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Autore: Claire Penny    22/09/2015    0 recensioni
[REVISIONATA]
C'era una volta una principessa.
Ora non più.
A sostituire la dolce, graziosa e bellissima fanciulla di sangue blu, adesso c'è un'anonima, goffa ed ingenua adolescente, con un'incredibile propensione a ficcarsi nei guai e desiderosa di darsi alla ribellione tipica della gioventù.
C'era una volta il principe azzurro.
Un nobile rampollo, alto, gnocco e affascinante, sempre pronto a salvare la vita alla bella di turno in sella al fedele destriero? Seh, una volta, forse.
Al suo posto ora c'è un misterioso, solitario ed asociale studente dal fascino tenebroso, circondato da un'aura che emana pericolo.
Ah, dimenticavo di aggiungere che è perennemente assetato di sangue, preferibilmente quello della sopracitata giovane donna. Contemporaneamente però, scopre di esserne innamorato.
Ora, chi di voi ragazze non ha mai sognato di vivere in una "fiaba moderna" con questi presupposti? Sembra tutto incredibilmente romantico, non è vero? Bene, vi posso assicurare che di romantico qui c'è ben poco.
Come lo so? Beh, perchè io, Serena Dale, e le mie amiche, ci siamo passate.
E credetemi, le nostre storie vi faranno sicuramente cambiare idea sui moderni principi azzurri.
Genere: Satirico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dal diario di Em, 27 ottobre:
 
«[…] Avrei dovuto pensarci due volte prima di essere felice, come ho sempre fatto.
Ci sono un’infinità di dettagli di questa vicenda di cui dovrei preoccuparmi prima di concedermi il lusso di lasciarmi andare e, a dire la verità, ci ho provato. Davvero.
Mi ero ripromessa che se anche le altre avessero accettato di incontrarmi e di concedermi un’altra occasione, non avrei dato niente per scontato, non  mi sarei fatta illusioni e avrei tenuto i piedi ben piantati per terra, pronta ad affrontare un eventuale rifiuto. Invece hanno deciso di perdonarmi
E io per la prima volta ho deciso di essere incoscientemente felice.
Nonostante tutto.»
 
Per Em era stata veramente dura sforzarsi di tenere la mandibola attaccata al resto della faccia. Ciò che l’aveva fatta desistere dal lasciarsi andare all’espressione da “pesce bollito”, come l’aveva definita una volta sua madre, era la volontà di mostrarsi seria, fermamente intenzionata ad aiutare le altre e di far loro capire che essere di nuovo parte del gruppo era la cosa a cui più teneva al mondo. Questo perché era decisa a sfruttare al meglio la seconda possibilità che le era stata concessa.
Stavolta sarebbe stato tutto diverso: niente più bugie, niente più tentativi di giustificare ciò che aveva fatto. Sarebbe stato un nuovo inizio e lei sarebbe stata completamente sincera, ad ogni costo.
Il racconto di Clare tuttavia, si rivelò troppo assurdo per riuscire a mantenere un atteggiamento serio o anche solo dignitoso. Ogni frase che la ragazza pronunciava finiva inevitabilmente col rivelare l’ennesimo colpo di scena di quella bizzarra e quasi incredibile vicenda, a discapito del suo goffo tentativo di mostrarsi imperturbabile almeno fino alla fine del discorso.
Em si consolò guardandosi intorno e accorgendosi che le altre presenti avevano più o meno la sua stessa espressione stampata in volto.
-Il nostro chiarimento è stato interrotto dalla telefonata che Max ha ricevuto da parte di Xavier in cui quest’ultimo gli comunicava di aver trovato il corpo di Will. Ad ogni modo non credo che avesse qualche altro segreto sconvolgente da rivelarmi, altrimenti mi avrebbe chiamata- concluse Clare in un sospiro, sprofondando nel divano di Fay.
Durante l’incontro segreto nell’aula di Inglese, le ragazze avevano infatti capito che c’erano troppe cose da dire e troppe questioni da affrontare per riuscire a farsi bastare l’ora scarsa concessa per la pausa pranzo. A quel punto, Fay aveva gentilmente offerto loro ospitalità a casa propria, un minuscolo appartamento all’ultimo piano di un modesto condominio a pochi isolati dalla scuola.
Intorno a loro, l’ambiente mostrava ancora i segni del recente trasloco, come gli angoli disseminati di scatoloni chiusi col nastro adesivo e recanti scritte che ne indicavano il contenuto, come piatti o asciugamani.
Quando l’attenzione di Em si concentrò nuovamente sulle ragazze, notò che queste si stavano concedendo ancora qualche istante per realizzare quanto avevano appreso. Em tuttavia dubitava che sia loro, ma soprattutto Clare, sarebbero riuscite a farsi una ragione di quanto avevano scoperto quel pomeriggio nel giro di poco tempo. Quella che Clare aveva condiviso apparteneva ad una categoria a parte di informazioni, quelle che necessitavano di un lungo periodo di elaborazione e a cui non ci si abituava mai del tutto.
-Ecco il perché della tresca con Sharon. Sì, in effetti questa è l’unica spiegazione che possa dare un senso all’avere una storia con quella cretina. Probabilmente tutti i suoi ex erano segretamente gay- commentò perfida Serena.
