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Autore: Kisa89    22/09/2015    1 recensioni
[SPOILER]
L'ultima notte prima di sparire per sempre. L'ultima notte in cui Newt affronterà le sue paure aggrappandosi all'unica cosa per cui abbia mai avuto un senso continuare a vivere...
Una Songfiction sulle note di Beating heart di Ellie Goulding! Enjoy it!
[Minewt]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Thanks, for saving me...


...Passiamo alla lista. Le seguenti persone non sono immuni. Newt...”

 

Mi chiedo se questa notizia del cacchio dovrebbe sconvolgermi; dovevamo avercela tutti la maledetta Eruzione, quindi che differenza fa?

Nessuna. Non per me, almeno.

E comunque lo sapevo già, qualcosa dentro di me sta cambiando, me ne sono accorto anche da solo, grazie, faccia di caspio!

Se speri che questo mi spingerà a volere una vostra sploff di cura, ti sbagli di grosso; se speri che ti faccia vedere che ho paura, beh... te lo puoi scordare!

Non posso!

I miei amici contano su di me!

Incrocio le braccia al petto e tiro il sorriso più naturale che questo schifo di situazione mi permette.

Non posso lasciare che i miei amici si scoraggino, non voglio che Thomas mi guardi come se avesse appena visto un fantasma.

“Tommy, calmati” cerco di rassicurarlo, ma so cosa sta provando.

Non posso cedere, amico, non rendermelo più difficile di quanto non sia già. Non mostrerò a questi pive della C.A.T.T.I.V.O. che sono spaventato a morte da questa cacchio di cosa che mi mangia il cervello un boccone alla volta.

“Calmarmi? Quel vecchio pive ha appena detto che tu non sei immune all'Eruzione. Come puoi..”

Basta così, amico mio...

“Non sono preoccupato per quella maledetta Eruzione, amico. Non pensavo nemmeno che sarei stato ancora vivo a questo punto e comunque vivere non è stato così meraviglioso.”

Già, chi lo avrebbe mai detto. Pensavo davvero che sarei morto in quel cavolo di Labirinto e, per come stanno le cose ora, forse mi sarei dovuto buttare tra le braccia di un Dolente invece che giù da un muro.

“Se a te va bene impazzire a poco a poco e mangiare bambini, vorrà dire che non mi dispererò per te.”

“Bene così” rispondo io, sollevato che Tommy non si sia troppo ostinato.

Non c'è altra soluzione.

Non credo proprio di avere la forza di tirarlo su di morale di nuovo, non riesco nemmeno più a fingere quel sorriso, ma non mi muovo, non posso farlo.

C'è un motivo se ho voluto prestare attenzione solo alla reazione di Thomas, dando le spalle alla mia paura più grande.

Non riuscirei ad affrontare il tuo sguardo ora, cederei all'istante e io proprio non posso, Minho.

Sei dietro di me, so che mi stai guardando, il tuo sguardo mi trafigge come una lama di ghiaccio. Non ho il coraggio di guardarti negli occhi perché so come ti senti.

Se fosse toccato a te io... io... io non so cosa...

Sento le lacrime bruciarmi gli occhi, ma combatto per ricacciarle da dove sono venute.

Mi dispiace... Ma sono felice che tu sia salvo, Minho...

 

***

 

“Sappiamo tutti che la portentosa cura della C.A.T.T.I.V.O. non funzionerà mai e non la vorrei comunque. Non c'è molto per cui vivere su questo pianeta di sploff. Rimarrò sulla Berga mentre voi andate in città” Newt si voltò e se ne andò come una furia, scomparendo dietro l'angolo che portava all'area comune.

“E' andata bene” mormorò Minho “Mi pare di capire che l'Adunanza è finita”. Si alzò e seguì il suo amico.

Newt superò l'area comune e si infilò in una delle piccole stanze della Berga, era uno spazio molto ristretto con due letti e nient'altro.

Si chiuse la porta alle spalle e sperò che i suoi amici lo lasciassero in pace per un po'.

Si sentiva confuso e strano e arrabbiato e poi triste e di nuovo arrabbiato, ma soprattutto spaventato.

Aveva bisogno di riordinare le idee e di calmarsi, ma la porta si aprì un secondo dopo e Minho entrò nella stanza senza fare complimenti.

Non ebbe la forza di guardarlo, Newt abbassò lo sguardo e si sedette su uno dei letti.

“Che caspio era tutta quella sploff?” esordì il nuovo arrivato riferendosi al suo comportamento di poco prima.

Newt aggrottò le sopracciglia e fece spallucce come se la risposta fosse ovvia e non valesse nemmeno la pena di sprecare del fiato.

Ma Minho incrociò le braccia al petto in attesa di qualcosa di meglio.

“Che cacchio vuoi che ti dica?” Newt rimase sulla difensiva, continuava ad essere nervoso e non riusciva a calmarsi.

