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Autore: Ghost Writer TNCS    23/09/2015    1 recensioni
ATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO
Anna Bedder è una giovane piratessa e possiede un potere talmente straordinario che, nonostante la sua giovane età, si è già guadagnata una fama piuttosto invidiabile. Grazie alla sua Black Soul può viaggiare per i mari senza preoccuparsi della maggior parte dei nemici, tuttavia ogni primo giorno del mese si reca alla taverna “Il Kraken” e ascolta chiunque desideri entrare nella sua ciurma, in attesa di trovare le persone adatte a vestire i panni dei pirati Bandiera Nera…
I personaggi presentati in questa raccolta verranno ripresi nel secondo racconto della saga Arcana Magica.
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La prima oneshot (Emrad) è iscritta al contest Fantasy Contest - Alternative Route indetto da Mokochan sul forum Torre di Carta.
La sesta oneshot (Jemal) è iscritta al contest Un, due... Trash! indetto da Amahy.
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Naadir

Data: 4118 d.s., seconda deca
Luogo: pianeta Marath, sistema Essud

Ga’pai era un piccolo borgo affacciato sull’oceano, popolato prevalentemente da pescatori e marinai di passaggio. L’atmosfera tranquilla e rilassata, combinata al clima gradevole, ne faceva un luogo ideale in cui fermarsi e prendersi una pausa dalla precipitosa routine delle città più grandi e fiorenti.

I pirati Bandiera Nera vi si recavano ormai quasi ogni mese e Francis sfruttava le conoscenze maturate in anni di scorribande per informarsi su possibili incarichi o, più frequentemente, sulle rotte dei galeoni impegnati nel trasporto di cristalli o altri materiali preziosi. Proprio a Ga’pai inoltre avevano trovato la bottega di un abile tatuatore dove si erano fatti disegnare in maniera indelebile il loro emblema: Emrad ce l’aveva sul braccio destro, Francis sul dorso della mano destra, Arïth sull’avambraccio sinistro, Eleonorah sul fianco sinistro e Anna sul petto, spostato dal cuore di quel tanto che bastava da non essere coperto dal reggiseno.

La ciurma si era divisa in due gruppi e i tre uomini erano andati alla ricerca di qualche notizia interessante, nel frattempo le due donne si erano concesse un po’ di tempo libero per parlare di argomenti più femminili.

Francis aveva portato i suoi compagni da un vecchio amico che gestiva un piccolo chiosco di giornali e ciò che aveva sentito lo aveva lasciato incredulo, anche Emrad e Arïth erano rimasti a bocca aperta.

Giusto il tempo di ringraziarlo e già si erano allontanati: dovevano informare subito Anna, se le voci erano vere, non c’era un minuto da perdere.


***


«Guarda quel vestito, secondo me ti starebbe benissimo.» affermò Eleonorah indicando un delicato abito rosso porpora impreziosito da numerosi ricami.

«Mah, quello mi piace di più.» ribatté la piratessa indicando un vestito nero con la schiena scoperta reso più luminoso da alcuni ricercati inserti in oro.

La cuoca scosse il capo. «Dovresti dare più colore al tuo guardaroba.»

Anna sorrise divertita. «Se mai dovessi andare in un posto dove sono vietati i vestiti neri, mi metterò qualcosa di tuo.» Si girò verso un’altra vetrina dove erano esposti alcuni abiti maschili. «E poi, adesso che ci penso, mi piacerebbe comprare uno di quei soprabiti con le spalline da cui penzolano dei cordoncini… Danno molta autorità, non trovi?»

«Si chiamano spalline a frange. E poi, signora autorità, ti faccio presente che stai andando in giro in reggiseno.»

Le due donne ripresero il loro tranquillo giro, ma quando meno se lo aspettavano un piccolo animale atterrò sulla testa di Eleonorah e le rubò la bandana. Si trattava di un cebo macao[1], una piccola scimmia dal piumaggio molto colorato in grado di arrampicarsi ovunque per poi lanciarsi in precise planate, ma anche di ripetere le frasi che sentiva.

