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Autore: Kaguya    20/09/2015    2 recensioni
“Fra due giorni è il compleanno di Hanamichi...”
Lo informò, notando con un sogghigno che la mano di Rukawa aveva tremato, mentre spingeva il cancello. Non si era nemmeno mosso, mentre un attimo prima sembrava ben deciso a infilarsi in casa e abbandonarlo lì fuori.
“Nh...quindi?”
Chiese, scoccandogli un'occhiataccia gelida, riducendo gli occhi a due fessure.
Mito era decisamente soddisfatto della reazione.
“Quel giorno me lo prenderò, Rukawa.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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With a little help from my Friends



Yohei Mito era una persona paziente.
Forse lo era da sempre. Forse aveva dovuto imparare a diventarlo, per essere amico di una certa testa rossa. Non aveva importanza.
Era un buon osservatore, ma discreto. Uno che non si impicciava troppo nei fatti altrui se non esplicitamente invitato a farlo.
Ma anche Yohei Mito aveva dei limiti. E quel giorno, pensò, stavano sfiorando davvero il ridicolo.

Il silenzioso incidente diplomatico si era consumato in palestra, durante un allenamento dello Shohoku.
Lui e i ragazzi del Guntai erano sugli spalti a incoraggiare Hanamichi, come sempre. E, come sempre, sul parquet andava in scena di tutto, tranne che il sano basket.
Il motivo del fracasso era presto detto: Hanamichi e Mitsui avevano iniziato a berciare su qualche sciocchezza. Ryota cercava di calmarli, più per far colpo su Ayako che per reale spirito diplomatico. Rukawa continuava a palleggiare con aria scocciata sotto il canestro. Kogure ne approfittava per pulire gli occhiali, scuotendo rassegnato la testa.
Anche da metri di distanza riusciva a scorgere facilmente la vena gonfia sulla tempia di Akagi. Era davvero un santo Gorilla, doveva ammetterlo. Come al solito i suoi pugni piovvero dal cielo ad abbattersi sulle teste dei due teppisti per sedare la lite.
Ogni volta che assisteva a quella scena, che si riproponeva piuttosto spesso, Mito accusava un potente, ma breve mal di testa, per empatia col suo amico, e finiva sempre per chiedersi come potesse provocare quel chiasso in campo nonostante sapesse che sarebbe arrivata la “punizione divina” su di lui. Ma dopotutto era pur sempre Hanamichi.
Dopo le proteste di rito dei due giocatori, tutti fecero per riportarsi alle proprie posizioni.
E nello spostarsi, Mitsui, colto da un'improvvisa folgorazione demenziale, e forse pensando di accelerare il processo di pace con il rosso, gli assestò un bello schiaffo sul sedere, che provocò nuove urla del compagno, una mezza crisi isterica ad Akagi, le risate di Ryoga.
Nel casino nuovamente in atto nessuno dei ragazzi si accorse di un dettaglio.
Kaede Rukawa aveva perso il ritmo del palleggio, lasciando cadere la palla.
Il rookie dello Shohoku. Quello che non sbagliava mai.
Quante volte Hanamichi glielo aveva ripetuto che “quella maledetta volpaccia non perde un colpo”.
Ore. Giorni. Settimane. MESI!
Aveva ascoltato gli sproloqui dell'amico sul moro con stoicismo. Aveva visto con i Suoi occhi milioni di sfumature di Rukawa. Miriadi di dettagli che da solo non avrebbe mai potuto notare. Aveva intuito prima di Hanamichi stesso cosa stava succedendo. E per mano, un cucchiaino alla volta, un passo dietro l'altro, un'allusione al giorno, come una medicina, l'aveva portato a quella consapevolezza. Hanamichi Sakuragi l'amava quella Volpe frigida.
Quante volte gli aveva suggerito di provare? Si era anche beccato una testata la prima volta.
Lo aveva visto abbattuto all'idea spaventosa di non poter gestire quel sentimento. Lui, che non aveva esperienza in quel campo, si trovava ad affrontare il crollo delle sue certezze. Per la sua nemesi poi!
Ma ora...Ora Yohei Mito aveva la conferma a tutti i suoi sospetti.
Scritta a caratteri cubitali, con le luci al neon, urlata a squarciagola dagli occhi neri di Rukawa posati su Mitsui.
Se uno sguardo avesse potuto uccidere, Mito era sicuro che quell'idiota di un Baciapiselli non avrebbe visto nemmeno il tramonto quel giorno.

