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Autore: The_Black_Widow    23/09/2015    0 recensioni
Dal testo: "Per salvare lei e tutta Storybrooke aveva deciso di diventare il nuovo Dark One, temporaneamente, almeno finché non avrebbero trovato un modo per liberarla. Nel frattempo avrebbe controllato l'Oscurità assicurandosi di non ferire nessuno. Era certa di poterlo fare perché non era sola, la sua famiglia l'avrebbe aiutata a combatterla".
L'idea per questa fanfiction mi è venuta subito dopo aver visto il finale della quarta stagione, prima degli spoilers, delle foto bts, delle still, ecc. Un (maldestro) tentativo di omaggiare questa stupenda serie tv, da fan devota quale sono, provando a immaginare come potrebbe proseguire la storia.
Insomma una 5^a Stagione alternativa!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

Emma

When the light begins to fade,

I sometimes feel a little strange

A little anxious when it's Dark”

 

Iron Maiden

 

 

Negli alloggi del capitano della Jolly Roger regnava il silenzio più assoluto, volendo escludere l'impercettibile sibilo del respiro di Emma che dormiva profondamente. Killian era seduto sulla sedia dello scrittoio poco distante dal letto a fissare la sua donna, per quanto lo permetteva la poca luce notturna che penetrava dall'oblò. Immerso nel buio e nei suoi pensieri non era riuscito a costringersi a dormire, come purtroppo accadeva da diverse notti ormai, da quando Emma aveva compiuto quel gesto sconsiderato condannando se stessa, anzi entrambi, a un destino che definire incerto e pericoloso era eufemistico. Erano passate poche settimane eppure il ricordo era così vivido che sembrava fosse successo appena il giorno prima, del resto come avrebbe potuto dimenticare? Quella maledetta sera l'avrebbe ricordata per sempre, anche quando, ne era certo, avrebbero risolto tutto e salvato la ragazza come solo la Salvatrice saprebbe fare. “Ti amo” gli aveva detto, con gli occhi bagnati di lacrime e paura, pochi istanti prima di sollevare quel pugnale verso il vortice nero di Oscurità, in un attimo il cuore di Killian si era riempito fino quasi a esplodere, e poi fermato di colpo stretto in una morsa di terrore. Il destino sembrava divertirsi con lui, aveva perso Milah, il suo primo grande amore, per mano del Signore Oscuro e adesso, dopo che gli ci erano voluti secoli per innamorarsi di nuovo, la sua donna era volontariamente divenuta essa stessa l'Oscuro. Leggere il nome di Emma Swan inciso sulla lama ondulata del pugnale lo aveva scioccato profondamente, così come accorgersi che la donna era sparita, volatilizzata nel nulla. Lui e gli altri testimoni del sacrificio di Emma si erano guardati intorno attoniti, era successo troppo in fretta per realizzare, o provare ad immaginare, quali sarebbero state le conseguenze, e ci volle qualche minuto prima che qualcuno avesse una qualunque reazione. La prima fu Regina, scioltasi dall'abbraccio protettivo di Robin si era avvicinata al punto in cui la nuova Oscura era scomparsa e le aveva dato della stupida. Troppo sconvolto per razionalizzare e ricordarsi dei modi di fare un po' rudi della ex Evil Queen con cui reagiva quando era sopraffatta dalle emozioni, si arrabbiò parecchio e la aggredì ritenendola un'irriconoscente, in fondo era stato per salvare lei che Emma aveva assecondato il suo istinto di Salvatrice, una premura immeritata pensò. Così più lesto di lei aveva afferrato il pugnale e aveva cominciato a pronunciare la formula per evocare il Signore Oscuro, con un groppo alla gola che lo costrinse a uno sforzo notevole perché la sua voce risultasse abbastanza ferma e udibile.

 -Emma Swan io ti invoco!-

Nell'attesa che succedesse qualcosa, nessuno osò muovere un muscolo, inconsciamente qualcuno trattenne il respiro mentre continuava a scrutare quel minuscolo pezzo di mondo sospeso e immobile in maniera surreale. Paura, rabbia e sconforto erano le sensazioni comuni a tutti i presenti in quei momenti, Emma era sparita chissà dove e nessuno sapeva cosa le fosse successo davvero, ci sarebbe voluto qualche giorno prima che il pirata potesse incontrare di nuovo gli occhi della sua amata, prima che potesse stringerla di nuovo tra le braccia. L'aveva stretta forte e guardata con intensità. Cercava un segno, un indizio che indicasse il cambiamento, ma Emma sembrava la stessa: nello sguardo e nei piccoli gesti era esattamente la donna che gli aveva fatto perdere la testa. Oltre un secolo di vita aveva però insegnato a Killian che l'ultima cosa di cui ci si poteva fidare al mondo era l'apparenza, per questo adesso se ne stava lì a seguire il movimento ritmico e calmo del petto di Emma che si alzava e abbassava, sprofondata com'era in un placido sonno. Lui invece il lusso di dormire non poteva permetterselo, doveva capire come fare a trovare Merlino, l'unico pensiero che un po' lo confortava era la consapevolezza che non era l'unico ad amare Emma.