Le ragazze ridacchiarono e persino Clare si concesse un sorriso divertito.
Em decise di approfittare di quell’attimo di spensieratezza per poter finalmente esprimere la domanda che fin dall’incontro nell’aula all’ora di pranzo la stava tormentando. Sentiva che quella probabilmente era l’unica occasione che avrebbe avuto durante quell’incontro per non apparire inappropriata.
-Quindi…a questo punto possiamo dire che il club è ufficialmente ricostituito?- chiese timidamente, rivolgendosi a tutte ma guardando in particolare Serena, mentre parlava.
Quest’ultima accennò ad un sorriso.
-Beh, a questo punto direi di sì- convenne. -Sei d’accordo, Clare?-.
Clare annuì e poi fece l’occhiolino a Em, la quale si limitò a sorriderle nonostante dentro di lei si sentisse sul punto di esplodere dalla gioia e morisse dalla voglia di abbracciare le due ragazze fino a non farle più respirare.
Fu Fay ad interrompere quel momento così emozionante, balzando in piedi all’improvviso come se si fosse appena ricordata di qualcosa di fondamentale importanza.
-Oh, cavolo, scusatemi ragazze, quanto sono maleducata! Non vi ho preparato niente…Volete un tè? Un caffè? Biscotti? Non ho moltissima scelta ma dovremmo riuscire ad arrangiarci…-.
Senza attendere le risposte, si diresse verso la dispensa e cominciò a rovistare per poi tirare fuori due confezioni di biscotti: con le gocce di cioccolato e con il ripieno di crema al limone. Mentre la ragazza metteva sul fuoco il bollitore per fare il tè, Serena ne approfittò per continuare il discorso con Em e Clare.
-Possiamo anche essere di nuovo un gruppo unito- disse. -Ma le nostre regole e le nostre priorità sono cambiate. Qui non si tratta più dimenticare i nostri ex, stavolta si tratta di qualcosa di molto più serio. Adesso il nostro obbiettivo è riuscire a scoprire che intenzioni ha Eli, se ha davvero intenzione di fare del male a Kelly o se vuole solo usarla per spaventare Em-.
-E del fatto che a scuola siano convinti che il nostro gruppo sia diventato una setta di cacciatrici di vampiri, che mi dici?- intervenne Clare. -Più di qualcuno continua a dare credito all'ipotesi che sia stata una di noi ad uccidere Will. Non che me ne freghi molto di quello che pensano certi invertebrati ma se anche uno solo dei vampiri cominciasse a nutrire il minimo sospetto che c’entriamo qualcosa in questa storia, saremo nella merda fino al collo-.
-Grazie per la finezza, Clare- commentò Serena. -Però sì, hai ragione, dovremo occuparci anche di quel problema. Per il momento penso sia meglio essere discrete ed evitare di sbandierare ai quattro venti il fatto che il gruppo si è riformato, anzi, se continueremo a fingere di essere ancora arrabbiate tra noi eviteremo di complicare le cose-.
Serena stava ancora facendo il punto della situazione, quando il ronzio del campanello la interruppe.
-Aspetti qualcuno?- chiese Em a Fay proprio mentre quest’ultima posava un enorme piatto colmo di biscotti sul tavolino basso davanti a loro.
-No, nessuno- rispose Fay, perplessa.
Si diresse verso la porta e guardò dallo spioncino, forse aspettandosi qualche vicino di casa. Nessuna delle ragazze disse una parole, in attesa di sapere chi fosse.
All’improvviso però, un rumore assordante irruppe in quel momento di silenzio, seguito da alcuni movimenti indefiniti in rapida successione che coinvolsero Fay e chiunque si trovasse al di là della porta. Successe tutto talmente in fretta che nessuna delle ragazze riuscì a capire cosa stesse accadendo fino a quando tutto quel fracasso non cessò. Solo a quel punto riuscirono a realizzare davanti a quale incredibile situazione si trovassero: Fay era stata scaraventata contro al muro al lato opposto della stanza ed in quel momento si trovava immobilizzata lì, con i piedi che non toccavano terra e che scalciavano mentre, la ragazzina tentava di liberarsi dalla salda presa della mano che la bloccava in quella posizione stringendole la gola. Ed il proprietario di quella mano era nientemeno che…
-Max! Cosa diavolo…? Lasciala andare!- gridò proprio Clare, la prima che riuscì a reagire di fronte alla situazione che agli occhi delle ragazze appariva del tutto senza senso.
-Non mangiate o bevete niente!- furono le parole che Max rivolse alle ragazze, ignorando l’ordine di Clare e continuando a tenere lo sguardo fisso su Fay. -Non toccate niente per nessuna ragione- ripeté, dopodiché si rivolse a Fay. -Sei stata tu, non è vero?-
Fay però non era in grado di pronunciare una parola e continuava ad emettere gemiti soffocati sempre più deboli e a graffiare la mano del vampiro nell’estremo tentativo di fargli lasciare la presa.
-Non puoi mentire, quindi ora dimmi perché l’hai fatto!- gridò Max. Il suo sguardo irradiava odio puro misto ad una furia che aveva in sé qualcosa di ferocemente animalesco.