«Craah, missione compiuta!» esclamò l’animaletto, e come un fulmine si arrampicò su una grondaia.

«No!» esclamò la cuoca, incredula e preoccupata, «Era un regalo di mia sorella!»

«Ci penso io.» affermò Anna. Provò a far guizzare uno dei suoi tentacoli, ma non aveva fatto i conti con l’agilità del ladro, che senza difficoltà evitò la presa e continuò la sua corsa.

La giovane soffocò un’imprecazione. «Inseguiamolo.»

Le due piratesse cominciarono a correre dietro alla piccola scimmia, il cui piumaggio blu e verde la rendeva per lo meno facile da tenere d’occhio fintanto che restava nel loro campo visivo. Per loro sfortuna, i cebi macao erano animali furbi oltre che dispettosi, e quell’esemplare sapeva benissimo come far perdere le sue tracce. Al momento giusto si infilò in un vicolo laterale e in un attimo sparì. Una creatura tanto agile poteva essere andata ovunque.

La cuoca si guardò intorno sempre più preoccupata, aveva addirittura le lacrime agli occhi. Doveva tenere davvero molto a quella bandana.

«Craah, topi in trappola! Topi in trappola!»

La voce da pappagallo del cebo macao attirò l’attenzione delle due ragazze, che in un istante sollevarono lo sguardo. La scimmia si trovava sul bordo di un tetto e da lì le osservava, ovviamente senza mollare la sua refurtiva.

Anna socchiuse gli occhi, decisa a non farsi scappare di nuovo quel piccolo ladruncolo. «Adesso ti…»

Uno scoppio improvviso la interruppe e dal nulla si sollevò una densa nuvola di fumo. Subito cominciarono a tossire e i loro occhi si riempirono di lacrime, ma per fortuna il capitano riuscì a limitare i danni spazzando via il gas. Ma adesso dov’era il cebo macao?

Un uomo si presentò dinnanzi a loro. Era un pelleocra e i suoi capelli-aculei erano di un marrone molto scuro, lo stesso di baffi e pizzetto. Portava una fascia sulla fronte di foggia tipicamente piratesca e il suo viso aveva dei tratti gradevoli, con gli zigomi un po’ pronunciati e gli occhi truccati.

Senza dire nulla corse in avanti con un lungo coltello in pugno, deciso ad ingaggiare battaglia. Anna, che non aveva nessuna intenzione di perdere tempo con uno scontro, scatenò un’onda d’urto contro di lui.

Non ottenne alcun risultato.

Colta di sorpresa, la piratessa ci mise un attimo ad elaborare una contromossa e l’aggressore era già ad un passo da lei. La giovane arretrò con un balzo, scansando il coltello del misterioso aggressore, a quel punto però arrivò il grido di Eleonorah: «Anna! Attenta!»

La ragazza non fece in tempo a voltarsi che qualcuno la prese alle spalle, colpendola a tradimento con il suo coltello.

Il primo aggressore svanì nel nulla, rivelandosi per l’illusione che era, ma la cuoca nemmeno se ne accorse. I suoi occhi dorati, ora sbarrati per lo sconcerto, erano bloccati sulla terribile immagine comparsa dinnanzi a lei.

Si udì un tonfo e il cappello di Anna planò in una pozza di fango.

Lo sguardo del capitano dei pirati Bandiera Nera era perso nel vuoto, assente. Era come se nemmeno lei riuscisse a crederci: i suoi occhi stavano osservando il suo stesso corpo senza testa, reso ancora più inquietante dagli zampilli di sangue che uscivano dal collo. Ciò che restava di lei rimase immobile alcuni lunghissimi secondi, barcollò un istante e poi cadde in ginocchio, fino a stramazzare in avanti, riversando sangue a fiotti.

Eleonorah tremava, incapace di una qualsiasi reazione.

Anna era… Anna era…

L’assassino prese la testa della sua vittima e in un attimo corse via, sparendo tra i vicoli di Ga’pai.