 

Il sole non era ancora alto nel cielo e nella cucina di casa Mills c'era già odore di caffè, ancora qualche minuto e Henry avrebbe raggiunto la madre per fare colazione prima di dirigersi alla villa dello Stregone, luogo dove avevano progettato di trascorrere l'intera giornata. Dovevano trovare un modo per contattare questo fantomatico Merlino, l'unico mago tanto potente da annientare definitivamente l'Oscurità che si era impossessata dell'altra madre del ragazzo. Ogni volta che si ritrovava a pensare a lei Regina sentiva la rabbia montarle dentro, quel sentimento poteva essere, ed era stato a dire il vero, frainteso, ma era quello che provava e non poteva farci nulla. Era arrabbiata col fato che le sembrava sempre e inesorabilmente avverso, anche quando faceva del suo meglio per meritare un po' di serenità, ed era arrabbiata con Emma perchè quella sciocca ragazza, per assecondare il suo “complesso dell'eroe”, agiva sempre senza ragionare. Non voleva credere che quella fosse l'unica soluzione, l'Oscurità l'aveva avvolta d'accordo, ma era davvero la prima volta? Per anni ne era stata schiava, cosa c'era di diverso stavolta? L'avrebbe gestita come sempre ne era certa, e molto meglio di come avrebbe fatto ora Emma, perché lei con l'Oscurità aveva convissuto tutta la vita, prima Cora e poi lei stessa. Sapeva cosa fare, e nel frattempo avrebbero trovato Merlino, senza rischi per nessuno. Era arrabbiata soprattutto perché a Regina Mills non piaceva essere in debito. Tutto quello che aveva ottenuto nella vita, bello o brutto, buono o cattivo, lo aveva ottenuto guadagnandoselo, o prendendoselo con la forza. Adesso ad Emma Swan doveva molto (la vita forse?) e l'unico modo che aveva di sdebitarsi era ridarle la libertà. Senza contare che così facendo avrebbe anche ridato a Storybrooke la sua Salvatrice, ma per adesso “l'ingrato” compito spettava a lei. Stava giusto versando una generosa quantità di cereali nella sua tazza preferita quando Henry fece capolino in cucina, era già vestito e aveva un'espressione assonnata.

-Buongiorno mamma- le disse mentre le posava un bacio sulla tempia, da quando era successo tutto il ragazzo sembrava molto più affettuoso del solito.

-Buongiorno a te tesoro- rispose Regina con un sorriso che tradiva non poca stanchezza, due settimane passate a compiere ricerche infruttuose tra libri di incantesimi nella cripta, e oggetti dall'oscura provenienza nella villa di Merlino, cominciavano davvero a pesarle. Cercando di non badarci troppo continuò:

-Prima di andare alla villa devo passare al campo di Robin, vieni con me o preferisci avviarti?-

Il giovane ci pensò un attimo.

-Se non ti dispiace preferirei iniziare a cercare- disse con la bocca piena, e dopo aver ingoiato il boccone aggiunse: -Ieri sera mi è venuta un'idea su come utilizzare quella strana scatolina che abbiamo trovato, e voglio togliermi il dubbio-.

-D'accordo, allora ci vediamo lì tra poco più di mezz'ora, stai attento: la prudenza non è mai troppa quando c'è di mezzo la magia- disse la donna mentre afferrava la borsa e si apprestava ad uscire.

-Mamma...- la voce del figlio la bloccò. -Mamma oggi ho un buon presentimento!-

Il suo sorriso speranzoso la contagiò, l'incrollabile fede del Vero Credente le avrebbe dato sempre la forza di fare qualsiasi cosa.

-Beh, se lo dici tu c'è da crederci ciecamente!- e andò via, ma solo dopo avergli stampato un sonoro bacio sulla fronte.

Un'ulteriore dose di buon umore per affrontare la giornata le fu donata dall'abbraccio del piccolo Roland, che non appena la vide spuntare tra gli alberi, le corse incontro gridando felice il suo nome. La sensazione di benessere nello stringere quello scricciolo tra le braccia era indescrivibile, la riportava indietro nel tempo, a quando Henry aveva la sua età e si aggrappava al suo collo con tutto l'affetto e il trasporto che solo i bambini sanno dimostrare. E la proiettava anche nel futuro e alla sua incertezza, lei e Robin non si erano ancora confrontati seriamente sulla questione Zelena e il bambino che portava in grembo, però quel tarlo le rodeva la mente con costanza, insieme alla questione Emma. Il rischio di impazzire era concreto, meglio concentrarsi su un solo problema alla volta, per il secondo c'erano ancora otto mesi di tempo. Rimesso Roland a terra le sue braccia furono sostituite da quelle del padre.

