EVERYTHING IN ITS
RIGHT PLACE
I nostri sogni e desideri cambiano
il mondo.
(Karl Popper)
“Dov’è?”
Orlando si precipitò nella
sala d’attesa del reparto, saettando con lo sguardo a destra e sinistra.
“Gib calmati”, le
consigliò Sam, “E’ tutto sotto controllo”.
Un grido spezzò quel
silenzio carico di aspettativa ed Orlando si fiondò verso il corridoio alla sua
sinistra.
“Signore, dove crede di
andare?”, le domandò un’infermeria.
“Mio figlio sta partorendo
mia moglie”, buttò lì, agitatissimo.
L’infermiera ridacchiò,
“Davvero?”
Lui annuì, scrutando con
lo sguardo le porte chiuse intorno a lui.
L’infermiera sorrise,
“Qual è il nome di suo figlio che sta partorendo sua moglie?”
Orlando la guardò senza
capire, “Eh?”
La donna si strinse nelle
spalle, “Me lo ha detto lei”, ridacchiò ancora, “Qual è il nome di sua moglie?”
“Bee”, rispose lui senza
pensarci.
La donna si armò di
pazienza. Era chiaro che quel ragazzo stava vivendo una crisi di panico. Puro
panico. “Il cognome?”
“Bloom”, ci pensò, “No,
forse è Gallagher. Non siamo ancora sposati legalmente”, farfugliò.
“Ah si”, annuì la donna
con un sorrisone, “Abaigeal! La scrittrice! Venga, l’accompagno!”
Un nuovo grido. Stavolta
carico di sofferenza.
“Come sta?”, s’informò
incedendo lungo il corridoio.
“La stava attendendo”,
spiegò, “E nel frattempo sta cercando di convincere vostro figlio ad
aspettare”, sorrise, quindi abbassò la maniglia di una porta.
Ed Orlando la vide così.
Sdraiata sul lettino, le gambe divaricate, il viso sudato e i capelli che le
ricadevano davanti al viso.
Nonostante tutto, pensò di
non aver visto niente di più puro. E bello.
“Flow”, sospirò lei,
stringendo i denti.
Lui si avvicinò,
prendendole una mano.
“Sono qui. Scusa per il
ritardo”.
Una nuova fitta le provocò
una smorfia di dolore, “Non sei famoso per il tuo tempismo, dopotutto, no?”
Lui le sorrise, “Come va?”
“Dannatamente male. Sto
per morire. Tra un secondo girerò la testa a 360 gradi e comincerò a vomitare
bile verde, come nell’Esorcista”.
Suo malgrado, Orlando
ridacchiò, “Andrà tutto bene”, cercò di rassicurarla.
Lei lo guardò di traverso,
“Flow devo ricordarti quello che è successo quando hai detto così l’ultima
volta?”.
Lui nascose una smorfia di
fastidio. Sfortunatamente, lo ricordava anche troppo bene.
“Pronta?”
Bee si fissò l’enorme pancione avvolto dal lungo
abito prugna, quindi lasciò andare un lungo sospiro.
“Secondo me, hai avuto un’idea di merda”, borbottò,
visibilmente in apprensione.
Orlando ridacchiò, sistemandogli una ciocca di
capelli che le era ricaduta sugli occhi.
“Bee, prima o poi avremmo dovuto farlo comunque”.
Lei si voltò, guardandolo con una buffa smorfia,
“Non potevamo aspettare il poi? Dobbiamo per forza farlo prima?”
“Andrà tutto bene”, tentò di rassicurarla lui.
“Come no, ne sono sicura”.
“Dovresti esserlo”
“E tu dovresti cambiare religione. Questa calma zen
mi innervosisce”.
Orlando si sporse e la baciò sulla fronte, “Bee
tanto ormai è di dominio pubblico”.
“Come se non lo sapessi”, brontolò, “Ma sono stufa
di dovermi difendere dagli attacchi di quelli là. Sono stufa. E grassa. E
incinta”, si guardò nuovamente il pancione, “Molto incinta. Dovrei rimanermene
a casa, invece che andare in giro per le premiére”.
