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Autore: jmgskylark    19/09/2015    1 recensioni
Il tramonto era uno dei suoi momenti preferiti, perché sapeva che, anche se per breve, il sole e la luna potevano ritrovarsi e far esplodere il loro amore...
(vi consiglio di leggere ascoltando Einaudi)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The fragrance of dreams

 

Era un giorno come gli altri a Londra, le nuvole piangevano e il vento danzava senza sosta.

Una giovane ragazza era seduta nella sua stanza e guardava all’esterno questa eterna lotta tra nuvole e vento. Una lacrima le stava rigando il viso, non era una lacrima di tristezza, era una lacrima d’amore. Sulle sue labbra apparve un timido sorriso; la natura, sotto tutte le sue forme, la riempiva di gioia.

Qualcuno bussò alla sua porta ed in seguito la aprì. Il cigolio del parquet le fece distogliere lo sguardo da quella meraviglia per un istante. Notò che ad entrare era sua madre, in mano teneva una piccola scatola in legno, con dei ritagli che raffiguravano i quattro elementi: l’acqua, il vento, la terra ed il fuoco. -tesoro oggi è un giorno importante e tenevo a darti questo prima di festeggiare; è un cimelio di famiglia, vorrei che tu lo aprissi solo allo scoccare della mezzanotte- dopo averle detto questo posò la scatola difronte a lei, sul ripiano della finestra. 

Prima che la madre se ne andasse, la giovane ragazza, le afferrò il braccio, la ringraziò e le diede un abbraccio. Inseguito tornò di fronte alla finestra ad ammirare quella meraviglia. Le sue dita cominciarono a percorrere gli intagli della scatola e come per magia le nuvole si scostarono e un raggio di sole la illuminò.

Quel raggio di sole era come una carezza sul suo viso, una di quelle carezze che solo una madre può dare. 

Chiuse gli occhi, in modo da poter assaporare in pieno quel momento. Posò la sua mano sulla sua guancia, come per assicurasi che ci fosse quella della sua amata madre, pur sapendo che l’artefice era il sole.

In quel momento quella scatola le sembrava come fermare il tempo, tutto quello che si trovava intorno ad essa diventava sempre più confuso. Solo la melodia del vento e il calore del sole rimanevano ben nitide nella mente della fanciulla.

 

Il tempo riprese a trascorrere, le nuvole erano impregnate dai colori del sole, quei colori così caldi e dolci del tardo pomeriggio.

 

Il tramonto era uno dei suoi momenti preferiti, perché sapeva che, anche se per breve, il sole e la luna potevano ritrovarsi e far esplodere il loro amore.

-bianco e nero, luce e tenebre, freddo e caldo, amore e odio, ecco cosa siete… non può esistere l’uno se non esiste l’altro- si disse tra sé e sé.

Si alzò ed usci dalla stanza, prima di chiudere la porta dietro di sé diede un’ultima occhiata alla scatola, -fra poco scoprirò il tuo segreto- disse chiudendo la porta.

 

Tutta la famiglia si era riunita per festeggiare il suo diciottesimo compleanno, palloncini, regali, canzoncine, baci, abbracci e quant’altro. Però la sua mente non era con loro, non riusciva a togliersi della testa quella piccola scatoletta in legno.

Arrivò il momento della torta. -Esprimi un desiderio- dissero tutti in coro mentre era intenta a soffiare le candeline. L’unico suo desiderio, al momento, era di scoprire cosa si trovasse in quel piccolo forziere. Soffiò. Chiuse gli occhi per un istante e quando gli riaprì si rese conto che era arrivato il momento.

Aspetto che tutti i famigliari se ne andassero, diede un bacio a sua madre e torno in camera.

 

Si sedette di fronte al dono portatole da sua madre la mattina, quella scatola che le aveva infestato la mente per tutta la giornata. 

Chinò la testa e la posò sul braccio tendendo l’altro, esitante, verso la scatola. Quei secondi furono infiniti, quando finalmente si decise, la aprì. Al suo interno vi si trovava uno specchio ed una collana, al interno del ciondolo c’erano i simboli dei quattro elementi, più uno a lei sconosciuto. Lo osservò ed inseguito la indossò stringendosi al cuore il ciondolo.

In seguito riposò la testa sul braccio e cominciò a guardare all’esterno. Qualcosa era cambiato. Dov’erano finiti gli edifici? E le strade? Si alzò di scatto e si strofinò gli occhi, come accertarsi che non stesse sognando. Davanti a lei, separata da pochi centimetri di vetro, si trovava un giardino immenso, smisurato e magnifico. Le sembrava famigliare, le sembrava di averlo già visto.