Il visino da bambola di Fay si faceva sempre più cianotico ed i suoi movimenti sempre più deboli. Em capì che era sul punto di perdere i sensi e, se nessuna di loro avesse fatto qualcosa alla svelta, Max avrebbe potuto ucciderla.
-Se non la lasci andare non potrà risponderti!- esclamò infine.
Quelle parole ottennero fortunatamente l’effetto desiderato. Dopo un attimo di esitazione, gli occhi del vampiro persero la componente animalesca che iniziava seriamente a terrorizzare le ragazze, dopodiché il vampiro lasciò con riluttanza la presa sulla povera Fay, la quale cadde a peso morto sul pavimento e tossendo e rantolando.
Em fece per andare a soccorrerla, ma Max la fermò.
-Ma quale cazzo è il tuo problema?!- gridò Clare contro il suo ex, furiosa.
-Siete proprio delle ragazzine ingenue- rispose Max serio, continuando a tenere lo sguardo fisso su Fay che, tra un colpo di tosse e l’altro, stava cercando di riprendere a respirare normalmente.
-Di che diavolo parli? E soprattutto, perché continui ad irrompere all’improvviso nelle case altrui? Non hai niente di meglio da fare nella tua non-vita eterna?- chiese Clare, ancora visibilmente alterata.
-La vera domanda è come mai ti ostini a circondanti di persone così poco affidabili- rispose lui. -Vedi questa dolce creaturina? Nonostante il suo aspetto innocuo, in realtà appartiene ad una delle specie più perfide, astute e pericolose dell’Oltremondo. La piccola Fay, altri non è che una fata. E no, non mi riferisco alle fatine buone delle fiabe, né tantomeno a quelle che portano soldi ai bambini in cambio dei loro denti da latte. Parlo di creature dall’aspetto bellissimo, etereo, apparentemente affidabile, innocente e vulnerabile, ma che in realtà nascondono un’indole furba, subdola e malvagia…-.
-Siamo in vena di ragionare per luoghi comuni, a quanto pare- lo interruppe Fay, con voce flebile ma decisa, mentre con difficoltà tentava di rimettersi in piedi. –Allora aggiungiamo anche che i vampiri vengono tutti dalla Transilvania e sanno pensare solo al sangue delle vergini, che il nuoto è lo sport più completo, che ormai in tv danno solo sesso e violenza e che i giovani di oggi non sanno più cosa sia il rispetto. E, per la cronaca, non sono una fata, sono un ibrido: creatura fatata da parte paterna, essere umano da parte materna. Non ho giurato fedeltà a nessuna delle Corti, di conseguenza non appartengo e non agisco per conto di nessuna di queste-.
La ragazzina a quel punto fu costretta ad interrompersi per poter tossire nuovamente.
-Inoltre, mio zannuto e prevenuto amico- continuò. -Le ragazze non corrono alcun pericolo: in casa non tengo cibo fatato, so perfettamente che farlo mangiare con l’inganno agli umani è illegale. E poi il sapore di quella roba mi ha sempre fatto schifo-.
Serena, Em e Clare si fissarono a vicenda, incredule. Improvvisamente, della ragazzina timida dall’aspetto quasi infantile sembrava non essere rimasta alcuna traccia. I suoi occhi, prima sfuggenti, ora fissavano decisi quelli di Max.
Solo in quel momento Em notò una cosa proprio in merito agli occhi della ragazzina di cui nessuna delle presenti sembrava essersi ancora accorta: il colore delle iridi, esattamente come quello dei capelli, sfumava dall’azzurro esterno, al viola che circondava la pupilla.
-Nelle mie vene scorre sangue fatato, è vero, ma le caratteristiche che ho ereditato da mio padre sono limitate: alcune doti magiche e l’incapacità di mentire-.
-E ti presenti come Fay, cioè fata, per nascondere la tua vera identità senza dover alterare la realtà- ragionò Max.
-Impari ad aggirare la verità in mille modi diversi se non puoi dire bugie e quello che fai per vivere ti costringe a rivelare il meno possibile su te stesso- spiegò l’interessata.
-Perché hai bisogno di nascondere la tua identità? Cosa sei, una specie di spia?- chiese Serena. C’era dell’evidente sarcasmo nella sua voce, ma casualmente si avvicinò di molto alla risposta esatta.
-Sono un Guardiano al servizio della Fratellanza dell’Oltremondo- precisò Fay, o qualunque fosse il suo nome.
-Lo sapevo, solo un maledetto sicario poteva avere fatto quello che hai fatto tu!- l’accusò Max in tono sprezzante, pronunciando la parola “sicario” come fosse stato il peggiore degli insulti che potesse rivolgere a Fay. Era infatti evidente che a stento riuscisse a trattenersi dall’aggredirla di nuovo. –Solo voi siete in grado di fare un lavoro tanto preciso e tanto sporco al tempo stesso-.
Fay non reagì in alcun modo alle parole di Max. Si limitava a massaggiarsi il collo nel punto in cui il vampiro l’aveva stretta poco prima e a fissarlo con aria quasi di sfida, nonostante Max torreggiasse su di lei aspettando solo il minimo pretesto per afferrarle di nuovo il collo, ma stavolta con la ferma intenzione di romperlo.