Non provò nemmeno a parlare al suo amico di quello che aveva visto.
Era più che sicuro che Hanamichi non lo avrebbe ascoltato e si sarebbe roso dai soliti dubbi.
Sospirò, fissando l'orologio, mentre se ne stava appoggiato al muro di cinta di una villetta.
Odiava impicciarsi, ma era giunto alla conclusione che un intervento fosse necessario. Altrimenti sarebbe impazzito. Sarebbe bastata un'altra delle filippiche lamentose di Hana e avrebbe sbroccato.
Era lì in attesa da una mezz'ora buona, quando lo vide avanzare con la grazia e la velocità di uno zombie in stato catatonico.
Rukawa. Lo diceva anche la piccola targhetta in ottone sul muro alle sue spalle.
Si era aspettato un'espressione sorpresa. Ma sarebbe andata bene un'espressione qualsiasi a dirla tutta. Il moro però era impassibile. Si fermò davanti al cancelletto dedicandogli uno dei suoi universalmente validi “nh”. Con una nota interrogativa. Almeno quella.
Mito si staccò dal muro con il suo solito sorriso calmo e alzò una mano in segno di saluto.

“Ciao Rukawa...”

Ovviamente non ricevette risposta, se non un vago cenno della testa, mentre il moro tirava fuori dalla tasca un mazzo di chiavi. Non sembrava avesse una gran voglia di stare a sentirlo. Nè di vivere, ma quella era la routine.
Ma Yohei non era tipo da farsi scoraggiare. Cosi mentre l'altro fece per aprire il cancello continuò.

“Fra due giorni è il compleanno di Hanamichi...”

Lo informò, notando con un sogghigno che la mano di Rukawa aveva tremato, mentre spingeva il cancello. Non si era nemmeno mosso, mentre un attimo prima sembrava ben deciso a infilarsi in casa e abbandonarlo lì fuori.

“Nh...quindi?”

Chiese, scoccandogli un'occhiataccia gelida, riducendo gli occhi a due fessure.
Mito era decisamente soddisfatto della reazione.

“Quel giorno me lo prenderò, Rukawa.”

Annunciò, deciso, mettendo su un'espressione seria.
Vide la bomba che aveva sganciato atterrare nei timpani del rookie. Le schegge impazzite dopo l'impatto schizzare fino al suo cervello, colpendo i nervi.
Quegli occhi blu notte lo scrutarono un'ultima volta, prima che Rukawa gli desse le spalle entrando nel giardino e richiudendosi il cancello dietro, per avviarsi all'ingresso di casa sua.
Mito ghignò, alzando gli occhi al cielo. Due testardi orgogliosi. Ecco cosa erano quegli scemi.
Ma lui l'aveva sentito bene quel sussurro, mezzo coperto dal cigolio del metallo.

“Nh...Vedremo...”

