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Autore: stefano_mina    21/09/2015    0 recensioni
Una tortura crudele e spietata, che degenera nelle peggiori sofferenze e nei misteri più strani.
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Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sollevo piano la testa, a fatica, e fisso con gli occhi affaticati ma irati il mio carnefice, in piedi di fronte a me, con una lunga mannaia in mano, torreggiante possentemente sul mio piccolo io, gli occhi rossi riflettenti l'animo trionfante e appagato. "Lascia... mi" sussurro, la voce rotta dal pianto, il sangue gorgogliante in fondo alla gola. Ridacchiando follemente, e senza degnarmi di una qualsiasi risposta, lascia cadere la mortifera arma, che tintinna ipnoticamente a terra e si gira a frugare nel terrorizzante zaino nero. Nel mentre, la mia parte ancora parzialmente lucida guida le mie mani a tentare di liberarsi dalla ferraglia pesante, che le tiene strette dietro alla mia ancora intoccata schiena, e sta indissolubilmente attaccata alle troppo corte catene infrangibili, costringendomi inesorabilmente in ginocchio sul freddo pavimento della sventurata camera. Con la sconfitta dipinta maestralmente sul mio viso, guardo il mostro raggiungermi a passi pesanti, una sibilante frusta in mano. Mentre muove i suoi passi con la calma del predatore che sa di avere in pugno la preda, fa tremare il suolo e sollevare la polvere, finché esce dalla mia visuale, e si ferma esattamente alle mie spalle. Stringo i denti, ordinando alla mia vecchia carne di non dare soddisfazione alcuna, od ormai ulteriore, a quel miserabile bastardo che si accinge a lacerare il mio corpo alla ricerca della mia anima, di resistere per la mia famiglia, per quella donna fantastica che al mio ritorno a casa mi accoglierà con quel suo rassicurante profumo e quel sorriso in grado di scaldare anche il cuore più gelido e sciogliere i ghiacci polari. Il primo colpo scatta come la più velenosa delle vipere e morde dolorosamente i miei muscoli, aprendo la via verso la mia già segnata fine nel mio stesso sangue. Subito dopo si trascinano la seconda e la terza flagellata, e ben presto perdo il conto a causa della foschia che si spande nella mia psiche. Stringendo a stento il mio nome e tutte le sue coimplicazioni con pugno di ferro, pur mordendomi un labbro fino a farlo sanguinare, non riesco a sopprimere le urla che sgusciano fuori dalla mia dannata bocca, mentre le fiamme si spandono sulla mia schiena sfrigolando. Improvvisamente la bestia si interrompe e mi assale un silenzio talmente assordante da far scoppiare i timpani e sanguinare le orecchie, mentre la mancanza di dolore rischia di farmi soffrire talmente tanto da farmi perdere i sensi. "Sei morto... bastardo?" Gridano i miei sospiri con tutto il loro fiato. Una nuova e tremenda fitta mi perfora un polmone, mentre vedo una sconcertata lama uscirmi dal petto. Gli insulti infernali mi affogano nel sangue, mentre il luccicante ferro scarlatto mi penetra. Dopo pochi secondi, lunghi quanto ore, la lama mi attraversa totalmente e cade luccicando al suolo, producendo un   acuto tintinnio. Lo shock del momento non mi spinge a chiedermi come sia passata l'impugnatura della spada, anche per quello che inizia a succedere alla portatrice di sciagure. L'arma bianca si muove a scatti, come la coda di una lucertola mozzata dal corpo principale e irraggiungibile dal sistema nervoso. Il metallo si allunga, si deforma paranormalmente e sotto i miei occhi prende la sagoma di una figura umana. Troppo sbigottito per fare qualsiasi cosa, posso solamente osservare mia moglie, rannicchiata ai miei piedi, che mi fruga nella testa con i suoi innocenti e sofferenti occhi. Tento di muovermi, di scatenarmi, ma riesco solo a farmi ancora più male, mentre sento il carnefice muoversi e raggiungermi, interponendosi tra me e la mia donna. Con una lurida mano mi afferra la guancia, e mi costringe a fissarlo negli occhi. Il suo fiato sanguinante mi nausea, ma lui non accenna a spostarsi. Finalmente sento qualcosa scattare in me, e mi sento precipitare nel più profondo baratro del Tartaro. Perché... perché il suo volto è identico al mio? Perché il suo volto è il mio? Perché nei suoi occhi posso vedere i miei terrorizzati, nei quali sono riflessi i suoi intrisi di follia, nei quali è riflesso Satana ridere sul suo trono di ossa e disperazione sulla cima più alta degli Inferi? Incapace di trovare la chiave giusta per aprire la porta che porta alla comprensione degli eventi, posso solo guaire come un cane torturato mentre lui appoggia le sue labbra sulle mie, e mi spinge la sua lingua in gola, anche dopo che vomito per la putrefazione del mio marcio sosia. Finalmente si stacca, ma l'aria viziata dell'infernale stanza non basta a cancellare il sapore, come non sarebbe sufficiente tutto l'ossigeno dell'ignaro pianeta. Lo vedo chinarsi sulla donna, sconvolta, e avvicinarle le affilate unghie alla gola. Apro la bocca per intimargli di fermarsi immediatamente, ma esce solamente un enorme ragno, che mi si affligge al volto con le lunghe zampe, come invalicabili sbarre di una cella attraverso le quali posso vedere la giugulare della donna per la quale vivo squarciarsi sotto la mortale unghia, e gli occhi perdersi nell'infinito, facendo dissolvere l'anima nel nulla, portandosi via anche il mio cuore. Senza più energie, cado a terra singhiozzando, dissoluto. Riaprendo gli occhi, vedo finalmente con chiarezza il soffitto della mia camera da letto, sul cui suolo sono accasciato nudo, in una pozza di sangue, un anonimo taglierino affondato nel collo di mia moglie stretto nella mia assassina mano, i centinaia di stupefacenti che mi hanno donato un inferno travestito da paradiso eternamente in insulsa e non più tentatrice attesa sulle mensole.
   
 
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