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Autore: Deneb_Algedi    21/09/2015    4 recensioni
Dopo l'errore nella partita Bayern Monaco-Amburgo, i dirigenti prendono la decisione di mettere Wakabayashi sul mercato.
Come reagirà Genzo alla notizia?
Un viaggio in Spagna, pochi mesi dopo la fine dei Giochi Olimpici, tra incomprensioni di coppia, madri esaurite, gemelli troppo vivaci, emozionanti sfide e nuovi avversari, potrà essere d'aiuto al famoso SGGK?
Da quale squadra ricomincerà la sua carriera?
Genere: Generale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mangiò velocemente la cena che la madre gli aveva preparato e corse al pano superiore. Entrò nella sua camera da letto chiudendosi dentro. Si guardò intorno cercando il cellulare e lo vide appoggiato sulla scrivania. Buttandosi su letto compose il numero che ormai conosceva a memoria. Dopo pochi squilli una voce famigliare rispose.
“Ma senti un po’ chi mi chiama… ti avevo dato per disperso!”.
“Ciao Kaiser, disturbo?”.
“No, sto tornado ora a casa, abbiamo finito poco fa gli allenamenti. Hermann?”.
“Mh?”, grugnì Kaltz.
“Sei ancora arrabbiato con me?”, lo stuzzicò.
“Quella storia l’ho messa da parte, tranquillo. Almeno fino a che non ci rincontreremo, naturalmente”, sorrise.
“Sì, tanto perderete di nuovo. Non scaldarti più di tanto. E poi c’è già Wakabayashi che mi ha fatto una promessa simile. A proposito, come sta? É da molte partite che non gioca”.
“Infatti è questo il motivo per cui ti ho chiamato”, disse cambiando tono, “Karl, Genzo… dovrà lasciare la squadra”.
Schneider rimase a bocca aperta, “Che cosa? Non dirmi che per quel gol lo vogliono fare fuori?”.
“Sì, pare sia quella la causa. Lo metteranno in vendita a Luglio”.
“Ma lui ti ha spiegato qualcosa in più?”.
“No. Lo sai come è fatto quel dannato musone di un giapponese. Non si riesce a cavare un ragno dal buco con Genzo”.
Karl rimase in silenzio, meditando sulle parole dell’amico.
“Non riesco a tirarlo su, da solo”.
“Prova con una ragazza”, rispose scherzosamente l’altro tedesco.
“Schneider, da quando fai queste battute? Una risposta del genere me la sarei aspettata da Schester, non da te!”.
“Dopodomani il mio allenamento termina presto. Verrò ad Amburgo per parlare con Wakabayashi”.
“Sono felice di sentirtelo dire”, dichiarò masticando uno stuzzicadenti, “Magari in due lo risolleviamo un po’. Ah, un’altra cosa, Schneider”, aggiunse.
“Dimmi”.
“Marie come sta? Quanti anni ha ora? È diventata bella?”.
“Kaltz?”.
“Sì?”.
“Vaffanculo” rispose chiudendogli il telefono in faccia.


Due giorni dopo


Genzo era sdraiato sul divano, quando sentì il citofono suonare. “Che palle, oggi non ho proprio voglia di vedere nessuno” borbottò, “Chi è?”.
“Wakabayashi, sono Kaltz”.
Non rispose, limitandosi ad aprire la porta di casa. Raggiunse nuovamente il divano. Dopo pochi istanti avvertì un trambusto davanti l’entrata e girando il volto vide l’amico appoggiato alla porta.
"È così che si salutano gli amici che non vedi da tanto tempo?”, lo prese in giro.
“Hermann, ci siamo visti ieri”, ribatté con stanchezza il portiere.
“Ma io non parlavo di me”, si scostò facendo passare un’altra persona.
“Ciao Wakabayashi”, lo salutò quest’ultimo.
“Karl! Che ci fai qui?”, si alzò andando verso il frigorifero e prese tre lattine di birra. Le lanciò ai due invitandoli a sedere.
Scrollò le spalle, “Avevo nostalgia dei vecchi amici. Stasera però devo rientrare a Monaco”.
Il SGGK guardò sospettosamente il centrocampista, “Lo hai chiamato tu, vero?”.
“Io non centro niente. Mi ha telefonato stamattina avvertendomi del suo arrivo, ed ho pensato di portarlo qui”.
“Devo credergli?”, domandò al Kaiser.
Schneider scrutò la lattina ancora chiusa e sviò il discorso, “Non ho mangiato nulla. Da ieri sera. Cosa ne dite di preparare qualcosa?”.
“Già ottima idea, cucinerò io per voi. Le donne mi chiamano Chef Hermann!”, esclamò allegramente Kaltz dirigendosi in cucina.
“Certo le donne… tua madre vorrai dire”, lo corresse Schneider ridendo.
“Sei simpatico quanto un gol subito al novantesimo”. Cominciò ad aprire tutti i cassetti alla ricerca degli utensili e il frigorifero per cercare gli ingredienti.
Genzo e Karl si guardarono perplessi e il SGGK si decise a rivolgere la fatidica domanda al compagno di squadra, “Hermann, ma tu sai cucinare?”.
“Sicuro che so farlo! Anzi venite ad aiutarmi, scansafatiche! Tu Schneider metti l’acqua sul fuoco e intanto prendi gli spaghetti!”, ordinò poi al nipponico, “Tu invece sbuccia uno spicchio d’aglio, io penso al peperoncino”.
Il portiere squadrò il coltello e tagliò maldestramente l’aglio, “Va bene così?”.
Kaltz osservò il lavoro e lo bacchettò, “Mio Dio Genzo, sarai pure un fenomeno in porta ma in cucina sei proprio un disastro!”.
“Chef, l’acqua sta bollendo, butto la pasta?”, lo canzonò l’altro tedesco.
“Sì, buttala. Hai salato l’acqua?”.
“Ovvio, almeno quello so farlo”.
“Ok, ora andate a preparare la tavola, al resto ci penso io”, disse ai due prendendo una padella e dell’olio.
Dopo dieci minuti portò in tavola il suo capolavoro. “Bene, servitevi” esclamò orgoglioso.
“Sembra buono”, rifletté Genzo dopo il primo boccone, ma non fece in tempo a fare i complimenti a Kaltz che prese violentemente a tossire, seguito a ruota dal povero Schneider.
“Acqua, acqua” chiese il tedesco con un flebile tono di voce.
“Che delusione, il miglior attaccante e portiere della Bundesliga messi KO da un po’ di peperoncino”.
“Non sembra male, però hai esagerato col piccante”, affermò Wakabayashi.
“Sì giusto. Ma cos’è?”, domandò il Kaiser.
“É un piatto italiano. Si chiama spaghetti aglio, olio e peperoncino”.
“Come fai a conoscerlo?”.
“Ti ricordi l’amichevole che abbiamo giocato qualche mese fa, contro l’Italia?”.
“Sì”, replicò a denti stretti Schneider, “Quella finita 0-0”.
“Esatto, quella. Prima della partita nel tunnel che porta agli spogliatoi ho chiacchierato con Gentile”.
“Il difensore della Juventus?”, lo interruppe Genzo.
“Quell’antipatico arrogante”, aggiunse Karl.
“Non è male se lo sai prendere per il verso giusto”, lo difese Hermann, “É lui che mi ha suggerito la ricetta”.
“Tu e Gentile che parlate di cucina…”.
“Roba da non crederci”, concluse il biondo la frase iniziata dal giapponese.
“Ehi io ho altri interessi oltre al calcio, non sono mica come voi due”, ribatté piccato il ragazzo messo in discussione.
   
 
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