-La
mia bambina! Noooo...Noooo! La mia bambina!-
‘Cittadini,
i vostri dei non vi hanno detto il vero: siamo tornati, abbiamo vissuto
tra di
voi nascosti, ma ora non più, come avete visto possiamo
distruggere chi vogliamo
e cosa vogliamo a piacimento, a meno che non ci consegnate questa
ragazza. Se
ci resisterete, raseremo al suolo Lordran e i suoi abitanti!’
Mi
svegliai di colpo. Spaventata e sudata. Avevo appena
fatto un altro incubo. In quel periodo non c’era notte che
non facessi un sogno
del genere, mi tormentava. Quella mattina non potei pensare a lungo su
quello
che avevo appena sognato, perché ci ordinarono di
andarci a cambiare e farci belli, indossando i vestiti cuciti,
appositamente
per noi, dalle sarte di Lordran.
Erano
dei vestiti bellissimi. E ognuno
rispecchiava l’elemento che il fato aveva deciso di
affidarci. Il mio vestito
era lungo, azzurro e bianco, con dei veli leggeri, che davano un tocco
essenziale all’effetto dell’abito. I capelli erano
raccolti in una lunga
treccia e a breve mi avrebbero incoronato. Da brividi direi!
Il
re Aramis introdusse la cerimonia ai sudditi,
riuniti tutti nella grande sala con il soffitto d’avorio e il
panorama sul
mare, con un bellissimo discorso, quasi commovente. Poi, entrammo
sfalsati,
prima Ian, Jasmine, Nathan e infine io. Re Aramis ci fece voltare di
spalle al
popolo, ognuno di fronte al proprio trono.. Squillarono le trombe, i
cittadini
acclamavano a gran voce, gridando:- Lunga vita a Lordran! Lunga vita a
Prithivi! Lunga vita a Vaju! Lunga vita a Tejas! Lunga vita ad Apas!-
-Quando
si ha questo compito a Lordran e per
Lordran, lo si ha per sempre, fino alla fine dei vostri giorni!- disse
il re al
momento dell’incoronazione. Siatene degni figli e figlie del
fato! Possa la
vostra saggezza illuminarci finché le stelle non cadranno
dal cielo... A voi Dei!-
esclamò il re dandoci la possibilità di voltarci
verso il popolo e sederci nei
nostri troni.
-Adesso,
insieme ai soldati di Lordran che
verranno qua davanti, giurate servizio al vostro popolo, giurate
fedeltà e
coraggio a Lordran!- esclamò alzando le braccia in cielo e
tutto ciò fu seguito
da un forte boato.
Appena
i soldati si schierarono davanti a noi in
ginocchio, notai immediatamente quel ragazzo: Matt. Era stupito, quasi
incredulo e mi guardava. Sorrideva e contemporaneamente scuoteva
leggermente la
testa, come per dire ‘Non ci credo!’.
Quella
sera a Lordran ci fu una grande festa:
dopo il banchetto vennero le danze e i fuochi; il vino scorreva e la
musica era
senza sosta.
-Mia
Dea!- disse Matt inchinandosi come un
soldato e baciandomi la mano.
-Ciao...-
-Non
mi aveva detto nulla... Ieri l’ho trattata
come una persona qualunque, mi scuso per questo e spero che lei possa
perdonarmi...- disse tutto d’un petto e con le braccia dietro
la schiena
-Non
devo perdonarti di nulla e non ho bisogno
che tu mi dia del lei, Matt...-
-Non
mi avevi detto nulla...-
-Nemmeno
tu mi avevi detto di essere un
soldato...-
-Non
abbiamo avuto modo di parlarne...-
-Pensavo
che tu sapessi chi ero...-
-L’esercito
è tornato dopo l’arrivo degli dei...
Eravamo al fronte per proteggervi!-
-Grazie!-
esclamai sorridendo
-Dovere!-
disse mettendosi sull’attenti
-Come
faccio a farti smettere di parlare come un
soldato?- chiesi sorridendo
-Soldato!-
esclamò una voce maschile con tono
duro. Era Nathan. –Non dovresti stare qui!-
Notai
subito grande tensione tra i due. Un
rapporto freddo e scostante.
-Ha
ragione. Tolgo il disturbo! Apas...- disse
chinandosi nuovamente ai miei piedi. – Tejas...-
sussurrò fissando negli occhi
Nathan e poi se ne andò.