La cuoca continuò a fissare il cadavere di quella che era stata il suo capitano. Arretrò di un passo, andando a sbattere contro un muro. Strisciò su di esso fino a quando non fu a terra.

Non riusciva a crederci. Anna non poteva essere… morta.

Finalmente i suoi polmoni si riempirono d’aria e urlò, talmente forte che alla fine le fece male la gola. Avrebbe voluto gridare ancora, chiamare i suoi compagni, ma non riusciva più a muoversi. I suoi occhi erano talmente pieni di lacrime che non riusciva nemmeno a vedere ciò che aveva davanti, ma forse questo era un bene. Si strinse le gambe al petto e nascose il viso sulle ginocchia, rannicchiandosi impotente su se stessa.

Un rumore concitato di passi. Emrad, Francis e Arïth stavano cercando le loro compagne quando avevano sentito il grido, e il presentimento che potesse trattarsi di Eleonorah li aveva spinti ad andare a controllare.

Ciò che trovarono li lasciò paralizzati. Non erano necessarie le competenze mediche di Arïth per capire che non c’era più nulla da fare per Anna.

Ci volle un po’ prima che qualcuno avesse la forza di abbozzare una reazione. Emrad si avvicinò alla cuoca e le mise una mano sulla spalla. Avrebbe voluto fare di più per cercare di consolarla, ma la verità era che perfino lui si sentiva smarrito. Non credeva che una cosa simile sarebbe potuta accadere, avrebbe voluto pensare che si trattava solo di un errore, eppure…

Adesso cos’avrebbero fatto? Ora che Anna “Bandiera Nera” Bedder non c’era più, cosa ne sarebbe stato della sua ciurma?

«Beh, che state facendo?»

Tutti quanti si voltarono di colpo e per un attimo ebbero l’impressione di essere vittima della medesima illusione. Il loro capitano era lì di fronte a loro, su una spalla teneva una persona legata come un salame grazie a delle corde nere, e dalla cintura si allungava una sorta di guinzaglio stretto intorno al collo del cebo macao.

Anna attirò a sé il suo cappello e lo sbatté un paio di volte per togliere lo sporco. Solo allora passò in rassegna i volti increduli dei suoi uomini e sul suo viso apparve un’espressione di sincero stupore. «No, aspettate un secondo. Davvero pensavate che bastasse così poco per farmi fuori?»

Eleonorah balzò in piedi come una molla. «Anna!» E come un treno corse incontro al suo capitano, gettandole le braccia al collo e stringendola forte, al punto che l’uomo legato cadde a terra con un gemito.

«Dai, sto bene, davvero…» provò a dire la piratessa, imbarazzata da quella situazione.

Eleonorah allentò la presa e arretrò di mezzo passo per asciugarsi le lacrime.

«Ecco, questa dovrebbe essere tua.» aggiunse il capitano porgendo la bandana gialla.

La cuoca sbarrò gli occhi e in un impeto di gioia la abbracciò di nuovo, se possibile con trasporto ancora maggiore. «Grazie Anna! Grazie! Grazie!»

La giovane in nero, che evidentemente temeva più gli abbracci prolungati delle coltellate alla gola, rimase per alcuni lunghi secondi bloccata, incerta se abbracciarla a sua volta. Alla fine le diede un paio di pacche affettuose sulla schiena, poco dopo Eleonorah si ricordò che il suo capitano non amava quelle manifestazioni d’affetto troppo appiccicose e quindi si affrettò a lasciarla andare.

Anna si voltò verso i tre uomini della sua ciurma mentre continuava a dare pacche al suo cappello nel vano tentativo di pulirlo meglio. «Come mai siete già qui? Avete trovato qualche lavoro interessante?»

 «“Interessante” sarebbe riduttivo!» esclamò Francis riscuotendosi dal suo stato di shock «Una nave da esplorazione dell’impero nowano inviata nella zona artica ha trovato un uovo di drago marino! L’impero sta già organizzando una piccola flotta per andarlo a recuperare, se riuscissimo a rubarlo, potremmo ricavarci un mucchio di soldi.»