-Sono felice che tu sia passata a salutarci prima di andare alla villa. Se vuoi chiedo a Will di tenere Roland e vengo con te- propose il principe dei ladri. -No ho bisogno che tu stia qui oggi, Marco, August e i Nani verranno a prendere delle misure per la caserma. Facciamo in modo che almeno una parte delle nostre vite prosegua normalmente-.

Lei e Robin non vivevano insieme, non ancora. Da quando erano tornati a Storybrooke, passata l'euforia di essersi ritrovati, Regina aveva iniziato a metabolizzare il “tradimento”, o meglio era combattuta sul ritenerlo tale o meno: in teoria lei e Robin si erano separati, aveva rinunciato a lui per salvare quella che pensavano fosse sua moglie, ma in cuor suo non aveva mai perso la speranza di ricongiungersi a lui in un modo o in un altro, in un tempo o in un altro. Si era data da fare per trovare l'Autore e riscrivere la sua storia, poi le cose erano andate com'erano andate, lei aveva capito che il solo modo di ottenere l'agognato lieto fine era accettare la sua storia così com'era, errori compresi, e sentirsi parte del mondo. Mondo che includeva Robin Hood, che invece si era arreso, aveva voltato pagina ed era andato avanti rinunciando a lei. Forse era questa la cosa che in fondo la feriva davvero, più del fatto che lui fosse andato a letto con la sua perfida sorellastra, la cosa che le aveva istillato la paura di legarsi definitivamente all'uomo che amava e di perderlo nuovamente. Nel contempo però non sopportava nemmeno l'idea che padre e figlio dormissero accampati nella foresta anche in un mondo pieno di comodità, così insieme a David e a Mary Margaret aveva trovato una soluzione brillante che piacque molto anche a Robin e a tutta la sua Allegra Brigata: istituire il Corpo delle Guardie Forestali di Storybrooke, di cui Locksley e compagni avrebbero fatto parte. Il progetto prevedeva anche la costruzione di un piccolo villaggio per permettere ai Merry Man di continuare a vivere nella foresta come desideravano, senza rinunciare ai comfort della vita moderna. Ed era di questo che parlava facendo riferimento al mastro falegname e ai suoi operai improvvisati. Dopo di ciò salutò e si incamminò verso la villa per cominciare un nuovo giorno di ricerche.

 

Nel frattempo i genitori di Emma si apprestavano ad andare a lavoro, dopo aver lasciato il piccolo Neal alla sua tata Granny con molta riluttanza, e non per mancanza di fiducia nei confronti dell'anziana donna. Da quando la loro primogenita si era trasformata nella Signora Oscura vivevano nel terrore costante di perderla, e la paura si estendeva anche al fratellino andando a mescolarsi con quella tipica e fisiologica di tutti i genitori. Mentre attraversava i corridoi della scuola Mary Margaret ripensava alla sensazione orribile che aveva provato quella sera, si era sentita mancare il terreno sotto i piedi e precipitare nel vuoto, una sensazione molto simile a quella che spesso ci fa svegliare di soprassalto sconvolti da un incubo tremendo. Sua figlia le era sparita sotto il naso dopo l'ennesimo atto eroico. Erano passati anni da quando la famiglia si era riunita e avevano scoperto il ruolo importante che la ragazza ricopriva per l'intera città, eppure era difficile abituarsi all'idea di essere la madre della Salvatrice. La responsabilità di quel ruolo ricadeva anche sulle sue spalle, sottoforma di ansia e angoscia perenni, e ogni volta che si verificava qualcosa di brutto, Mary Margaret si trovava a far fronte al buco che le si formava puntualmente nel cuore. Era anche e soprattutto fiera della sua Emma e della donna forte che era, ammirava il suo coraggio e il grande senso di giustizia che la spingeva a fare la cosa giusta sempre, com'era successo quella sera. Il sacrificio della ragazza era l'unica via per salvare Regina e Storybrooke, lo sapevano tutti, ma ciò non impediva loro di aver paura. Fu terribile e faticoso tornare a casa dopo quello che era successo perché non sapeva dove fosse finita sua figlia, l'istinto materno le disse che Emma stava bene, per quanto potesse stare bene chi si è appena trasformato nella personificazione dell'Oscurità, quindi decise di assecondarlo e convinse il marito e Hook di rimandare le ricerche al giorno dopo, e che probabilmente la ragazza si sarebbe presentata da sola. Passò la notte in bianco e non chiuse occhio nemmeno quella successiva, avevano cercato invano Emma senza risultati finchè un giorno, come aveva pronosticato, non si materializzò nel salotto del loft, spaesata e un po' confusa, ma almeno tutta intera. Raccontò ai genitori e agli altri che il vortice l'aveva sbalzata in una specie di universo parallelo dove spazio e tempo erano fermi, lì aveva iniziato a familiarizzare con i suoi nuovi poteri, e quando era riuscita a controllarli, si era ritrovata a casa. Il sollievo di Mary Margaret era evidente, gli altri invece sembravano più preoccupati, Killian in particolare e Regina parevano diffidenti, o forse erano solo troppo cauti nell'affrontare quella situazione ignota a tutti. A dirla tutta anche David era preoccupato, nonostante facesse di tutto per non darlo a vedere. A differenza della moglie la certezza incrollabile che Emma non si sarebbe mai e poi mai fatta sopraffare dall'Oscurità in lui era a malapena una speranza. Il principe sapeva che Emma in queste nuove vesti poteva costituire un rischio sia per se stessa che per gli altri. Quel pomeriggio alla centrale osservava sua figlia di sottecchi, come si era abituato a fare negli ultimi tempi, stava sempre attento a non farsi sorprendere, ma quel giorno non riuscì ad evitarlo.