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Lanciò il borsone e la cartella in un angolo della stanza con malagrazia.
Le parole di quel teppista ben impresse nella mente. “Me lo prenderò” aveva detto.
E a lui cosa avrebbe dovuto importargliene?
Però, c'era un però. Quello sguardo e quel tono di sfida...Non aveva saputo resistere.
Certo. Raccontane un'altra Kaede.
Sbuffò, sfilando la felpa e abbandonandola a terra, prima di tuffarsi sul letto. Rimase con la faccia contro il cuscino per qualche minuto, assimilando quanto era appena accaduto e le implicazioni.
Lui era convinto che quella stupida Scimmia fosse etero a causa di quel suo continuo decantare “Harukina cara”. Ma le parole di Mito implicavano qualcosa di diverso. Sembrava davvero sicuro di poter “prendere” Sakuragi. E se la sua ombra insinuava che quel Do'hao fosse interessato agli uomini, lui non poteva che credergli.
Insomma, quei due erano sempre insieme. SEMPRE.
Aggrottò la fronte a quel pensiero e al fastidioso nodo allo stomaco conseguente.
Ci aveva provato. Davvero tanto. Fino a farsi male. Ma alla fine aveva dovuto ammetterlo a se stesso. Era geloso marcio di quella testa rossa.
Come se non bastasse gli tornò di nuovo alla mente anche l'episodio del pomeriggio. Aveva giurato che avrebbe staccato la mano di Mitsui durante la prossima partita, facendolo sembrare un incidente.
Si voltò, stendendosi supino, un braccio posato mollemente sullo stomaco, l'altro sollevato a coprirgli gli occhi. Un lieve sorriso amaro ad aleggiargli sulle labbra.
Come si era ridotto. Aveva permesso a quello stupido di scalfire lentamente le sue mura. Era vicino al crollo ne era sicuro. Lo dimostrava il fatto che riusciva sempre meno a mantenere la calma. Era ancora impassibile davanti agli altri. Ma nella sua testa infuriava la battaglia. Mentre prima riusciva a domare anche i propri pensieri.
E ora questo.
Era evidente che Mito si era accorto di qualcosa. Altrimenti non lo avrebbe sfidato in quel modo.
Ma non riusciva comunque a capire. Loro due passavano tanto di quel tempo insieme che non capiva perchè avrebbe dovuto preoccuparsi di lui, che con la Scimmia scambiava solo insulti e pugni.
Sospirò, passandosi le mani sul viso che arrossiva appena, le sopracciglia corrugate, mentre una piccola speranza si faceva largo dentro di lui. Aprendosi la strada a testate.

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Aveva creduto fosse un'impresa impossibile. Ma alla fine ce l'aveva fatta.
Osservò soddisfatto Hana, fasciato in un paio di jeans neri che persino lui trovava indecenti, e un serafino color crema.

“Yo, davvero...non capisco perchè debba mettermi cosi in tiro...”

Protestò il rosso, osservando imbarazzato la propria immagine riflessa.
Quei pantaloni erano assurdamente aderenti. Come la maglia del resto. Ma Yohei aveva insistito tanto, che per il suo compleanno aveva prenotato in un localino più chic di quelli che frequentavano abitualmente e che era necessario un abbigliamento consono, che altrimenti non li facevano entrare, e via discorrendo...

“Te l'ho detto, Hana...è un posto particolare...”

Gli disse ancora Mito, paziente, come suo solito, mentre gli si avvicinava per slacciargli gli unici tre bottoni della maglietta.

“E questa va cosi...altrimenti sembra un pigiama...”

Hanamichi arrossì ancora di più. La scollatura cosi era decisamente vistosa.
Sbuffò rendendosi conto di quanto fosse un pensiero da ragazzina. Che cavolo gli stava succedendo?

“Yo...non sarà mica...”

Accennò, avvampando ulteriormente e incespicando con le parole.
L'amico lo fissò comprensivo, come a incoraggiarlo a continuare. E il rossino inspirò profondamente per poi concludere.

“Non sarà mica uno di QUEI locali???”

Yohei scoppiò a ridere, capendo finalmente il perchè di tutta quella ritrosia.
Scosse la testa con foga, tenendosi una mano sulla pancia all'espressione imbronciata del gigante buono.

“No Hana...tranquillo...E' solo che ho una sorpresa per te...”

Ammise ilare, strappando un sorrisone anche al rosso che iniziò a tempestarlo di domande.

“Calma...vedrai, vedrai...”

Ma anche Mito era piuttosto agitato all'idea.

In un'altra casa intanto, Rukawa era davanti allo specchio a osservarsi con occhio critico.
Il mucchio informe di vestiti sul suo letto testimoniava i vari tentativi che aveva fatto. Era vanitoso lui. O meglio: voleva essere bello.
Non gli interessava in generale. Quelle oche a scuola glielo urlavano sempre e non gli faceva né caldo né freddo. Ma aveva un buon motivo quella sera. Un ottimo, rossissimo motivo.
Fece un paio di giri su se stesso e alla fine si ritenne soddisfatto del jeans stretto blu, slavato sulle cosce, e della camicia nera. Risvoltò appena le maniche e fece per voltarsi e prendere il portafogli sulla scrivania. Ma la figura di sua madre sotto l'arco della porta della sua camera lo lasciò paralizzato.
Lo fissava studiandolo attentamente già da un po'. Non aveva mai visto suo figlio passare tutto quel tempo a scegliere i vestiti. Di solito per lui una tuta era più che sufficiente. Si era quasi aspettata di vederlo frignare davanti all'armadio un “non ho niente da mettermi” che l'avrebbe senz'altro proiettata agli anni migliori della propria adolescenza.
Sorrise avvicinandosi. Era uno dei pochi weekend che era riuscita a passare a casa, lontana dal lavoro che le toglieva tanto tempo. Sapeva che Kaede ne aveva sofferto e ne soffriva tutt'ora, per cui il fatto che non le rivolse la parola e che si irrigidì mentre gli slacciava un altro bottone della camicia, scoprendogli appena il petto, non la stupì più di tanto.

