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Autore: Soe Mame    19/09/2015    1 recensioni
Se solo non avessi seguito lui...
Se solo non mi fossi ostinata a voler oltrepassare quella porta...
Se solo fossi tornata indietro quando ne ho avuta l'occasione...
...
... nah.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Miku Hatsune | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Incompiuta
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

~
Non riesco più a starmene ferma qui
Quindi che dici se ci raccontiamo una storiella breve?
~



- Stavolta è stato davvero per poco! - Gumi sbattè le palpebre, come se se ne fosse resa conto solo in quel momento: - Neppure un'ora! Ma che dico, neppure mezz'ora! Questa devo proprio raccontarla a Kiyoteru! -
"Kiyoteru è solito ascoltare di come sua moglie tenda a farsi mettere in prigione dalla Regina...?"
Come da ordine della sovrana, la Duchessa era stata recuperata dalla sua cella e portata lì dove erano lei, lei e il Re.
Poco prima del suo arrivo, però, Luka era magicamente sparita e, ancor più magicamente, non era riapparsa. A quel punto, la Regina avrebbe volentieri rimandato Gumi in prigione, non fosse stato per il serafico: - Sono sicuro che, se lo farai, la gatta riapparirà solo per farti dare il contrordine! - di Kaito.
Così, la Duchessa era libera, la Regina si era dileguata con una strana espressione e il Re le era semplicemente trotterellato dietro.
E Miku era rimasta con Gumi.
Le dispiaceva che Luka se ne fosse andata, ma almeno la Duchessa non era più in prigione.
- La morale di tutto questo è: chi fa da sè fa per tre! -
Miku guardò Gumi: - Cosa diamine c'entra? -
- C'entra, c'entra! - l'altra annuì alle sue stesse parole: - E la morale di tutto questo è: l'unione fa la forza! -
"..." - O forse, se non è zuppa è pan bagnato? -
Gli occhi di Gumi si illuminarono: - Esatto! Perché chi dorme non piglia pesci! -
- E non c'è fumo senza arrosto. -
- E la morale di tutto questo è: non è tutto oro quel che luccica. - si stiracchiò: - Non posso neppure far finta di essere intorpidita. In realtà, ho fatto a malapena in tempo a fare due volte il giro della mia cella. -
- Ne hai una tutta tua, ormai? - le sembrava una domanda legittima. Difatti, Gumi annuì: - Mi ci sono portata qualche libro. Per quando rimango tanto. -
- Non hai paura? -
L'altra sbattè le palpebre: - Di cosa? -
- Beh... - intrecciò le dita: - ... che la Regina possa farti del male. - le parve di averlo sputato.
La Regina aveva seriamente iniziato ad inquietarla, più di quanto non avesse già fatto il racconto di Rin.
E, ormai, non le sarebbe parso così strano immaginare qualche suo ordine a grossi danni di Gumi.
La Duchessa sbattè di nuovo le palpebre. Stava sorridendo. Ma sembrava anche congelata sul posto.
- Tranquilla. - disse. E non aggiunse altro.
"..."
- Gumi? -
- Sì? - aveva distolto lo sguardo.
- Perché tu e la Regina vi odiate? -
- Qualche screzio in passato. - lapidaria.
- ... screzio? - c'era la mania di parlare per eufemismi, quel giorno.
- Tutta colpa sua, ovviamente. - alzò le spalle, continuava a non guardarla: - Diciamo che mi ha fatto odiare il fatto che sia salita al trono. -
"..." era curiosa. Ma non se la sentiva di cavarle le parole di bocca, quando lei palesemente non aveva voglia di parlarne.
"... screzio.".
- Oh, ma quella fu solo la goccia che fece traboccare il vaso. - finalmente, tornò a guardarla negli occhi. E, stavolta, sorrideva sul serio: - La prima volta che ci incontrammo, litigammo per decidere chi delle due avesse il vestito più bello. -
- Eh? - si ritrovò disorientata: - Q-quando? Come fa una Regina a- -
- Oh, lei non era ancora la Regina! - la corresse Gumi: - Ci siamo incontrate al castello di Gaku-chan! -
- ... al castello di...? - la curiosità la assalì tutta in un colpo: - Ma tu in che rapporti sei con Gakupo Kamui? - la vide trasalire: - Se lo chiami così... -
- E' il mio ex. -
"... d'accordo, non mi aspettavo una risposta del genere.".
- Vedi, Miku... - Gumi sospirò, e prese a camminare. Lei la seguì, la Duchessa continuò a parlare come se nulla fosse: - ... un tempo, io ero una ragazza come tutte le altre. Non facevo mai i compiti, copiavo sempre minacciando i secchioni, usavo il cellulare durante le lezioni, masticavo le gomme a bocca aperta, mi vestivo in modo contrario a qualsivoglia buon gusto, rispondevo male, specie agli adulti, usavo almeno cinque parolacce a frase e bullavo i più piccoli e deboli. Una normalissima ragazza, insomma. -
- Senza dubbio. - "Ma non è una Duchessa...?"
- L'unico a cui non facevo niente di fisico era il mocciosetto con cui ero praticamente obbligata a passare qualche pomeriggio. Era talmente brutto che mi faceva schifo toccarlo. Quindi, di solito, gli lanciavo palline di carta e lo umiliavo a parole, ricordandogli ogni minuto quanto fosse debole, brutto e sfigato. -
"... Gumi era una persona orribile."
Forse si sarebbe dovuta stupire. Ma il candore con cui le narrava cose simili non le faceva dubitare poi così tanto di quel passato che stava raccontando.
- ... poi è successa una cosa. - si fece seria, e Miku deglutì. Gumi trasse un profondo respiro: - ... conobbi un ragazzo. -
Miku deglutì di nuovo.
- Le mie amiche cercarono di mettermi in guardia, anche i miei genitori erano preoccupati dalla possibilità che frequentassi simili compagnie, ma... - le labbra tornarono a curvarsi in un sorriso: - ... mi ero innamorata. E' stato come se tutto si fosse illuminato. Forse ho sbagliato, forse non sarei dovuta cambiare, ma... - il sorriso si accentuò: - ... non me ne sono neanche accorta. La sua sola presenza mi rendeva più ben disposta verso il prossimo, più incline ad ascoltare gli altri e, alla fine, sono arrivata persino a rispondere in maniera educata e ad indossare abiti di buon gusto. -
- Oh... - sentì un calore piacevole all'altezza del petto: - E poi? -
- ... quel ragazzo era Kiyoteru. - Gumi chiuse gli occhi: - Lo sposai, e abbiamo avuto Kokone. Siamo andati ad abitare insieme, e praticamente ora lavoriamo per il prossimo. -
"Quei cosi, soprattutto, testimoniano il vostro lavorare per il prossimo." le venne da sorridere.
- I miei genitori e le mie amiche hanno dovuto accettare la mia scelta. Sono felice così. -
- Si vede. - aveva detto che le era sembrato che tutto si fosse illuminato. E, nel dirlo, il suo volto si era davvero illuminato: "E' questo che vuol dire, essere innamorati...?".
- E il bambino con cui passavi i pomeriggi? - si ricordò: - L'hai più visto? -
Gumi riaprì gli occhi. Pareva congelatasi di nuovo: - E' cresciuto. E' diventato gnocco. Ha ereditato il castello dei genitori e l'intero Paese del Viola. E si è premurato di farmela pagare per tutte le volte che l'ho bullato. -
"..."
- ... Gakupo Kamui? -
- E' durata tre anni, prima che incontrassi Kiyoteru. - sospirò: - A causa del nostro passato comune, il nostro rapporto è sempre stato un po' burrascoso... -

- Aspetta! - fece un passo indietro.
Il cuore batteva forte, troppo forte.
Il sangue si era fatto gelido, lo sentiva scorrere nelle vene, ghiacciandole. Le braccia tremavano.
- Sono- - deglutì, cercò di non pigolare: - Sono sicura che possiamo parlarne! -
- Parlarne? - Gakupo socchiuse gli occhi. Il fatto che l'avesse detto come se fosse una parola disgustosa non era affatto un buon segno.
- Sì, discutere civilmente! - abbozzò una risata, e le parve più di aver tossito a caso.
Lui fece un passo avanti, lei un altro indietro.
- Sul serio, non- -
- Vuoi
parlare, dopo tutto quello che mi hai fatto? - almeno tre passi avanti. Sleale. Era stata costretta ad indietreggiare più di quanto si era preparata a fare.
- C'è sempre tempo per una chiacchierata, no? - alzò le braccia, non si sentiva più tanto sicura a non avere niente tra loro due. Forse le braccia sarebbero state abbastanza.
Forse.
Quando sentì una mano di Gakupo serrarle il polso, capì di no.
Quando se lo ritrovò a pochi centimetri dal viso, ancora di meno.
E quando sentì la sua arma contro il collo, capì di essere spacciata.
- No. - un sibilo.
- Gaku-chan... - una risata, una risata isterica: - Gaku-chan, davvero, non fare cose di cui potresti pentirti. -
- Pentirmi? Io? - un sorriso. E non le piacque per niente. Soprattutto se insieme a quello sguardo folle: - Non se riguarda te. -
- Gaku-chan, n- -
La mano alla spalla, con violenza.
E lei cadde all'indietro.
Nella vasca.
Se non altro, era calda.
Riemerse, e ringraziò di non avere avuto tempo di schiudere le labbra per urlare - non ci teneva a farsi finire quella roba in bocca.
- Gaku-chan! - rimase a galla, lo guardò: - Gaku-chan, davvero, possiamo sistemare tutto! -
- Stai zitta! - Gakupo alzò il suo cucchiaio di legno gigante e lo affondò nella minestra: - E cuoci! -
- Ma non c'è nemmeno una fiamma, qui sotto! - nuotò verso di lui, ma si ritrovò bloccata dalla punta del cucchiaio contro la fronte: - E' caldo solo perché ci sono le terme qui vicino! -
- Futili dettagli. - il cucchiaio la spinse sott'acqua e lei non potè far altro che nuotarsene via.
Riemerse più lontana possibile, togliendosi un sedano dai capelli: - Tutto questo è davvero esagerato, da parte tua! - raggiunse il bordo vasca e si issò, fino ad uscire: - Solo per qualche piccolo scherzetto giovanile! -
-
Questo? -
Ora, Gakupo era senz'altro cresciuto bene, ma quando sorrideva in quel modo da psicopatico proprio non le piaceva. Soprattutto se erano da soli, soprattutto se si stava rivolgendo a lei.
- Ma non è
questo. Questo serve solo ad attirare i macachi. -
Gelo.
- ... i macachi? -
- Sì. Vanno
pazzi per questa minestra. - lui sorrise: - Per qualche oscuro motivo. - aggiunse, sottovoce.
- ... macachi. - si voltò, piano piano.
Erano già lì.
Erano ovunque.
Erano lì per lei.
Tornò a guardare Gakupo, il cuore ormai volato alla gola: - Tutto,
tutto, ma non i macachi! -
- E' quel che ti meriti! -
Erano in movimento.
- No... -
Erano vicini.
- ... no... -
Erano sempre più vicini.
- ... NO! I MACACHI NOOOOOOOOOOOOOOOOO- -


