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Autore: francoise14    21/09/2015    21 recensioni
Nel giorno più difficile dell'esistenza di ciascun uomo, il bilancio di una vita vissuta nell'illusione di poter vivere pienamente un amore impossibile. La mia prima storia dedicata al conte di Fersen, per la settimana del contest dedicata a lui e ad Alain. Ispirata al manga e al Gaiden di Fersen della grande Ikeda, arricchita dalla splendida illustrazione di Ilana Kashi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel von Fersen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un’illusione. Questa è stata la mia vita, Oscar. Un’illusione nata con l’ardore e la sfrontatezza della gioventù, nutrita dall’amore di Lei. L’illusione di essere invincibile, di credere in un amore impossibile, di poterla stringere prima o poi in un abbraccio che non fosse impalpabile e fugace come la nebbia che celava i nostri casti incontri. Ben poca cosa erano questi, infatti, rispetto al desiderio che avevo di Lei, all’impellente bisogno di poterla stringere nuda e accessibile tra le mie braccia!E invece ho dovuto attendere una notte disperata alle Tuileries per poterla fare mia,una notte in cui i nostri corpi si sono uniti per un’unica volta con la consapevolezza dell’ineluttabilità di un Destino infausto.
Non potrò mai dimenticare le sue braccia candide sul mio petto, le sue labbra di corallo,i suoi seni nivei liberi dalla costrizione del busto e offerti al tocco ardente delle mie mani, ai baci rapaci della mia bocca...
Non potrò mai dimenticare quegli occhi di cielo,  per una sera brillanti di stelle, né quei capelli d’oro finalmente senza cipria, senza orpelli, che le ricadevano sulla schiena a guisa di un luminoso mantello... quella stessa schiena che avrei visto inarcarsi e tendersi nell’impeto della passione.
No, Oscar. Non potrò mai.
Tuttavia, anche quella notte  mi sono illuso, amica mia. Ho creduto che ci potesse essere una speranza per noi: magari sarei riuscito a farla fuggire per poi restare al suo servizio come un tempo, anzi più di un tempo, senza barriere  e sciocche inibizioni.
La Storia ha fatto invece il suo corso, ben diverso da quello che desideravo allora. Non avrei dovuto lasciarla sola la notte in cui ho tentato di metterla in salvo, non avrei dovuto sbagliare strada, non avrei dovuto farla salire su quella carrozza troppo grande e troppo sontuosa. Sono stato un idiota, Oscar,fino all’ultimo. Non sono stato in grado di proteggerla, di consigliarla saggiamente, di lottare contro questo orrore che hanno chiamato Rivoluzione, di convincere altri regnanti ad intervenire in suo soccorso. Ho perso e sono morto anch'io con Lei, quel maledetto 16 ottobre.
Ed ecco, di nuovo i miei sensi ad ingannarmi, quasi vent’anni dopo quel nostro incontro fatale all’Opéra. Te lo ricordi, Oscar, quanto era bella? Io l’ho rivista: gli stessi occhi, gli stessi capelli, lo stesso volto gentile. Per un attimo ho pensato di tornare a vivere, ma non era la mia Regina quella fanciulla bella e triste dagli occhi spenti.
Sarebbe stata orgogliosa di tanta grazia, la mia Antonietta, sarebbe stata fiera della sua piccola Madame Royale, ma non le è stato concesso... e forse da una parte è stato un bene, il suo cuore straziato non avrebbe potuto resistere oltre.
Ed eccomi qui, mia dolce amica. Solo e inerme di fronte a centinaia di mani che mi afferrano e mi colpiscono, come capitò quella sventurata notte di tanti anni fa a voi e ad André. Mi ricordo ancora l’amore che c’era nel vostro sguardo, mia bella Oscar,  nelle vostre parole accorate quando vi soccorsi in quel vicolo...ma non erano per me, bensì per Lui. Una parte di me ha sempre sperato che in qualche modo, grazie a quella sera, entrambi abbiate finalmente trovato il coraggio di ritagliarvi un breve momento di felicità, come è stato per me: un’unica consolazione prima della fine. Voglio crederlo, Oscar. Nessuno merita di lasciare questo Mondo senza provare almeno un barlume di Luce... tanto più voi.
Questi uomini feroci mi accusano ingiustamente di un orribile delitto, ma non m’importa. Ho comunque peccato e me ne dolgo: ho peccato di superbia, ho peccato di adulterio, perdendomi nella carne di altre donne per non pensare a Lei. L’unico peccato di cui non mi pentirò mai è di avere amato veramente. Dopo la sua morte non ne sono stato più capace: mi sono trasformato in un uomo arido e senza cuore. Il mio è sepolto in una fossa comune, lontano dalle stelle.
È giunta la mia ora, finalmente. Non pregherò affinché qualcuno mi venga a salvare. Non cercherò scampo. Sono stanco di vivere, amica mia... Forse la rivedrò, in fondo tutto a lei mi conduce; forse il nostro Amore era destinato ad un’altra vita... o forse questa è l’ultima illusione prima del Nulla, mentre le grida si fanno più forti, il respiro si arresta e un dolore lancinante squarcia il mio petto. 


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