-Va tutto bene David?- chiese la bionda guardando perplessa suo padre. Non voleva insospettirla, aveva deciso che avrebbe indagato i modi di fare di sua figlia di nascosto, per capire quanto l'essere la Signora Oscura avesse influenzato la sua indole. La speranza di tutti era che, essendo la Salvatrice, Emma avrebbe controllato senza troppi problemi l'Oscurità, e al tempo stesso la paura di tutti veniva dalla consapevolezza che poco tempo prima la giovane aveva rischiato di capitolare alla stessa. Ricordava benissimo quei giorni orribili in cui la ragazza guardava lui e Mary Margaret con disprezzo per quello che avevano ingenuamente fatto a Malefica e alla figlia Lily, e non voleva mai più vedere quello sguardo sul volto gentile della sua bambina.

-Credi che Henry e Regina riusciranno a trovare un modo per contattare Merlino?- rispose David alla figlia col chiaro intento di distrarla. La donna parve non accorgersene, e sollevando le spalle disse: -Non saprei. Ci provano senza successo da settimane ormai-.

-Stai forse perdendo la speranza Emma?- chiese più incuriosito che preoccupato il vice sceriffo.

La bionda replicò con uno sbuffo divertito: -Impossibile, sono una Charming e in questa famiglia non è permesso!- Poi tornando improvvisamente seria aggiunse: -Forse stanno sprecando tempo, forse non c'è alcun bisogno di questo mago. Io sto bene, ho il pieno controllo di me e dei miei nuovi poteri. In più non c'è nessuna nuova minaccia in città, e non capisco perché, invece di goderci la pace, dobbiamo andare a cercarci i guai-.

Mentre diceva queste parole sembrava davvero convinta e convincente, al punto che David per qualche istante si sentì rincuorato. Solo pochi attimi poi il suo lato pragmatico prese il sopravvento

-Può darsi che tu abbia ragione Emma, però credo ancora che sbarazzarsi dell'Oscurità una volta per tutte sia meglio che tentare di controllarla. E poi non puoi semplicemente permetterci, per una volta, di fare qualcosa per te?-

Quest'ultima frase fu detta con un sorriso sornione che parve contagiare la figlia.

-Non voglio che rischiate nulla senza motivo- rispose lei con sguardo dolce, quello che riservava sempre a Henry, a suo fratello o a Killian, lo sguardo di Emma, lo sguardo di sua figlia.

 

 

Se ne era accorta, tutti tentavano di dissimularla, ma la paura nei loro sguardi era evidente, la situazione la feriva? Può darsi ma cercava di non pensarci, in fondo lei stessa era spaventata, perciò come biasimarli? Non aveva pensato troppo alle conseguenze, quando aveva visto il vortice circondare Regina l'istinto aveva preso il sopravvento, e pensare che la mora l'aveva rimproverata di recente per questo lato del suo carattere. Emma sentiva di avere una missione che aveva imparato ad accettare col tempo, assicurare il lieto fine a tutti. Lo aveva promesso anche alla sua amica, e quando questa aveva rischiato di perderlo, insieme alla vita, non aveva esitato un solo istante. Per salvare lei e tutta Storybrooke aveva deciso di diventare il nuovo Dark One, temporaneamente, almeno finché non avrebbero trovato un modo per liberarla. Nel frattempo avrebbe controllato l'Oscurità assicurandosi di non ferire nessuno. Era certa di poterlo fare perché non era sola, la sua famiglia l'avrebbe aiutata a combatterla come era già successo poco tempo prima. Ci era andata davvero vicino a perdersi dopo aver ucciso Crudelia, il rimorso ancora la tormentava nonostante l'episodio potesse essere tranquillamente catalogato come incidente, e avrebbe ammazzato Lily se Regina non l'avesse fermata in tempo. Per questo era sicura che anche stavolta avrebbe gestito tutto senza problemi, con i poteri ad esempio era già a buon punto. Quando aveva provato la prima volta ad usare la magia dopo la trasformazione, aveva sentito chiaramente che la fonte del potere era diversa, come se fosse alimentata da sentimenti negativi. Le erano tornate in mente le prime lezioni impartitele da Regina a Neverland, all'epoca con esercizio aveva imparato ad attingere alle emozioni positive in accordo con la natura della sua magia di Luce, questi nuovi poteri sembravano spegnerla la luce, manifestandosi con potenza inaudita e con gravi conseguenze per il suo corpo e la sua mente. Ora riusciva a dominarla quella forza Oscura, l'aveva come imprigionata in un angolo del suo cuore, ed era una lotta costante con essa e con se stessa, per far sì che restasse lì. La sentiva spingere verso l'esterno, sapeva che se avesse trovato anche solo un piccolo spiraglio si sarebbe diffusa il lei contaminandola irrimediabilmente: non poteva e non voleva assolutamente permetterlo.