-Ehm…scusate se vi interrompo ma, prima di continuare a discutere e a tentare di ammazzarvi a vicenda, vi dispiacerebbe illuminarci sulla situazione?- s’intromise Serena, cercando di smorzare la tensione di cui la stanza era satura.
-Serena, non è il momento- rispose Max, continuando a tenere gli occhi puntati su Fay. Non batteva nemmeno le palpebre. –È una questione troppo grande e delicata per…-
-Per chi? Per delle comuni ed ignorati mortali come noi?- lo interruppe Clare, avanzando decisa verso il vampiro.
Quest’ultimo, pur non distogliendo nemmeno per un istante lo sguardo dalla mezza fata, alzò la mano in direzione della sua ex, in un gesto che voleva impedirle di farla avvicinare ulteriormente, ma lei, senza esitare, lo sfidò oltrepassando il limite che Max stava tentando di imporle e fermandosi a pochi centimetri da lui.
-Non era quello che volevo dire- tagliò corto Max, capendo di aver usato le parole meno appropriate alle circostanze. –Ma ora, per favore, allontanati da qui. Tu e anche le altre. Andatevene-.
-No- rispose prontamente Clare.
-Perché devi essere sempre così irragionevolmente testarda?- domandò lui, alterato.
-E perché tu devi ad essere sempre così incoerente?- ribatté lei. –Neanche due giorni fa mi supplicavi di perdonarti per tutto quello che mi hai fatto passare, promettendo che non mi avresti più tenuto nascosto niente, a prescindere da tutto-.
Em notò la fermezza e l’ostilità impresse nel volto di Max vacillare sempre di più ad ogni parola che Clare pronunciava e ne rimase colpita. Non credeva che fosse possibile per una normalissima ragazza avere un così forte ascendente su un vampiro, ma in quel momento cominciò a ricredersi.
-Ho deciso di concederti una seconda possibilità perché ero certa che fossi sincero. Non farmi pentire della mia scelta, se davvero ci tieni- aggiunse la ragazza.
Max emise un lungo sospiro dopodiché, pur continuando a tenere ogni suo muscolo in tensione, pronto a scattare nel caso Fay avesse compiuto il minimo movimento sospetto, finalmente rivolse lo sguardo verso Clare.
-Questa situazione è molto più complessa di quello che credi- l’avvertì.
-Beh, in un modo o nell’altro ormai siamo coinvolte anche noi, quindi tanto vale dirci chiaramente come stanno le cose- ribatté Serena, dopodiché si rivolse a Fay. –Tanto per cominciare, mi piacerebbe sapere qual è il tuo vero nome, perché sei qui, come mai ti sei interessata a noi, cosa diavolo è un sicario e, già che ci siamo, perché Max ha così tanta voglia di ucciderti-.
La mezza fata lanciò uno sguardo verso il vampiro, il quale le rivolse riluttante un cenno di assenso, come per accordarle il permesso di rispondere alle domande di Serena.
-Come ho già detto, sono un Guardiano al servizio della Fratellanza, più comunemente detto “sicario”, anche se quest’ultimo titolo ci era stato affibbiato inizialmente con intento dispregiativo. Gli appartenenti all’Ordine dei Guardiani in un certo senso sono simili agli agenti di polizia del vostro mondo. L’intero Ordine è composto esclusivamente da esseri come me, ibridi. Veniamo reclutati ed addestrati con il solo scopo di far rispettare le leggi che garantiscono la pace tra le creature che appartengono all’Oltremondo-
-Il Codice- precisò Serena che, secondo Em, non vedeva l’ora di mettere in mostra tutta la sua preparazione in merito alle usanze del mondo soprannaturale.
-Esatto. Per quasi tutti noi questo mestiere è la sola possibilità di riuscire a convivere in modo soddisfacente con entrambe le dimensioni da cui proveniamo. Essendo ibridi non siamo considerati parte di nessuno dei due ma, al tempo stesso, non possiamo vivere rinunciando ad uno di essi e al momento la Fratellanza è l’unica che ci permette di guadagnarci da vivere senza dover rinunciare ad uno dei due mondi-spiegò la mezza fata. –Il nostro compito consiste principalmente nel preservare la tregua stipulata circa un migliaio di anni fa dalla maggior parte delle specie che voi umani definite “soprannaturali”, quella che in seguito è diventata la Fratellanza, anche se devo ammettere che questo nome da l’idea di una cosa molto più amichevole di quello che è in realtà-
-Identitas et aequitas- aggiunse Serena. -Identità ed equilibrio, i valori su cui è stata istituita la Fratellanza, nonché il suo motto-
-Serena, lo sappiamo che sei abbastanza documentata sull’Oltremondo da poter conseguire una laurea ad honorem ma, per favore, potresti lasciare parlare Fay per più di due minuti senza interromperla?- la rimproverò Em, suscitando non poco stupore da parte dei presenti, abituati alla sua mitezza e alla sua propensione al silenzio.
Per qualche istante, nessuno dei presenti disse niente e si limitarono a scambiarsi qualche occhiata. Poi Fay riprese a parlare.
