Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: anny46    22/09/2015    1 recensioni
Ad un certo punto della propria vita ci si ritrova a pensare. Il mio pensiero riguarda la mia prima cotta adolescenziale. Ho deciso di far interagire me e Vegeta anzichè il ragazzo che dovrebbe, in effetti, essere protagonista. Spero abbiate pietà perché è la prima che pubblico su internet. =) ciao, Annamaria
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vegeta
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa fan fiction contiene personaggi immaginari, ma le situazioni e le emozioni qui descritte, sono vere. Ho realmente fatto una gita scolastica a Parigi e realmente sono stata delusa da un ragazzo che mi piaceva. Della gita, che è stata meravigliosa, delle cose che ho visto e fatto e delle persone che ho incontrato, non ho che un flebile ricordo. La delusione, invece, è scottante come non mai. Non tanto per il ragazzo in sé, in fondo avevamo solo 12-13 anni, ma perché mi sono sentita stupida a provare un sentimento così forte per un ragazzo che, a posteriori, non meritava nulla. Ho inserito come protagonista Vegeta perché lo adoro. Spero abbiate pietà perché è la prima che pubblico su internet. =) ciao, Annamaria <3.
 
 
 
***
 
 
 
Ad un certo punto della propria vita ci si ritrova a pensare. Su cosa si farà, su chi si incontrerà, verso dove si andrà. Tutto ciò l’ho pensato intorno ai tredici anni d’ età. Ero in terza media, verso la fine dell’anno. Ora che ci penso, ogni scuola che ho frequentato, mi ha lasciato dentro ricordi, emozioni in genere positive. Il periodo che ho trascorso alle medie, invece, non mi ha lasciato nulla di tutto ciò, o meglio, mi ha lasciato prevalentemente ricordi negativi, cose che vorrei dimenticare e che subdolamente hanno cambiato la mia personalità. In peggio. Non fatti gravi, né tantomeno sconcertanti o scandalosi, solo fatti dettati dall’ ignoranza e dalla stupidità adolescenziale.
Vorrei iniziare a raccontare. Molte volte ci troviamo in difficoltà e non riusciamo a parlare o esprimerci in altro modo. Beh come mi dicevano i miei amici in particolari momenti di difficoltà, “comincia dall’ inizio”. Io farò così, come molte volte non ho fatto con loro, ora lo farò con voi.

 
Era un giorno di sole, normale, se non per la sua presenza che lo rese bello: Vegeta era lì, poco più avanti di me, appoggiato al cancello di scuola. Era arrivato in anticipo perché in genere non arrivava mai alla mia stessa ora. Erano le 8 meno 5 ed era solo. In un secondo pensai a tutto ciò che avrei potuto dirgli poiché ormai mi piaceva da più di un anno, e io non gli avevo mai parlato se non per qualche raro saluto al mattino o all’ intervallo. Vedevo solo i suoi occhi, di un nero indescrivibile, profondo, ipnotico e il suo viso così affilato e deciso che mi stregava ogni volta che lo scorgevo. Così maturo per un tredicenne, ma immaturo per essere uomo, mi guardava quasi sbalordito poiché ero lì da un po’ a guardarlo mentre decidevo cosa fare. La risposta più semplice, quasi idiota era salutarlo, e giuro che ho pensato a tutto, A TUTTO, ma non a salutarlo.”Ciao” , mi disse “ciao come va a casa io tutto bene” dissi invece io tutto d’ un fiato. Lui mi guardò -Dio quanto era bello- e rispose alle mia domanda, certo che andava tutto bene. Ero in estasi, finché non sentii dei passi. Quello che vidi –o meglio chi vidi- non mi piacque per niente. Francesco che sghignazzava e che facendo attenzione a farsi sentire anche da me, chiese a Vegeta “parlavi con quella sfigata??? Oddio giura di no” e Vegeta il mio mito, la mia prima cotta, il mio primo amore, sorrise e disse due semplici parole che mi spiazzarono ”ti pare?”. Quelle parole, quel sorriso, mamma quanto li ho odiati, ma soprattutto quanto ho odiato lui. Ho pensato solo ad una cosa: alla mia nuova giornata in quello schifo di scuola, rivedere i professori e miei “fantastici” compagni di classe. Quando suonò la campanella fui la prima a salire in classe, presi lo zaino e lo scagliai sotto il primo banco. Il mio. Bisogna sapere che notoriamente il primo banco viene rifilato agli sfigati o comunque alle persone che non hanno armi psicologiche per difendersi. Comunque, ero al primo banco con Filippo, l’unico amico che abbia mai avuto in quegli anni: la mia amicizia con lui era uno dei tanti spunti per prendermi in giro. L’ unica soddisfazione che ho, ora che ci penso a distanza di anni, è che la mia schifosa classe non mi ha mai vista piangere. È una soddisfazione immensa. Lo giuro.
Raccontai tutto a Filippo. Avevamo italiano, una materia che a me piaceva ma che insegnata da una mummia diventava orribile. Spero che quel professore sia andato in pensione, tanto era decrepito. Aveva sessant’ anni e ne dimostrava ottanta. Mai visto uno messo peggio. Comunque Filippo mi raccomandò di cominciare a parlare con Vegeta e, se fosse andata male, di sfogarmi con lui. Feci la cosa più idiota in quel momento e lo baciai su una guancia. Mi condannai ad una settimana di insulti e Filippo cercava di aiutarmi con ogni mezzo, ma ovviamente finì in mezzo anche lui. Almeno eravamo in due, pensai, ne usciremo meglio… invece mi beccai anche la sua sgridata e mi sentii dire che in qualità di amica ero stata parecchio idiota. Grazie tante, pensai. Per una settimana non parlai neanche con lui. Ero sola. Suonò la campanella, finì la prima ora, ma io mi sentii molto stanca, soprattutto perchè ne mancavano altre cinque.