- Tuttavia, per quanto si stesse, a conti fatti, vendicando, non potevo lasciare che facesse quel che voleva senza reagire! - Gumi strinse un pugno.
Miku era troppo impegnata ad assimilare.

- Questa è la cosa più spietata che potessi fare! -
- Ah, sì? -
- E' il culmine della tua crudeltà! - cercò di liberarsi, strattonò polsi e caviglie, ma i ceppi tirarono fino a farle male.
- Se l'avessi saputo prima, non avrei aspettato così tanto a metterlo in atto. -
- Cosa? - sbattè le palpebre, confusa: - Non è il culmine del tuo malvagio piano di vendetta? -
- ... sì. - Gakupo aveva risposto dopo almeno un minuto intero: - ... sì, è il culmine del mio malvagio piano di vendetta. -
- Ecco! - strattonò di nuovo, ma ottenne solo di farsi ancora più male: - Ah, comunque, potresti alzare un pochino il riscaldamento? -
- Sì, in effetti fa un po' freddo. -
Gumi chiuse gli occhi, trasse un profondo respiro.
- Sai... - esordì: - ... la tua camera è molto grande. -
- Lo so. -
- E molto bella. -
- Lo so. -
- Si presumeva tu rispondessi "grazie". -
- No. -
Sbuffò: - E il letto lì ha un aspetto interessante. - "Cinque piazze. Seta. Sul serio."
- E' la prima cosa che hai guardato? -
- No. La seconda. E lo sai benissimo. -
- Ah, sì? -
- Sì. - richiamò a sè tutte le sue forze. Serrò i pugni. Riaprì gli occhi, incontrò il suo sguardo: - E' stato spietato spogliarmi e incatenarmi! -
- Direi che rientra appieno nelle cose brutte da fare, sì. -
- Incatenarmi in camera tua! -
- Ovviamente. -
- Davanti al tuo letto! -
- Certo. -
- Con te svestito che mi giri intorno! -
- E' fatto per metterti il più a disagio possibile. -
- Disagio? DISAGIO? - piantò i piedi a terra: - OVVIO che mi sento a disagio! - alzò le braccia: - E non ti permetterò di continuare a fare i tuoi comodi! -
Si concentrò.
E strattonò di nuovo.
Due blocchi quadrati di parete caddero a terra con un tonfo.
Strattonò le gambe.
Altri due blocchi quadrati di parete scivolarono a terra.
Gakupo indietreggiò. Non sembrava più così convinto.
Gumi non potè trattenere un sorriso: - Bene... - afferrò una delle catene che l'avevano bloccata, la tese davanti a sè: - ... spero tu non abbia sprecato troppe energie. -.


- Siamo andati avanti così per tre anni... -
- ... non mi sembra esattamente un rapporto tra fidanzati. - "Mi sembrano più due psicopatici con strane idee di tortura.".
- ... finché, un giorno... -

Si osservarono.
Abiti viola con inserti arancioni.
Abiti arancioni con inserti viola.
- ... no, sul serio, sei inguardabile. - non se la sentiva di mentire. Era troppo evidente.
- Sei orribile. - concordò Gakupo.
- Viola e arancione insieme non si possono guardare. -
- Non possiamo continuare così. Siamo incompatibili. -
- Hai ragione. Non possiamo far altro che lasciarci. -
- E' finita, ma sono stati tre anni intensi. -
- Sì, anche per me. Un po' mi mancheranno. -.


- Abbiamo riconosciuto i nostri limiti e la nostra incapacità di stare insieme. -
- Dall'accostamento cromatico. - "Non dal vostro rapporto fatto di ripicche."
- Dunque... - Gumi sospirò: - ... Gaku-chan è il mio ex. -
- ... ma non mi pare voi siate mai stati fidanzati. -
- I nostri tre anni di fidanzamento sono noti in tutto il Paese dello Specchio. -
- Immagino. E immagino anche che solo voi due vi siate considerati fidanzati. -
- Da allora, cerco di stare il meno possibile in sua presenza. Mi viene sempre voglia di fargli qualche dispetto. -
- Son abitudini difficili da cambiare. -
Gumi annuì: - E' bello che tu mi capisca. -
"..."
- Certo... - la Duchessa alzò le spalle: - ... anche lui, in teoria, cerca di evitarmi. Ma, se gli si presenta l'occasione, viene a cercarmi appositamente. Come quando creò qualche problema alla ex-Regina... -
"Quello."
- La sparizione delle donne al confine con il Paese del Viola? -
L'altra fece di sì con la testa. Non sembrava affatto stupita che lei lo sapesse.
- Ma cos'è successo, esattamente? - "Qualcuno mi spieghi. Per favore." ormai era questione di principio: - Eri "sparita" anche te? -
- Oh, quella è una lung- -
- Lunga storia. Lo so. - gonfiò le guance: - Ma nessuno me la spiega! -
Gumi ridacchiò: - Beh- - si bloccò.
E si voltò.
Miku fece altrettanto.
Gumi si congelava, lei si pietrificava. Stava succedendo un po' troppo spesso, nelle ultime ore.
- Cosa le stai raccontando? - Gakupo Kamui sembrava più contrariato del solito. Se non altro, guardava Gumi.
- Verità. - rispose lei, con un gran sorriso, di nuovo calma: - Solo verità testimoniabili. -
- Testimoniabili da te. -
- La mia parola vale moltissimo. -
- Anche la mia. -
- La mia di più, perché sono intelligente, bella e fornisco cibo a chiunque lo desideri! -
- Devo ricordarti chi ricopre la seconda carica più importante del Paese dello Specchio? -
- Kaito! -
Silenzio.
- A parte Kaito. -
- Dovresti contarlo, sai? -
- Non voglio contarlo. -
- E' il tuo Re! -
- E' il Re del Paese dello Specchio. -
Quella cosa continuava a lasciarla incredula.
"... in ogni caso, non credo Gumi mi dirà niente, se c'è Gakupo Kamui nei paraggi." e lei non aveva voglia di riprendere la conversazione iniziata con lui nel labirinto. Quindi, sorrise e sventolò una mano: - Vi lascio a voi! Buona giornata! - e schizzò via, senza neppure aspettare una risposta.

