Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Mirin    23/09/2015    3 recensioni
Sentiva il cervello spaccato in due emisferi perfetti, uno che espandeva la propria coscienza di sé per raccogliere tutte le informazioni utili riguardo al pericolo incombente, l’altro che affinava ogni suo senso per gustare quell’assurdamente erotica situazione vissuta in un momento tanto sbagliato. Era l’adrenalina in corpo a parlare, ne era sicura.
Lei era una donna sposata. Aveva un figlio meraviglioso, era una donna di successo, ancora bellissima e piacente.
E quando è stata l’ultima volta che Sai ti ha soddisfatta, Konohagakure no Sato no ‘Bijin-san’? Quando è stata l’ultima volta che hai provato un’attrazione così violenta nei confronti di qualcuno?

[HAPPY WHITE MIDNIGHT! - ShikaIno, ancora una volta, post settecento. Perché due così nemmeno un ending scritto coi piedi li può fermare (L)]
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aveva bisogno di trovare uno spazio aperto. Solo un dannato spazio aperto in cui avere abbastanza metri per potersi girare, rendersi conto di cosa la stava inseguendo a passo di corsa e logicamente contrattaccare.
Avevano avuto la brillante idea di dividersi. ‘È una missione di livello C, siamo tre jonin, che diavolo potrà mai succederci?’
Shikamaru cercava delle speciali bacche selvatiche dagli usi medicinali che crescevano nel sottobosco, Chouji faceva scorta della purissima acqua del fiume che intersecava il perimetro della zona -le sue correnti nascevano direttamente dal più antico ghiacciaio nella Terra del Ghiaccio, ciò la rendevano estremamente fresca in ogni stagione e dalle straordinarie capacità di catarsi-, lei invece si stava occupando del fulcro vero e proprio di quella missione che a detta dell’Hokage non era meritevole dell’attenzione di due ninja tanto qualificati e del suo consigliere: trovare una quantità di esemplari in buono stato di orchidea ninja. In condizioni normali, la donna se la sarebbe cavata in dieci minuti -l’orchidea ninja era un fiore spontaneo dalla crescita rapida e diffusa, un articolo del genere normalmente era di casa al suo negozio, ma putacaso quel giorno era venuto a mancare proprio quel particolare fiore di cui Sakura aveva urgente bisogno per la preparazione di un decotto- ma la pioggia torrenziale che aveva battuto Konoha negli ultimi giorni aveva devastato la flora della foresta. Poi, aveva sentito un urlo da ghiacciare il sangue nelle vene, quindi si era messa a correre.
E non si era portata nemmeno un kunai da casa, povera scema! Nemmeno un principiante che uscisse fuori di casa per una passeggiata poteva permettersi un errore simile! Poteva fare affidamento solo sulle sua capacità di lotta corpo a corpo e sulle sue conoscenze in campo ninjutsu. Mentre raccoglieva le idee per prepararsi ad un contrattacco degno di questo nome, sentì una mano robusta afferrarla per una spalla sottile e spintonarla verso di sé. Istintivamente le venne l’impulso di urlare a squarciagola, Shikamaru aveva preso quella strada in cerca di frutti di bosco e l’avrebbe di certo sentita, ma la mano poggiata sulla sua bocca era ruvida e sapeva di corteccia, come quella di chi è cresciuto tra gli alberi cullato dal dolce vento della placida foresta Nord.
“Shika” bofonchiò lei contro la grana compatta della sua pelle, sollevata. L’aveva attirata dietro un tronco d’albero, condividendo con lei il suo riparo.