Minho aprì le braccia “E' da quando eravamo in quella caspio di base che ti comporti da idiota. Che c'è? Hai le tue cose?”

Il biondo lo guardò stranito, non gli era chiaro se facesse solo finta di niente o non capisse sul serio come stavano le cose. In ogni caso quella sua cocciuta ostinazione gli stava dando i nervi. Voleva solo stare da solo per un po', era così difficile da capire?

“Sono solo un po' nervoso, ok? Lasciami in pace una cavolo di ora e mi passerà...” rispose distogliendo ancora una volta il suo sguardo.

“Solo un po' nervoso?! Vaffancaspio! Mi hai dato un pugno!” lo accusò, rivangando ciò che era accaduto tra di oro solo poche ore prima.

Newt non riusciva a capire se davvero l'altro ce l'avesse con lui per quello, si stava stancando di quell'inutile discussione senza senso.

“Beh, mi sembra che mi sei saltato addosso dopo, quindi siamo pari! Buonanotte!” si alzò e gli indicò la porta, ma Minho non era intenzionato a chiuderla lì.

“Col caspio che siamo pari! Mi hai colpito senza un cavolo di motivo, si può sapere che ti ho fatto?”

Newt sospirò: aveva un mal di testa tremendo ed era davvero stufo “Niente, cacchio. Niente, ok? Non mi hai fatto niente, ora... puoi lasciarmi... in... pace?!”pronunciò le ultime parole tra i denti, si stava seriamente arrabbiando.

Strinse i pugni lungo i fianchi e le vene sporgenti sulle sue braccia si gonfiarono per lo sforzo “Ti sto avvisando, Minho! Esci da quella cacchio di porta o ti darò un altro pugno!”

Il moro lo guardò con occhi sgranati, come se avesse appena visto qualcosa di spaventoso “Newt...?” sussurrò piano, incredulo.

Il biondo si rese conto che doveva avere un aspetto da psicopatico, rilassò i muscoli e gettò gli occhi da un lato; si sentì morire dentro, non riusciva a sopportare che il suo amico lo guardasse in quel modo, come se non lo riconoscesse più.

“Scusa...” ora era diventato nuovamente triste, come se tutto il peso del mondo gli fosse appena crollato sulle spalle “Sai benissimo cosa succede, quindi... lasciami solo un po' di tempo” quasi lo implorò, ma Minho era più testardo e più duro di un muro.

“No che non lo so! Devi darti una calmata! E smettila di comportarti come una maledetta testa di sploff!”

Newt abbozzò un sorriso triste: in quel momento di ormai rara e intermittente totale lucidità gli fu chiaro come un diamante quale fosse il problema. Ora capiva perfettamente perché Minho si stava comportando come un ragazzino ferito. E realizzarlo gli fece male al cuore.

“Sì che lo sai, solo che non hai le palle di ammetterlo” Newt sfidò il suo sguardo.

Io non avrei le palle?” ripeté, sbeffeggiandolo il moro e incrociò le possenti braccia.

“Già, non hai le palle di ammettere la verità!” la rabbia stava tornando a divorargli la coscienza.

“Vaffancaspio!” Minho gli puntò un dito contro e lo fulminò con gli occhi.

“Non hai le palle di accettare la verità, per questo ti comporti come un moccioso del cacchio. Non hai le palle di ammettere con te stesso che sono uno schifo di Spaccato!”

“Basta!” il moro scosse la testa e fece schioccare le nocche, ma Newt non si fermò.

“...Non hai le palle di ammettere che quella cosa mi sta friggendo il cervello!”

“Smettila!!” questa volta Minho gli ringhiò contro, costringendolo ad alzare ulteriormente il tono.

“Ammettilo! Dillo!!” lo provocò, in preda all'ira con gli occhi iniettati della follia che lo stava sfigurando.

“No!!”

“Ammettilo!! Ammetti che sto impazzendo! Dillo! Accetta la verità, Minho, ammetti che sto morendo!”

“NO!!” il ragazzo scattò contro Newt, lo afferrò con forza per la stoffa della maglietta e lo sbatté con la schiena contro la parete della stanza tagliandogli il fiato.

Il biondo gemette all'impatto e tossì, annaspando in cerca d'aria.

“No! Non posso!” l'altro lo tirò a sé e lo scagliò di nuovo all'indietro calcandolo contro il muro.

“Non voglio...” la sua voce era piena di rabbia e frustrazione, ma era rotta dalla tristezza che cercava di reprimere.

Newt cercò di liberarsi dalla morsa che lo teneva bloccato, ma il suo amico era troppo forte, quindi non ci pensò due volte, o forse sì, ma nella sua testa era tutto confuso, come un uragano impazzito.

Caricò il colpo e centrò Minho in pieno volto con un pugno, sbilanciandolo. Ma prima che potesse lanciarsi di nuovo all'attacco, il moro lo colpì allo stomaco, piegandolo in due.