-Se c’è il sospetto che qualcuno appartenente alle specie legate alla Fratellanza stia infrangendo le leggi, allora i sicari vengono incaricati di occuparsi del problema, ossia di indagare sul presunto reato e di risolvere la questione. Nella maggior parte dei casi, il colpevole viene condotto al cospetto dei rappresentanti della Fratellanza per essere giudicato…-
-Ma non è quello che hai fatto con Will, vero?- l’accusò Max gridandole contro, non riuscendo più a trattenersi. -Ti aveva scoperto, aveva capito chi eri veramente, per questo lo hai ucciso, perché non ti fosse d’intralcio durante chissà quale stupida indagine!-.
Le ragazze, nonostante in un modo o nell’altro avessero tutte avuto modo di conoscere l’ira dei vampiri, di fronte alla furia di Max non riuscirono a non spaventarsi. Era ormai giunto al limite della sopportazione, il suo autocontrollo vacillava e sembrava pronto a saltare addosso a Fay e a squarciarle la gola alla prima parola o mossa sbagliata.
-Che c’entra adesso Will?- domandò Clare. –Non mi dirai che…No, non posso crederci, hai fatto tutta questa scenata perché sei convinto che sia stata lei ad ucciderlo? Lei?! Guardala, peserà sì e no quarantacinque chili per un metro e mezzo…-
-Clare, senza offesa, ma nessuna di voi sa niente dei Guardiani, né di cosa sono capaci- la interruppe lui, in tono abbastanza risoluto da spingere la ragazza a non replicare.
Per un breve attimo, Em notò qualcosa nello sguardo di Max che andava oltre la rabbia cieca che stava dimostrando, qualcosa che molto probabilmente era la ragione portante che stava spingendo il vampiro a comportarsi in quel modo così impulsivo: disperazione.
Pur non condividendo il modo in cui Max stava affrontando quella spiacevole situazione, Em in qualche modo lo capiva. Questa volta non si trattava dei volubili capricci di un vampiro annoiato, ma della morte di quello che per Max doveva essere stato ben più di un semplice amico: era quanto di più vicino avesse ad un familiare e, in quanto tale, meritava giustizia. Anzi, vendetta.
Al contrario delle altre ragazze, reazione di Fay all’atteggiamento ostile di Max consistette nel roteare gli occhi azzurro-viola, incrociare le braccia e sospirare, cosa che sfidò non poco l’esigua dose di autocontrollo rimasta a Max.
-Pensi forse che sia una giustiziera?- chiese.
-Perché, vuoi negarlo? Ti ricordo che non puoi mentire- sibilò lui.
-D’accordo, come vuoi. Non sono una giustiziera. Contento?-.
Per un momento, la sicurezza di Max vacillò. Evidentemente aveva irrotto nell’appartamento con delle precise e radicate convinzioni e Fay doveva averne appena disattesa una.
-Allora nega anche di aver ucciso Will- la sfidò lui. -Negalo e io me ne andrò senza dire o fare altro, anzi, mi scuserò formalmente- la sfidò lui.
A quelle parole, sul soggiorno di Fay calò un silenzio glaciale. La stanza improvvisamente si svuotò di ogni suono o voce. Max, Clare, Em e Serena rivolsero uno dopo l’altra il proprio sguardo verso la giovane mezza fata, mentre, ad ogni secondo che passava, il vuoto lasciato dal silenzio veniva colmato con una verità sempre più chiara, una nuova, sconvolgente certezza: Fay, o qualunque fosse il suo nome, aveva ucciso Will.
 
***
 
Dal diario di Clare, 27 ottobre:
 
«[…]Eravamo in una situazione a dir poco paradossale: più cercavamo di capire cosa stesse succedendo, meno le cose si facevano chiare. Era tutto terribilmente assurdo ed incasinato, per non parlare dell’enorme quantità di domande che per me, Aly e Serena ancora non avevano trovato una risposta.
Com’era riuscito Max ad entrare pur non essendo stato invitato?
Qual era il vero nome di Fay?
Per quale motivo era qui e perché si era avvicinata a noi?
Che cos’era una giustiziera?
Ma soprattutto, per quale ragione aveva ucciso Will?
A quel punto però abbiamo dovuto mettere da parte la nostra curiosità perché dopo la tacita confessione di Fay le cose sono irrimediabilmente precipitate e Max non ha più avuto alcuna ragione per continuare a sforzarsi di controllare la sua furia[…]»
 
L’unica ragione che in quel momento impediva a Max di aggredire l’ibrido per ucciderlo nel modo più fantasioso e sadico che gli suggerisse il suo istinto non era il suo autocontrollo, di quello ormai non era rimasto nulla. No, a frapporsi tra lui ed il suo obbiettivo c’era solo Clare.
Clare, che lo conosceva troppo bene per non capire che ormai si trovava sul punto di cedere ai suoi istinti peggiori, ai suoi impulsi più violenti e feroci, nonostante gli anni passati a cercare non di reprimere, ma di dominare tutto ciò. Perché nonostante tutto, lui era anche questo, aveva solo imparato ad esserlo nei momenti opportuni, come quando cacciava nei boschi o quando era assieme a quelli del suo clan. La sua famiglia.