Shikamaru sibilò un suono di silenzio, rovistando nella borsa portaoggetti che teneva legata al fianco. Ino chiuse gli occhi e si concentrò, alla ricerca della fonte del tramestio che a mano a mano si faceva sempre più vicino. Quattrocento passi ad est, brusio di foglie scosse dal vento, acqua smossa -una radura?-, lo schiocco secco di rametti gracili spezzati sotto un peso considerevole…
Ino spalancò gli occhi all’avvertire una sensazione gelida contro il proprio petto, sopra i morbidi seni rivestiti dal tessuto viola del top che costituiva la sua divisa da lavoro, sotto il giacchetto lasciato aperto. Shikamaru stingeva un kunai contro la sua epidermide, contro le dolci curve di lei: ricordava quell’esercizio nell’addestramento base ricevuto da bambina, il vecchio Iruka-sensei li costringeva a pararsi il petto con un utensile ogni volta che suonava in quel suo maledetto fischietto.
‘Dovete abituarvi’ diceva sempre, ‘all’idea che un giorno cadrete vittime di un imboscata. Il vostro istinto deve essere allenato a seguire due impulsi: trovare un nascondiglio e tenere al riparo gli organi vitali.’
Shikamaru, durante l’attacco di Orochimaru a Konoha più di vent’anni prima, aveva dovuto affrontare un’imboscata che lui stesso era riuscito a trasformare in una situazione vantaggiosa. Certo, aveva rischiato le penne per colpa di una disattenzione, ma per fortuna Asuma era là a proteggerlo e-
“Ino, maledizione. Concentrati” sussurrò al suo orecchio, abbastanza irritato, proiettandola a forza nel presente, dove c’era di nuovo il metallo freddo contro i suoi seni, e l’odore di Shikamaru nelle narici. Aveva ragione lui, doveva essere presente a sé stessa: il nemico era vicino. Le mani di Shikamaru erano calde. Lo sentiva avvicinarsi verso il sottobosco, respirava pesantemente. Shikamaru si muoveva a scatti nervosi dietro di lei, il respiro profondo per cercare di imbrigliare la concentrazione. Due passi verso destra, si muoveva ad est. L’aria che usciva dalla sua bocca le gonfiava i capelli biondi, sfiorandole il collo in una carezza che non tangeva, eppure bolliva.
Sentiva il cervello spaccato in due emisferi perfetti, uno che espandeva la propria coscienza di sé per raccogliere tutte le informazioni utili riguardo al pericolo incombente, l’altro che affinava ogni suo senso per gustare quell’assurdamente erotica situazione vissuta in un momento tanto sbagliato. Era l’adrenalina in corpo a parlare, ne era sicura.
Lei era una donna sposata. Aveva un figlio meraviglioso, era una donna di successo, ancora bellissima e piacente.
E quando è stata l’ultima volta che Sai ti ha soddisfatta, Konohagakure no Sato no ‘Bijin-san’? Quando è stata l’ultima volta che hai provato un’attrazione così violenta nei confronti di qualcuno?
Ino rilasciò un sospiro tremulo, schiacciando la nuca contro il petto di Shikamaru. Lui, in stato confusionale, irrigidì i muscoli, la punta del kunai oscillò come l’ago di una bilancia davanti al suo mento.
Shikamaru era un uomo sposato. Aveva un figlio meraviglioso, era un uomo di successo, ancora più affascinante perché più maturo. Che tentazione irresistibile…
Ino sorrise di un sorriso demoniaco, combattendo la sensazione di sbagliato che si faceva sempre più alta e prepotente dentro di sé. Tirò fuori l’estremità della lingua e piano, più per cautela che per questioni di sensualità, leccò il piatto della lama dal centro fino alla punta seguendo la linea tracciata dalla cresta centrale, inumidendo il debole dell’arma. Debole, come la carne di Shikamaru… lo sentiva venire meno, il respiro profondo ed assorto era stato sostituito da un ritmo spezzato e claudicante.
Sì, così, sii in mio potere. Sii mio, Shika, sii mio.
“Che cazzo fai, Ino?” ringhiò con voce bassa, schiacciando ancora di più il kunai contro il suo corpo, ormai l’elsa affondava nel solco dei suoi seni e il forte della lama era premuto contro la sua bocca.