 
Ero sdraiata sul mio divano letto, dalla parete Harry e Aragorn mi guardavano. Quanto mi piacevano quei poster, mi ritrovai a pensare. Quando guardai il cellulare, il mio fedele motorola v600, sopravvissuto ad un bagno e ad un brutto volo contro il muro, erano le 14:30. Troppo presto, non avevo voglia di studiare né di fare altro… Avevo solo voglia di piangere. Forse le prese in giro o il completo disastro con Vegeta, non saprei perché. Dopo un paio di confortanti pugni ai cuscini iniziai a piangere. Le lacrime mi bagnarono le guance arrossandole, i miei occhi diventarono sempre più verdi e mi girava la testa. Quando piango o sto male, mi gira sempre la testa. Misi la testa su uno dei miei cuscini e, prima di addormentarmi, prima di sentire quel dolce oblio che solo il sonno può regalare, chiusi gli occhi e sentii il sapore leggermente salato delle lacrime sulle labbra.

 
Mi svegliai verso le cinque. Il mal di testa era scomparso sostituito da leggero fastidio, ma era sopportabile. La cosa odiosa di quando ci si sveglia e che ci ritorna subito il sonno. Quel giorno no. Ero determinata, volevo parlare con lui e pensai alla gita per Parigi… ne parlavamo da mesi a scuola. Era l’ occasione ideale. Mi ero informata: io e lui saremmo stati sullo stesso piano dell’albergo a poche camere di distanza l’uno dall’ altro.
 
***
 
I giorni della gita sembravano interminabili. Ho visto e fatto molte cose interessanti ma quello stronzo non mi aveva rivolto nemmeno una parola. Grazie al cielo l’indomani sarei tornata a Milano.
 
***
 
Ero in viaggio. Tra meno di sette ore sarei arrivata alla stazione Centrale. Ero in cuccetta con altre cinque persone, ma nella mia testa c’era solo lui. Mi decisi. Presi il cellulare e gli scrissi un messaggio. “devo parlarti, vieni alla fine del vagone. Anna”. Andava bene. Ci pensai un paio di minuti prima di inviarlo e finalmente premetti il tasto di invio. Guardai l’ora: era l’una, ma sapevo che era sveglio. Aspettai dieci minuti e pensai al discorso, al modo di pormi e scelsi le parole con cura; in fondo volevo fare colpo. All’ una e dieci andai al luogo prestabilito e lì incontrai uno dei suoi compagni di cuccetta, Francesco. Con la sua solita smorfia idiota cominciò a parlare “Vegeta mi ha detto di dirti…”. Il cuore mi batteva forte per la rabbia, diventai rossa e, prima che lui riuscisse a finire di parlare, lo presi per mano e, portandomelo via gli chiesi quale fosse la loro cuccetta. Quando la trovai, aprii la porta, spinsi Francesco dentro mentre con l’altra mano presi Vegeta e lo trascinai fuori. Mentre percorrevano il vagone gli dissi che dovevamo chiarire e che lui non era stato corretto. Quando arrivammo, io aprii la porta scorrevole con uno strattone e lo spinsi dentro. Prima ancora che si chiudesse la porta iniziai ad urlare. Non ricordo le parole precise, sentivo rabbia e delusione crescere, il mio sentimento svanire e vidi la confusione sul suo viso. Gli urlai contro per quasi dieci minuti e, quando me ne andai, rimase a fissarmi, mentre io presi consapevolezza di ciò che avevo appena fatto.
 
Fino alle tre non tornai in cuccetta. Mi chiusi in un bagno del vagone e aspettai che il mio amore per lui passasse, cosa che ovviamente non successe. In quelle due ore ero maturata molto di più, mi sentii adulta e soprattutto realizzai di essere donna, con la mia forza ma anche con la mia fragilità.
 
Quando tornai in cuccetta, dormivano tutte. Mi sdraiai e guardai la cuccetta sopra la mia testa. La vedevo poco a causa della luce scarsa ma potevo distinguere alcuni particolari. È incredibile come quando accade qualcosa, noi ricordiamo i particolari meno importanti, dimenticandoci, magari, il vero problema. Ricordo le sbucciature del cuoio e un’incisione fatta con un coltellino o un taglierino, “io e te per sempre”. Voglio proprio vedere quanto è durata la vostra storia, pensai. Mi girai e cominciai a dormire.

-Mamma-, urlai. Tra la folla dei passeggeri e dei vari genitori, scorsi i miei. Papà lo vidi dopo, perché era venuto a cercarmi e quindi la prima che trovai fu mamma. Iniziai a raccontare tutto dall’ inizio, ovviamente non raccontai nulla di Vegeta. Mi feriva troppo. Arrivammo a casa verso le undici del mattino e dopo un po’ di tempo che stavo raccontando sul mio primo viaggio senza genitori, ciò che avevo visto e ciò che avevo mangiato, mi portai via mio fratello e ci chiudemmo in camera mia. Cominciai a raccontare quello che era successo tra me e Vegeta. Ascoltò in silenzio e mi disse che forse aveva reagito in quel modo perché era timido. Troppo comodo, pensai. Stavo per rispondere a mio fratello quando mia madre ci chiamò per il pranzo. Non solo chiusi il discorso ma anche la mia prima “cotta”.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: anny46