Il biondo recuperò le forze all'istante e lo spintonò, schivò un gancio diretto al suo viso e gli assestò un altro cazzotto che gli fece sputare sangue.

“Non me ne frega un cavolo se non puoi o non vuoi, razza di pive del cacchio! Questa cosa fa schifo, ma è la verità, quindi farai meglio a mettertela bene in testa!” Newt parlò con una voce che non sentiva propria, un fischio insopportabile gli martellava le orecchie e tutto quello che riusciva a sentire era la rabbia cieca che gli divorava la mente.

Si avventò come una belva sul suo amico, lo colpì un paio di volte privandolo dell'equilibrio e buttandolo a terra.

Stava per attaccarlo ancora, ma Minho fu più rapido: gli tirò un calcio alla gamba sana, obbligandolo a spostare tutto il peso su quella zoppa che non resse e lo fece crollare rovinosamente sul pavimento.

Newt imprecò e si scagliò in un feroce contrattacco; gli si mise sopra bloccandolo e cercò con tutte le forze di chiudergli il collo tra le mani, ma Minho lo artigliò per i polsi e gli alzò le braccia senza troppa fatica.

“ORA BASTA, NEWT!!” gli urlò in faccia, ma non era arrabbiato, sembrava più che altro sconvolto.

Il biondo si fermò di colpo, il fischio nelle sue orecchie cessò all'improvviso e tutta la rabbia si diradò come una nube nel vento. Solo in quel momento realizzò quello che stava facendo e fu come risvegliarsi da un incubo.

Tremava e, non aveva idea da quanto, ma...

Stava piangendo...

“Eyes make their peace in difficulties

With wounded lips and salted cheeks..”.

(Gli occhi fanno pace tra loro nelle difficoltà
con labbra ferite e guance salate...)

 

“Basta così...” ripeté Minho allentando la presa sulle sue braccia, ma senza lasciarlo andare. La sua voce si fece più calda e leggera, non stava più urlando

Il biondo cercava in vano di trattenersi, ma per quanto ci provasse, non riusciva a fermare le lacrime o a smettere di tremare. Soffocava a malapena i singhiozzi che gli scuotevano il torace.

Che stava facendo?

Non sarebbe mai voluto arrivare a quel punto, non avrebbe mai voluto mettergli le mani al collo, eppure lo stava davvero per fare.

Newt fu terrorizzato da se stesso, si odiò più di quanto non avesse mai fatto.

Cercò di liberarsi dalla presa dell'altro e di allontanarsi, ma Minho continuava a tenerlo saldamente.

“Sta tranquillo, va tutto bene!” disse, cercando di calmarlo anche se quella era molto lontana da essere la verità.

Niente andava bene.

 

“...And finally we step to leave

To the departure lounge of disbelief...”

(...e alla fine facciamo un passo per partire
verso la sala d'imbarco dell'incredulità...)
 

“No...” fu solo un sibilo tra le lacrime, mentre il biondo strattonava ancora una volta le braccia per liberarsi, senza successo.

“Calmati!” Minho si mise a sedere, con l'amico ancora a cavalcioni sopra di sé, gli strinse i polsi e gli costrinse le braccia dietro la schiena.

“Newt, devi calmarti” ripeté ancora, così vicino al viso dell'altro da solleticargli la pelle.

“Devi starmi lontano, Minho. Ti prego... io, ti farò del male..” ancora fu solo un sussurro a riempire la poca distanza che li separava.

Newt teneva lo sguardo basso, cercava di nascondere il viso e la vergogna per ciò che stava diventando.

“Non mi farai del male, faccia di caspio!” Il moro cercò di alleggerire la tensione, ma Newt continuava a tremare in maniera esagerata.

“Hey, guardami!” provò di nuovo.

Il biondo non era sicuro di poterlo fare, ma raccolse il coraggio e sollevò lo sguardo incrociando gli occhi sottili di Minho che lo squadrò e sorrise dolce, come se fosse felice di rivedere un viso famigliare.

“Prima di riuscire a strangolarmi, ci devi arrivare al mio collo. E dubito che tu possa farcela con quelle braccine!” disse con il suo solito tono strafottente.

Non era esattamente una battuta felice o appropriata da fare il quel momento, ma quando mai Minho perdeva l'occasione di lasciarsi sfuggire di bocca la peggior cosa possibile?

A Newt quella stupida battuta fece quasi venire da ridere, ma non riuscì a farlo. Ad ogni modo ebbe l'effetto di riuscire a calmarlo dagli ultimi spasmi di rabbia: rilassò le braccia dietro la schiena e si arrese alla presa dell'amico.

