Studiò ogni centimetro di quel
viso affilato, che si ergeva su di lui, dominandolo, e lo riparava dai
raggi
accecanti del sole mattutino.
Franky
sentiva il peso di Iceburg su di sé, la pressione
delle sue dita, strette attorno ai polsi; il suo respiro caldo e
trafelato gli
lambiva la bocca e le guance e il naso.
«Pensavi che
non ti avrei acciuffato, baka?».
Franky
socchiuse le palpebre. Distese il sorriso
pigramente. «No».
«No?», chiese un
po’
perplesso Iceburg, con un sopracciglio inarcato e le labbra increspate.
«No, baka»,
ammiccò
l’altro. Sospirò. «Ho
programmato tutto. Ho voluto che
accadesse».
Iceburg rise
a bassa voce, in singulti, scuotendo la
testa. «Nma. Certo,
voluto…».
Franky
stranamente non ribatté; magari comprendeva che la
situazione era a suo netto svantaggio.
O vantaggio,
dipende dai punti di vista.
Strinse le
labbra, sempre ridenti, in attesa di un bacio
che potesse nuovamente schiuderle.
Un bacio che,
come s’aspettava e sperava, non tardò ad
arrivare.
◊
Breve
flash-fiction (486 parole) sui miei due personaggi
preferiti di OP <3
So che dovrei
finire quella raccolta Shankino, so che
quest’affare è piuttosto…
insoddisfacente, ecco (avrebbe dovuto essere più
lunghetta, in effetti), ma che possiamo farci: ora sono tutta per
Merlin :D W
Arthur!
Magari un
giorno la ritoccherò, questa cosetta qua. Spero
che l’esperimento non sia proprio uno schifio :P
Hope you like
it!