«Anche nello spazio troveremmo sicuramente degli acquirenti interessati.» aggiunse Emrad, che tra tutti era quello meno sorpreso dal ritorno in scena del capitano. «Potremmo già rientrare dei soldi spesi per il talismano di Arïth.»

La giovane non nascose la sua soddisfazione. «Grandioso, allora salpiamo immediatamente! Non possiamo farci sfuggire un’occasione del genere!»

«Anna…» fece il medico «ma quelli…?»

Il cebo macao stava cercando, invano, di liberarsi dal suo guinzaglio a suon di morsi, il sicario invece era legato talmente stretto da non riuscire a muoversi.

La giovane mise un piede sul fianco di quest’ultimo, che non riuscì a soffocare un mezzo grugnito. «Ho pensato che un assassino nella ciurma potrebbe farci comodo, però non ne vuole saperne di collaborare.»

«Capitano… non dirai sul serio…» provò a ribattere Arïth.

«Perché no? Una lama in più fa sempre comodo, e poi questo potrebbe fare fuori chiunque.» ribatté la piratessa, che evidentemente non si considerava parte del “chiunque”.

«Ma è proprio questo il problema!» protestò il medico, indignato.

«Rilassati, non intendo mettere in pericolo i membri della mia ciurma. Ora andiamo, avremo modo di parlarne quando saremo in mare aperto.» Anna sfruttò i suoi poteri per sollevare il sicario e metterselo in spalla, quindi si incamminò verso il molo dove era ormeggiata Tenebra.

Gli altri quattro pirati si scambiarono alcuni sguardi interrogativi, poi, uno dopo l’altro, si accodarono al loro capitano. Nessuno di loro era entusiasta all’idea di condividere la nave con quell’assassino, d’altro canto però non volevano perdere tempo e rischiare così di farsi sfuggire il preziosissimo uovo.


***


Il possente vascello della marina nowana esplose la bordata, inclinandosi di svariati gradi sotto la spinta feroce dei suoi ottanta cannoni. Anna osservò le sfere di metallo che si avvicinavano fischiando e il suo corpo venne pervaso da esalazioni nere. Arretrò il braccio destro e poi lo fece scattare in avanti, la mano aperta: l’aria davanti a Tenebra ebbe un sussulto e le palle di cannone vi si schiantarono sopra, rimbalzando in acqua con scrosci fragorosi.

Ci avevano messo quasi tre settimane per raggiungere quella nave, avevano superato una tempesta e avevano avuto una piccola scaramuccia con un’altra ciurma pirata, ma la parte difficile era adesso.

Una delle due fregate incaricate di scortare la grande nave da guerra provò ad avvicinarsi alla caravella dei pirati Bandiera Nera, ma la piratessa non si fece intimorire e deviò facilmente le due palle di energia che l’imbarcazione aveva sparato contro di loro. Caricò a sua volta sul palmo un denso globo nero come la pece e lo scagliò contro i nemici. La sfera descrisse una lunghissima parabola in aria, schivò un incantesimo d’intercettazione e poi si abbatté sulla fregata. Per un attimo non accadde nulla, poi il globo nero esplose in una miriade di fasci di energia taglienti come lame che fecero a pezzi le vele, squarciarono il legno e dilaniarono i corpi dei marinai.

Nel frattempo, dall’altra fregata partì uno squadrone di uomini alati che provarono a prenderli alle spalle, ma non avevano fatto i conti con Arïth: le abilità in combattimento del medico erano pressoché nulle, tuttavia il talismano Idrag che aveva ottenuto gli permetteva di sfruttare a piacimento l’acqua, ad esempio sparando temibili getti ad alta pressione contro chiunque osasse avvicinarsi.