“Cosi è perfetta...Se fai tardi mandami un messaggio, ok?”

Commentò, voltandosi per uscire dalla stanza, mentre il moro annuiva automaticamente, colto alla sprovvista.

--------------------


Il locale che aveva scelto era una discoteca in centro.
Il barman era un suo amico e gli aveva assicurato che non ci sarebbero stati problemi, avrebbe fatto finta di avere davanti ragazzi maggiorenni e chiuso anche tutti e due gli occhi, a patto che loro non creassero troppo scompiglio.
La sala era abbastanza affollata. La pista circolare occupava il centro del locale. Un piccolo soppalco in un angolo fungeva da postazione del dj, mentre il bancone del bar costeggiava un lato della pista. Le luci erano soffuse e blu e in quel momento, ma sapeva per esperienza che avrebbero cambiato spesso tonalità nell'arco della serata. Sul lato opposto rispetto al bancone, si aprivano alcuni privè, chiusi da tende di organza bianca e oro. Uno di questi, il più grande, era la sede della festicciola del suo amico.
Si erano già appropriati dei divanetti bassi di pelle bianca e i ragazzi del Guntai si erano fiondati al banco, mentre lui e Hana erano rimasti lì. Il rosso sembrava allegro e soddisfatto della scelta della location.

“E tu da quando frequenteresti questi posti, eh??”

Gli chiese l'amico con un'aria da cospiratore che gli strappò una risata.
Stava per ribattere qualcosa, quando li vide entrare. I ragazzi dello Shohoku.
Rukawa. Alla fine era venuto anche lui.
Aveva immaginato che avrebbe cercato di fare una mossa prima della festa. Ma invece niente. Meglio cosi. La serata sarebbe stata interessante.
Hanamichi li fissò con un'aria stupita, non sapendo che aveva invitato anche loro. Sorrise.
Era cosi limpido che solo un cieco non si sarebbe accorto della sua contentezza.

“Su, alzati! Andiamo a salutare!”

Lo aveva incitato. E poi aveva fatto la prima mossa. Gli aveva preso la mano e l'aveva tirato in piedi ridacchiando, per trascinarselo dietro, mentre raggiungevano il gruppetto.
Hana non aveva battuto ciglio a quel contatto. Per loro era piuttosto abituale.
Ma il rookie...Lo fissò dritto negli occhi con un sorrisetto, mentre gli altri circondavano il festeggiato per fargli gli auguri.

Rukawa dal canto suo aveva dovuto raccogliere tutte le sue forze per non lasciar scivolare gli occhi su tutto il corpo della Scimmia, e le mani attorno al collo di Mito.
Lo faceva apposta. Lo stava ancora sfidando. E la cosa lo innervosiva parecchio.
Come se non bastasse quel posto rumoroso in cui la gente si urtava e strusciava di continuo.
Non si rese nemmeno conto di essere l'ultimo rimasto a dover salutare Sakuragi, perso in quei pensieri vendicativi.

“Nh...auguri, Do'hao...”

Gli disse, con la solita verve e l'entusiasmo che lo caratterizzavano.
Ma Hanamichi era fin troppo contento quella sera e non partì per la solita tangente di insulti.

“Grazie, Volpe spelacchiata...”

Rispose, infatti, non potendo impedirsi di notare quanto fosse bello il compagno, non nascosto dalla tuta. Non che vederlo con la divisa gli dispacesse comunque.
Cercando di nascondere il leggero rossore alle guance si voltò e invitò tutti ad accomodarsi al privè da bravo padrone di casa, presto supportato da Yohei, che con nonchalance gli posò casualmente una mano sul braccio, come per attirarne un attimo l'attenzione.

“Mi raccomando...avete libero accesso al bar, ma non fate casini!”

