Inoltre, l'epidemia di peste che si era abbattuta nel 1630, peggiorava ulteriormente le cose: molti morti, l'economia che crollava... No, Lovino non se la stava cavando affatto bene in quel periodo, come neppure suo fratello Feliciano: erano entrambi in una situazione drammatica, seppur differente.
I problemi economici di quel tempo si vedevano benissimo nei palazzi saccheggiati: qualsiasi persona aveva paura di uscire, rischiando di rientrare e trovarsi qualcuno che gli saccheggiava le poche provviste di cibo che restavano; ovunque si girava, vedeva la mano di Antonio: era colpa sua se si trovavano in quelle condizioni così disperate.
"Stupido Antonio... Ti odio!"
Lo urlò al nulla: al silenzio di quella strada dove l'unica persona era lui. Per ovvi motivi Antonio non lo avrebbe sentito, però quell'urlo lo aveva fatto con tutta la propria anima, come se nel farlo si fosse liberato di un peso enorme che aveva sullo stomaco.
In realtà non si era liberato di nulla: dentro di sè si sentiva alquanto appesantito da una situazione dalla quale non sapeva come uscire.
Le mani giacevano lungo i fianchi, chiuse a pugno, mentre ogni passo che faceva lo portava a vedere i segni sempre più consolidati della disperazione... Non poteva andare avanti così: sentiva il proprio cuore in mille pezzi, proprio come lo era la sua patria in quegli anni e doveva reagire; non poteva restare più sotto il dominio spagnolo: quello era solo frutto di quella dannata colonizzazione, che se all'inizio era stata, forse, un bene, ora invece era solo un male che comportava morte, fame, malattie e quant'altro.
Solo qualche anno più tardi ci sarebbe stato un vero e proprio tentativo di rivolta, ad opera di un marinaio e delle classi umili e poi anche da quelle nobili.
(*^▽^)/
N.d.A.:
Fan fiction ispirata al prompt: C'è un po' di Antonio in ogni strada vuota, in ogni palazzo saccheggiato
Numero di parole: 350.
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Fan fiction ispirata al prompt: C'è un po' di Antonio in ogni strada vuota, in ogni palazzo saccheggiato
Numero di parole: 350.