Sentiva finalmente di essere tornato in sé, quell'insopportabile fischio nel cervello che gli rendeva ogni cosa irritante si era quietato del tutto, ma Newt sapeva che non sarebbe durato a lungo. Quella cosa aveva solo trovato un anfratto oscuro in cui nascondersi in attesa di sferrare il suo prossimo attacco e divorare un altro pezzo di lui, del suo essere e avrebbe continuato a mordere e graffiare fino a cancellare per sempre ogni cosa: ogni piccolo ricordo rimasto, ogni sensazione, tutto. Newt sarebbe sparito, lasciandosi dietro solo un orribile mostro cannibale assetato di sangue. E tutto quello che poteva fare era starsene lì impotente a guardare se stesso svanire nel nulla, abbastanza cosciente per odiarsi, ma non abbastanza per fermarsi.

 

“...And I don't know where I'm going

But I know it's gonna be a long time...”

(...E io non so dove sto andando

ma so che sarà per un lungo periodo di tempo...)

 

Avrebbe potuto dire molte cose in quel momento. Avrebbe potuto mandare a quel paese Minho per quella sua stupida battuta o difendersi per quel poco velato insulto alle sue braccia.

Minho lo lasciò andare all'improvviso e gli passò i pollici sugli zigomi per asciugargli le lacrime che ancora non volevano saperne di fermarsi.

Avrebbe potuto dire molte cose, ma la consapevolezza dell'orribile destino che lo aspettava e il gesto carico di affetto di quello che era molto più del suo migliore amico, lo costrinsero a dire qualcosa che si era giurato di non pronunciare mai ad alta voce.

“... Ho paura...”

 

“...And I'll be leaving in the morning

Come the white wine bitter sunlight...”
(...E partirò al mattino
mentre la luce del sole sorge, amara come vino bianco...)

 

Lo soffiò fuori come una supplica, come se fosse stato lì da sempre, pronto ad uscire, ma lo avesse trattenuto con tutte le forze.

Newt sapeva che gli altri lo vedevano come un anello forte della catena, anzi, come l'anello più saldo, quello che teneva tutti uniti, che ridava coraggio a chi lo aveva perduto. Non aveva mai potuto mostrare le sue paure agli altri Radurai.

Ma davanti a lui in quel momento c'era solo Minho e lui era diverso.

Fin dal giorno in cui si erano risvegliati per la prima volta nella Radura, Minho era sempre stato diverso.

Lui riusciva a guardargli dentro, non importava quanto alta fosse la barriera che si impegnava a costruire per nascondersi, Minho la superava sempre.

Era stato il Velocista ad insultarlo, a picchiarlo e a gridargli contro in lacrime dopo che Alby lo aveva trascinato in fin di vita oltre le porte della Radura, dopo aver scoperto quello che aveva tentato di fare.

Ed era stato sempre Minho a dargli la forza di andare avanti, quando ormai aveva perso ogni speranza, era solo per lui che era sopravvissuto e aveva tenuto duro in quello stramaledetto Labirinto.

Solo con lui, Newt si era lasciato andare abbastanza da mostrarsi fragile.

Ma i tempi della Radura erano lontani anni luce ormai e nemmeno Minho avrebbe potuto trovare parole di conforto in una situazione tanto disperata.

Il moro non rispose, solo continuò a guardarlo, come se non potesse farne a meno. I suoi occhi scuri erano velati da una tristezza che Newt non aveva mai visto, dal dolore dell'impotenza che probabilmente lo stava consumando.

Le dita di Minho sfiorarono i suoi capelli biondi e le sue labbra lo baciarono, portandolo via da lì, lontano da quel mondo avvelenato che lo stava uccidendo.

 

“...Wanna hear your beating heart tonight

Before the bleeding sun comes alive...”

(...Voglio sentire il battito del tuo cuore stanotte

prima che il sole sanguinante prenda vita...)

 

Newt gli cinse il collo con le braccia mentre quelle di lui scendevano a circondargli il busto e lo stringevano con dolcezza.

Approfondirono quel bacio, per entrambi così rassicurante e famigliare, un bacio che, per Newt, aveva il sapore più buono che la sua mente storpiata riuscisse a ricordare, nonostante il retrogusto metallico del sangue che lo fece sentire colpevole.

“Mi dispiace. Stai sanguinando” disse allontanandosi appena, ma Minho gli sorrise.

“Non è niente”

Cercava ancora di rassicurarlo, nonostante fosse appena stato selvaggiamente preso a pugni dalla sua follia, cercava ancora di proteggerlo.

Newt stava per controbattere, ma il Velocista si tirò in piedi trascinandolo con sé e sollevandolo come se non avesse peso.

“Hey, che cacchio fai? Mettimi giù!” si ribellò il biondo tentando di divincolarsi e di mantenere quello che restava della propria dignità.

“Stai calmo, zoppo del caspio! Ora ti mollo” Minho continuò a mantenere quel sorrisetto divertito e portò Newt fino ad uno dei letti, poi lo lasciò andare di colpo facendolo cadere sul materasso.