Emrad era insieme a loro sul ponte della nave, pronto ad ingaggiare battaglia, Francis ed Eleonorah invece si trovavano sottocoperta e si limitavano a tenere d’occhio la situazione. L’uovo di drago marino si trovava a bordo del vascello, difeso da oltre seicento marinai molti dei quali in grado di utilizzare la magia: riuscire a rubarlo sarebbe stata una vera impresa.

Il cebo macao si affacciò oltre la spalla della cuoca e si guardò intorno a sua volta. «Craah, combattivo negoziato!»

Il vecchio pellebruna e la giovane pelleocra non riuscirono a trattenere un mezzo sorriso. Al contrario del suo padrone, Rio – questo il nome dell’animale – era riuscito a conquistarsi la simpatia di tutto l’equipaggio, ciononostante ogni notte tornava da Naadir per dormire al suo fianco.

Uno scossone mise in allerta i pirati. Anna era riuscita a far fuori la seconda fregata e il colpo non era arrivato dal vascello, ma allora cos’era successo?

Emrad fece il giro della nave per assicurarsi che qualcuno non stesse cercando di issarsi a bordo. «Anna, non c’è nessuno qui! Cos’è stato?»

Francis ebbe di colpo un brutto presentimento. Stava per avvisare i suoi compagni quando uno scoppio d’acqua costrinse tutti a voltarsi in quella direzione: un uomo barbuto era appena saltato fuori dal mare ed era atterrato sul castello di prua di Tenebra, zuppo dalla testa ai piedi e pronto alla battaglia.

«Ci rincontriamo, Bandiera Nera!»

Lo stupore di Anna era palpabile. Parsifal Match, l’ex capitano dei Pirati del Vulcano, era lì di fronte a lei, e la cosa che più la lasciava basita era che l’aveva ucciso diversi mesi prima, per la precisione gli aveva strappato gli arti e l’aveva gettato in mare per cercare di dargli una lenta e dolorosa agonia. Perché se lo trovava ancora tra i piedi, e perché sembrava un mezzo pesce?

«Esatto, era proprio la faccia che speravo di vedere.» ghignò il pirata barbuto «Immagino…»

Il pugno d’energia nera lo centrò in pieno viso, rompendogli la mandibola e scaraventandolo di nuovo in acqua.

«Anna, aspetta!» esclamò Francis «Quel tipo non è da solo, sono sicuro che adesso fa parte…»

Il vecchio pellebruna non ebbe il tempo di finire la frase che altri uomini balzarono fuori dal mare, atterrando sul ponte di Tenebra con le armi in pugno. E non erano soli. Molti altri stavano assalendo il vascello della marina, arrampicandosi con sorprendente rapidità sulle sue fiancate per scatenare un devastante assalto a sorpresa.

Fu allora che apparve. In un enorme scoppio d’acqua, una nave uscì dal mulinello che la circondava, rivelando uno scafo di metallo e l’assenza di vele: era un sommergibile vecchio e incrostato, eppure allo stesso tempo futuristico e indistruttibile.

«Lo Scrigno di Davy Jones…» esalò Francis, atterrito, «la nave incantata più potente di tutti i mari…»

«Non mi interessa chi sono!» sentenziò Anna «Buttiamoli fuori dalla mia nave!»

In un attimo scoppiò la battaglia. Gli uomini mezzi-pesce attaccavano con forza, tecnica e tenacia, rivelandosi ben presto dei nemici molto più ostici di quelli che avevano affrontato fin ad allora.

«Anna, questi non sono come gli altri!» esclamò Emrad dopo aver respinto l’assalto di un pirata con una chela al posto della mano sinistra «Queste sono chimere[2]! Non possiamo sconfiggerle tutte!»

La piratessa afferrò la testa di un nemico con un pugno di energia nera e la frantumò come fosse una noce. Odiava rinunciare ai suoi obiettivi e ancora di più odiava scappare, ma sapeva che Emrad aveva ragione. C’erano troppi nemici, restare in quelle acque avrebbe voluto mettere in serio pericolo la vita dei suoi uomini. «Tenebra, ce ne andiamo!»