Ammonì tutti.
Come prevedibile, Mitsui scattò di nuovo in piedi come una molla, precipitandosi al bancone, mentre Akagi lo fissava con aria di rimprovero. Era stato il più difficile da convincere, visto quanto era ligio al dovere. Perfino più difficile della Volpe. Dopo quella sfida era sicuro sarebbe venuto.

“Su ragazzi...non fate i timidi! In pista!”

Incitò gli altri, tirando di nuovo Hana.
Rukawa avrebbe voluto azzannarla quella mano. Ma rimase seduto, fissando con la sua migliore espressione glaciale i due che raggiungevano la pista già affollata, presto raggiunti da Mitsui che con un drink in mano aveva già puntato una ragazza. Anche Miyagi si unì a loro e iniziarono tutti a fare i cretini. Kogure seduto accanto a lui rideva, mentre Akagi borbottava qualcosa riguardante gli allenamenti pietosi a cui avrebbero assistito il giorno dopo.
Ma Lui era troppo impegnato a non perdere di vista la Scimmia per badare al Gorilla.
Quell'idiota si dimenava, insieme agli altri sfoggiando le sue stupide mosse da Tensai.
Saltellava sul posto, con la maglietta leggera che si alzava e abbassava ogni volta, donandogli e rubandogli la vista delle pelle dorata del suo basso ventre.
Ancheggiava anche di tanto in tanto, con quel suo perfetto sedere, fasciato dai jeans osceni.
Si passava una mano grande e affusolata fra i capelli, scompigliandoli ulteriormente.
E rideva. Tanto.
E guardava felice gli amici.
Guardava felice Mito.
E Mito invece guardò verso di Lui, e mandando un ennesimo ghigno al suo indirizzo, abbracciò Hana, che ricambiò all'istante, prendendolo per il solito gesto affettuoso.

La serata continuò più o meno allo stesso modo.
Erano riusciti a coinvolgere persino Akagi e Kogure. Sul divanetto rimaneva solo l'impassibile, ma fremente Volpe.
Mitsui si era appartato con una nuova conquista, mentre Miyagi era al bancone con quelli del Guntai a piangere, ubriaco, sul suo amore per Ayako.
Stava seriamente accarezzando l'idea di alzarsi e andarsene, quando il Do'hao uscì dalla pista e lo raggiunse, accasciandosi con l'aria stanca, ma felice, accanto a lui.

“Sei diventato tutt'uno col divano Kitsune?”

Gli chiese, stendendo le lunghe gambe davanti a sé e passandosi una mano fra i capelli di fiamma.
Kaede non si voltò nemmeno a guardarlo, troppo spaventato da quello che avrebbe potuto lasciarsi sfuggire il suo viso.

“Nh...”

Hanamichi sbuffò a quella risposta. Non che si aspettasse altro.
Ma era il suo compleanno, diamine! Cosi, complice l'alcol che gli rendeva la testa piacevolmente leggera, si alzò di nuovo, afferrando il moro per un braccio, nel tentativo di tirarlo.

“Non ti permetto di rovinare la festa del Tensai! Muoviti...o non sai nemmeno fare due passetti in pista?”

Lo provocò.
Mancava solo lui per rendere la serata perfetta. Aveva provato a non guardarlo, a non cercarlo, aveva ignorato la delusione nel vederlo ostinatamente affondato nel divano.
Voleva passare un po' di tempo insieme...Magari fuori dal campo di basket potevano almeno conversare in maniera civile. Ci aveva proprio sperato.
Era chiedere troppo?
Cercò negli occhi del “rivale” qualche segno di stizza o fastidio alla sua insistenza, ma non ne trovò e ne fu turbato.
Kaede aveva un'aria un po' incerta che non gli apparteneva affatto. E quando si alzò, seppur sbuffando, non riuscì a non sentirsi sollevato e si lasciò sfuggire un sorriso a trentamila denti.
Suo. Un sorriso tutto per lui.
Il moro ne era conquistato.
E realizzò in quel momento che non avrebbe lasciato altro spazio a Mito.

“E' vivoooooo!!!”