La limo rallentò, fermandosi a poche centinaia di
metri dal Mann Village Theater, il teatro dove si sarebbe svolta la prima del
nuovo film di Orlando. Bee sussultò, strappandogli una risatina.
“Bee calmati”, le consigliò ridacchiando.
“Flow agitati”, le consigliò lei di rimando.
Lui scosse la testa, suo malgrado divertito.
“Devo parlare con Sam”, disse lei, agitata, “Dammi
il cellulare. Devo parlarci. Sto iperventilando”.
Orlando fece una smorfia, “Non ce l’ho il
cellulare”.
“Come sarebbe a dire?”
Lui si strinse nelle mani, “Tu sei qui, chi dovrei
chiamare?”
Bee sbuffò, indispettita, “E se succedesse qualcosa?”,
domandò.
Orlando alzò un sopracciglio.
“Non fare quella faccia. Se mi si rompessero le
acque che facciamo? Ci mettiamo a strillare ‘ambulanzaaaa’ con la speranza che
ci sentano dal Cedars-Sinai?”
Orlando le afferrò entrambe le mani, guardandola con
dolcezza, “Bee, è tutto ok, va bene? Andrà tutto bene, fidati”.
La limo si fermò esattamente davanti al red carpet
e il cuore di Bee cominciò a battere impazzito.
“Non ce la faccio”.
Orlando attese che aprissero lo sportello da fuori
quindi sorrise, “Ce la fai. Ci sono io”.
Bee lo vide scendere e contemporaneamente sentì le
grida delle fan. Adocchiò la mano che lui le stava offrendo quindi, dopo un
lungo istante l’afferrò e si decise a scendere.
Ed una scarica di flash e voci la stordì.
“Flow, ti stai ancora
torturando per quella storia?”
Lui le carezzò la testa,
“Non doveva succedere”
“Ma è successo”, precisò
lei lasciandosi cadere tra i cuscini.
“Avrei dovuto fare
qualcosa”.
Malgrado il dolore sempre
più forte delle doglie, Bee scoppiò a ridere. Di gusto.
“Più di quanto tu non
abbia fatto?”
Lui sbirciò l’infermiera
che trafficava con qualcosa che somigliava vagamente ad un forcipe, rabbrividì
e tornò a guardare Bee.
“E che cosa ho fatto? Ti
ho lasciata sola quando avrei dovuto stare con te”.
Lei sbuffò, “Dannato
cocciuto”, borbottò. “Devo ricordarti quello che è successo? Le fantastiche
parole che hai detto?”
“ORLANDOOOO”
“ORLANDO DA QUESTA PARTE”
“ORLANDO UNA FOTO, PER FAVORE”.
Bee si girò da una parte all’altra cercando di
identificare da dove provenissero quelle voci. Invano. I flash l’accecavano.
“Ma questo è un delirio!”, borbottò stringendosi al
braccio di Orlando.
“Non è la tua prima premiére, dopotutto”, constatò
lui, “Dovresti saperlo”.
“ORLANDOOO, UNA FOTO DA QUESTA PARTE”.
Lei sospirò, “Probabilmente è perché alle tue
premiére ci venivo passando per l’ingresso secondario”.
Incedevano lenti, sorridendo di tanto in tanto ad i
fotografi che sembravano quasi impazziti. In realtà Orlando sorrideva. Bee si
limitava a socchiudere gli occhi per ripararsi dal fastidioso riverbero dei
flash.
“OB!”, una voce richiamò la loro attenzione. Si
voltarono entrambi e notarono Dominic e Leonardo camminare verso di loro.
“Terra!”, mormorò Bee, evidentemente più
tranquilla.
Dom e Orlando si scambiarono un paio di potenti
pacche sulle spalle, quindi il ragazzo venne catturato da Leonardo, che dopo
aver baciato Bee, lo trascinò verso un giornalista della CNN.
“Bee!”, la salutò Dominic abbracciandola, le prese
le mani sorridendole, “Sei una meraviglia!”
“Sono una mongolfiera, vorrai dire!”
Dom scoppiò a ridere, stampandogli un bacio sulla
guancia.
“Nervosetta?”, domandò.
“Vorrei vedere te”, borbottò adocchiando Orlando e
Leonardo parlare divertiti di fronte alle telecamere.