“Ci faccio divertire un po’” rispose con falsa innocenza, simulando una sicurezza che non era certa di possedere. Shikamaru non stava apprezzando quel giochetto, a quanto pareva.
“Non possiamo” -il cuore di Ino perse un battito- “qualcosa ci sta braccando, Ino.”
Allora non c’entrava niente il fatto che entrambi avessero un marito ed una moglie? Non c’entrava niente l’infedeltà? Non c’entrava niente l’essere terribilmente vicini ad una svolta?
L’erba alta del sottobosco si piegò sotto quattro piedi pesanti. Due uomini, forse? Potevano essercene altri nascosti. Shikamaru non poteva combattere da solo.
Le dita della donna si fecero spazio nella borsa portaoggetti di Shikamaru, rovistando fino a trovare uno shuriken. Fece roteare due volte l’arma a forma di stella nelle dita, quindi scoccò uno sguardo eloquente a Shikamaru. Solita strategia: lui a destra, lei a sinistra. Avrebbero saltato all’indietro in direzioni opposte, lui li avrebbe bloccati col Kagemane e lei avrebbe usato lo Shinranshin.
Non ebbero nemmeno bisogno di darsi il via per coordinarsi: schizzarono via precisamente nello stesso istante, lanciando le loro armi contro i nemici. Anzi, un solo nemico…  a quattro zampe.
“Ma è…”
“…soltanto uno stupido lupo.”
Al vedere le lame conficcarsi nel terreno, alla povera bestia si rizzò il pelo e si spalancarono gli occhi. Rivolse lo sguardo color nocciola spaventatissimo prima all’uomo, poi alla donna, come per soppesare la loro pericolosità. Ino, in risposta, ringhiò dal profondo della gola, inducendo l’animale a scappare il più veloce possibile.
A Shikamaru sfuggì un sorriso. “Hai piantato su tutto questo casino soltanto per uno stupido lupo?”
“Smettila di chiamarlo ‘stupido lupo’, è offensivo” lo ammonì lei, “potrebbe tornare e sbranarti.”
“Ti sei fatta giocare come una principiante.”
“Va’ a farti fottere, Shikamaru!”
Ino arrossì con violenza a quelle parole, non riuscendo a trattenere il pensiero di essere lei a volerlo fot- a renderlo protagonista di atti poco casti assieme alla sua persona. Non riusciva a capire cosa diavolo le prendesse quel giorno, i suoi ormoni in letargo avevano deciso di avere una festicciola in onore dei vecchi tempi? Si sentiva come un adolescente bombardata da impulsi sessuali che doveva tenere a bada. Era così difficile, nonostante tutto.
“Scusa, non volevo essere offensivo” borbottò Shikamaru, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, “mendokusee… non te la prendere, dai.”
“Non me la sto prendendo” esclamò la donna di rimando, le mani piazzate sui fianchi tondi lasciati scoperti dalla gonna a vita bassa, “e poi, che razza di scuse sono? Prima mi dici ‘mi dispiace’ e poi fai il menefreghista? Sei proprio un tipo, Nara Shikamaru!”
“Io sarei un tipo?!” i nervi dell’uomo erano già a pezzi senza che Ino si mettesse a starnazzare come un’oca per urtarglieli, la risposta piccata a cui diede sfogo era soltanto la summa di quel prurito fastidiosissimo che sentiva nel retro del suo cervello, “ma ti sei vista? Corri come un’idiota per tutta la foresta per scampare ad uno stupido lupo, per lo più completamente disarmata! Dovrei farti degradare, Ino!”
“Ah, davvero?” un sopracciglio biondo si inarcò di scatto, un nervo le si contraeva all’angolo della bocca dipinta di rosso, Shikamaru aveva osato troppo, stavolta. Come si permetteva di darle della sprovveduta? Lei era un’eroina di guerra esattamente come lui.