-Perché
lo hai trattato in quel modo?- chiesi
-Sono
le regole. Non può stare in camera tua!-
esclamò spiegandomi con lo stesso tono che aveva usato con
Matt. –Adesso
dobbiamo scendere... Seros e il re ci stanno aspettando...-
Una
volta arrivati nella grande sala, Seros,
Jasmine, Ian e il re erano già seduti ad un tavolo e ci
stavano aspettando.
-Adesso
che siamo tutti, possiamo parlare in
modo chiaro!- esclamò il re
-Che
succede?- chiese Nathan
-Le
tenebre stanno per tornare...- sussurrò
Seros
-Come
fai ad esserne sicuro?- chiese Jasmine con
un tono preoccupato e incuriosito
-Perché
ora siete tutti!- disse il re
-Cosa
facciamo?- chiese Ian combattivo
-Non
dobbiamo allontanarci dalla città.- ordinò
il re
-Cosa?
Non ha senso!- esclamò Ian battendo un
pugno contro il tavolo in legno.
-Bisogna
prepararci per difendere la città,
Ian...-
-Seros,
perché?- chiesi spaventata
-Un
soldato è stato sequestrato al fronte e
costretto a parlare...-
-Sequestrato
da chi?-
-Dalle
tenebre, sciocca!- esclamò Jasmine
-Cosa
volevano?- chiese Nathan girando continuamente
tra le dita il suo anello.
-Sapere
se lei era arrivata...- sussurrò il re
-Lei
chi?- chiesi
-Tu,
Apas...- mi disse Seros appoggiando la sua
mano sulla mia
-Me?
Cosa vogliono da me?- chiesi con la voce
rotta, ma nessuno mi considerò.
-Come
agiamo adesso?- chiese Ian, infastidita dal
fatto che non potevamo attaccare.
-Dobbiamo
solo prepararci alla difesa... Non
siamo ancora pronti all’attacco...- disse Seros
-Non
siamo pronti? Dobbiamo o ci distruggeranno!-
esclamò Jasmine
-Non
possiamo...- ribatté Nathan
-Jasmine
ha ragione... Se aspettiamo qui, loro
vorranno entrare di sicuro e non risparmieranno nessuno, lo sai...-
disse Ian
voltandosi verso Seros.
-Se
attacchiamo facciamo il loro gioco... Sono
più di noi!- li rispose Seros
-Perché
vogliono me?- ripetei con sguardo basso
-Apas,
tu hai poteri che gli altri elementi non
possono avere...- mi spiegò il re
-Io
non so quali siano i miei poteri...-
ribattei preoccupata e confusa
-Loro
si...- sussurrò Nathan voltandomi verso di
me
-Come
faccio a difendere un’ intera città senza
le mie ‘armi’?- chiesi
-Cosa
sai per ora?- mi chiese Jasmine
-Le
tue lacrime... Le sue lacrime sanno
guarire!- esclamò Nathan
-Poi?-
chiese Ian con tono quasi scocciato.
-Sentite...
Non c’è tempo per parlare...
Dobbiamo agire...- disse Seros
-Silenzio!
Le tenebre vogliono entrare in
città... Noi dobbiamo impedirglielo!- ordinò il
re battendo il suo pungo contro
il tavolo.
-Il
sogno...- sussurrai tra me e me
-Come?-
chiese Nathan
-E’
un po’ di giorni che faccio uno strano
sogno... Ripetitivo e non lo faccio solo quando dormo...- dissi con
fatica e
deglutendo spesso.
-Hai
le visioni?- chiese Seros
-Non
lo so...- sussurrai
-Cosa
vedi Summer?- mi chiese Nathan
-E’
notte. C’è una bambina, non vedo bene chi
sia...-
-Poi?-
chiese il re
-Ha
una specie di morso sul torace...-
-Morso...-
sussurrò Seros
-E’
morta. La mamma l’abbraccia e urla...-
-La
mia bambina! Noooo...Noooo! La mia bambina!-
In
quel momento tutti alzarono gli occhi di
scatto verso le porta d’uscita.
-O
mio Dio...- sussurrai spaventata e con le
lacrime agli occhi.
Nathan
scattò dalla sedia e corse fuori dal
castello, seguito da Ian, Jasmine e Seros. Io presi il re sotto braccio
e lo
accompagnai alla porta. Una scena orribile, proprio come nella visione.
Lasciai
il re nelle mani di Seros e raggiunsi gli altri.
C’era
la mamma che urlava, piangeva disperata e
distrutta dal dolore. Dondolava questa piccola bambina tra le sue
braccia e
gridava: ‘Perché? Perché?’.