 

Capitolo 1

Emma

 

Negli alloggi del capitano della Jolly Roger regnava il silenzio più assoluto, volendo escludere l'impercettibile sibilo del respiro di Emma che dormiva profondamente. Killian era seduto sulla sedia dello scrittoio poco distante dal letto a fissare la sua donna, per quanto lo permetteva la poca luce notturna che penetrava dall'oblò. Immerso nel buio e nei suoi pensieri non era riuscito a costringersi a dormire, come purtroppo accadeva da diverse notti ormai, da quando Emma aveva compiuto quel gesto sconsiderato condannando se stessa, anzi entrambi, a un destino che definire incerto e pericoloso era eufemistico.

Erano passate poche settimane eppure il ricordo era così vivido che sembrava fosse successo appena il giorno prima, del resto come avrebbe potuto dimenticare? Quella maledetta sera l'avrebbe ricordata per sempre, anche quando, ne era certo, avrebbero risolto tutto e salvato la ragazza come solo la Salvatrice saprebbe fare. “Ti amo” gli aveva detto, con gli occhi bagnati di lacrime e paura, pochi istanti prima di sollevare quel pugnale verso il vortice nero di Oscurità, in un attimo il cuore di Killian si era riempito fino quasi a esplodere, e poi fermato di colpo stretto in una morsa di terrore. Il destino sembrava divertirsi con lui, aveva perso Milah, il suo primo grande amore, per mano del Signore Oscuro e adesso, dopo che gli ci erano voluti secoli per innamorarsi di nuovo, la sua donna era volontariamente divenuta essa stessa l'Oscuro. Leggere il nome di Emma Swan inciso sulla lama ondulata del pugnale lo aveva scioccato profondamente, così come accorgersi che la donna era sparita, volatilizzata nel nulla. Lui e gli altri testimoni del sacrificio di Emma si erano guardati intorno attoniti, era successo troppo in fretta per realizzare, o provare ad immaginare, quali sarebbero state le conseguenze, e ci volle qualche minuto prima che qualcuno avesse una qualunque reazione. La prima fu Regina, scioltasi dall'abbraccio protettivo di Robin si era avvicinata al punto in cui la nuova Oscura era scomparsa e le aveva dato della stupida. Troppo sconvolto per razionalizzare e ricordarsi dei modi di fare un po' rudi della ex Evil Queen con cui reagiva quando era sopraffatta dalle emozioni, si arrabbiò parecchio e la aggredì ritenendola un'irriconoscente, in fondo era stato per salvare lei che Emma aveva assecondato il suo istinto di Salvatrice, una premura immeritata pensò. Così più lesto di lei aveva afferrato il pugnale e aveva cominciato a pronunciare la formula per evocare il Signore Oscuro, con un groppo alla gola che lo costrinse a uno sforzo notevole perché la sua voce risultasse abbastanza ferma e udibile.

-Emma Swan io ti invoco!-

Nell'attesa che succedesse qualcosa, nessuno osò muovere un muscolo, inconsciamente qualcuno trattenne il respiro mentre continuava a scrutare quel minuscolo pezzo di mondo sospeso e immobile in maniera surreale. Paura, rabbia e sconforto erano le sensazioni comuni a tutti i presenti in quei momenti, Emma era sparita chissà dove e nessuno sapeva cosa le fosse successo davvero, ci sarebbe voluto qualche giorno prima che il pirata potesse incontrare di nuovo gli occhi della sua amata, prima che potesse stringerla di nuovo tra le braccia. L'aveva stretta forte e guardata con intensità. Cercava un segno, un indizio che indicasse il cambiamento, ma Emma sembrava la stessa: nello sguardo e nei piccoli gesti era esattamente la donna che gli aveva fatto perdere la testa. Oltre un secolo di vita aveva però insegnato a Killian che l'ultima cosa di cui ci si poteva fidare al mondo era l'apparenza, per questo adesso se ne stava lì a seguire il movimento ritmico e calmo del petto di Emma che si alzava e abbassava, sprofondata com'era in un placido sonno. Lui invece il lusso di dormire non poteva permetterselo, doveva capire come fare a trovare Merlino, l'unico pensiero che un po' lo confortava era la consapevolezza che non era l'unico ad amare Emma.