Ululava intanto teatrale Sakuragi, trascinandolo in pista, sotto lo sguardo sconvolto degli altri.
Il punto in cui la mano di Lui incontrava il suo braccio era bollente.
Piacevole.
Cercò con gli occhi Yohei, che ricambiò l'occhiata con un sorriso soddisfatto. Irritante.
Iniziò a ballicchiare, facendo rischiare un coccolone ad Akagi. Ma starsene impalato in pista sarebbe stato peggio. Almeno cosi si mescolava agli altri e non attirava l'attenzione.
Sakuragi era rimasto accanto a lui, come per assicurarsi che non scappasse, ma gli aveva lasciato il braccio. E lui aveva sentito dolorosamente quella mancanza.

Yohei era sicuro fosse il momento giusto.
Ormai ci voleva solo una spintarella. Letteralmente.
Cosi, approfittando della distrazione di Rukawa, e fingendo fosse tutto un incidente dovuto al ballo, andò a sbattergli contro.

“Scuuuusa...sono inciampato!”

Si giustificò, allontanandosi di qualche passo.
Avrebbe finito per scaraventarlo a terra se dall'altro lato non ci fosse stato Hanamichi, che aveva prontamente afferrato Rukawa, circondandogli con il braccio la vita sottile.
Il moro, dal canto suo, perdendo l'equilibrio si era aggrappato alla prima cosa che gli era capitata a tiro: la maglietta della Scimmia.
Avrebbe dovuto tirare un pugno a quello stupido teppistello, ma la consapevolezza di essere stretto contro il corpo del rossino lo schiaffeggiò prepotente, annullando tutto il resto.
Era avvolto dal suo profumo. Sentiva il calore della sua pelle attraverso la stoffa leggera della camicia. Il petto forte sotto la sua mano. Il braccio che lo stringeva e la mano dell'altro sul fianco.
Aveva quasi timore ad alzare lo sguardo sul viso del ragazzo.
Sentiva il battito impazzito del suo cuore sotto i polpastrelli. E a ogni colpo una subdola curiosità, mista a speranza, lo intossicava.
Voleva vedere, leggere nei suoi occhi qualcosa...Qualsiasi cosa. Una reazione.
Cosi alzò lo sguardo a scontrarsi con quello di Sakuragi.
Quest'ultimo intanto era altrettanto tormentato. I capelli di Rukawa gli solleticarono la gola, mentre si ritrovava immerso in quelle pozze blu notte tanto belle e spaventose.

“Kaede...t...tutto bene...?”

Chiese in un sussurro, senza rendersi conto di aver chiamato l'altro per nome.
E il diretto interessato perse qualche battito. Come era suonato dolce il suo nome su quelle labbra.

“Nh...Aria...”

Bisbigliò, di nuovo conscio che tutti li stavano fissando, in attesa che partisse il solito pugno.
Doveva uscire di lì.

“Ok...vieni...”

Hanamichi recuperò un po' di sicurezza, staccando il moro da sé a malincuore e prendendolo per un polso. Fece solo un cenno a Mito, mentre portava Rukawa verso l'esterno.

“Sai, non ti facevo cosi infido...”

Commentò Mitsui, dandogli una sonora pacca sulla spalla.
Yohei sorrise.

“Cosa non si fa per gli amici...”

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Hanamichi guidò Kaede verso l'uscita, lasciandogli il braccio solo quando raggiunsero l'esterno.

“Va meglio...?”

Chiese, con una leggera nota di preoccupazione.
Lo stava davvero mettendo a dura prova.
Non ce la faceva più a fingere durante gli allenamenti.
A nascondersi dietro gli insulti.
Sapeva sarebbe arrivato a quel punto prima o poi. E la Volpe appoggiata al muro di fronte a lui non lo aiutava mica a rimettere in ordine i pensieri. Ad arginare quel fiume.

“Nh, si...”

Gli rispose.
Poi calò il silenzio. Un silenzio teso, carico di parole non dette, di imbarazzi, di sguardi fugaci.

“Puoi anche tornare da Mito...”

Gli disse con un tono più acido del voluto, dopo qualche minuto, maledicendosi mentalmente.
Glielo stava servendo su un piatto d'argento in quel modo.
Il rossino inarcò un sopracciglio. Che aveva fatto ora per provocare quella rispostina astiosa?

“E invece resterò qui...se ti do fastidio vai tu...”

Sbottò, piantando le mani nei fianchi e fissandolo con occhi di fuoco.

“Do'hao...”