Subito la nave rispose all’ordine del suo padrone e mosse le vele per cercare di catturare un vento favorevole, ma tentare di fuggire era inutile fintanto che il ponte della nave pullulava di chimere.

Un urlo acuto ruppe la cacofonia della battaglia. Un uomo aveva afferrato Eleonorah con il suo tentacolo e stava cercando di trascinarla con sé in mare.

Emrad non poteva intervenire, era già impegnato a combattere contro tre chimere, e lo stesso valeva per Arïth, Anna poi stava facendo l’impossibile per impedire agli aggressori di distruggere Tenebra. Con una lama corvina mozzò l’arto da calamaro, permettendo così alla cuoca di correre sottocoperta, poi si rivolse a Naadir: «Trecentomila juweel[3] per scacciare questi bastardi dalla mia nave.»

L’assassino non ci mise molto a decidere: «Accetto.»

Le sbarre nere si sciolsero e tornarono ad Anna, l’ex prigioniero invece si mise i piedi. I lunghi giorni di inattività avevano reso il suo corpo pesante e legnoso, ma non aveva tempo per pensare a queste frivolezze. Schivò di lato una sciabola, da una manica tirò fuori un coltello e con micidiale precisione centrò l’occhio sinistro del suo aggressore. La chimera non urlò, non si dibatté, arretrò solo di un passo: gli uomini di Davy Jones erano senza dubbio dei combattenti spaventosi.

 Naadir si gettò a terra e con una capriola raccolse una spada con cui parò il fendente diretto alla sua testa. Con un abile gioco di polso si liberò della pressione del nemico e gli conficcò l’arma nell’altro occhio, trapassandogli il cranio da tartaruga.

Raccolse anche la spada che era del suo avversario e già dovette difendersi da un nuovo attacco. Vide una chimera che balzava sul parapetto, stava per lanciarle contro una spada quando un getto d’acqua la sparò in mare. Senza distrarsi colpì il nemico di fronte con un fendente al viso, saltò su una cassa e con un balzo fu sul cassero di poppa. Tagliò la testa da murena di una chimera, ne sgozzò un’altra prendendola alle spalle e poi si lanciò di nuovo sul ponte, sfruttando una corda per cogliere di sorpresa l’ennesimo nemico.

Naadir non possedeva la forza fisica di Emrad o i poteri di Anna e Arïth, in ogni caso era un guerriero davvero fenomenale che sapeva sfruttare a suo vantaggio ogni caratteristica del campo di battaglia in cui si trovava. Era costato un po’, in ogni caso era un bene averlo come alleato in quello scontro.

I quattro guerrieri diedero fondo a tutte le loro abilità e così, non senza fatica, riuscirono a respingere anche l’ultima chimera di Davy Jones. Tenebra ormai era lontana dallo Scrigno e con ogni probabilità il capitano nemico aveva deciso di lasciarli andare, preferendo concentrarsi sull’uovo di drago marino. A questo proposito, il vascello della marina nowana stava ormai colando a picco e gli uomini dell’equipaggio – i morti così come quei pochi ancora in vita – sarebbero presto diventati cibo per pesci.

Anna si sedette alle spalle della polena, scura in volto. All’inizio credeva cha la principale seccatura sarebbe stata dover uccidere di nuovo l’ex capitano dei Pirati del Vulcano, ma ormai quello era diventato un dettaglio del tutto insignificante. Quel giorno avevano subito senza dubbio la più totale sconfitta nella storia della sua ciurma, e la sua nave ne riportava i segni: il legno nero era pieno di graffi e squarci, il parapetto era stato rotto in più punti e il timone era completamente distrutto, così come le eliche installate da Emrad. Ora l’imbarcazione procedeva a rilento, triste e sbilenca.

Anche i membri dell’equipaggio erano un po’ ammaccati e Arïth si stava occupando di curarli.

«Naadir, se vuoi uccidermi, ti sconsiglio di farlo adesso.» affermò la piratessa senza sollevare lo sguardo «Non sono proprio dell’umore adatto.»