“Ma che diav--!!” prima che potesse protestare, il moro gli si mise sopra, ribaltando la situazione di poco prima.

“Ti ho messo giù, contento?” commentò, stando attento a non schiacciarlo troppo con il proprio peso.

Newt sorrise appena, ironico e incerto “Non saprei, c'è uno stupido pive che mi sta schiacciando le palle!” disse.

Minho ridacchiò e il biondo fece lo stesso, nonostante tutto, ci riuscì davvero.

 

“...I want to make the best of what is left,

hold tight...”

(...Voglio fare il meglio di quello che è rimasto,

tengo duro...)

 

Si sentiva bene e, come ogni altra volta che era accaduto in quell'unico lasso di vita che ricordava, era tutto merito di Minho. Si sollevò sui gomiti e fu lui a baciare il suo amico questa volta.

Sentì le mani di lui carezzargli la pelle della schiena e rabbrividì. Ogni contatto, ogni sensazione gli sembrò amplificata di mille volte; ogni bacio che il moro trascinava sul suo collo gli annebbiava la mente e Newt trattenne a stento un gemito quando i denti dell'altro affondarono piano nella sua pelle, proprio nel punto in cui sapeva di avere quel marchio.

Chiuse gli occhi lo lasciò fare: non voleva pensare, non voleva più arrovellarsi il cervello; si concentrò sui battiti del proprio cuore che acceleravano ad ogni secondo e su quelli già fortemente velocizzati del suo compagno.

Newt raggiunse il bordo della maglietta di Minho e gliela sfilò facendo poi scivolare le dita sul suo petto, ogni pulsazione si infrangeva sulla sua pelle color miele come un'onda in un mare in tempesta.

 

 

“...And hear my beating heart one last time

Before daylight...”

(...e sentire il battito del mio cuore un'ultima volta

prima dell'alba...)

 

Minho lo spogliò della maglietta, lo baciò di nuovo e lo obbligò a stendersi, con la schiena contro al materasso, ma poi si bloccò, non fece nulla, tenne semplicemente lo sguardo fisso su d lui: i suoi occhi a mandorla percorrevano la sua figura un centimetro alla volta, come se stesse cercando di stamparsi a fuoco nella mente ciò che vedeva.

Newt avvertì la pressione di quello sguardo e dovette concentrarsi altrove: si sentì triste e per qualche motivo di nuovo colpevole. Il suo corpo portava i molti, troppi, segni del suo tentato suicidio ed era certo che per Minho ognuna di quelle cicatrici fosse una coltellata al cuore.

 

“...In the canyon underneath the trees

Behind the dark sky, you looked at me...”

(...Nel canyon sotto gli alberi
dietro il cielo oscuro, tu mi guardavi...)

 

Ma quella tristezza, ancora una volta, fu spazzata via nell'istante in cui il moro gli carezzò i lunghi capelli dorati e gli sorrise, guardandolo appena in un lieve imbarazzo.

Newt tornò veloce indietro nel tempo, tornò alla Radura e all'unico altro momento in cui aveva visto il suo amico in quella situazione di innocente disagio.

Ricordò di quando, dopo uno sproloquio sarcastico senza senso, Minho gli aveva quasi urlato contro di essere attratto da lui, per poi scappare via un secondo dopo, intimandogli di lasciare perdere.

Newt gli era andato dietro, lo aveva raggiunto e, sotto quella stupida finta luna, il suo amico lo aveva guardato e gli aveva confessato di non avere interesse nel recuperare la memoria, perché era sicuro che la cosa migliore della sua vita fosse davanti a lui in quel momento.

Quel ricordo lo fece arrossire e sorridere malinconico.

Forse non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo, ma quello fu l'istante in cui Newt promise a se stesso di tenere duro, quello fu l'istante in cui comparve nella sua vita l'unica cosa per cui valesse davvero la pena continuare a soffrire.

 

 

“...I fell for you like autumn leaves

And Never faded, evergreen...”

(...Mi sono innamorato di te come le foglie in autunno,

mai appassite, sempreverdi...)

 

Le lacrime lo minacciarono, ma le trattenne.

“Minho...” chiamò, come una richiesta di aiuto, non riuscì a dire altro, non aveva bisogno di farlo.

Il moro lo baciò con tutta la passione che gli esplodeva dentro, lo strinse a sé con forza e finì per liberare entrambi dagli ultimi indumenti.

Si divorarono le labbra, si morsero e graffiarono in una lotta disperata. Newt sentì di avere bisogno di lui, così tanto da fargli male il petto.

Sentì che niente aveva più un briciolo d'importanza, solo quel momento, quella notte, l'ultima.

 

 

“...And I don't know where I'm going,

But I know it's gonna be a long time...”

'(...E io non so dove sto andando,

ma so che sarà per un lungo periodo di tempo...)

 

 

L'ultima notte con lui.