Fu il solito commento di Rukawa, troppo orgoglioso per ammettere ad alta voce che lui voleva che restasse.
La reazione di Hanamichi fu più irruenta del previsto.
Gli si scagliò contro, afferrandolo per il colletto della camicia.
Era stato davvero felice di vederlo. Aveva sperato cosi tanto di poterlo avere per un po' per sé che si era sentito sciogliere quando si era accorto che l'altro lo osservava da lontano.
E ora quel ghiacciolo lo trattava di nuovo con quell'aria di sufficienza.

“Ascoltami bene...mi hai stufato!! Si può sapere qual'è il tuo problema?”

Gli sbraitò contro, il viso a meno di un palmo dal suo.
E Rukawa sentì il “crack” definitivo, quello che anticipava la disfatta.
Le sue mura crollarono come un castello di carte, mentre quella vicinanza gli toglieva ogni facoltà di riflettere.
Lasciò reagire il proprio corpo. Alzò il braccio facendo scattare la mano dietro la nuca del rosso.
Riuscì a notare a malapena i suoi occhi sgranati per la sorpresa, prima di incollare le labbra alle sue.
Finalmente.
L'aveva immaginato e sognato innumerevoli volte. Ma nemmeno nelle fantasie più rosee aveva pensato potesse essere cosi.
Si sentì schiacciare contro il muro dal rosso, mentre le sue mani lasciavano il colletto per incorniciargli il viso. Sospirò contro la sua bocca, sentendone il tocco delicato.
Stettero fermi lì ad assaggiarsi finchè i polmoni glielo permisero. Poi, a malincuore, separarono le labbra, senza però allontanarsi.

“Che significa, volpaccia?”

Bisbigliò Hanamichi, troppo sconvolto.
Rukawa alzò gli occhi al cielo.

“Ti devo fare un disegno, Do'hao?”

Gli rispose di rimando in un sussurro ironico.
Hanamichi scosse la testa in segno di diniego, sorridendo.

“Sta un po' zitto...”

Gli intimò, fiondandosi a riappropriarsi della sua bocca.

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Un numero non meglio precisato di baci dopo, decisero che fosse il caso di rientrare, prima che qualcuno dei loro scalmanati amici si precipitasse a cercarli.
Rientrarono nel locale, individuando subito gli altri, accasciati sui divanetti.
Con un tempismo perfetto, uno dei barman portò al tavolino una torta con sopra dipinto un pallone da basket con della gelatina arancione. Sopra campeggiava una scritta di cioccolato che recitava “Buon Compleanno Tensai!”
Avvicinandosi agli amici, cercarono entrambi di nascondere il lieve rossore sulle guance.
Rukawa era decisamente più bravo. Hanamichi aveva un'espressione euforica in viso che non lasciava spazio a dubbi.
Mito sorrise soddisfatto.
Era stato un bravo Cupido.

“Ho vinto...”

Lo informò Rukawa, che gli si era avvicinato con quella sua aria di superiorità.
Ridacchiò, guardandolo da sotto in su.

“Io non ho mai giocato...”

Gli rispose, facendo spallucce.
Il moro lo fissò corrucciato, infilando le mani nelle tasche, per evitare di tirargli un pugno.

“Nh?”

Gli fece interrogativo.

“Che giorno è oggi, Rukawa...?”

Gli chiese quindi Mito, sornione.

“Il compleanno della Scimmia...”

Rispose l'altro, senza esitazione.
Ma Yohei scosse la testa, ridendo ancora.

“Pensaci...che giorno è oggi?”

Ripetè, per poi allontanarsi per piantare delle candeline sulla torta, richiamato dall'urlo di Hanamichi che non vedeva l'ora di esprimere il suo desiderio.
Rukawa lo fissò per qualche istante, prima che un sorriso gli increspasse le labbra.

“Primo Aprile...”

Bisbigliò fra sé e sé.
A volte anche le Volpi si lasciavano fregare.


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Ci sto prendendo gusto con questi due XD Anche se in parte passano un po' in secondo piano stavolta, rispetto a Mito...Mi piaceva l'idea di coinvolgerlo un po' nei loro casini sentimentali et voilà! L'ho scritta tutta di getto...spero di non aver fatto errori e di non aver annoiato a morte nessuno...Se siete arrivati fino a qui, grazie mille! ;)

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