 

Il sole non era ancora alto nel cielo e nella cucina di casa Mills c'era già odore di caffè, ancora qualche minuto e Henry avrebbe raggiunto la madre per fare colazione prima di dirigersi alla villa dello Stregone, luogo dove avevano progettato di trascorrere l'intera giornata. Dovevano trovare un modo per contattare questo fantomatico Merlino, l'unico mago tanto potente da annientare definitivamente l'Oscurità che si era impossessata dell'altra madre del ragazzo. Ogni volta che si ritrovava a pensare a lei Regina sentiva la rabbia montarle dentro, quel sentimento poteva essere, ed era stato a dire il vero, frainteso, ma era quello che provava e non poteva farci nulla. Era arrabbiata col fato che le sembrava sempre e inesorabilmente avverso, anche quando faceva del suo meglio per meritare un po' di serenità, ed era arrabbiata con Emma perchè quella sciocca ragazza, per assecondare il suo “complesso dell'eroe”, agiva sempre senza ragionare.

Non voleva credere che quella fosse l'unica soluzione, l'Oscurità l'aveva avvolta d'accordo, ma era davvero la prima volta? Per anni ne era stata schiava, cosa c'era di diverso stavolta? L'avrebbe gestita come sempre ne era certa, e molto meglio di come avrebbe fatto ora Emma, perché lei con l'Oscurità aveva convissuto tutta la vita, prima Cora e poi lei stessa. Sapeva cosa fare, e nel frattempo avrebbero trovato Merlino, senza rischi per nessuno.

Era arrabbiata soprattutto perché a Regina Mills non piaceva essere in debito. Tutto quello che aveva ottenuto nella vita, bello o brutto, buono o cattivo, lo aveva ottenuto guadagnandoselo, o prendendoselo con la forza. Adesso ad Emma Swan doveva molto (la vita forse?) e l'unico modo che aveva di sdebitarsi era ridarle la libertà. Senza contare che così facendo avrebbe anche ridato a Storybrooke la sua Salvatrice, ma per adesso “l'ingrato” compito spettava a lei.

Stava giusto versando una generosa quantità di cereali nella sua tazza preferita quando Henry fece capolino in cucina, era già vestito e aveva un'espressione assonnata.

-Buongiorno mamma- le disse mentre le posava un bacio sulla tempia, da quando era successo tutto il ragazzo sembrava molto più affettuoso del solito.

-Buongiorno a te tesoro- rispose Regina con un sorriso che tradiva non poca stanchezza, due settimane passate a compiere ricerche infruttuose tra libri di incantesimi nella cripta, e oggetti dall'oscura provenienza nella villa di Merlino, cominciavano davvero a pesarle. Cercando di non badarci troppo continuò -Prima di andare alla villa devo passare al campo di Robin, vieni con me o preferisci avviarti?-

Il giovane ci pensò un attimo.

-Se non ti dispiace preferirei iniziare a cercare-, disse con la bocca piena, e dopo aver ingoiato il boccone aggiunse -Ieri sera mi è venuta un'idea su come utilizzare quella strana scatolina che abbiamo trovato, e voglio togliermi il dubbio-.

-D'accordo, allora ci vediamo lì tra poco più di mezz'ora, stai attento: la prudenza non è mai troppa quando c'è di mezzo la magia- disse la donna mentre afferrava la borsa e si apprestava ad uscire.

-Mamma...- la voce del figlio la bloccò. -Mamma oggi ho un buon presentimento!-

Il suo sorriso speranzoso la contagiò, l'incrollabile fede del Vero Credente le avrebbe dato sempre la forza di fare qualsiasi cosa.

-Certo tesoro. Se lo dici tu c'è da crederci ciecamente!- e andò via, non prima di avergli stampato un sonoro bacio sulla fronte.

Un'ulteriore dose di buon umore per affrontare la giornata le fu donata dall'abbraccio del piccolo Roland, che non appena la vide spuntare tra gli alberi, le corse incontro gridando felice il suo nome. La sensazione di benessere nello stringere quello scricciolo tra le braccia era indescrivibile, la riportava indietro nel tempo, a quando Henry aveva la sua età e si aggrappava al suo collo con tutto l'affetto e il trasporto che solo i bambini sanno dimostrare. E la proiettava anche nel futuro e alla sua incertezza, lei e Robin non si erano ancora confrontati seriamente sulla questione Zelena e il bambino che portava in grembo, però quel tarlo le rodeva la mente con costanza, insieme alla questione Emma. Il rischio di impazzire era concreto, meglio concentrarsi su un solo problema alla volta, per il secondo c'erano ancora otto mesi di tempo. Rimesso Roland a terra le sue braccia furono sostituite da quelle del padre.

-Sono felice che tu sia passata a salutarci prima di andare alla villa. Se vuoi chiedo a Will di tenere Roland e vengo con te- propose il principe dei ladri. -No ho bisogno che tu stia qui oggi, Marco, August e i Nani verranno a prendere delle misure per la caserma. Facciamo in modo che almeno una parte delle nostre vite prosegua normalmente-.