Newt sapeva cosa doveva fare, sapeva che sarebbe stato meglio per tutti se lui fosse sparito. Non voleva che i suoi amici lo vedessero impazzire. Non voleva che Minho lo vedesse diventare un mostro, voleva che si ricordasse per sempre di lui com'era quella notte nella Radura. Voleva che se Minho avesse ripensato a lui un giorno, lo avrebbe rivisto così e non come quello schifoso spaccato privato del senno, che avrebbe tentato di ucciderlo.

Decise nella fioca luce di quella stanza che se ne sarebbe andato; avrebbe aspettato di restare solo e poi avrebbe trovato un modo per sparire per sempre, prima che fosse troppo tardi.

 

 

“...'Cause I'll be leaving in the morning

Come the white wine bitter sunlight...”

(...Perchè partirò al mattino
mentre la luce del sole sorge, amara come vino bianco...)

 

I suoi amici erano tutto ciò che aveva, Minho era tutto ciò che avesse mai avuto, non poteva ferirlo, non poteva e basta.

Per questo aveva dato quel biglietto a Thomas; strinse i denti al ricordo del momento in cui aveva preso quella decisione: aveva appena colpito il suo migliore amico, lo aveva aggredito.

Era stato come un flash, la verità lo aveva investito come un treno in corsa. Sarebbe peggiorato in poco tempo e avrebbe dato qualunque cosa per evitare dolore e sofferenza ai suoi amici.

Preferiva morire piuttosto che rischiare di far loro del male, piuttosto che assistere alla pazzia che lentamente lo annullava in una nube di sangue, ma non poteva chiedere a Minho di ucciderlo, no, lui non lo avrebbe mai fatto. Il Velocista avrebbe strappato quel foglietto in mille pezzi e avrebbe preso Newt a calci per il solo motivo di aver anche semplicemente pensato di scriverlo.

Minho aveva dimostrato di saper fare quello che era meglio per tutti, si era dimostrato un vero leader, ma era troppo leale, troppo giusto, troppo buono.

E poi c'era qualcosa tra loro, qualcosa che trascendeva la semplice amicizia; non avrebbe mai potuto chiedergli di fare una cosa simile, gli avrebbe spezzato il cuore.

No, Thomas era la sua unica speranza.

La voce di Minho che gli solleticava l'orecchio lo riportò alla realtà: ripeteva il suo nome e gli faceva scorrere i polpastrelli sulla gamba, lasciando scie di brividi in un movimento lento e ripetuto.

Newt sentì il corpo attraversato da un miliardo di fremiti, come delle piccole scariche elettriche sotto la pelle.

Anche se non l'aveva più potuta avvertire dopo la fuga dal Labirinto, conosceva così bene quella sensazione che provò qualcosa di molto strano: si sentì a casa.

Non che avesse proprio idea di cosa volesse dire, la cosa più simile ad una casa che avesse mai avuto era la Radura, e lui odiava quel posto. Era una sensazione di pace, di sicurezza, quasi di appartenenza.

Era ciò che stare tra le braccia di Minho gli aveva sempre fatto provare e all'improvviso cadde in un vortice oscuro e fu assalito dal panico.

Non voleva lasciare che tutto finisse così, non voleva sciogliere quell'abbraccio.

Il calore e il contatto di quel corpo sul proprio, gli occhi sottili e lo sguardo di Minho, il suo sorriso, i suoi capelli sempre in quell'inspiegabile piega perfetta anche dopo un'intera giornata di corsa sfrenata...

Non poteva perdere tutto così...

 

“...I can't face this, now everything has changed

I just wanna be by your side...”

(...Non posso affrontare tutto questo, ora ogni cosa è cambiata

Voglio solo essere al tuo fianco...)

 

Newt avvertì gli occhi riempirsi di lacrime e non poté più fare nulla per evitarlo.

Quella notte sarebbe finita e il sole gli avrebbe di nuovo portato via tutto.

Ebbe l'impulso di aggrapparsi al suo amico, gli strinse le spalle tra le dita, lo artigliò così forte che temette di fargli male, ma Minho si sistemò tra le sue gambe e lo cinse con dolce forza.

“Non ti lascerò mai!” disse, quasi fosse riuscito a leggergli nella mante. “Non mi importa se dovrò proteggerti da tutto il mondo o da te stesso, ti proteggerò. Io non ti lascio, Newt!” continuò, tenendolo stretto, facendogli male, spaccandogli il cuore.

 

“..Here's hoping we collide...”

(...Speriamo di scontrarci...)

 

Newt singhiozzò, consapevole del fatto che Minho fosse così stupido e meraviglioso da pensare ancora di poterlo salvare.

Non siamo più nel Labirinto, amico mio...

Non ti basterà correre per trovare un'uscita, non questa volta...

 

“Here's hoping we collide”

(...Speriamo di scontrarci...)

 

Sarebbe crollato, il suo amico sarebbe crollato se lui se ne fosse andato.