Una famiglia che però, per quanto avesse sempre dimostrato di amarlo, era certo che non avrebbe mai accettato la sua diversità.
Quel pensiero lo attraversò, improvviso e rapido come un proiettile d’argento, facendogli quasi del male fisico, sensazione che, prima di approdare in quella città ed incontrare Clare, non provava più ormai da molti più anni di quanti potesse contarne.
Prima di quel momento, l’ultima volta che aveva provato lo stesso genere di sofferenza risaliva a quando era stato quando si era costretto a troncare quella che per lui era stata una relazione di copertura, ma che per la ragazza era stata invece la prima autentica storia d’amore della sua vita. Spezzandole il cuore nel peggiore dei modi voleva assicurarsi che lei non avrebbe più provato a tornare da lui e che, nel caso fosse invece stato Max ad avere la tentazione di tornare sui suoi passi, Clare l’avrebbe odiato a tal punto da non cedere per alcuna ragione a qualunque suo tentativo di riconciliazione.
Eppure, nonostante tutto ciò che si era ripromesso, non era riuscito a stare lontano da lei per più di qualche mese e così, pur sapendo che in quel modo avrebbe reso vani tutti i suoi sforzi per non soffrire e non far soffrire la ragazza più di quanto non avesse già fatto, aveva scelto di osservare da lontano il procedere della sua vita, decidendo di intervenire solo quando aveva capito che la situazione per lei stava ormai precipitando.
In realtà, prima che si presentasse senza preavviso a casa dell’amica d’infanzia di Clare – sempre che si potessero definire “amici” lei e tutti gli altri presenti – c’erano state un paio di occasioni in cui non era riuscito a resistere ed aveva tentato di ripristinare il loro rapporto, sperando che per qualche assurdo motivo lei avrebbe capito da sola come stavano le cose e quanto lui ne stesse soffrendo.
Il piano che aveva precedentemente messo in atto però aveva funzionato anche troppo bene e ciò era stato ampiamente dimostrato dai ripetuti rifiuti di Clare di fronte alle sue richieste di chiarimento. Chissà quanto le dovevano essere costati, con quale forza doveva essersi aggrappata alle promesse fatte a sé stessa di non cedere alle sue lusinghe nonostante una parte di lei desiderasse disperatamente assecondare le sue richieste. A Max tornò in mente l’ultimo di quegli episodi, risalente solo a poche settimane prima, durante il quale aveva fatto irruzione nella classe in cui si trovava Clare ed era arrivato persino ad infrangere il Codice soggiogando il professore per convincerlo a lasciarla uscire dalla classe, così da poterle finalmente parlare.
Invece lei non aveva ceduto nemmeno quella volta, anche se nei suoi occhi aveva visto chiaramente la lotta contro sé stessa scatenata dalla forte tentazione a cui lui l’aveva messa di fronte.
Clare era sempre stata una ragazza forte. Peccato solo che quel suo pregio spesso venisse eclissato dalle stesse insicurezze che cercava in tutti i modi di nascondere.
A parte Cameron, Clare era stata la prima a cui aveva rivelato il suo segreto e lei si era dimostrata molto più comprensiva di quanto non avrebbe mai potuto sperare. Confessarle di essere omosessuale non era stata una cosa programmata, non si era preparato un discorso scegliendo con cura le parole adatte, come tante volte aveva immaginato di fare con Will, Evelyn o Xavier. Era stata una scelta impulsiva, sulle cui conseguenze non aveva riflettuto. Aveva visto solo il bel viso di Clare, lo stesso viso che lei si ostinava a nascondere sotto i cappucci delle felpe, rigato dalle lacrime e aveva capito che non poteva continuare a nasconderle la verità. Se c'era qualcuno che aveva il diritto di sapere, quella era lei. Era il minimo che le doveva dopo tutto quello che aveva fatto per lui nonostante il modo in cui Max l’aveva ripagata.
Di sicuro lei non aveva idea di quanto la sua sola presenza l’avesse aiutato, invece lui l’aveva solo ferita, cercando oltretutto di convincersi di averlo fatto per il suo bene.
Al vampiro tornarono per un momento in mente i tempi in cui aveva realizzato che la ragazza che aveva accanto e che aveva scelto solo come copertura e nutrimento, non era nemmeno lontanamente simile alla maggior parte delle altre ragazze che aveva finto di amare durante quei quasi mille anni della sua esistenza. Anche lei ogni giorno era costretta ad indossare una maschera che non rifletteva per niente la sua vera personalità e in base alla quale le persone la giudicavano. La sola differenza con quella di Max era che lei non aveva avuto scelta. Se lui la portava per evitare di rimanere solo, Clare era stata costretta a portarla a causa delle perfide voci e delle insinuazioni sul suo conto, la maggior parte delle quali non aveva alcun fondamento e da cui non le era nemmeno stata data la possibilità di difendersi. Era diventata la cattiva ragazza prima ancora che qualcuno potesse darle anche solo una possibilità di mostrare chi era davvero, intrappolandola nel limbo del pregiudizio.