Scattò verso il kunai conficcato nel terreno, estraendolo senza fatica per poi lanciarlo di nuovo in direzione del vecchio compagno di squadra. Il capoclan fu abbastanza veloce a schivare il colpo, la punta dell’arma si conficcò in profondità nel legno dietro la sua nuca.
“Hai mancato un bersaglio immobile” ridacchiò lui, incrociando le braccia al petto con superiorità, “hai bisogno di qualche altro annetto di corso con Shino. Chissà, magari ti piazzi di nuovo prima, anche se credo Inojin e Sarada ti straccerebbero ai test…”
“Non ti ho mancato, Shikamaru” sorrise languida lei, riducendo le iridi cerulee a due fessure orlate di ciglia bionde, “controllati la guancia sinistra.”
Shikamaru si portò le dita sulla parte del viso incriminata per sentire sotto i polpastrelli un graffio che era certo di non avere fino a qualche momento prima, dal quale scorrevano alcune gocce di sangue. Il filo del kunai lo aveva sfiorato di un millimetro, ferendolo in maniera infinitesimale. Non sapeva se essere impressionato per la precisione chirurgica o adirato per il fatto che lei gli avesse puntato un’arma contro.
“Tu sei pazza” giunse alla sua conclusione il Nara, scuotendo la testa come a compatire quella povera, stupida creatura. Assurdo: non solo faceva l’irriverente con un suo superiore, ma si permetteva addirittura di minacciare il più fidato consigliere dell’Hokage con un’arma che lui stesso le aveva prestato.
“Lo so” canticchiò lei, rivolgendogli la schiena per ritornare allo spiazzo nel quale doveva svolgersi la sua ricerca. Proseguì per qualche metro col suo intercedere dondolante ed ammiccante, che possedeva per natura, prima che un braccio le si avvolgesse attorno alla gola, mozzandole il respiro. La punta fredda del kunai ora premeva con gentilezza ma una certa decisione contro il suo stomaco nudo, le labbra di Shikamaru giacevano sulla conchiglia del suo orecchio.
“Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere, mi hai capito, Yamanaka?” la sua minaccia era miele sciolto sulla cioccolata, stavolta era lei a venire meno, aveva le ginocchia molli per il terribile spavento prima, per l’incredibile carica libidinosa sprigionata dall’uomo poi. Esalò una piccola quantità di fiato, piegando il collo per raggiungere il volto del suo compagno, ma lui era bravo a tenerla ferma.
“Io sono un tuo superiore” le ricordò, facendo scorrere l’estremità acuminata su e giù lungo il suo sterno in evidenza, il respiro caldo di Shikamaru le bruciava la pelle. “Mi devi rispetto.”
“Sei solo e soltanto un’idiota, Shikamaru” trovò abbastanza coraggio per fare la spavalda, non desiderava altro che poterlo guardare negli occhi, poterlo raggiungere con le labbra, la pelle, i denti, stringerlo e farsi stringere. Cercò di trattenere un gemito debole, ma la sua voce strozzata trovò uno sbocco sul mondo esterno… cosa si strofinava così apertamente sulla parte bassa della sua schiena?
“Irriverente.”
“Stronzo.”
“Sboccata.”
“Pigrone.”
“Provocatrice.”
“Sei tu che ci abbocchi come una carpa koi, caro” Ino aprì e chiuse la bocca velocemente, più volte, ad imitazione del famoso pesce. Shikamaru sorrise: sì, ci era cascato in pieno. Eppure non gli dispiaceva affatto essere stato preso all’amo, nonostante in quel momento stesse sanguinando.
Lasciò che il kunai cadesse sul pavimento di foglie, le sue mani si strinsero ai fianchi perfetti di Ino per avvicinarla al proprio corpo bollente che fremeva di eccitazione, avvinghiando in un bacio quella bocca rossa che tanto si divertiva a farlo impazzire. Catturò quella lingua dispettosa e la punì con un morso dolce, tenendola stretta fra le proprie labbra e succhiandola piano, con delicatezza. Ino si sciolse contro di lui, questo istigò il suo sorridere: era la prima volta che un uomo la baciava così. E lei era sposata, dopotutto.