Avrebbe attraversato a nuoto tutti gli oceani, corso per migliaia di chilometri e raso al suolo montagne per trovarlo, ma alla fine anche lui sarebbe crollato e il pensiero della disperazione di Minho, il suo amico che non si era mi arreso, gli inflisse un altro terribile colpo.

 

“...Here's hoping we collide...”

(...Speriamo di scontrarci...)

 

 

Newt baciò il suo compagno, strusciò la propria pelle contro la sua, lo incitò a continuare quello che aveva cominciato. Ne aveva bisogno, Newt doveva sentirlo, aveva bisogno di oltrepassare la barriera che li divideva e sentire quel senso di appartenenza un'ultima volta.

Voleva sentire di essere vivo, di essere suo, di appartenere a Minho un'ultima volta.

Il desiderio di entrambi impregnava l'aria attaccandosi alla loro pelle e il moro non ebbe bisogno di altri incitamenti: usò le dita e la saliva per prepararlo, con tutta la cura che riuscì a metterci nonostante l'urgenza.

“Sbrigati...” insistette Newt con voce compromessa dal piacere che quelle attenzioni gli stavano dando.

Minho si sistemò più comodo, gli lanciò una specie di occhiata d'intesa e affondò in lui, un centimetro di carne alla volta, lentamente, dilaniandolo, straziandolo.

 

“...Wanna hear your beating heart tonight

Before the bleeding sun comes alive...”

(...Voglio sentire il battito del tuo cuore stanotte

prima che il sole sanguinante prenda vita...)

 

Newt gemette tra i denti, strinse più forte la presa sulle spalle possenti del suo amante e inarcò la schiena per permettergli di andare più a fondo, di abbattere ogni barriera tra i loro corpi.

Ogni pensiero abbandonò la sua mente, ogni battito del suo cuore ormai frenetico gli scuoteva l'anima.

La voce di Minho ripeteva il suo nome, sospirava e gemeva, ad ogni spinta i muscoli del suo corpo si tendevano, gonfiandosi sotto la sua pelle di miele; era così bello da togliergli il fiato.

 

“...I want to make the best of what is left,

hold tight...”

(...Voglio fare il meglio di quello che è rimasto,

tengo duro...)

 

Un'altra spinta.

Un altro gemito.

Un altro secondo sospeso in un tempo indefinito, in un angolo nascosto, lontano dagli occhi di quel mondo malato e folle.

Newt si aggrappò con tutte le sue forze a quel momento, si concentrò su ogni splendida sensazione che riusciva ancora a provare e fu grato che la sua mente fosse così lucida da godere di ogni dettaglio.

Minho si chinò per rapirgli le labbra, spinse più forte, poi ancora e di nuovo. Ogni affondo si faceva sempre più urgente, più confuso, più disperato.

Il biondo gemette ancora, sentiva il respiro affannato del Velocista tra i capelli e il profumo della sua pelle riempire la stanza, il piacere gli bruciava i lombi.

Il ritmo prima rapido, poi ipnotico delle spinte gli stava rubando la coscienza, non sarebbe durato ancora a lungo, sentiva il suo limite avvicinarsi rapidamente.

Anche Minho doveva ormai essere nella sua stessa situazione, quando cominciò ad affondare in lui sempre più velocemente, senza più preoccuparsi di variare il ritmo, senza potersi più controllare.

Raggiunsero l'apice insieme, riversandosi uno sull'altro; il piacere esplose in Newt così forte e totale da impadronirsi di ogni parte del suo corpo, facendolo tremare e guaire.

 

“...And hear my beating heart one last time

Before daylight...”

(...e sentire il battito del mio cuore un'ultima volta

prima dell'alba...)

 

Minho lo strinse forte ancora una volta, prima di lasciarsi cadere sul materasso, steso al suo fianco.

Il silenzio riempì la stanza come un presagio di morte.

Era tutto finito.

Newt non aveva idea di che ore fossero o di quanto mancasse all'alba, ma sapeva che sarebbe giunto molto presto il momento in cui avrebbe dovuto dare il suo addio definitivo all'unica cosa che lo aveva tenuto in vita in quei due anni e forse, chissà, anche prima della Radura.

Si voltò su un lato, dando le spalle al suo amico che lo abbracciò e posò le labbra tra le sue scapole, in un bacio lieve.

Gli bruciarono di nuovo gli occhi, ma probabilmente non aveva più lacrime perché inspiegabilmente rimasero asciutti.

Avrebbe fatto quello che doveva fare, era per il bene di tutti, sapeva che era così.

Ma non avrebbe detto addio, non ci sarebbe riuscito.

L'indomani avrebbe salutato Minho come faceva ogni mattina, prima di vederlo sparire oltre l'angolo del Labirinto, con quella certezza di rivedersi molto presto.

 

“...Wanna hear your beating heart tonight

Before the bleeding sun comes alive...”