"... dovrei andarmene?" si guardò intorno: la festa stava continuando, come se nulla fosse successo.
E, in effetti, a parte Karaoke e imprigionamento-e-liberazione della Duchessa, non era successo nulla.
Scrutò la folla, fece volare lo sguardo di volto in volto: Luka non era da nessuna parte. O forse c'era, ma non si stava mostrando. Ed era sicurissima che chiamarla non l'avrebbe fatta riapparire.
Riuscì ad individuare Len vicino ad uno dei tavoli del buffet, una mano intenta a mangiare una carota, l'altra teneva un dolcetto all'altezza del viso. Lo stava studiando.
Miku scelse di non avvicinarsi, neppure se da ciò fosse dipesa la sua vita.
Rin, al pari di Luka, sembrava essere diventata invisibile. Non la vedeva da nessuna parte.
"Forse se n'è andata..." avanzò tra la folla: "... o forse la Regina l'ha allontanata...?" sbattè le palpebre: "... in tutto ciò, perché mai la Regina l'ha invitata? Non dovrebbe essere tipo... uhm..." ci pensò: "... la sua acerrima rivale, la sua nemesi, il suo opposto, il-"
- Te ne vai. -
Si fermò. Non era stata una domanda. E il tono era parso quasi dispiaciuto.
- Eh? No! - si voltò, cercò di fare un sorriso di scuse: - Stavo camminando a caso! -
- Cercavi qualcuno? - Kaito la fissò, come se la vedesse per la prima volta.
Non si era mai accorta di quanta insistenza lui ci mettesse nel fissare le persone: - Sì, in realtà. Però credo se ne siano andate... - un sospiro: - Prima ero con Gumi, poi è arrivato Gakupo Kamui e ho deciso di lasciarli da soli. -
- E' la cosa migliore da fare. - concordò il Brucaliffo: - A meno che tu non ti voglia trovare in mezzo ad una delle loro discussioni. -
- No. - "Piuttosto vado a dire a Len che è un coniglietto tsundere. Di notte. Mentre ha bello in vista il suo falcetto.".
- La festa è di tuo gradimento? -
Miku annuì: - E' tutto molto... - pensò ad una qualche parola: - ... carino. - "Ora che ci penso, non ho ancora preso niente dal buffet. Chissà se hanno succo di negi..."
A pensarci meglio, c'era un'altra cosa: - Kaito... -
- Sì? -
- Perché non mi hai detto che sei il Re? -
- Non me l'hai chiesto. -
- ... non è mia abitudine chiedere alle persone se sono i sovrani locali. - confessò: - Di solito, sono piuttosto riconoscibili. -
- Di solito. - Kaito annuì.
E sorrise.
Un sorriso un po' strano.
Soprattutto se su di lui.
Poi allungò una mano verso di lei, e rise.
Trasalì: "... cosa." era strano sentirlo ridere in quel modo. Sul serio.
- Avanti, voglio che ti inginocchi! -
"... cosa." rimase a fissarlo, incredula. E sembrava pure convinto.
Il problema stava nel fatto che fosse estremamente poco credibile: - ... no. -
Kaito fece ricadere il braccio lungo il fianco, con un sospiro: - Scusa. -
- Non ti preoccupare. -
Se non altro, era durata poco. La sua convinzione, soprattutto.
Ed era tornato a fissarla come se non avesse detto niente: - Dato che hai citato Gakupo, ti interessa ancora quella stor- -
- Sì! - lo afferrò per le spalle, il cuore martellava in petto: - Sì! SI'! Dimmi cosa diamine è successo, ormai devo saperlo! - lo scosse, lui ridacchiò.
Aveva come l'impressione di aver spalancato gli occhi in modo alquanto innaturale, ma non le importava.
"Voglio. Sapere. Voglio.".
- Passeggiamo? - Kaito le porse il braccio: - E' una storia lunga e non è il caso di raccontarla in mezzo alla gente. -
- Oh... - Miku accettò, e seguì l'altro fin nel labirinto.
C'era una cosa che aveva capito: "E' una storia lunga." si preparò. Aveva già ascoltato quella di Rin, in fondo.
Quando il chiacchiericcio degli invitati era ormai divenuto un bisbiglìo in sottofondo, Miku esordì: - Non so se può servire, ma Rin mi ha già detto qualcosa. -
Kaito tacque, un invito a proseguire.
- Mi ha detto che Gakupo Kamui- -
- Chiamalo Gakupo. - la interruppe Kaito: - Non è che la gente ti chiama Michelyne Alice Lydia Fairsound. -
"In effetti..." - Sì. Dicevo, mi ha detto che Gakupo ha creato qualche problema, quando lei era Regina. Sparizioni di donne nelle vicinanze del Paese del Viola. -
Kaito le aveva rivolto lo sguardo, l'espressione pacata.
- Mi ha raccontato che lei, Len e te avete risolto la situazione. - ricordò: - Ma non mi ha spiegato come. Mi ha solo detto che tu hai avuto un'idea folle, ma che avete comunque messo in pratica. E ha funzionato. - "... devo aggiungerlo...?" decise di sì: - Mi ha raccontato di come fossi... preoccupato. - distolse lo sguardo, imbarazzata: - ... per... la Regina. L'attuale Regina. - sentiva le guance un po' calde.
- Un giovane uomo che stava cercando il suo amore perduto... - un sussurro. Miku tornò a guardare Kaito: sembrava pensieroso.
- ... ha trovato la dimora del diavolo. -
- Eh? - "... devo prenderlo per un sì?"
- Comunque! - Kaito sorrise, e stavolta era uno dei suoi soliti sorrisi: - Se sai già tutto questo, allora la storia è breve! -
- ... - "..."
- Quel che ti è stato detto è vero. L'idea è stata mia. E sono stato io a metterla in atto. -.

- Sono sparite solo donne, giusto? -
Rin e Len annuirono, gli sguardi a lui.
- Ed è riuscito a catturare persino
lei. - trasse un profondo respiro. Doveva calmarsi. Doveva pensare. Per lei. E sentiva di essere sulla buona strada, in qualche modo: - Quindi, forse non usa la forza. Forse usa un incantesimo. -
- Il Duca non sarebbe mai in grado di sconfiggere
lei, in un leale scontro con le armi. - annuì Rin.
- Quindi... - prese la parola Len: - ... pensi ad un incantesimo che ha effetto solo sulle donne? -
- Esattamente. -
- Ma non potrebbe trattarsi di un incantesimo che ha effetto su chiunque, soltanto con fini diversi? - Len si portò una mano al mento: - Trascinare le donne dove lui vuole. Far perdere la memoria agli uomini, o metterli in condizione di non poterlo fermare. -
- Potrebbe essere. - riconobbe: - Ma dovrebbe trattarsi di qualcuno con un enorme potere magico, per fare una cosa simile. -
- Non mi risulta che il Duca sappia usare la magia. - s'intromise Rin: - L'unico suo vero potere è aprire e chiudere anche le cose sigillate. -
- Appunto! - camminò in tondo. Non era nervoso. Era più... si sentiva vicino alla soluzione: - Non può aver usato un incantesimo tanto potente da coinvolgere più persone. E' più probabile abbia fatto qualcosa alle singole donne. E, forse, non si tratta neppure di un incantesimo. -
- Eh? - Rin e Len sgranarono gli occhi.
- C'entra il tuo intruglio? - Len fece un passo avanti: - Quello che ha fatto un sacco di disastri! -
- Ci ho pensato. - disse: - Quindi, ho dato il contrordine. Ma nessuna delle donne è tornata. -
Rin e Len abbassarono lo sguardo, delusi.
- Troppo facile... - sibilò Len.
- Potrebbe essere ancora più facile. -
Entrambi rialzarono lo sguardo, confusi.
- Qualsiasi cosa lui utilizzi, vale solo per le donne? O per la singola persona? - serrò i pugni: - Questo non lo so. Però, si può fare una prova. -
- Una prova? -
Annuì: - Qualcuno deve andare nel Paese del Viola. Nel suo castello. E quel qualcuno deve essere un uomo. -
Rin e Len trasalirono.
- Non lo faranno mai entrare! - fece notare Len.
- Non faranno mai entrare un
uomo. - riconobbe: - Ma... una bellissima fanciulla? - sorrise.
I due gemelli si scambiarono un'occhiata scioccata.
Poi, tornarono a guardarlo, pallidi, e Len parlò di nuovo: - Vuoi mandare un uomo travestito da donna nel castello del Duca di Venomania? -
- Paese del Viola. - lo corresse Rin.
- Se qualsiasi-cosa-lui-faccia funziona solo sulle donne, allora c'è un'alta probabilità di riuscita! - portò le mani ai fianchi.
Si sentiva soddisfatto.
La testa gli faceva un po' male, e il cuore doveva essersi moltiplicato. Ma non importava.
Non se il suo piano avesse funzionato.
- D'accordo. - l'espressione di Len si fece decisa: - Andrò io, allora. -
- Len! -
- Posso farcela. - lui guardò Rin, scesa di un gradino da dove si trovava: - Se non tornerò, significherà che qualsiasi-cosa-lui-faccia non è solo per le donne. -
- No! -
Quegli sguardi azzurri su di sè.
Mise una mano sulla spalla di Len, cercò di mettere quanta più decisione possibile nella voce: - Andrò io. -
- Non posso permetterlo! - Rin si era avvicinata, il tono agitato.
- Siete un ospite, non- -
- E' pericoloso! - lo scosse.
Len continuava a guardarlo negli occhi: - Appunto! Non posso mettere in pericolo- -
- No, dico, è pericoloso per te. -
Silenzio.
- Prego? -
- Sei la persona meno indicata ad andare nella tana di un potenziale maniaco. -
- ... prego? -
- Quindi, sarò io ad andare. - si scostò: - Io ho avuto l'idea, e io la metterò in pratica! -
- ... prego? -.


- Hai fatto benissimo! - Miku si portò una mano al petto, scossa: - Chissà quali cose oscene avrebbe potuto fare un simile individuo ad un così adorabile shota! -
- Quel che Len si è rifiutato di capire. - sospirò Kaito: - Almeno, Rin ha compreso e gli ha impedito di mettere in pratica la mia idea. -
- Soprattutto perché era tua. Sarebbe molto sgarbato mettere in pratica le idee altrui senza il consenso di chi le ha pensate. -
- Esattamente. -
- Quiiiindi... - roteò un dito nell'aria: - ... ti sei vestito da donna? -
Kaito annuì: - E sono andato nel Paese del Viola. Di mia spontanea volontà. -
Cercò di figurarsi il Brucaliffo vestito da donna. Magari, se l'avesse chiesto...
- E com'eri vestito? -
- Abito blu. -
- Ovviamente. -
- E bellissimi e fluenti capelli biondi! -
- Biondi? - sbattè le palpebre: - Oh, no, ti avevo pensato con i capelli blu! -
- E invece erano biondi. -
- Accidenti... -
- Come previsto, mi hanno fatto entrare. - la sua espressione si fece di colpo seria: - E, come previsto, lui era lì. Era davvero lui il colpevole. -
- Hai capito che il colpevole era lui perché l'hai trovato in casa sua? -
- No, perché per svariati secondi ho pensato che fosse un polpo. -
"..." - M'interessa. Prosegui. -
- Per quanto baciasse molto bene, non potevo permettergli di polpeggiare troppo a lungo. -
- Oh. -
- Ero andato lì con il preciso intento di porre fine a tutto quello. E di riprendermi Meiko. -
- Meiko? - "... il nome de-"
- La Regina. - sorrise: - E' il suo nome. -
Non potè trattenere un sorriso a sua volta: "Il modo in cui l'ha detto..." si strinse di più a lui: "Come diamine ha fatto Rin a non accorgersene...?".
- Quindi, non potevo permettere che si accorgesse della katana. -
- ... katana? - si scostò appena, per guardarlo meglio in viso: "Ma che ca-"
- Così, ho fatto ciò per cui ero andato lì. L'ho pugnalato con la katana. -
- ... katana? - sbattè le palpebre. E si rese del tutto conto del significato di quella frase: - Yaoi! - imprigionò il braccio nelle sue: "Io... cioè, se dovessi vederli insieme, penserei più a Kaito come uke, ma-"
- No, niente simbolismi. -
Tutte le sue speranze s'infransero, e le parve persino di sentirne il suono, molto simile a "crash": - Oh. -. Sbattè di nuovo le palpebre. E si rese del tutto conto del significato di quella frase: - Aspetta, l'hai pugnalato letteralmente? -
- Sì! - e lo disse con tutto il candore del mondo.
- ... ah, ad un braccio, o ad una gamba, o- -
- Al cuore. -
- ... - sbattè le palpebre, piano. Sentiva le labbra tirare, ma non voleva sorridere. Era colpa di Kaito che sorrideva, e lei si era ritrovata a seguirlo: - Mi sembra molto in forma per uno che si è preso una katana nel cuore. -
- Beh, è un Duca. - il Brucaliffo alzò le spalle: - I Duchi sono assurdamente difficili da far fuori. Però una katana nel cuore fa male pure ad un Duca. -
- ... -
- In ogni caso, le donne rapite erano effettivamente lì. E, poco dopo che il Duca è caduto a terra... -