«La scadenza del contratto era tre giorni fa.» ribatté il sicario senza scomporsi «Se anche ti uccidessi, non vedrei un centesimo.»

 «Ah sì? Ottimo, allora dopo discuteremo della tua paga: sei assunto nella ciurma.» Il capitano si alzò e, senza guardare in faccia nessuno, attraversò il ponte. «Mi dispiace ragazzi, ma la prossima volta sconfiggeremo quei bastardi.»

«Erano troppi ed erano chimere.» le fece notare Emrad «Non saremo mai in grado di sconfiggerli.»

Anna si voltò. «E allora dovremo trovare altri uomini, persone in grado di rendere la nostra ciurma ancora più forte. Non ho preso il mare per essere la numero due.» Passò in rassegna i membri della sua ciurma, inclusi Naadir e Rio, che aveva abbandonato il suo nascondiglio per sedersi sulla spalla del suo padrone. Erano delusi, preoccupati, sconfitti. Lei era il capitano, era suo compito risollevare il morale del gruppo. Ma come? «Aaah, chissenefrega!»

Attirò sulla sua mano la testa mozzata di una chimera, si avvicinò al parapetto e la scagliò con forza, talmente tanta che la persero di vista prima ancora che cominciasse a cadere.

«Dite che uscirà dall’atmosfera?» commentò Emrad con un mezzo sorriso.

«Ciurma, anche voi!» ordinò Anna «Prendete qualcosa che non vi piace e gettatela in mare! Non si può vincere sempre, però siamo pirati e quindi non voglio più vedere quei musi lunghi!»

Il primo a muoversi fu il vicecapitano. Prese una strana arma arrugginita un tempo appartenuta ad una chimera e la scagliò con forza fuoribordo, seguendola con gli occhi fino a quando non cadde in acqua. Sospirò. «Effettivamente mi sento meglio.»

Seguendo il suo esempio, anche gli altri membri dell’equipaggio gettarono fuoribordo armi, oggetti o parti del corpo mozzate degli uomini di Davy Jones.

Anche Rio partecipò, lanciando in acqua il tentacolo di quello che aveva cercato di catturare Eleonorah. «Craah, non vi piace!»

«Naadir, anche tu. Ora fai parte dalla ciurma.» gli disse Anna.

«In realtà questa spada non mi dispiace.» ammise il sicario «Preferirei tenerla fino a quando non recupero le mie armi.»

«Ricevuto, come preferisci. Sono a Ga’pai?»

L’uomo annuì. In realtà a Ga’pai c’erano solo quelle che si era portato dietro per uccidere la piratessa, tuttavia non aveva intenzione di rivelare i suoi rifugi.

«Allora vedremo di passarci. Cambiando argomento, Francis, quanti soldi abbiamo?»

«Parecchi, capitano. Diversi milioni di juweel, se la memoria non mi inganna.»

«Ottimo, allora direi che non ci sono problemi. Prima però è meglio che mi prenda cura di Tenebra…»

Anna aprì le mani e subito delle esalazioni corvine cominciarono a fluire dal suo corpo, spargendosi per il ponte, avvolgendo la chiglia e risalendo sui parapetti così come sugli alberi. Ben presto gli altri membri della ciurma ebbero l’impressione di viaggiare su una tetra nave fantasma avvolta in una nebbia completamente nera.

La piratessa chiuse gli occhi per concentrarsi al massimo e nell’aria si diffusero rumori di legno che sfregava, scricchiolii e crepitii. In realtà ci vollero solo pochi secondi, ma all’equipaggio parve durare un’eternità e, quando finalmente il fumo nero di dissolse, rimasero a bocca aperta: Tenebra era stata completamente rimessa a nuovo, l’intero ponte non riportava più un singolo graffio e anche l’assetto era stato perfettamente raddrizzato. Sicuramente anche il timone era stato aggiustato e ora le vele potevano raccogliere al meglio la forza del vento.