Corse giù dalle scale, rischiando di inciampare più volte nel tappeto. Arrivò davanti alla porta d’ingresso, accarezzo la maniglia chiedendosi ancora se non stesse sognando. -Se non apro non potrò mai saperlo-. Aprì la porta ed una brezza fresca le accarezzo il viso ed un profumo di rose e rugiada la pervase. Fece qualche passo, in modo da trovarsi sul portico.

Davanti a lei si trovava una meraviglia. Fiori, alberi… la natura nella sua più grande bellezza. Cominciò a correre, si sentiva libera, leggera. Tutte le preoccupazioni di una vita sembravano non essere mai esistite. Il loro posto era stato preso dal canto di uccellini, dal profumo di fiori più vari, dal calore del sole, dalla brezza leggera, dalla magia della natura.

Si fermò al di  sotto d’un maestoso albero di pesche, quel dolce profumo le pervase l’anima, come tutto il resto d’altronde. Si sentiva in pace. In pace con il mondo e in pace con sé stessa. Le sembrava di aver aspettato tutt’una vita per quel momento.

Una farfalla cominciò a volteggiarle intorno, le sue ali luccicavano alla luce del sole. Si posò sulla sua mano e riprese il volo. Seguì la farfalla con lo sguardo fino a non vederla più. 

Prima di proseguire il suo percorso abbracciò l’albero. Senti come un calore pervaderla. Chiuse gli occhi e sorrise cercando di entrare ancora più in contatto con la natura. 

Gli occhi le si riempirono di lacrime di gioia. Quando si allontanò da quel caldo abbraccio si rese conto che la luna ed il sole erano più vicine che mai, sembrava quasi stessero ballando. Anche lei si mise a ballare. Il suo candido vestito volteggiava, le sue braccia si prolungavano come rami alla ricerca del sole, la sua pelle baciata dal sole e dalla luna brillava come di luce propria, le sembrava quasi di volare.

Il prato le solleticava i piedi ed il vento le smuoveva i capelli. Lì, in mezzo a quella foresta e ai petali di ciliegio, sembrava una ninfa.

Volteggiando come una ballerina si ritrovò davanti ad un sentiero. Decise di percorrerlo.

Cantava, rideva, sorrideva. Era felice. Nessun male poteva attingerla.

Alla fine del sentiero si ritrovò come sotto ad un altare composto da rami di roseti. Le rose erano tutte sbocciate ed avevano i colori più vivi che lei avesse mai visto. Fece un passo, spostò un ramo e si accorse che a pochi metri da lei si trovava un piccolo ruscello.

Si avanzò di poco, senti qualcosa sotto ai suoi piedi scalzi. Era una rosa, la colse da terra e annusò la sua fragranza, cercando di memorizzarla. Poi decise di riposare al cospetto di questa meraviglia, tenendo vicino a sé quella rosa da poco raccolta.

 

Quando si svegliò era di nuovo in casa, guardò fuori dalla finestra. Gli edifici e le strade erano al posto di prima. Un immensa tristezza la pervase. -Era solo un sogno…- voltò il viso verso la scatola che era di nuovo chiusa. Ripercorse tutte le sue venature fino ad arrivare al piccolo gancio che la chiudeva. Lo scostò. Aprì la scatola e al suo interno vi si trovava una rosa, riconobbe quel profumo, era la rosa che aveva raccolto nel sogno. 

Al di sotto di essa vi si trovava un bigliettino. Lo prese e lo lesse.

 

“Il mondo dei sogni e la realtà sono separati solo da una leggera nebbia, basta crederci e questi due mondi possono unirsi. 

Abbi il coraggio di sognare e la luna ed il sole ti illumineranno il sentiero nei tuoi momenti più bui.”

 

Si alzò e riprese a ballare e a sorridere, come nella foresta. Le sembrava quasi di risentire quell’ebrezza, i canti degli uccellini e la libertà e la leggerezza che provava in quel momento.

 

Sua madre entrò, le sorrise e le disse  -ogni volta che tu vorrai, stringi al cuore quel ciondolo e ti sentirai come quando la luna ritrova la sua amata-. 

La strinse a sé e le diede un bacio in fronte. 

In quello stesso momento capì che il quinto simbolo rappresentava l’amore.

 

 

  
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