- Oh, ce ne possiamo andare? -
- Ma il vestito posso tenermelo, sì? -
- Ehi! Ma ci sono ancora delle cose in cucina! -
- Cosa? Presto! Prendete tutto il prendibile! -
- Ma se ci prendessimo pure i cuscini? -
- Il sapone! Il sapone! -
- E gli asciugamani! -
- Ragazze, state rapinando una dimora ducale, non un albergo! Pensate ai gioielli! -
- Ehi! Quella là se li è presi tutti! -
- Brutta- -
- Guardate che ne sono rimasti un sacco! -
- Il balsamo! Ho trovato del balsamo! -
- Cosa? Vuoi dire che aveva del balsamo? Perché ci ha sempre detto che a Venomania era vietato? -
- Voleva tenerselo tutto per lui! -
- Beh, non gli si può dar torto. -
- Eh, no... -
- I cracker li prendo? -
- Ma sì, che tanto c'è spazio! -
- Sai... - lasciò Meiko - certo che il vestito era davvero bello - e si chinò su Gakupo, prono a terra: - ... mi stai facendo un po' pena. -
- ... come ti chiami? - la voce roca.
- Kaito. -
- Kaito. -
- Sì? -
- Dal profondo del cuore. -
- Cosa? -
- Vaffanculo. -.


- Te la sei andata a cercare. -
- Forse. - riconobbe Kaito, con un sospiro.
"... in effetti, fa un po' pena pure a me, ora." - Ma quindi cos'era successo? -
- Quando si è ripreso, gli abbiamo fatto confessare tutto. Sembra che utilizzasse l'ipnosi. -
- Ipnosi? -
- Sai cos'è? -
Miku annuì: - So quali sono i suoi effetti. - si strinse di nuovo a lui: - Sono stupita. La soluzione era più semplice di quanto pensassi. -
- La soluzione sì, usare l'ipnosi un po' meno. - Kaito ridacchiò: - Una buona ipnosi ha come base lo stesso principio della Cantarella e della magia. Bisogna essere chiari, quando si danno ordini. A questo tipo di cose piace molto trovare scappatoie per rovinare i piani di chi non le sa dominare del tutto. -
- Quindi l'ipnosi aveva fallito? - aggrottò la fronte: - E come ha fatto a portare le donne- -
- Oh, no, l'ipnosi era andata a buon fine. E riconosco che fosse anche molto potente. Abbiamo fatto bene a bloccare Gakupo prima che affinasse la tecnica. Sarebbe diventato una Cantarella vagante. -
Miku deglutì.
- Tuttavia, per nostra fortuna, l'ipnosi era sì molto potente, ma usata male. E, soprattutto, era talmente potente che neppure lui è stato in grado di scioglierla. -
- Cosa? -
- Gakupo aveva ipnotizzato le donne imponendo loro di seguirlo nel suo castello e di rimanere lì con lui. L'ordine, dunque, era di rimanere nel castello. - il suo sorriso si accentuò: - Sfortunatamente, una volta messo piede nel castello, le donne tornavano del tutto coscienti. L'unicissimo loro problema era il non poter uscire. -
- ... oh. - sbattè le palpebre: - E non avrebbe potuto ipnotizzarle di nuovo dando loro un altro ordine? -
- Per poter mantere attivo più di un ordine sulla stessa persona, bisogna essere estremamente potenti e capaci. - continuava a sorridere: - Lui, quindi, per fare una cosa simile, avrebbe dovuto sciogliere la prima ipnosi. -
- Capisco... - non le tornava una cosa, però: - Ma... l'ipnosi di per sè non funziona solo sulle donne, no? Allora com'è possibile che tu... - lasciò in sospeso la domanda, lanciandogli un'occhiata sperava eloquente.
Evidentemente, lo fu: - Beh... - alzò le spalle: - ... è molto più semplice potenziare qualcosa concentrandosi su un unico obiettivo piuttosto che su tanti. -
- ... non capisco. -
- Diciamo che è come se Gakupo si fosse specializzato nell'ipnotizzare solo persone con i capelli scuri. A lungo andare, come difatti è stato, il potere dell'ipnosi è diventato almeno dieci volte più potente che se l'avesse provata su chiunque, e in un decimo del tempo. Ma solo sulle persone con i capelli scuri. -
- Quiiiiindi... - capì: - ... se gli si fosse presentata una persona con i capelli tinti di scuro... -
- Non avrebbe avuto alcun effetto. Esattamente. -
Sbattè le palpebre, piano: - ... tutto ciò è estremamente stupido. -
- In realtà, ha funzionato benissimo. A lui interessavano solo le donne. Il suo unico problema è stato rendere l'ipnosi sempre più forte senza curarsi di darle un minimo di controllo. -
Sbattè di nuovo le palpebre, di nuovo piano: - Capisco. - ci pensò: - ... quindi, l'ipnosi si è sciolta da sola quando hai pugnalato Gakupo? -
- Sì. Ci sono tre modi per far svanire un'ipnosi. Il primo è che lo faccia chi l'ha imposta, ovviamente. Ma, appunto, Gakupo non ne era stato in grado. Il secondo è che lo faccia qualcuno di più potente di chi l'ha imposta. E, dato che non sapevamo neppure che la stesse usando, non abbiamo pensato a contattare qualcuno del genere. Il terzo, quello sempre più sicuro ed efficace, è ferire gravemente in un punto vitale chi l'ha imposta. -
- ... brutale. -
- Aveva rapito tantissime donne. -
- Ma perché l'aveva fatto? - "Ho qualche sospetto, ma..."
- Lui ha affermato di averlo fatto per avere tante donne sempre ben disposte a copule diversamente grammaticali. -
Miku schiuse le labbra, sconvolta: - Vuoi... vuoi dire che... -
- Sì. - Kaito chiuse gli occhi.
- ... voleva costringerle a prendere una laurea? -
Kaito riaprì gli occhi: - No. Voleva che sangue e sudore si mescolassero insieme per poi diventare gocce di porpora. -
Miku spalancò la bocca: - Voleva crearsi un harem? - si portò una mano al viso: - Allora avevo ragione! -
Ricordò il suo primo incontro con il Duca di Venomania.
Lo ricordò bene.
Ancora più bene - o meglio, che era grammaticalmente più accettabile.
- Sta ancora cercando povere fanciulle candide, ingenue e innocenti da attirare nella danza del suo harem! -
- In realtà non lo fa sul serio. Gli è solo rimasta quest'abitudine. - Kaito alzò le spalle: - E poi, lo sanno tutte che non devono mai accettare un invito nel castello del Duca del Paese del Viola. -
"..." - Dovreste spiegarlo anche a chi non è del posto. -
- Avevamo messo un cartello bello grande. - il Brucaliffo annuì alle proprie parole: - Ma poi l'abbiamo trovato incenerito. Ne abbiamo messo un altro. E, il giorno dopo, anche quello era stato ridotto in cenere. E così via finché, al decimo, ci siamo stancati e abbiamo deciso di non metterne altri. -
- ... dove l'avevate messo...? - aveva gli occhi a mezz'asta.
- All'entrata, ovvio! - Kaito sbattè le palpebre: - Ma Gakupo ci ha garantito di non aver visto nessuno dar fuoco ai cartelli con una fiamma ossidrica. E se non l'ha visto lui che sta quasi sempre lì... - un sospiro: - Certo, potrebbero aver agito quando lui non c'era, ma questo significherebbe che qualcuno ha controllato tutti i suoi orari... -
- Eh, sì. Senza dubbio. Qualcuno. - si premette la mano contro la guancia giusto per non facepalmare: - Quindi, nessuna delle donne è stata ben disposta a copulare in modo diversamente grammaticale? -
- Alcune sì. Erano arrivate anche a litigarselo. - abbassò la voce: - Sai, Gakupo ha molte fans nel Paese del Viola. -
Miku annuì, piano: - Immagino. - "Fangirls del proprio sovrano. Ha il suo perché.".
- Le altre, invece, dato che non potevano uscire, si godevano il castello. - era tornato a parlare a volume normale.
- ... in sostanza, Gakupo si è ritrovato in casa un numero indefinito di fanciulle che usavano la suddetta casa come un albergo? -
- E lui come servitore tuttofare. Hanno detto che era il minimo che potesse fare per scusarsi del fatto che non potessero uscire. -
- ... in tutto ciò, Gakupo non si è fatto qualche domanda, quando ha visto che la cosa non stava andando come sperava? Perché è arrivato addirittura a riempirsi il castello di ospiti poco ben disposte nei suoi confronti? -
- Ha detto che era sicuro che la successiva sarebbe stata un'ipnosi perfetta. -
- E ha sbagliato ogni volta. -
- Pare si limitasse a cambiare le parole, ma che l'ordine fosse sempre lo stesso. -
- Forse Gakupo è masochista. - trasse un profondo respiro, più rilassata: - Se non altro, non ha toccato nessuna di loro. -
- Ci ha provato. - spiegò Kaito: - E ci anche detto che ricorda ogni singolo schiaffo. Uno da ogni fanciulla. Ci ha provato solo una volta con ciascuna. -
- Immagino. -
- Anche se le testimonianze delle rapite hanno dato maggiori dettagli. Tipo, la cara Gumi gli ha tirato i capelli, glieli ha messi attorno al collo e l'ha quasi soffoc- -
- Gumi sa essere piuttosto violenta. - ormai l'aveva capito.
- E la mia dolce Meiko gli ha fatto perdere più sangue di quanto non gliene abbia fatto perdere io pugnalandolo. -
- Non voglio saperne di più. - le bastava l'immaginazione: - ... insomma, alla fine, forse Gakupo è stato anche grato del tuo arrivo. -
Kaito sgranò gli occhi: - E' quello che mi ha detto anche lui, sai? Che sono stato una benedizione divina, una luce nel buio, un sole nella notte, un faro negli abissi, una macchia gialla su sfondo nero, un- -
- Non mi risulta di aver usato tutte queste similitudini. -
"..."
Ora, aveva iniziato a farci l'abitudine con tutta quella gente che appariva a caso - soprattutto alle sue spalle. Tuttavia, aveva iniziato. Ancora non la considerava la cosa più normale del mondo.
- Volevo rendere la cosa più intensa! - Kaito si voltò, ed era tornato a sorridere come suo solito.
- Intensissima. Stavo per commuovermi io. - Gakupo si fece avanti, e Miku ebbe il tragico sospetto che avesse sentito ben più di quelle frasi di gratitudine un po' pompate.
- Forse stavi solo per rimaledirti per aver avuto un'idea tanto stupida ed esserti fatto trattare di conseguenza. - rispose il Brucaliffo, serafico.
Il Duca trasse un profondo respiro. E aveva anche serrato la presa sul suo bellissimo bastone - bastone che, a ben pensarci, quindi gli aveva rifilato Kaito.
Lo stesso Kaito che, probabilmente, stava rischiando un pestaggio ad opera di quel bastone.
E, soprattutto-
- No, scusate, voi vi siete fatto ingannare da un uomo con la parrucca, la voce in falsetto e una katana nascosta dietro la schiena? -
- Veramente ce l'avevo davanti. -
Miku guardò Kaito.
- La tenevo stretta al petto, e la coprivo con le braccia. -
Miku tornò a guardare Gakupo.
Rimase un po' perplessa quando vide la sua espressione da visione mistica: - ... era la donna più bella che avessi mai visto. -
- ... con Gumi e la Regina intorno? -
- Non avevo mai visto una donna tanto bella... -
- ... avete mai pensato che forse non siete attratto dalle donne? -
- Ma costui non aveva nulla di virile! -
- Ehi! - Kaito s'intromise.
- Era il ritratto assoluto della femminilità! -
- Provo compiacimento. -
- Nessuno avrebbe mai potuto capire che si trattava di un inganno! -
- Infatti ho ingannato anche le guardie! -
- Come avrei potuto capire che era solo un'imitazione? -
- Noooon poteeevi, nooon poteeevi! -
Forse avrebbe dovuto fare qualcosa per reinserirsi nella conversazione. La discussione era platealmente deragliata.
- ... vi siete fatto ingannare da un uomo con la parrucca, la voce in falsetto e una katana nascosta davanti! - si corresse: - Tra le braccia! -
La discussione era platealmente deragliata, quindi doveva reinserirvisi.
- Non ho visto la katana. Era nascosta molto bene. -
- Non cambia il resto della frase. -
- Cambia il fatto che voi ora non avete più alcuna scusa per esigere scuse da parte mia. -
Silenzio.
Comprese.
- ... pensavate fossi un altro uomo con la parrucca, la voce in falsetto e una katana nascosta tra le braccia? -
- E' stato un dubbio legittimo. -.
Silenzio.
"... capisco la paranoia, ma..." lasciò la presa di Kaito e incenerì Gakupo con un'occhiataccia: - Primo. Io non sono un maschio. -
- Siete stata cristallina, a riguardo. - lui non aveva fatto una piega.
- Secondo. I miei capelli sono bellissimi, di un meraviglioso verde acqua naturale! -
Nessuna risposta, solo uno sguardo di sufficienza.
- Terzo. - si gonfiò: - La mia voce è splendidamente naturale! - e l'avrebbe dimostrato: - MILLE FIORI DI CILIEGIO SI DISSOLVONO NELLA NOTTE! LA TUA VOCE NON MI RAGGIUNGERA'! - era pure partita una musica. Ottimo. Scattò verso il centro del labirinto, a braccia aperte: - QUESTO E' UN BANCHETTO NELLA CELLA DI UNA PRIGIONE D'ACCIAIO! GUARDA IN BASSO, VERSO DI NOI, DALLA TUA GHIGLIOTTINA! - la voce più alta che poteva: - TUTTO IL MONDO E' AVVOLTO IN UN'OSCURITA' INFERNALE, NON SI SENTE NEMMENO IL TUO CANTO TRISTE! CON IL TUO FUCILE, PUNTA AL CIELO AZZURRO E ALLA GRANDE DISTANZAAAAA! -
Perché era talmente brava che l'avrebbero sentita anche da lontano!