«Emrad, il motore lo lascio riparare a te.» disse Anna.

L’uomo rasato annuì. «Appena raggiungeremo un porto, vedrò di dare un’occhiata per capire il tipo di intervento da fare.»

«Francis, voglio che prepari una rotta.»

«Per dove, capitano?»

Anna sorrise. «Un posto dove andare a divertici.»

Il vecchio ricambiò l’espressione. «Con piacere, capitano.»

Anche gli altri membri della ciurma sembravano soddisfatti di quella decisione, e questo rese più sincero il sorriso della piratessa. Dopo una sconfitta come quella che avevano appena subito, la cosa migliore era voltare pagina e ricominciare da qualcosa di piacevole.

Eppure, nonostante il clima rasserenato, c’era qualcuno che ancora si sentiva teso. E non si trattava di Arïth – che pur mantenendo un po’ di sana diffidenza, aveva accettato la decisione del suo capitano – ma bensì di Eleonorah. Era da un bel po’ che si sentiva così, quel dubbio la inseguiva fin da quando si era unita alla ciurma, e la presenza di Naadir non aveva fatto altro che acuire il suo tormento. In particolare da quando, quella sera, era andata a parlare con lui. Avevano lasciato Ga’pai da poco più di una settimana e l’assassino era ancora chiuso nella gabbia di Anna…


Tenebra procedeva lenta, scivolando leggera sul mare calmo e scuro. Il cielo senza lune era l’ideale per rilassarsi e Naadir sembrava profondamente addormentato, tuttavia bastò un leggero rumore di passi per fagli aprire gli occhi. Era Eleonorah.

L’assassino la osservò, come sempre in silenzio, e questa volta la cuoca non si ritrasse, anzi andò verso di lui. Era la prima volta che si avvicinava da sola a quelle sbarre di metallo nero.

«Non ti permetterò di fare del male ad Anna. Lei è mia amica e… e voglio proteggerla! Non ti permetterò di ingannarla!»

Naadir la fissò impassibile. «Stai parlando con me, o con te stessa?»


Con quella semplice domanda, l’assassino era riuscito a lasciarla completamente spiazzata. Dentro di sé aveva sentito crescere la paura di essere scoperta, di dover dire addio a quella ciurma dove credeva di aver trovato degli amici, così era scappata, rifugiandosi sottocoperta.

In realtà non sapeva nemmeno perché avesse sentito il bisogno di andare a parlare con Naadir. No, in realtà lo sapeva: il suo capo ormai stava cominciando a perdere la pazienza e presto avrebbe dovuto prendere una decisione: tradire Anna e i pirati Bandiera Nera, oppure mettersi contro uno dei capitani di Barbanera, con tutto ciò che ne consegue. Aveva cercato in tutti i modi di trovare una scappatoia, magari dicendo che la sua amica non possedeva davvero la Black Soul, ma sapeva che sarebbe stato inutile e che in quel caso avrebbe dovuto dire addio alla ciurma.

«Ehi, tutto bene?»

La voce di Anna la fece trasalire. «Io… Sì, scusa, sono solo un po’ stanca…»

«Beh, Francis ha detto che ci vorrà qualche giorno, quindi avrai tempo per riposarti.» la rassicurò la piratessa.

La cuoca annuì, grata per l’interessamento del suo capitano, ma proprio per questo ancora più preoccupata.

Presto avrebbe dovuto prendere la decisione più difficile della sua vita, e l’unica certezza era che in ogni caso avrebbe dovuto dire addio alle persone a lei più care.



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[1] Il nome di questo animale deriva dal cebo cappuccino, una piccola scimmia, e dall’ara macao, un pappagallo molto colorato.

[2] Nella mitologia greco-romana la chimera è un mostro con tre teste (una di capra, una di leone e una di drago); in biologia invece è un essere vivente nel cui corpo sono presenti cellule geneticamente distinte.
In TNCS il termine assume il secondo significato.

[3] Il valore di 100 juweel è paragonabile a quello di 1 euro.

   
 
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