Una pozza di sangue a terra e le persone che
cominciavano a radunarsi. Quando la mamma lasciò la bambina
a terra, la
riconobbi e il mio cuore si riempì di un vuoto immenso. Era
la bambina che mi
aveva regalato la sua bambola.
-Che
altro hai visto? Che altro hai visto?- mi
chiese Nathan urlandomi in faccia e tenendomi per le braccia. Io ero
sconvolta,
preoccupata, impaurita...
-Una
pergamena. Era... Lì...- indicai la
pergamena impigliati in un alberello. Nathan corse verso
l’albero, seguito da
Ian e Jasmine. Aprì la pergamena, la lesse velocemente e ad
alta voce.
‘Cittadini,
i vostri dei non vi
hanno detto il vero: siamo tornati, abbiamo vissuto tra di voi
nascosti, ma ora
non più, come avete visto possiamo distruggere chi vogliamo
e cosa vogliamo a
piacimento, a meno che non ci consegnate ‘la nuova
arrivata’. Se ci
resisterete, raseremo al suolo Lordran e i suoi abitanti!’
In
quel momento tutti i presenti alzarono gli occhi verso di
me e mi guardarono. Tra questi c’era anche Matt. Io avevo
sentito tutto. Non
avrei fatto uccidere nessun’altro bambino o abitante di
Lordran. Era me che
volevano. Ero spaventata, ma nessun’altro poteva morire per
colpa mia. Dopo
qualche istante di silenzio, dove si sentiva solo il pianto disperato
di una
madre, la quale era stata privata dell’amore di un figlio,
cominciai a correre.
Non volevo più stare lì, non volevo
più procurare dolore a nessuno. Raggiunsi
il mare, avevo intenzione di affogarmi, di uccidermi... Io ero il
problema, la
causa di tutto ciò, era arrivato il momento che la causa di
tutto ciò sparisse.
Ero vicinissima all’acqua del mare, ero pronta, sarei morta.
Cominciai a
gridare: ‘Sono qui! Prendimi... Sono qui!’. Mentre
correvo urlavo, urlavo... Ma
all’improvviso una mano mi afferrò per il braccio
destro e mi tirò a sé. Era
Nathan.
-No!
Lasciami! Lasciami! Lasciami!- mi dimenavo tra le se
braccia. Ma alla fine mi abbandonai su di lui e scoppiai in un tremendo
pianto.
-E’
colpa mia!- dissi singhiozzando
-Non
è colpa tua!- sussurrò Nathan baciandomi la
testa.- Non
è assolutamente colpa tua!-
Dopo
un lungo pianto, mi sedetti sulla spiaggia con lui.
Oramai era diventata quasi un’abitudine.
-Stai
meglio?-
-E’
colpa mia...-
-Te
l’ho già detto... Tu non hai fatto niente...-
-Vogliono
me. Portatemi da loro!-
-No...-
-Perché?
Non voglio che muoia nessun’altro per me...-
-
Pensi che dopo che ti avranno smetteranno di uccidere?
Loro vogliono te per ucciderti... E dopo averlo fatto, verranno qui e
bruceranno tutto e tutti... E noi non avremmo risolto niente...-
-Tutte
le persone che si avvicinano a me... Muoino... Mio
padre, mia madre, mia ‘zia’, Danielle, questa
bambina...-
-Quello
che succede oggi,
succede ogni giorno. Non affezionarti a nessuno.-
-Perché
sei così? Duro con te stesso e con gli altri! E
comunque, è troppo tardi. - dissi alzandomi – Mi
sono affezionata a tante
persone, tra queste ci sei anche tu...-
Nathan
si alzò di scatto e mi afferrò nuovamente per il
braccio.
-Hai
paura?-
-Si,
molta. Invece... A te sempre che non spaventi
niente...-
-Amarti...
E’ la cosa che più mi spaventa, Summer...-
E arrivò in quel momento, mentre il vento spostava gentilmente i miei capelli e il rumore del mare colmava le nostre orecchie. Il bacio più atteso. Ho sempre creduto che un bacio non si potesse descrivere, qualsiasi tentativo di farlo lo banalizzerebbe, verrebbe snaturato dallo sforzo di tradurlo in parole. Il bacio va dato, sentito, assaporato. È un contatto quasi etereo, la magia di un legame speciale e di un’intesa improvvisa. Un bacio è… e basta!
Buongiorno a tutti! Sto caricando la storia in due pagine diverse: MichClaire e Dear M. Mi piacerebbe che questa narrazione crescesse un po' di più, aiutateci, perchè veramente ci stiamo mettendo un grande impegno. Grazie! Scriveteci e fateci sapere cosa ne pensate. Baci, M.