(...Voglio sentire il battito del tuo cuore stanotte

prima che il sole sanguinante prenda vita...)

 

Ma c'era ancora una cosa che doveva fare, qualcosa che rimandava da troppo tempo e quella era l'ultima occasione che avesse per farlo.

Si morse il labbro e tirò su con il naso, sollevato che Minho fosse alle sue spalle e non lo stesse guardando negli occhi.

“Minho...” lo chiamò piano per ottenere la sua attenzione; il ragazzo mugugnò, baciandolo di nuovo dietro al collo.

“...Grazie” disse con tutta la riconoscenza che gli riempiva il cuore.

Il moro si scosse per quella semplice parola e Newt lo sentì allontanarsi appena “Per cosa?” chiese.

Il biondo cercò di controllare la propria voce e di trovare le parole giuste “Per avermi portato via da quel cacchio di posto” spiegò.

Minho sospirò, tornando ad appoggiarsi alla sua schiena “Te lo avevo promesso” disse piano, come se in qualche modo fosse in imbarazzo “Anche se tecnicamente non sono stato io...”

Newt si accorse dal tono che il Velocista doveva essere deluso da se stesso e così scosse il capo. “Tommy non ce l'avrebbe mai fatta a portarci fuori senza di te. Sei stato tu a portarmi via da lì!” sottolineò quelle ultime parole, che sottintendevano molto di più della semplice fuga fisica dal Labirinto.

 

“...I want to make the best of what is left,

hold tight...”

(...Voglio fare il meglio di quello che è rimasto,

tengo duro...)

 

Il moro non rispose, lo tirò più forte contro il proprio torace. “Ti salverò anche questa volta. Vedrai!” disse infine e a Newt parve di sentire qualcosa di umido scivolargli lungo le scapole dove il suo amico era appoggiato.

Fu grato di non poter vedere i suoi occhi in lacrime.

Prese la sua mano e vi intrecciò le dita stringendo più forte che poteva.

“Minho...” sorrise “Grazie...”

 

“...I Wanna hear your beating heart

...tonight...”

 

(Ellie Goulding – Beating heart)
 

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Il Braciere delle Fate:

 

Buon pomeriggio a tutti! Eccomi per la prima volta nella sezione di The Maze Runner! Ovviamente con una Minewt!! Perdonatemi, so che è una ship impopolare, ma è l'unica possibile per quanto mi riguarda. Chiedo scusa a tutte le Newtmas dipendenti incallite, ma proprio NO! Non concepisco Newt e Thomas come coppia, non ce la faccio proprio e non ce lo vedo nemmeno. Per me l'unica coppia ovvia lì dentro è quella formata da Minho e Newt. Quindi, that's it!

Detto questo, vorrei scusarmi per la lunghezza infinita di questa FF, ma volevo metterci un sacco di cose e alla fine le ho messe tutte, quindi è venuta fuori la solita FF super prolissa come al mio solito. Spero che apprezziate comunque.

Mi sembra superfluo sottolineare che amo TMR e soprattutto Minho e Newt che sono in assoluto i miei personaggi preferiti (Newt al top!)

Questa FF è ovviamente un missing moment, infatti ho voluto iniziare proprio con un pezzo tratto da The Death Cure e continuare da lì, riempiendo un piccolo vuoto e facendovi vedere quello che ci ho immaginato io.

Ho cercato di mantenere i personaggi più IC possibile, spero di avercela fatta. Non credo di aver fatto andare Newt OOC, credo che lui sia così, solo che nei libri non è mai evidente; lui cerca sempre di nascondere quello che è il suo lato più fragile, ma sono certa che alla fine sia stato chiaro a tutti che lui è in assoluto il più fragile lì dentro, se qualcuno non l'aveva già capito prima della sua confessione sul “balzo nel vuoto”, quello è stato illuminante di certo!

Ho voluto mostrare questa parte di lui all'esterno, in un momento di assoluta debolezza.

Per quanto riguarda il suo progetto di sparire: è vero che poi alla fine non lo fa di sua iniziativa, ma viene trovato e portato via, però io penso che la sua idea fosse comunque quella di andarsene in modo da evitare agli altri di vederlo impazzire.

Che altro? Mah, direi che è tutto!

Spero che qualcuno legga e recensisca.. Accetto ogni critica, ovviamente! Spero che vi piaccia e vi faccia piangere come ha fatto con me mentre la scrivevo.

Ah sì, la canzone. Mi piace scrivere Songfiction, è una mia fissazione. Di solito è la musica che mi fa venire l'ispirazione, quindi spesso costruisco le FF intorno alle canzoni.

Non è proprio il mio genere Ellie Goulding XD Però ho sentito questa canzone una volta e la FF si è scritta da sola praticamente. Ascoltatevela in sottofondo.

Grazie a tutti!!

Baci

Fairy

 

  
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