Max ricordò la sera in cui lei gli aveva sussurrato le parole che in un mondo perfetto avrebbero dovuto rappresentare l’apice della felicità nella loro vita insieme.
Mi sto innamorando di te”.
Parole pronunciate quasi in un soffio, un sospiro sulle labbra dopo un suo bacio.
Ricordava anche il profondo senso di colpa che l’aveva attanagliato nei giorni seguenti e quanto ardentemente avesse desiderato addormentarsi per poi svegliarsi il giorno dopo e scoprire che tutti i suoi problemi si erano risolti, che era finalmente in grado di ricambiare i sentimenti di quella ragazza che lo stava facendo sentire vivo come non gli accadeva da tempo immemore, esattamente nel modo in cui lui avrebbe voluto e che lei avrebbe meritato.
E, nonostante tutto, lei non solo non era mai riuscita ad odiarlo, ma addirittura non aveva mai smesso di amarlo.
In un mondo ideale, Clare sarebbe stata senza dubbio stata la sua anima gemella, la persona per la quale aveva attraversato quasi un millennio e che avrebbe scelto di trasformare per averla accanto fino alla fine. Ma quelo in cui vivevano non era il mondo perfetto. Era il mondo in cui la sorte amava cambiare le regole, che si divertiva a prendere le cose già difficili per renderle impossibili, nel contorto gioco dell’esistenza.
La sua Clare, che non appena aveva notato i muscoli di Max contrarsi, pronti a scattare in direzione di Fay, si era frapposta tra lui e il suo obiettivo, coprendolo facilmente data la minuta corporatura di colei che voleva difendere. Qualcuno di cui non conosceva assolutamente nulla, nemmeno il vero nome.
Guardandola in quel momento, inerme e vulnerabile mentre cercava di riprendersi in fretta dall’aggressione subita poco prima per prepararsi allo scontro con una creatura che alle spalle aveva secoli di esperienza più di lei, sembrava una bambina. Anche guardandola meglio non dimostrava più di quattordici anni. In realtà Max Sapeva che ne aveva molti di più, considerando il fatto che per essere ufficialmente nominato Guardiano, oltre ad un lungo addestramento specifico, era richiesto anche il compimento del diciannovesimo anno di età.
L'ibrido emise un altro colpo di tosse.
-Se non sei una giustiziera, perché lo hai ucciso? Perché hai ucciso Will?- ringhiò Max.
-Qualcuno può gentilmente spiegarci cosa diamine è una giustiziera?- s’intromise Serena, sull’orlo dell’esasperazione.
-I giustizieri sono ex Guardani radiati dall’Ordine. Il nostro non è un lavoro semplice e, nonostante ciò che ci insegnano all’accademia, spesso è difficile non rimanere personalmente coinvolti dalle realtà che dobbiamo affrontare nei nostri compiti. Identitias et aequitas, identità ed equilibrio, non sono solo il motto della Fratellanza ma fanno parte anche del nostro giuramento e riassumono i valori che ognuno di noi deve sempre tenere a mente: perseguire gli obbiettivi assegnatici senza dimenticare chi siamo e cosa rappresentiamo e ricordare di affrontare ogni situazione da un punto di vista neutrale, razionale, mantenendo il distacco emotivo necessario a non farci influenzare e ad evitare di compromettere la nostra capacità di giudizio. Purtroppo però talvolta alcuni di noi dimenticano tutto questo e, per un motivo o per l’altro, si lasciano coinvolgere, mettendosi ad applicare le leggi dell’Oltremondo a loro piacimento secondo il loro giudizio personale e morale. Ci sono varie categorie di giustizieri: i più comuni sono i fanatici convinti che il codice sia troppo permissivo e che di conseguenza vedono infrazioni e pratiche illegali ovunque. Spesso si arrogano il diritto di decidere e mettere in atto la punizione per i “criminali” che catturano. Altri molto comuni sono gli anarchici che si uniscono a coloro che vorrebbero eliminare la Fratellanza e far precipitare entrambi i mondi in una guerra eterna. Poi ci sono i razzisti che lottano perché una sola specie domini tutto l’Oltremondo e, anche se meno numerosi, esistono anche gli idioti che si fanno intortare dall’oggetto della loro indagine e che creano un caos infinito in nome di quello che chiamano “vero amore”, ma che quasi sempre alla fine si rivela frutto di un plagio il cui finale spesso e volentieri fa sembrare quello di Romeo e Giulietta un lieto fine stile Disney- spiegò la mezza fata, dopodiché si rivolse a Max con aria per nulla intimorita nonostante l’aggressione con tutti i presupposti per risultare mortale dalla quale c’era solo Clare a dividerla. -Sono stata inviata qui per trovare e catturare un vampiro a cui a quanto pare piace uccidere e creare disordini almeno quanto ama fregarsene del Codice-.
-Quello non poteva essere Will!- tuonò Max. -Lo conoscevo da quando Xavier lo aveva trasformato, più di duecento anni fa. Non ha mai trasgredito nemmeno alla più sciocca delle regole!-
Il momento in cui Max concluse la frase coincise con quello in cui l’ibrido riuscì finalmente a rialzarsi, anche se in modo un po’ incerto.