Rimase a giacere sul tavolo, la faccia contro la tovaglia.
Ne aveva trovato uno libero e non aveva visto perché non buttarcisi sopra.
Qualcuno era anche passato a farle patpat sulla schiena, facendole tanti complimenti per la canzone. Lei si era limitata ad un mugugnare e ad alzare appena una mano, in segno di ringraziamento.
Si sentiva un pochino provata.
Era stata una mattinata estremamente intensa.
- Credo tu abbia bisogno di cambiare un po' aria. - un sospiro, accanto a lei.
Miku scattò a sedere, il cuore sobbalzò: la Regina, Meiko.
- Voi dite, Vostra Maestà? - si rassettò il vestito, cercando di non distogliere lo sguardo dal volto della sovrana.
Sembrava tranquilla e non intenta a pensare a qualcosa di malvagio, quindi poteva considerarlo un buon segno.
- Dico. - la Regina annuì: - Ad esempio, potresti andare dalla Finta Tartaruga. - "Chi?": - O l'hai già incontrata? -
Miku scosse la testa.
- La sua presenza potrebbe rilassarti. - la sovrana alzò appena un braccio: - Mia cara. -
Con sua sorpresa, ad apparire al fianco della Regina non fu Lily ma Mayu: "... come fanno a sapere di quale 'mia cara' sta parlando...?" forse era una capacità dei servitori, o di gente abituata a far parte di quel corteo.
- Mi piacerebbe molto se tu conducessi Michelyne dalla Finta Tartaruga. - sorrise: - E se la Finta Tartaruga le raccontasse qualche storia. -
- Signorsì, mia signora! - Mayu trillò, messa sull'attenti, con tanto di mano alla fronte.
Poi guardò lei.
Sì, Mayu aveva degli enormi occhi dorati, belli sgranati. O forse erano grandi di per loro e lei li stava sgranando perché voleva vederla per bene.
"Alla gente del Paese dello Specchio piace fissare.".
- Non mi sono ancora presentata per bene! - giunse le mani inguantate: - Io sono il Grifone, o Mayu! -
- Piacere! - dato che le aveva già detto il suo nome, non vide perché ripetersi.
- Spero ti piaccia ascoltare storie, perché alla Finta Tartaruga piace molto raccontare storie. - Mayu fece di sì con la testa, le mani ai fianchi: -
Malinconiche. Le piacciono tantissimo le storie malinconiche. -
- Oh. - "Che bello." le mancavano ai generi delle storie della giornata.
Sempre che quella di Rin si potesse considerare "in giornata". Era piuttosto sicura che la mezzanotte fosse passata, quando l'aveva incontrata: "... è tutto il giorno che ascolto storie.".
Il Grifone aprì le braccia e spalancò le ali in una ventata che quasi la buttò giù dal tavolo: - E spero anche ti piaccia volare! -
- COS- - si aggrappò al bordo: - E-ecco, Mayu- -
- Ellie. -
- Eh? -
- Mi chiamo Ellie. -
- ... non avevi detto di chiamarti- -
- Elsa Maria, sì. Quindi chiamami Elsa Maria. -
Miku sbattè le palpebre, piano: - Ecco, Grifone, in realtà non è che volare sia una cosa che mi piaccia poi così- -
- E' sempre bello vedere qualcuno così entusiasta! -
La presa al bordo del tavolo le impedì di venire travolta da quell'ondata di nero e biondo, quando se la ritrovò addosso.
- Reggiti forte, e goditi la vista! -
Gelo: - No, sul serio, io non- -
Si sentì stritolata.
Sarà anche stata più o meno della sua stazza, ma quella piumosa fanciulla era atrocemente forte.
E non c'era più niente sotto di sé, attorno a sé.
Niente più tavolo, tovaglia, qualcosa.
Solo Mayu. O in qualsiasi modo volesse farsi chiamare.
Non doveva muovere le gambe.
Si sarebbero mosse nel...
- METTIMIGIU'METTIMIGIU'METTIMIGIU'- -
- Ah, ci vorrà un po' per arrivare! - il Grifone sospirò, intenerita: - Quindi, hai tutto il tempo per ammirare questo bellissimo panorama! -
- SOFFRO DI VERTIGINI! - si aggrappò alla sua vita con le gambe.
Manovra d'Emergenza: Posizione del Koala.
E aveva dovuto usarla per la seconda volta nel giro di poche ore.
Non le sarebbe affatto piaciuto doverlo fare una terza volta.
Soprattutto ad alta quot-
- CAMMINIAMO TI PREGO CAMMINIAMO NON VOGLIO VOLARE HO PAURA METTIMI GIU' FAMMI SCENDERE- -
- Sing-a-ring-a-ring! -
"... si è messa a cantare. Io soffro e lei canta." serrò gli occhi, affondò il volto nella sua spalla. E, già che c'era, aumentò la presa con tutti e quattro gli arti.
- Wippa-wippa-win! -
"D'accordo. Tanto è inutile." trasse un profondo respiro: "Stiamo scivolando rasoterra. Sì. Stiamo scivolando rasoterra." sentiva la nausea in agguato nei dintorni dello stomaco: "Stiamo scivolando rasoterra. Stiamo scivolando rasoterra. Stiamo-"
- Wow! Guarda laggiù! Come sono piccoli! Staremo ad almeno trecento metri d'altezza! -
- RASOTERRA DI TRECENTO METRI NON HO MAI VISTO UN RASOTERRA COSI' RASOTERRA RASOTERRA RASOTERRA! -.