Ino lo afferrò per il colletto della maglia per spingerlo verso di sé dopo essere arretrata di alcuni passi. Sbatterono contro un albero, ma a nessuno dei due importava: l’importante era continuare a baciarsi, continuare a farlo, continuare a toccarsi senza che nessuno dei due se ne accorgesse davvero. “Di più” chiese al Nara, sciogliendogli la coda; i capelli ormai gli arrivavano al centro delle spalle.
“Sei insaziabile” rise lui. La sollevò contro il tronco, così che lei potesse abbracciargli la vita con le gambe. Le labbra infuocate di Shikamaru erano ovunque sul suo corpo: sul suo petto, sul suo collo, sulle sue orecchie, sulle sue guance. Le mani di lei si divertivano a strappargli brividini lungo la schiena con graffi leggeri, dopo aver leccato via il sangue dal microscopico taglio che gli aveva inferto.
“Maledizione, Shika, è tardi, Chou tornerà a cercarci” il sole stava cominciando a salire la dolce collina del mezzogiorno, erano passate ore da quando avevano lasciato il villaggio per recarsi in quel punto della foresta, Chouji ormai doveva aver riempito tutte le taniche. Non poteva assolutamente trovarli in quel modo, ma a Shikamaru pareva non importare: quel poco di raziocinio che aveva conservato nel cervello era ufficialmente del tutto scomparso.
“Shika, Shika!” Ino lo costrinse alla ragione, sollevandogli il volto cosicché fosse costretto a
guardarla negli occhi, “dobbiamo smettere. È tardi. Chouji verrà a cercarci.”
“Chouji se l’è squagliata da un pezzo, Ino” sospirò Shikamaru con voce lamentosa, usava i denti per sbottonarle il top perché aveva le mani troppo occupate a reggerla -leggesi: tastarla-, “come fai ad essere così cieca?”
“Na-raaa!” l’ultima sillaba fu gemuta di piacere, avvertendo lei il volto dell’uomo immergersi nella morbidezza dei suoi seni che mordicchiò con delicatezza. Oh, maledizione!
Shikamaru non poté smettere di ghignare: chi poteva mai pensare che il tempo lontano da casa potesse avere effetti tanto positivi sui propri nervi?

ladie’s a gentleman! (author’s corner)
HAPPY WHITE MIDNIGHT! *balla di fieno che rotola* …ah, già. C’è sempre quel piccolo problema che il fandom ShikaIno è morto, già.
CHISSENE. Buon ottava mezzanotte bianca, mosche e mosconi, cacchio, mi sento vecchia. Avendo partecipato a quella del 2008 (ovvero la seconda) mi sembra che sia passata un’immensità di tempo, invece ho solo diciassette anni. Forse sono stata un po’ precoce…
La Ky mi ha fatto notare che tutti quanti vi sarete aspettati un attacco da parte di due milioni di ninja, in puro LadieBlue style. E invece, solo tanto lime per voi oggi, cari folks. <3
Certo, non possiamo andare contro alla tradizione e pubblicare qualcosa di non-tributivo durante la White Midnight: non preoccupatevi, miei cari, abbiamo anche quello!
Entro le 15.00 di domani sarà online il primo capitolo della long fiction che avevo iniziato a scrivere su ispirazione di una vecchissima fiction di Sakurina (attualmente Sakura Scarlett), ma non temete miei cari lettori, NON E’ MAI STATA FINITA! Quindi sì, l’ennesima long incompleta della Ladie, so che mi volete bene.
Chiudo rinnovando i miei auguri per una felice White Midnight a tutti e spero che sboccino altri lavoretti bianchi domani per il compleanno della dolce Ino. <3
Amore imperituro ai lettori e venerazione per i recensori.
Kiss,
la vostra CRISTO MA E’ MEZZANOTTE E VENTICINQUE Ladie.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Mirin