“E’ la prima uscita ufficiale?”, le domandò prendendola
sotto braccio e avanzando lungo il tappeto rosso.
“Se non entriamo in fretta, suppongo che sarà anche
l’ultima”.
“DOMINIC!”, gridò un’altra voce, “FATTI SCATTARE
UNA FOTO!”
Il ragazzo si voltò, quindi abbracciò Bee e sorrise
a beneficio dei fotografi.
“Dom, per cortesia. Non ti ci mettere anche tu!”
“Eddai Bee”, rise lui, “Devi abituarti. Fa come
Dom, sorridi!”
Lei lo colpì con un gomito e lui scoppiò a ridere.
“Che succede qui?”, domandò Orlando, abbracciando
Bee.
“La tua ragazza ha problemi con i fotografi”,
ridacchiò Dom.
“L’ho notato”, disse lui baciandole una tempia e
scatenando l’ennesima ondata di flash.
“Orlando!”, lo chiamò Robin, “Vieni qui,per favore.
C’è da fare un’intervista!”
“Te ne occupi tu?”, domandò a Dom.
Il ragazzo offrì il braccio a Bee che, solerte, lo
afferrò.
“Torna presto Flow”, sussurrò lei.
Lui la baciò a fior di labbra, “Neanche ti
accorgerai che me ne sono andato!”
Dominic la scortò verso l’ingresso del teatro,
salutando colleghi e amici che incontravano strada facendo.
Proprio quando ormai credeva di avercela fatta, Bee
venne intercettata da una giornalista di E!Entertainment.
“La signorina Gallagher”, le sorrise questa,
melliflua, “Come stai, Abaigeal?”
Bee cercò di contenere il fastidio.
Se c’era una cosa che le dava sui nervi era quel
falso cameratismo che caratterizzava quasi tutti i giornalisti. Quelli che, per
inciso, fino a quindici giorni prima, non avevano fatto altro che descriverla
come la peggior megera del pianeta. Quella che si era fatta mettere incinta da
Orlando Bloom per avere la strada spianata verso il successo.
Non l’avrebbe mai confessato, ma era questo il
motivo per cui non voleva far uscire il suo libro. Non voleva che il suo
talento venisse messo in discussione da quelle malelingue.
“Tutto bene, grazie”, si decise a rispondere.
Dom le lasciò la mano, allontanandosi di pochi
passi.
“Ci siamo quasi, uhm?”, domandò alludendo al
pancione.
“Si, manca poco”, si sforzò di essere gentile.
Doveva esserlo. Per Orlando.
“Maschietto o femminuccia?”
“Abbiamo preferito non saperlo”.
La giornalista sorrise deliziata, “Sarà una
sorpresa dunque! Come questa inaspettata gravidanza!”
Bee tenne botta, senza scomporsi, “Già”, mormorò.
“Come vanno le cose con Orlando? Ho saputo che
avete trascorso momenti difficili”.
“Splendidamente, grazie. I momenti difficili sono
stati meravigliosamente superati”.
La guardò con aria di sfida.
“Peccato che non si possa dire lo stesso per
Bee inghiottì un fiotto di rabbia. Da che Orlando
l’aveva lasciata, Miranda non aveva fatto altro che raccontare a tutti i
tabloid del pianeta quanto stesse soffrendo. Era snervante. E patetico. Come
l’ultima trovata. Quella di farsi ricoverare in un clinica per rimettere
insieme i cocci della sua vita. Come no….
“Lo abbiamo
saputo anche noi. Mi dispiace molto per Miranda, ma si riprenderà senz’altro.
E’ una donna forte”.
“Credi che quello che è successo con Orlando abbia
influenzato?”
Bee mascherò una smorfia. Se rispondo ‘no’ che
succede? Mi linciano? Pensò.
“Non è stato facile per nessuno”, rispose cercando
di apparire calma.
“Lo credo”, proseguì la donna, con uno sguardo
malizioso, “Ma sono sicura che a te è andata meglio. Orlando è un fantastico
attore, un bellissimo ragazzo…sono certa che…”
“Non credo che tu possa essere certa di qualcosa”,
la interruppe Bee, innervosita, “Anzi. Non credo che qualcuno possa neanche
lontanamente immaginare quello che tutte le persone coinvolte hanno passato.