Terra.
Terra.
La sentiva sotto i piedi - o meglio, sotto le suole delle scarpe -, la sosteneva, la faceva stare perfettamente immobile in mezzo al panorama.
Inspirò a fondo, riempì per bene i polmoni. Sentì i muscoli meno rigidi. Molto meno rigidi.
C'era aria fresca. Doveva esserci dell'acqua, da quelle parti.
Aprì gli occhi, piano.
Dalle fessure delle palpebre, tutto rimaneva fermo.
"D'accordo, sono davvero a terra." si calmò, e riuscì ad aprire del tutto gli occhi.
Si massaggiò lo stomaco con la mano, anche se non faceva più così male. Sentiva un certo fischio nelle orecchie, però.
Inspirò di nuovo.
Piante più alte di lei, con foglie larghe quanto il suo busto, ricoperte di minuscole goccioline d'acqua. Dietro, degli alberi.
E, davanti a lei, una cascata.
Non troppo alta, né troppo bassa. Forse neanche una decina di metri.
Sotto, un laghetto incorniciato da scogli e tanti ruscelli. E lei era tra due di questi.
- Siamo tornate nel Paese del Verde? - fece qualche passo avanti. Il suono viscido sotto i suoi piedi le confermò che l'erba era più che umida.
- Siamo vicino al confine! - la voce trillante di Mayu - o qualsiasi fosse il suo nome - le giunse da dietro, come previsto, dato che non le era davanti o ai lati.
Una folata di vento - Miku si abbassò la gonna - e il Grifone fu sopra gli scogli, le ali spalancate: - Tartarughiiiiiiiinaaaa! - planò sopra la pozza d'acqua, tornò al punto di partenza: - Tartarughiiiinaaa! Dov'è la Tartaruga più graziosa del Reameeeee? -
Un sibilo.
Miku si voltò. Ma non vide nessuno.
- Tartarughiiiinaaa caaaraaa! - Mayu volò sopra i ruscelli: - Dove sei, Tartarughina? Tart- AHI! -
Qualcosa cadde a terra, rimbalzò un paio di volte.
Miku sbattè le palpebre: "... un sasso...?"
Il Grifone, le mani dietro la testa e l'espressione sofferente, si voltò, con un'altra folata d'aria.
Seguì il suo sguardo.
Sopra gli scogli, era apparsa una persona.
Una ragazza, avrebbe detto.
Lunghissimi - davvero lunghissimi, quanto i suoi - capelli biondi, o forse bianchi, o forse color pesca, forse semplicemente platino, il viso dai tratti delicati semicoperto dai ciuffi della frangetta tagliati a caso. Da quel che riusciva a vedere, sembrava indossare la parte superiore di una corazza nera - e, dietro, sembrava tondeggiante. La minigonna a pieghe rosa e gli stivaletti bianchi ci facevano un po' a pugni. Per il resto, sembrava una normale fanciulla filiforme, con curve vicino all'inesistente, a meno che sotto la corazza non fosse fasciata - cosa di cui Miku dubitava.
- Sono qui. - un sussurro. Riconobbe la voce che le era parsa di sentire un attimo prima.
- Mi hai fatto male! - Mayu piagnucolò, massaggiando il punto colpito: - Non si tirano i sassi! -
- E la gente si ascolta, quando risponde. - la voce della ragazza era la tranquillità assoluta. Non c'era alcuna espressione in particolare, sul suo viso.
- Non potevi tirarmi qualcos'altro? - il Grifone planò da lei, atterrandole accanto, la voce ancora lamentosa.
- E' la prima cosa che ho trovato. - l'altra, di contro, non sembrava minimamente turbata dal fatto di aver appena colpito qualcuno in testa con un sasso.
"..." Miku rimase ferma, le mani giunte dietro la schiena, in attesa di essere presentata: "Non ho voglia di intromettermi.".
Fosse mai che le arrivasse qualche sasso.
- Mayu. -
- Sì? -
"Allora si chiama davvero Mayu."
- Chi è la ragazza con te? -
"Ecco. Grazie per avermi notata prima della prossima ora."
- Oh, Miku! - Mayu sorrise, come se non le fosse appena arrivato un sasso in testa: - Era alla festa della Regina, solo che aveva bisogno di cambiare aria e la Regina ha pensato che sarebbe stata davvero una buona idea portarla qui a farsi raccontare qualche tua beeeeellissiiiiiiiimaaaa storia! - giunse le mani e sfoggiò un sorriso da un orecchio all'altro.
- ... una mia storia? - le parve che gli occhi della ragazza si fossero appena più aperti.
Poi incrociò il suo sguardo. Anche lei aveva gli occhi azzurri.
- Davvero? - la sua voce era monocorde, ma c'era come una minuscola scintilla di sorpresa.
Miku annuì: - Mi piacerebbe molto! - era giornata di storie, quindi perché no?
- Oh... - la ragazza si portò una mano alle labbra. Non distolse lo sguardo da lei: - Chi sei? -
- E' Miku! - s'intromise Mayu, indignata: - Te l'ho detto! -
- Michelyne Alice Lydia Fairsound. - fece una piccola riverenza: - O semplicemente Michelyne o solo Miku. -
- Michelyne Alice Lydia Fairsound... - sembrava stesse soppesando quelle parole: - ... mi piacciono i nomi lunghi. I nomi racchiudono storie. Le storie di chi li porta. Perché è stato dato un nome tanto lungo? Se sono tanti, qual è la storia di ciascun nome? Sono ereditati? Ereditano anche le storie di chi per primi li portò? - sbattè le palpebre: - I nomi lunghi nascondono tante storie ereditate. Mi piacciono molto. Difatti, anch'io ho un nome molto lungo. -
"E' la prima volta che qualcuno dice qualcosa del genere sul mio nome..." era sinceramente colpita: - E qual è? -
- Ia. -
"..." sì, era sinceramente colpita.
- Detta anche Finta Tartaruga! - trillò Mayu, indicandola. Non sembrava affatto piacerle l'essere ignorata.
- Perché "Finta"? -
- E' una storia molto malinconica. - disse Ia.
- Mi piacerebbe ascoltarla, se hai voglia di raccontarla. - soprattutto, non aveva voglia di ritrovarsi di nuovo circondata da gente che parlava di storie a lei sconosciute e rimandava il momento delle spiegazioni.
- Allora accomodati, Miku. - le indicò lo scoglio accanto al suo.
Miku annuì e si issò dove di dovere - Ia e Mayu, nel frattempo, si erano sedute. Per fortuna, lo scoglio non era scivoloso. E neanche troppo alto.
- Io... - mormorò Ia: - ... sono una marionetta. -
- Eh? -
- Etta. Etta. -
Miku sbattè le palpebre, le sbattè di nuovo: - M-mi sembri molto vera per- -
- E' impossibile annodare i miei fili. - Ia guardava la cascata, non sembrava neppure averla sentita: - All'ora del tramonto, in città, quando le fiamme oscillavano nel focolare, fra braccia gentili, io nacqui. -
Miku decise di tacere: "Devo ascoltare tutta la storia. Magari, sul finale..."
- I capelli simili alla seta, gli occhi cerulei... - forse Ia aveva un lato vanesio: - La città, all'ora del tramonto, la sbirciavo dalla finestra. Quel mondo frenetico, un poco lo bramavo... -
"Perché parla così?" forse era un modo di parlare delle tartarughe marionette.
- Corsi a vedere la città al tramonto. Stavo facendo tutto il possibile per realizzare quel meraviglioso sogno. Non riempire di solitudine la tua vita... continua a sognare. -
Miku sbattè le palpebre.
Mayu applaudì: - Che bella storia, Tartarughina cara! - si asciugò una lacrima che non c'era: - Ma cosa c'entra con il tuo essere la Finta Tartaruga? -
- Ah... - aveva sentito che c'era qualcosa che non tornava: - ... non è la sua storia? -
- No. Ad Ia piace taaaanto raccontare storie a caso. -
- ... capisco. - guardò la Finta Tartaruga, tornata a prestarle attenzione: - Quindi non sei una marionetta etta etta. -
- No. Sono una finta tartaruga. -
- Uga uga. -
- Sì. -
- E cosa c'entra con te, quella storia? -
- Nulla. -
Miku sospirò.
- Vuoi sentire un'altra storia? - da come l'aveva detto, sembrava sperare in una risposta positiva. "Sembrava" perché non era facile seguire le intonazioni di quella voce atona che sembrava prendere vita solo durante i racconti.
- D'accordo. - annuì. "In fondo, cosa importa se la storia riguarda lei o meno?".
Un accenno di sorriso. "Allora anche lei ha delle espressioni..." era molto più carina, così.
Il suono dei tasti di un pianoforte.
Miku si guardò intorno: "Una canzone...?" una musica lenta, delicata.
Quando il pianoforte fu sostuito da boati, dovette trattenersi dal premersi le mani contro le orecchie.
- In un villaggio di un'epoca sconosciuta, c'era un giovane ragazzo senza nome... - Ia aveva iniziato a cantare. Si era pure alzata in piedi: - E' una favola che nessuno conosce. -
"Mi fa piacere." se fosse stato vero, sarebbe stata lei a poter parlare di cose sconosciute agli altri!
- Dal momento in cui è nato, come se fosse un bambino maledetto, il figlio di un orco, quel corpo ha ricevuto fin troppe punizioni... -
"... allegra."
- Non c'era nessuna cosa triste, tuttavia... -
"In effetti, finora mi è proprio parsa una vita da ricchissimo figlio unico viziato, quella di questo bambino."
- ... nel bagliore del tramonto, hai afferrato la mia mano... -
"Oh..."
- Non lo so! Non lo so! Io non so niente! Né la gentilezza dopo un rimprovero, né il calore di una mano dopo la pioggia, ma sono davvero, davvero, davvero freddo! -
Miku indietreggiò sul sasso: Ia parlava piano per mettersi da parte tutta quella voce?
- Non muoio! Non muoio! Perché non muoio? Tanto non riesco ad avere nemmeno un sogno! E' una favola che nessuno conosce, viene risucchiata nel tramonto e si dissolve! -
La musica continuava, Ia taceva. Forse doveva ricaricarsi. Ma non sembrava affatto turbata o stanca. Miku deglutì: "Sono sicura che sarebbe una plurivincitrice al Karaoke della Regina."
- La violenza veniva quasi vomitata, ogni giorno occhi pieni di disprezzo... - camminava sullo scoglio, la voce di nuovo a volume e velocità normali: - E, senza che me ne accorgessi, tu stavi lì. Nonostante sia inutile parlarmi, "Voglio sapere il tuo nome". Scusami, ma non ho un nome, né una lingua... - giunse le mani: - Anche se da nessuna parte c'è un posto cui io appartenga, "torniamo indietro insieme" e hai afferrato la mia mano. - la musica tornò veloce: - Non lo so! Non lo so! Io non so niente! Neanche che non sei più una bambina! Ma il calore della mano di una sconosciuta è davvero, davvero, davvero, davvero l'unica cosa che conta! Non ti fermi! Non ti fermi! Perché non ti fermi? Se ti scoprissero, verresti uccisa! Sono due bambini maledetti che, dopo la pioggia, vengono risucchiati nel tramonto e si dissolvono. - di nuovo la musica. La canzone stava per finire, lo sentiva: - La notte finisce, il giorno comincia, giochiamo ad acchiapparci finché non siamo esausti. In un mondo così, sarebbe meglio se tutti, a parte me e te, svanissero. Sarebbe meglio se tutti svanissero... - le braccia tornarono lungo i fianchi: - Non la conosco, non la conosco, ma sento una voce. Non mia o tua, ma dell'intera umanità. Resisto per poco tempo, poi afferro la tua mano. Veniamo risucchiati nel tramonto e ci dissolviamo. - sorrise: - Non lo so! Non lo so! Io non so niente! Né cosa accadrà dopo di questo, né il tuo nome. Tuttavia, ora, ora va bene così e questo è ciò che davvero, davvero, davvero, davvero credo! Non lo so! Non lo so! E quel rumore nelle mie orecchie... - si fermò.
Miku sbattè le palpebre.
- ... viene risucchiato nel tramonto e si dissolve. -
Ia le forò i timpani, la musica continuava nel suo finale. Le ultime, frenetiche note risuonarono nell'aria.
Osò applaudire: - Davvero molto bella. E tu sei una bravissima cantante! -
Contro ogni aspettativa, Ia abbassò lo sguardo, il viso coperto dalla frangetta. Un sussurro quasi impercettibile: - 'azie. -
- Su, su! - Mayu quasi la buttò in acqua con una pacca sulla corazza: - Non fare la finta modesta! -
- Ma... - un dubbio improvviso: - ... queste storie le hai inventate? -
Ia rialzò lo sguardo. Gli occhi si intravedevano tra le lunghe ciocche di platino: - No. -
- ... ma non riguardano te. -
- No. -
- Te le hanno raccontate i protagonisti? -
- I protagonisti. - Ia annuì piano: - O persone che hanno assistito. -
Miku si portò una mano al cuore: - Quindi... la marionetta e questi due bambini sono davvero- -
- Miku. -
- Sì? -
- Tu ci credi? - quegli occhi azzurri sembravano terribilmente seri.
"... ci credo?" ci pensò un istante. Trasse un profondo respiro: - Sì. Secondo me, sono successe davvero. -
- Allora sì. -
"..." - Se avessi risposto di no... -
- Allora no. -
Sbattè le palpebre, confusa: - Ma... a prescindere da cosa uno creda, se una cosa è successa, allora- -
- Sai perché sono una Finta Tartaruga, Miku? -
Scosse la testa: "Se non me l'hai detto fino ad ora..."
Ia non fece una piega: - Perché mi è stato detto che sono una Tartaruga. Ma io non ci credo. Perché non ricordo affatto di essere nata Tartaruga. -
- ... eh? - ora era confusa.
- "Sei una Tartaruga!", mi hanno sempre detto. Ma io non ricordo di esserlo mai stata. Quindi, non sono una tartaruga. Perché non ci credo. - la guardò dritta negli occhi: - Tu credi che io sia una Tartaruga, Miku? -
- Ehm... - si torse le dita, di colpo a disagio: - ... sei stata presentata come tale, però mi sembri una ragazza... -
- Dunque, per te, non sono una Tartaruga. -
- Direi di no... - azzardò a dire.
- Allora, per te, sono la Finta Tartaruga. -
Una luce, minuscola, in fondo alla nebbia della confusione: - Quindi, dato che tutti ti chiamano "Finta Tartaruga", nessuno pensa che tu sia una Tartaruga? -
- Forse. Io no di certo. -
- Per me- - s'intromise Mayu: - -tu sei una bellissima- -
- Io sono una Testuggine. -
Silenzio.
Miku alzò una mano.
- Sì? - fece Ia.
- Qual è la differenza tra Tartaruga e Testuggine? -
- Che una testuggine più grande di te non ti vedrebbe come spuntino. -
- ... ah. -
- Una beeeeeeellissima Testugginina! - Mayu le arruffò i capelli: - Però ti chiamo "Tartarughina" perché suona più puccio! - Miku incontrò i suoi grandi occhi dorati: - Sai che Ia è come un graaaande libro di storie? - chiese, come se non le avessero appena detto che, là in giro, c'era la possibilità di incontrare qualcuno pronto a fare di lei la sua merenda.
- Ho capito che la gente racconta molte storie ad Ia. -
- E lei le riracconta! - il sorriso di Mayu si accentuò: - Mantenendo l'anonimato, ooovvio! - ridacchiò: - Anche se, a raccontare la storia del noooostro caro Duca, viene un po' difficile mantenere l'anonimato! -
- Gakupo ti ha raccontato la sua storia? - se ne stupì.
Ia annuì, e la sua sorpresa aumentò: - Spesso non è che vogliano raccontarmi le loro storie. Vogliono solo qualcuno con cui sfogarsi. -
"... Ia è una barista?"
Un'idea: - Ehi, Ia! -
- Sì? -
- Hai mai raccontato la tua storia a qualcuno? -
La Finta Tartaruga sbattè le palpebre, gli occhi più grandi, lo sguardo sorpreso. Poi, piano, scosse la testa.
Miku si portò una mano al petto: - Ti va di provare? - sorrise.
Ia piegò appena la testa di lato. Poi si raddrizzò e annuì: - Mi va. -
- Ottimo! - si mise seduta composta, le mani alle gambe: - Vuoi raccontarla a me? -
- Ti va di ascoltarla? -
- Certo! - era lei a sentirsi molto barista, in quel momento.
Ma, in fondo, c'era un qualcosa di divertente.
- ... la mia storia non è malinconica. Quindi non è interessante. -
Si sforzò di sorridere: - Non è che una storia malinconica è per forza interessante. -
- Ma fa scena. - sembrava voler dire "e tanto basta".
- Non credo... -
- Non è che sia successo nulla di troppo interessante, nella mia storia. - Ia era tornata a guardare la cascata. Forse era abituata a parlare con la cascata, più che con le persone: - Quando mi dicevano che sono una Tartaruga, studiavo presso una testuggine. Era la testuggine più saggia dei mari, dei laghi e dei fiumi e tutti le portavano grande rispetto. -
- Oh... - "Chissà cos'ha imparato!" ci pensò: "Forse le materie che si studiano qui sono diverse da quelle che conosco io...? Magari pure..."
- Mi ha trasmesso tutto il suo sapere sulle arti magiche. -
Miku deglutì: "Lo sapevo!"
- Soltanto che a me non interessano queste cose. -
- Eh? -
- Non sono storie. - la voce di Ia era monocorde: - Quindi non vedo perché ricordarmele. Per questo, le ho messe per iscritto. -
- "Le Malinconiche Magie di Ia la (Finta) Tartaruga, edizioni Del Fradicio." - Mayu annuì, l'indice alzato: - Trenta volumi di cinquecento pagine l'uno, ciascuno stampato in copia singola e tenuto nella Regia Biblioteca del Paese del Giallo! -
- Oh... - non sapeva come commentare. Era letteralmente rimasta senza parole.
- Solo che è difficile trovare un libro nella Regia Biblioteca, quindi vengono comunque tutti a chiederle come si fanno certe magie! - ridacchiò Mayu.
- E finisco per ricordarmi tutto. Anche se non m'interessa. - Ia sospirò.
"... Ia è davvero come un enorme libro."
S'incuriosì: - Quali sono le magie che ti chiedono più spess- -
- Il Filtro D'Amore Supremo. - lapidaria: - Il secondo posto se lo contendono l'Elisir Di Lunga Vita e l'Etere Dell'Oro. -
- Oh... - unì le dita. In quel caso, non poteva dirsi stupita.
- Quella dell'Elisir è una gran noia. - un altro sospiro: - Se trovassero il libro giusto, non ci sarebbero di questi problemi. -
- In Salute e In Malattia, capitolo cento, l'Elisir Di Lunga Vita. - Mayu s'intromise di nuovo: - La pagina più pregna dell'intera collana! -
- Perché? Cosa c'è scritto? - era piuttosto sicura che il Grifone sapesse a memoria tutta l'opera omnia di Ia.
- Non lo so. -
Sbattè le palpebre, colta alla sprovvista: - Sembrava tu conoscessi tutto- -
- No, c'è scritto "Non lo so.". -
- Ah. - se non altro, Mayu sapeva davvero tutto a memoria.
- Quello che non mi chiedono quasi mai... - riprese parola Ia, pensierosa: - ... è Far Marcire L'Erba Senza Usare La Magia, Far Bruciare Il Cibo Sul Fornello, Come Attirare I Pidocchi, Come Creare Un Loop Temporale, Come- -
- Aspetta! - aveva persino allungato una mano verso di lei. La riabbassò, le guance calde, quando notò gli sguardi perplessi delle due ragazze.
- Ti interessa sapere come attirare i pidocchi? -
- No, come creare un loop temporale. - "Forse sa come scioglierlo!" serrò un pugno, il cuore aveva accelerato il suo battito.
Ia sbattè le palpebre, piano, quasi non avesse capito.
Poi parlò, pacata: - Chiunque può farlo. -
- Ah, sì? - "Pensavo-"
- Chiunque abbia un enorme potere magico. -
- Ah. - "Ora mi torna."
- Potere magico generico? -
- Potere magico. - fu la risposta, serafica: - Indipendentemente dall'utilizzo che se ne fa. Che tu sia ferrata con le magie elementali o sia un'esperta pozionista, va bene. -
Miku si grattò la testa, confusa: - Non ha molto senso... -
- E' la base. - fece Ia: - E' come il talento artistico. Puoi dipingere, disegnare, cantare, scrivere, ballare... sempre talento artistico è. Se per un incantesimo fosse indipensabile un grande talento artistico, allora non importa dove sia indirizzato, basta che ci sia. -
Miku annuì, piano: - Credo... credo di capire. - ripensò alle sue parole. Il cuore sussultò: "Un attimo."
- Hai detto... - guardò Ia negli occhi: - ... anche se fossi un'esperta pozionista? -
- Sì. -
- ... -
"... credo di sapere chi ha creato il loop di Rin." serrò anche l'altro pugno: "... possibile che...?" inspirò: "... forse la Regina l'ha costretto. O meglio, forse la Regina gli impedisce di scioglierlo."
- Se io creassi un loop temporale... - azzardò: - ... poi come potrei scioglierlo? -
- Volendolo. -
- ... eh? -
- Solo chi ha creato il loop temporale può scioglierlo. - spiegò Ia, impassibile: - Basta che lo desideri. -
Miku rabbrividì: "... basta così poco...?" inspirò: "... allora, perché Rin è ancora...?" guardò la cascata. Ora che ci faceva caso, faceva un rumore piacevole. Anche a vederla, era quasi rilassante. Sentiva la mente più libera: "... Kaito non sarebbe capace di fare una cosa tanto crudele a Rin e Len. Ne sono sicura. Forse non sa cosa sta succedendo...?" distese le dita sulla gonna: "... devo dirglielo. Devo raccontargli tutto.".
- Ti interessa sapere altro, del loop temporale? - la voce di Ia la riportò agli scogli.
Miku scosse la testa: - No. - sorrise: - Ti ringrazio per tutte le informazioni. -
- Di nulla. - le labbra della Finta Tartaruga si curvarono appena.
- Oh, bene, basta parlare di robe tecniche del genere! - Mayu scattò in piedi, l'espressione decisa: - Perché non parliamo di giochi? -.






