Shibuya, 26 Gennaio.
La
leggera brezza invernale faceva oscillare i corvini capelli del dio della
morte, accovacciato sulla sommità di un edificio dal quale si otteneva la
migliore visuale per lo show che si sarebbe compiuto di lì a poco. Il palco era
un incrocio, vuoto. Ryuk continuava a fissare il sole che man mano si sottraeva
alla vista aldilà dell’orizzonte, mangiando una mela
qua e là. Ogni tanto dava un’occhiata al grande
orologio digitale che aveva di fronte.
Il
tempo sembrava non passare, ma dopo minuti interminabili di attesa,
il buio ebbe la supremazia nella notte e una serie di cupi veicoli iniziò a
riunirsi lì sotto, insieme a persone che, per lo più curiose, preferivano
perdere tempo e aspettare con ansia un ipotetico avvenimento.
Eccolo
finalmente: un’auto fiammante incombeva in fondo alla via, e procedeva a passo
sostenuto verso il palcoscenico. Il mormorio della gente, diventato ormai
esageratamente insopportabile, si interruppe
d’improvviso. Ryuk si alzò, estrasse il suo quaderno, e mentre lo apriva,
incominciò a pensare:
“Come la polvere che si posa
intorno a me devo trovare una nuova dimora…”
Vorrei che mi insegnassi a vivere,
A vivere come te, Matt.
Come te a parlare, a
ridere,
A scherzare, a prendere
decisioni.
Insegnami a volare…
“Ma
io, io vorrei cercare ovunque solo per ascoltare la tua voce, e camminare su
strade più sconosciute di questa in un modo che prima conoscevo…”
Potrei paragonarti alla
forza di gravità:
Sei onnipresente, ma non
sempre nei miei pensieri;
O paragonarti alle mele:
crei dipendenza.
La verità, ricordandone la
sua relatività,
E’ che molte volte ti identifico come luce:
Fai sì che io possa vedere
i colori del mio mondo
E vivere senza te sarebbe faticoso.
Insegnami a volare…
“Mi manchi.
Più
del sole che riflette sul mio cuscino portando il tepore di una nuova vita…”
Eppure non chiedo tanto:
Mi basterebbe uno sguardo,
una chiamata.
E’ abbastanza avvilente,
Sono per caso invisibile ai
tuoi occhi?
Aiutami a capire te e
quello che pensi.
Mi sento solo.
Insegnami a volare…
“Ma
ora, ora ho perso tutto. Ti do la mia anima. Il significato di tutto quello in
cui ho creduto prima mi sfugge in questo mondo di
nessuno, di niente, di nessuno…”
Sono uno Shinigami è vero,
Ma questo non implica il
fatto
Che non possa amare.
Che non possa amare TE.
Forse è proprio per questo
motivo che ti sto salvando.
Insegnami a volare…
Ryuk
chiuse il suo libro, il suo fedele amico, e in pochi
attimi gli uomini vestiti di nero caddero, esanime. Non sapeva nemmeno chi fossero, ma sapeva che l’avrebbero ucciso. Matt si trovò
davanti ad un muro di macchine color seppia, dalle quali però
non scese nessuno. Avrebbe continuato a vivere. Si appoggiò sulla sua macchina
scarlatta e si accese una sigaretta, mentre le particelle di Ryuk lentamente
seguivano il flusso del gelido vento. Sarebbe servito a qualcosa? Lascio il
finale alla vostra immaginazione.
Prima fanfic, spero piaccia.. =3 Le frasi in corsivo sono tradotte dalla canzone "Afterglow" dei Genesis.