Lei e Robin non vivevano insieme, non ancora. Da quando erano tornati a Storybrooke, passata l'euforia di essersi ritrovati, Regina aveva iniziato a metabolizzare il “tradimento”, o meglio era combattuta sul ritenerlo tale o meno: in teoria lei e Robin si erano separati, aveva rinunciato a lui per salvare quella che pensavano fosse sua moglie, ma in cuor suo non aveva mai perso la speranza di ricongiungersi a lui in un modo o in un altro, in un tempo o in un altro. Si era data da fare per trovare l'Autore e riscrivere la sua storia, poi le cose erano andate com'erano andate, lei aveva capito che il solo modo di ottenere l'agognato lieto fine era accettare la sua storia così com'era, errori compresi, e sentirsi parte del mondo. Mondo che includeva Robin Hood, che invece si era arreso, aveva voltato pagina ed era andato avanti rinunciando a lei. Forse era questa la cosa che in fondo la feriva davvero, più del fatto che lui fosse andato a letto con la sua perfida sorellastra, la cosa che le aveva istillato la paura di legarsi definitivamente all'uomo che amava e di perderlo nuovamente. Nel contempo però non sopportava nemmeno l'idea che padre e figlio dormissero accampati nella foresta anche in un mondo pieno di comodità, così insieme a David e a Mary Margaret aveva trovato una soluzione brillante che piacque molto anche a Robin e a tutta la sua Allegra Brigata: istituire il Corpo delle Guardie Forestali di Storybrooke, di cui Locksley e compagni avrebbero fatto parte. Il progetto prevedeva anche la costruzione di un piccolo villaggio per permettere ai Merry Man di continuare a vivere nella foresta come desideravano, senza rinunciare ai comfort della vita moderna. Ed era di questo che parlava facendo riferimento al mastro falegname e ai suoi operai improvvisati. Dopo di ciò salutò e si incamminò verso la villa per cominciare un nuovo giorno di ricerche.

 

Nel frattempo i genitori di Emma si apprestavano ad andare a lavoro, dopo aver lasciato il piccolo Neal alla sua tata Granny con molta riluttanza, e non per mancanza di fiducia nei confronti dell'anziana donna. Da quando la loro primogenita si era trasformata nella Signora Oscura vivevano nel terrore costante di perderla, e la paura si estendeva anche al fratellino andando a mescolarsi con quella tipica e fisiologica di tutti i genitori. Mentre attraversava i corridoi della scuola Mary Margaret ripensava alla sensazione orribile che aveva provato quella sera, si era sentita mancare il terreno sotto i piedi e precipitare nel vuoto, una sensazione molto simile a quella che spesso ci fa svegliare di soprassalto sconvolti da un incubo tremendo. Sua figlia le era sparita sotto il naso dopo l'ennesimo atto eroico. Erano passati anni da quando la famiglia si era riunita e avevano scoperto il ruolo importante che la ragazza ricopriva per l'intera città, eppure era difficile abituarsi all'idea di essere la madre della Salvatrice. La responsabilità di quel ruolo ricadeva anche sulle sue spalle, sottoforma di ansia e angoscia perenni, e ogni volta che si verificava qualcosa di brutto, Mary Margaret si trovava a far fronte al buco che le si formava puntualmente nel cuore. Era anche e soprattutto fiera della sua Emma e della donna forte che era, ammirava il suo coraggio e il grande senso di giustizia che la spingeva a fare la cosa giusta sempre, com'era successo quella sera. Il sacrificio della ragazza era l'unica via per salvare Regina e Storybrooke, lo sapevano tutti, ma ciò non impediva loro di aver paura. Fu terribile e faticoso tornare a casa dopo quello che era successo perché non sapeva dove fosse finita sua figlia, l'istinto materno le disse che Emma stava bene, per quanto potesse stare bene chi si è appena trasformato nella personificazione dell'Oscurità, quindi decise di assecondarlo e convinse il marito e Hook di rimandare le ricerche al giorno dopo, e che probabilmente la ragazza si sarebbe presentata da sola. Passò la notte in bianco e non chiuse occhio nemmeno quella successiva, avevano cercato invano Emma senza risultati finchè un giorno, come aveva pronosticato, non si materializzò nel salotto del loft, spaesata e un po' confusa, ma almeno tutta intera. Raccontò ai genitori e agli altri che il vortice l'aveva sbalzata in una specie di universo parallelo dove spazio e tempo erano fermi, lì aveva iniziato a familiarizzare con i suoi nuovi poteri, e quando era riuscita a controllarli, si era ritrovata a casa. Il sollievo di Mary Margaret era evidente, gli altri invece sembravano più preoccupati, Killian in particolare e Regina parevano diffidenti, o forse erano solo troppo cauti nell'affrontare quella situazione ignota a tutti. A dirla tutta anche David era preoccupato, nonostante facesse di tutto per non darlo a vedere. A differenza della moglie la certezza incrollabile che Emma non si sarebbe mai e poi mai fatta sopraffare dall'Oscurità in lui era a malapena una speranza. Il principe sapeva che Emma in queste nuove vesti poteva costituire un rischio sia per se stessa che per gli altri. Quel pomeriggio alla centrale osservava sua figlia di sottecchi, come si era abituato a fare negli ultimi tempi, stava sempre attento a non farsi sorprendere, ma quel giorno non riuscì ad evitarlo.