Note:
* "Non riesco più a starmene ferma qui" / "Quindi che dici se ci raccontiamo una storiella breve?": Citazione leggermente modificata da Yobanashi Deceive / Night Talk Deceive [ Traduzione ]
* "Avanti, voglio che ti inginocchi!" / "Scusa.": Yami no Ou / Lord of Darkness.
* "Un giovane uomo che stava cercando il suo amore perduto" / "ha trovato la dimora del diavolo.": Venomania Kou no Kyouki / The Lunacy of Duke Venomania [ Traduzione ]
* Nella lyrics di Venomania, dice davvero "katana" (刀).
Mi sono posta molte domande. *Che sì, "katana" è anche usato come sinonimo di... spada. Sempre lì si rimane.*
* "[...] sangue e sudore si mescolassero insieme per poi diventare gocce di porpora.": Pseudocitazione sempre da Venomania.
* "danza del suo harem": Altra pseudocitazione sempre2 da Venomania - tra l'altro, il "titolo inglese ufficiale" sarebbe Dance with Asmodeus.
* In generale, ci sono tanti riferimenti a Venomania.
* "Come avrei potuto capire che era solo un'imitazione?": Potete pensarla come una citazione ad Imitation Black, oppure no. Non era voluto.
* "Mille fiori di ciliegio si dissolvono nella notte! [...]": Senbonzakura [ Traduzione ]
* "Ellie" ed "Elsa Maria" sono un ovvio riferimento alle due canzoni omonime.
* "Sing-a-ring-a-ring!" / "Wippa-wippa-win!": Uso to Nuigurumi / A Lie and a Stuffed Animal.
* Le due storie di Ia sono Karakuri Arise [ Traduzione Scritta ] e, ovviamente, Roku Chounen to Ichiya Monogatari / A Tale of Six Trillion Years and One Night [ Traduzione ]