-Infatti non era lui quello che cercavo- precisò l’ibrido. Max fu sul punto di parlare di nuovo, ma lei lo anticipò, immaginando già ciò che fosse sul punto di chiederle. -Non era lui, ma conosceva l’identità di chi stavo cercando. Sapeva cosa faceva, sapeva che era proibito ma, anziché denunciarlo, l’aveva coperto. Quando sono arrivata in città è stato uno dei primi ad accorgersi della mia presenza, a capire chi fossi e perché fossi qui. Così, non appena ne ha avuta l’occasione, mi ha minacciata intimandomi di non intromettermi. Quando ha capito che non gli avrei obbedito, ha tentato di uccidermi. Mi sono dovuta difendere, non ho avuto scelta. Quello scontro, per come la vedeva lui, non contemplava la possibilità che ne uscissimo entrambi vivi-.
Il resto della storia non fu mai espressa chiaramente. La parte che culminava con l’uccisione di Will rimase un sottointeso, sia per non ferire ulteriormente Max, sia per non rischiare di alimentare ancora la sua ira.
Il sicario, una volta concluso il suo racconto, fece cenno a Clare di spostarsi, la quale la assecondò pur continuando a tenere d’occhio Max. Se solo l’avesse fatto qualche momento prima, probabilmente il vampiro non avrebbe perso tempo e le sarebbe saltato addosso intenzionato, proprio come Will, ad affrontarla in una lotta all’ultimo sangue. In quell’istante tuttavia era troppo confuso per riuscire a concentrarsi su qualcosa in particolare. Era una sensazione che non provava da tempo, abituato com’era ad avere tutto sotto controllo.
L’ibrido non poteva mentire, certo, ma poteva manipolare la realtà per crearne una versione distorta, che mirava ad essere fraintesa di proposito. L’aveva ammesso lei stessa poco prima. Eppure le parole che aveva usato erano state chiare e concise. Non sembrava potessero contenere una seconda rilettura.
Per quanto fosse difficile capacitarsene, Will aveva protetto un altro vampiro reo di aver infranto le leggi del Codice ed era addirittura morto per difenderlo. Ma per quale motivo? Will non era così, non lo era mai stato. Non si limitava a rispettare le leggi del Codice con riluttanza come facevano molti altri vampiri, ne aveva sempre condiviso gli ideali. Perché di punto in bianco avrebbe dovuto…
-Xavier!- affermò, colpito da un’improvvisa rivelazione. -Un vampiro è tenuto ad obbedire solamente al suo creatore. Xavier aveva trasformato Will. Se lui gli avesse ordinato di proteggere il suo segreto a qualunque costo, Will sarebbe stato costretto a farlo-
-Ottima deduzione- rispose Fay. -Tuttavia errata. Ho scoperto la sua identità di recente. Molto di recente. In effetti ho avuto la conferma dei miei sospetti solo oggi. Il vampiro che sto cercando si rende responsabile degli omicidi di giovani donne da circa trecento anni a questa parte e la Fratellanza gli da la caccia da ben prima che l’omicidio per sostentamento diventasse illegale. Quando sono stata inviata qui non avevo idea che fosse proprio lui quello che stavo cercando. L’ho capito solo man mano che raccoglievo indizi-
-Non girarci troppo intorno, vieni al dunque. Di chi si tratta?- chiese Clare, impaziente.
-Questo vampiro ha la fama di vero romantico. Naturalmente conquista facilmente le donne ma, una volta che loro hanno ceduto al corteggiamento, subentra in lui una personalità estremamente gelosa e possessiva. Vede un rivale in ogni uomo che abbia a che fare con la sua fidanzata e questo fa accrescere le sue ossessioni fino a quando non decide di “trasformare” la ragazza in questione per farla sua in eterno, ma…beh, ecco, lui non le trasforma, quando le morde. I Guardiani che hanno studiato il caso prima di me ritengono che, secondo lui, nemmeno il vincolo tra creatore e creato sia sufficiente per garantire la totale devozione della ragazza nei suoi confronti e quindi…-
-…le uccide- completò Em, quasi sottovoce e fissando un punto indefinito della stanza. -In questo modo, nella sua perversa convinzione, restano sue in eterno-
-La sua mentalità è identica a quella di un serial killer-.
-E lui una volta che ha scelto la sua preda, la isola e la convince del fatto che lei non può essere di nessun altro, che gli appartiene- aggiunse Em.
-Solo allora ne fa la sua sposa eterna- completò Fay.
Solo allora gli occhi di Em incontrarono quelli della mezza fata e le due si scambiarono uno sguardo eloquente . A quel punto la verità era ormai chiara a tutti.
-Quel vampiro- disse Em. -Si chiama Elijah Thompson, non è vero?-



*N.d.A. Lo so, sono imperdonabile, tuttavia tra il computer in assistenza (per l'ennesima volta), l'ispirazione che scarseggiava e tutti i miei impegni estivi, non ce l'ho fatta ad aggiornare prima, sorry. In compenso, oltre a questo, al momento ho un altro paio di capitoli che aspettano solo di essere revisionati e pubblicati. Ancora una volta grazie per l'infinita pazienza! :)*
   
 
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