Quel pomeriggio l'aria era davvero bollente. Non aveva mai fatto così caldo neppure a fine luglio-inizio agosto, ed il sole era più luminoso degli altri giorni. Sotto l'albero di ciliegio, seduto su un masso, si trovava un Sein pensieroso. Forse Desuta non si sarebbe fatto vivo neppure quel giorno, troppo occupato ad infastidire qualsiasi forma vivente che gli passasse accanto. Ma l'Angelo scacciò immediatamente quel pensiero: preferiva pensare che avesse avuto qualche imprevisto riguardante la sua squadra e che sarebbe arrivato da un momento all'altro.

Eppure una parte di sé non voleva affatto che il Demone mantenesse la promessa data, promessa che in ogni caso non sarebbe valsa: i Demoni non erano vincolati da nulla, figuriamoci da una promessa.

Sein cominciò a giocherellare con la lunga treccia fulva, accuratamente rifatta per l'incontro, le gambe a penzoloni e i piedi a pochi centimetri da terra. Sotto di lui, si estendeva la città in piena attività: auto che andavano e venivano, urla di bambini che giocavano, persone che entravano e uscivano dai negozi.

Sein lasciò andare la treccia, battendo nervosamente le ali. Gli era capitato molte volte di perdere la pazienza a causa di Desuta, ma in quell'occasione era anche spaventato. Esatto, spaventato: doveva chiarire una volta per tutte una questione urgente con il Demone, questione che gli faceva sentire un buco al posto del cuore. Si chiese se anche per Desuta sarebbe stato così, ma poi ricordò che quell'essere non poteva provare sentimenti. Deglutì a vuoto, un senso di amarezza nel petto, e scosse la testa. Non devo piangere, pensò.

Sentì dei passi dietro di sé e si girò: Desuta era in piedi a pochi metri da lui, le braccia incrociate e un ghigno sul volto. Scrutò Sein, poi, accorgendosi che gli occhi dell'Angelo erano lucidi, il ghigno lasciò posto a un'espressione preoccupata, ma sempre accompagnata dall'ombra di un sorriso. - Sein, di che volevi parlarmi?

L'Angelo deglutì una volta di più e si schiarì la voce. - Non possiamo... Non possiamo andare avanti così. - Arrossì al ricordo delle notti passate con Desuta, ma mantenne un tono calmo e controllato. - Siamo opposti. Due facce della stessa medaglia. Io un Angelo, tu un Demone. Io faccio parte del Paradiso, tu dell'Inferno. - Siamo come il giorno e la notte avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne: era sicuro che Desuta avesse capito dalla sua faccia seria e la mancanza del suo solito sorriso strafottente.

- Tu... Mi stai dicendo che non potremo più vederci?

A Sein si formò un nodo in gola. Desuta aveva afferrato immediatamente il concetto. Rimase un po' stupito dal fatto di non sentirlo fare qualcuna delle sue solite battute, ma gliene fu grato. - Esatto. Il mio mandato divino mi dà il divieto di frequentare... Esseri che non siano Angeli. E sai molto bene che se venissimo scoperti io diventerei un Angelo Caduto e tu saresti trasformato in un comune mortale. - Sein osservò Desuta: egli era sbiancato, la testa china e gli occhi puntati a terra; le braccia lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno così forte da far sbiancare le nocche. Era un atteggiamento che lasciava benissimo capire che aveva ricevuto un duro colpo e che si arrendeva a quel destino. - Non c'è una scappatoia, una regola che mette in dubbio questa? - domandò Desuta con voce fioca. Si leggeva la disperazione nei suoi occhi, ora puntati in quelli grigi dell'Angelo. Sein sentì una stretta al cuore dovuta alla pietà che il Demone gli faceva provare. Ma quale pietà? Mi ha fatto cadere in tentazione. Devo stare attento, si rimproverò.

- Assolutamente no. - sibilò tra i denti Sein. Il dolore che provava era più forte di una lancia conficcata nel petto.

- Potremmo scappare! Noi due, senza nessuno che ci dica cosa dobbiamo fare! - gridò in un ultimo, disperato tentativo Desuta per far cambiare idea a Sein. Ma egli si limitò a scuotere la testa lentamente, le mani chiuse a pugno e le unghie che si conficcavano nei palmi.

- Non esiste nessun noi... - ringhiò l'Angelo.

Desuta lo guardò stupefatto dal suo tono, ma subito dopo assunse un'aria triste e indignata. Gli voltò le spalle e, mentre si incamminava, ebbe la forza di rispondere a Sein. - Continuerò ad amarti comunque, Angioletto. Addio. - E detto questo spiccò il volo, le ali da pipistrello nere come l'inchiostro contro il cielo sereno.

Sein rimase a guardarlo finché non divenne un puntino nero indistinto all'orizzonte.

La gola gli bruciava e gli occhi pizzicavano ed erano velati di lacrime, ma non pianse. Si limitò a circondare il proprio corpo con le sue ali morbide e candide e a nascondere la testa tra le braccia, continuando a rimproverarsi silenziosamente per aver lasciato che un Demone, che quel Demone, si avvicinasse così tanto a lui.

Ecco la punizione che il Cielo gli aveva riservato: vivere l'eternità in continuo conflitto con la persona che amava.

Continuerò ad amarti anch'io, Desuta.

Angolo della Pazza (?)

Buonsalve a tutti! Questa fict l'ho scritta circa tre mesi fa e la mia intenzione era di pubblicarla qualche giorno dopo "L'amor che move il sole e l'altre stelle", ma... Uhm, pigrizia batte Crissy (?) Amo questa coppia, insomma... Un Angelo e un Demone! Awww~

L'ho scritta in auto, quindi non vorrei aver fatto errori di battitura, ew

Che dire... Spero vi sia piaciuta ^^

Crissy 02