Questo capitolo si sarebbe benissimo potuto intitolare Perculiamo Gakupo Kamui tutti insieme.
E sì, finalmente, Miku la smetterà di chiamarlo per nome e cognome, ed è stato detto il nome di Meiko, e- ah, sì, giusto, dicevo. *Coff*
Finalmente si è scoperto cosa diamine ha combinato il (povero.) Duca di Venomania! *O*/
... non che fosse molto insgamabile. U.U Tuttavia, il buon (?) portinaio non è riuscito a torcere mezzo capello a nessuna delle "povere" fanciulle rapite - povere fanciulle che hanno finito con lo schiavizzarlo.
Povere Fanciulle. Sì.
(Con tutto che, secondo me, neppure il Duca di Venomania originale se la passava tanto bene. Pensate: un harem di decine e decine di donne bellissime.
Decine e decine di donne bellissime che, una volta al mese, diventavano alquanto irritabili. Decine e decine di donne bellissime con cui - mi pare di aver capito - non ha mai usato alcuna protezione, e dunque orde di infanti dopo nove mesi trascorsi ad occuparsi delle gestanti!
Sì, insomma, anche il Duca di Venomania originale è stato un genio. *E l'assenza dell'Asilo di Venomania mi fa pensare che Kaito sia giunto prima dei nove mesi. (?)*
E poi... davvero, come diamine ha fatto a scambiare Kaito con la parrucca per una donna?
/deliri di Soe davanti a Venomania)

E dunque, non solo Miku ha finalmente capito perché Gakupo le aveva rivolto tutte quelle parole strane (parlo della possibilità che lei fosse un maschio in crossdressing.), ma ha anche scoperto l'oscurissimo legame tra lui e Gumi! *O*/
... ex-fidanzati.
Non erano i fidanzati più fidanzati di sempre? *A* O "estremamente intelligenti", a scelta.
Nel mentre, Gumi ha rivelato il suo passato di brava e semplice fanciulla, di come Kiyoteru l'abbia allontanata dalla storta via e di come abbia avuto qualche piccolo screzio con Meiko.
Forse si potrebbe persino intuire cos'è successo. à.à (No, non ha a che fare con i vestiti. U.U)

In ogni caso, Gakupo dovrebbe davvero smetterla di apparire all'improvviso alle spalle della gente.
*E' finito lì per sbaglio sia nel caso di Gumi che in quello di Kaito? Stava seguendo Miku? Ha un sesto senso nell'individuare chi sta parlando di lui? Non lo sapremo mai.*

Dato che questo capitolo è tutto un enorme inforigurgito, perché non andare da una bella&brava narratrice quale la Finta Tartaruga, alias Ia? *O*
Mi è venuta più kuudere di quanto avevo previsto - in generale, per me Ia è semplicemente molto, molto, molto introversa e con una passione per le storie tristi/malinconiche.
*Non potevo non farle impersonare la Finta Tartaruga.*
Mayu, invece, è una yandere scema. Tutto nella norma. (?)
Se qualcuno se lo stesse chiedendo: sì, lo "shoujo-ai" in descrizione non riguarda solo Luka e Miku.
Chi ha letto Alice nel Paese delle Meraviglie avrà notato tutti i riferimenti al capitolo con la Finta Tartaruga. *O* Spero.

Nel prossimo capitolo, Mayu e Ia continueranno a dire/fare Cose, Miku non sarà da meno e... beh, se avete letto Alice, potete ben supporre cosa succederà.
Prossimo capitolo ancora in fase di scrittura.

... sono al capitolo 10 (due cifre!) e sono già "così avanti" nella storia.
(No, non festeggiate: il finale non è affatto vicino. Dovremmo essere all'incirca a poco meno della metà.
*Nota: "Poco meno della metà" -> "Poco meno della metà se si fa un elenco di tutti gli eventi più importanti senza tenere conto del numero di capitoli che potrebbero occupare".*)
Quando ho iniziato il primo capitolo, mi sembrava una storia seriamente eterna. E invece sono "già" a questo punto. *Le fa strano.*

Comunque. U.U

Spero che questo capitolo di chiacchiere e chiacchiere e chiacchiere sia stato di vostro gradimento. ^^
Per qualsiasi critica o consiglio, dite pure. ^^
  
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