-Va tutto bene David?- chiese la bionda guardando perplessa suo padre. Non voleva insospettirla, aveva deciso che avrebbe indagato i modi di fare di sua figlia di nascosto, per capire quanto l'essere la Signora Oscura avesse influenzato la sua indole. La speranza di tutti era che, essendo la Salvatrice, Emma avrebbe controllato senza troppi problemi l'Oscurità, e al tempo stesso la paura di tutti veniva dalla consapevolezza che poco tempo prima la giovane aveva rischiato di capitolare alla stessa. Ricordava benissimo quei giorni orribili in cui la ragazza guardava lui e Mary Margaret con disprezzo per quello che avevano ingenuamente fatto a Malefica e alla figlia Lily, e non voleva mai più vedere quello sguardo sul volto gentile della sua bambina.

-Credi che Henry e Regina riusciranno a trovare un modo per contattare Merlino?- rispose David alla figlia col chiaro intento di distrarla. La donna parve non accorgersene, e sollevando le spalle disse -Non saprei. Ci provano senza successo da settimane ormai-.

-Stai forse perdendo la speranza Emma?- chiese più incuriosito che preoccupato il vice sceriffo.

La bionda replicò con uno sbuffo divertito -Impossibile, sono una Charming e in questa famiglia non è permesso!- Poi tornando improvvisamente seria aggiunse -Forse stanno sprecando tempo, forse non c'è alcun bisogno di questo mago. Io sto bene, ho il pieno controllo di me e dei miei nuovi poteri. In più non c'è nessuna nuova minaccia in città, e non capisco perché, invece di goderci la pace, dobbiamo andare a cercarci i guai.-

Mentre diceva queste parole sembrava davvero convinta e convincente, al punto che David per qualche istante si sentì rincuorato. Solo pochi attimi poi il suo lato pragmatico prese il sopravvento -Può darsi che tu abbia ragione Emma, però credo ancora che sbarazzarsi dell'Oscurità una volta per tutte sia meglio che tentare di controllarla. E poi non puoi semplicemente permetterci, per una volta, di fare qualcosa per te?- Quest'ultima frase fu detta con un sorriso sornione che parve contagiare la figlia

-Non voglio che rischiate nulla senza motivo- rispose lei con sguardo dolce, quello che riservava sempre a Henry, a suo fratello o a Killian, lo sguardo di Emma, lo sguardo di sua figlia.

 

Se ne era accorta, tutti tentavano di dissimularla, ma la paura nei loro sguardi era evidente, la situazione la feriva? Può darsi ma cercava di non pensarci, in fondo lei stessa era spaventata, perciò come biasimarli? Non aveva pensato troppo alle conseguenze, quando aveva visto il vortice circondare Regina l'istinto aveva preso il sopravvento, e pensare che la mora l'aveva rimproverata di recente per questo lato del suo carattere. Emma sentiva di avere una missione che aveva imparato ad accettare col tempo, assicurare il lieto fine a tutti. Lo aveva promesso anche alla sua amica, e quando questa aveva rischiato di perderlo, insieme alla vita, non aveva esitato un solo istante. Per salvare lei e tutta Storybrooke aveva deciso di diventare il nuovo Dark One, temporaneamente, almeno finchè non avrebbero trovato un modo per liberarla. Nel frattempo avrebbe controllato l'Oscurità assicurandosi di non ferire nessuno. Era certa di poterlo fare perché non era sola, la sua famiglia l'avrebbe aiutata a combatterla come era già successo poco tempo prima. Ci era andata davvero vicino a perdersi dopo aver ucciso Crudelia, il rimorso ancora la tormentava nonostante l'episodio potesse essere tranquillamente catalogato come incidente, e avrebbe ammazzato Lily se Regina non l'avesse fermata in tempo. Per questo era sicura che anche stavolta avrebbe gestito tutto senza problemi, con i poteri ad esempio era già a buon punto. Quando aveva provato la prima volta ad usare la magia dopo la trasformazione, aveva sentito chiaramente che la fonte del potere era diversa, come se fosse alimentata da sentimenti negativi. Le erano tornate in mente le prime lezioni impartitele da Regina a Neverland, all'epoca con esercizio aveva imparato ad attingere alle emozioni positive in accordo con la natura della sua magia di Luce, questi nuovi poteri sembravano spegnerla la luce, manifestandosi con potenza inaudita e con gravi conseguenze per il suo corpo e la sua mente. Ora riusciva a dominarla quella forza Oscura, l'aveva come imprigionata in un angolo del suo cuore, ed era una lotta costante con essa e con se stessa, per far sì che restasse lì. La sentiva spingere verso l'esterno, sapeva che se avesse trovato anche solo un piccolo spiraglio si sarebbe diffusa il lei contaminandola irrimediabilmente: non poteva e non voleva assolutamente permetterlo.

   
 
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