Quindi preferirei che evitassi di dare giudizi”.
La donna rimase per qualche secondo interdetta, poi
tornò alla carica.
“Siete personaggi pubblici”, spiegò, una nota dura
nella voce, “E’ normale che la gente parli di voi”.
“Non lo metto in dubbio. Ma un conto è parlare. Un
conto è giudicare. Dubito che tu sia pagata per questo”.
L’atmosfera si stava scaldando. Bee cercò con lo
sguardo Orlando. Invano. E anche di Dominic non c’era traccia.
“Capisci da te che questo scandalo ha destato
sicuramente interesse”.
Alla parola ‘scandalo’, Bee meditò di togliersi una
scarpa e infilargliela in bocca.
“Scandalo?”, ripeté, quasi divertita.
“C’era un matrimonio di mezzo”, proseguì l’altra,
“Che è saltato perché tu ti sei fatta mettere incinta”.
La donna si rese conto con un secondo di ritardo di
aver passato il limite.
“Senti un po’, bella. Pensi che io sia qui per
farmi prendere ad insulti da te?”, il tono di voce si alzò pericolosamente,
“Sono incinta, è vero. E sono incinta perché lui quanto me voleva questa cosa.
Quindi ti pregherei di conservare le tue stronzate per il prossimo aperitivo
con le amiche”.
“Non credo che…”
“Cosa diavolo succede?”
Orlando si fece largo tra le persone, raggiungendo
Bee e prendendole una mano.
“E’ tutto ok?”.
Nel vederlo, gli occhi le si riempirono di lacrime.
Un altro affronto. L’ennesimo.
Che avrebbe portato cattiva pubblicità a lui.
Orlando si voltò verso la giornalista, “Cosa sta
succedendo, qui?”
La donna sorrise, “Assolutamente nulla. Stavamo
semplicemente parlando”.
“No”, precisò Bee, “Stava semplicemente dandomi
dell’arrivista davanti a mezza nazione”.
Orlando la guardò dispiaciuto, quindi si voltò
verso la giornalista.
“Ok, è ora di piantarla”, pronunciò queste parole
con tono deciso, “Capisco che questo è il tuo lavoro e lo apprezzo. Apprezzo
anche l’interesse che mostrate verso di noi, ma per cortesia, smettiamola con
questa storia dell’arrivismo, ok? Io amo questa donna. L’ho sempre amata. Sono
l’uomo più felice del pianeta perché tra meno di un mese diventerò papà e
perché questo figlio è la cosa che più desideravamo al mondo. Mi rendo conto di
aver commesso degli errori, ma sono umano. E in quanto tale mi prendo il
diritto di sbagliare. Mi dispiace se qualcuno di voi è rimasto deluso, mi
spiace di aver arrecato dolore a chi era con me e mi dispiace anche di non
essere stato in grado di evitarlo”, prese fiato, “Ma questo è quello che
voglio. Giudicate il mio modo di recitare, giudicate pure le scelte che faccio
in merito alla mia carriera, ma non giudicate la mia donna. Né tantomeno quello
che provo per lei”.
Detto questo si voltò verso Bee e dopo averle
sussurrato un ‘andiamo’, la guidò all’interno del teatro.
“Ci siamo”, disse la
ginecologa entusiasta, interrompendo i loro pensieri.
Bee la fulminò con lo
sguardo, “Non dovrebbe essere un momento straordinariamente perfetto?”,
brontolò.
La donna ridacchiò, “Tempo
venti minuti e lo sarà”, la rassicurò.
“Venti minuti??”, domandò
lei sconvolta.
“Andiamo Bee, tieni duro”,
cercò di darle la carica Orlando, “Dopo nove mesi cosa vuoi che siano venti
minuti?”
Lei si voltò di scatto, “Hai
una vaga idea di cosa sta succedendo al mio basso ventre?”
“Mmm…no”, ammise lui.
“Appunto”.
“Abaigeal, ora ascoltami.
Alla prossima fitta spingi più che puoi, intesi?”
Lei annuì, poco convinta,
“Sempre se non muoio nel frattempo”.
“Non morirai”, la incoraggiò
la donna, “Stai andando benissimo”.
Bee fece per rispondere ma
la fitta la colpì di sorpresa. Spaventata e sofferente, tentò di fare quanto le
era stato detto.
Afferrò la mano di Orlando
e spinse. Spinse con tutta la forza che aveva.
Lui la guardò intenerito,
vagamente preoccupato, senza dubbio sopraffatto. Da lì a pochi minuti sarebbe
diventato padre. Il solo pensiero lo atterriva e galvanizzava al tempo stesso.
“Oddea!”, mormorò lei,
sofferente.
Orlando le baciò la
fronte, “Amore, stai andando alla grande”.
Bee fece appena in tempo a
registrare che lui l’aveva chiamata ‘amore’ per la prima volta, quando la
seconda fitta la colse.
E fu questioni di pochi
istanti. Sentì un dolore acutissimo, seguito da uno strano rumore fluido che
cristallizzò tempo e suoni, fino ad esplodere nel pianto meraviglioso di un
bambino. Il suo bambino.
Il loro bambino.
Scoppiò a piangere,
stringendo il viso di Orlando tra le mani, commuovendosi nel vedere che gli
occhi di lui si erano riempiti di lacrime, scoprendo un’espressione che mai gli
aveva visto in volto. Meraviglia. Stupore. Amore. Mille sensazione fuse insieme
in due paia d’occhi che non riuscivano a smettere di fissarsi e di sorridere
tra le lacrime.
Fu Orlando a muoversi per
primo. Le baciò le labbra e si voltò verso l’ostetrica che stava facendo il
primo bagnetto al bambino. Camminò lentamente, fino a riuscire a vedere i
lineamenti perfetti di quel piccolo frugoletto che sgambettava nell’acqua
gridando come un ossesso.
“E’ una femminuccia”, lo
informò l’ostetrica .
Lui sorrise, tendendo le
mani per prenderla in braccio. Chissà perché, ma non ne era per niente stupito.
La donna l’avvolse in una
spessa coperta di cotone blu e glielo offrì con riverenza.
Orlando la guardò e pensò
di non aver mai visto niente di più bello in tutta la sua vita. Niente che
valesse tanto. Niente che avesse addosso tutta quella luce.
Portò la piccola verso Bee
che pianse di nuovo, nel vederla.
“E’ una meraviglia”,
sussurrò.
“Ci somiglia”, osservò
Orlando, sfiorandole una guancia.
“Ha i tuoi occhi”, osservò
lei.
“E’ luminosa”, le fece eco
lui.
“Ciao Niahm, benvenuta”, mormorò Bee, sorridendo alla piccola.
“Niahm?”, domandò Orlando,
senza capire.
“Vuol dire ‘luminosa’” le
spiegò Bee, sporgendosi per baciarlo.
Ad Orlando tornò in mente
una delle loro prime conversazioni, quando Bee gli spiegò il significato dei
loro nomi.
“Una luce che sboccia?”,
azzardò con un sorriso.
Abaigeal guardò prima la
piccola, poi lui, poi di nuovo la piccola.
“Poteva essere
altrimenti?”
Orlando scosse la testa.
No.
Decisamente no.
E finalmente
ecco qua il frutto di questa strana e meravigliosa relazione. Stiamo per
giungere al termine, ragazze.
Ma voglio
ringraziarvi. Non sapete quanto contino tutte le vostre parole, il vostro sostegno,
il vostro essere sempre presenti. Vi adoro. Letteralmente.
Vi lascio
questo capitolo oggi poiché sospetto che la prossima settimana non potrò
postare nulla dato che…ehm…lunedì mi laureo.
Ce…antropologia…roba
strana!!!!!
GRAZIE
VERAMENTE A TUTTE per gli in bocca al lupo…crepi!!!
E grazie per
esserci…!!!
Voi neanche
lo immaginate ma siete entrate nella mia vita in un momento che non
dimenticherò mai e spero ci rimarrete a lungo. Ancora a lungo!
Vi voglio
bene, ragazze!
A
prestissimo!!!!!!!
Vi abbraccio
Am