Sayuri
alzò la serranda del bar. L’aria della mattina era fresca e il sole, come un
riflettore, illuminava le nuvole sull’orizzonte. La ragazza accese le luci,
pronta a vedere quali straordinari personaggi le si sarebbero presentati quel
giorno.
Lo scrittore
Sayuri
stava estraendo i bicchieri dalla lavastoviglie, quando l’uomo dai baffetti
neri che era entrato nel bar un’ora prima si avvicinò cautamente al bancone.
Aveva ordinato un caffè, si era seduto nel tavolo più appartato e aveva
cominciato a battere sul suo portatile, fermandosi solo per arricciarsi i
baffi. Fino a quel momento.
“Come
posso aiutarla?” Chiese Sayuri posando gli ultimi
bicchieri.
“Dovrebbe
venire un attimo al mio tavolo” sussurrò con fare cospiratorio.
Sayuri
afferrò il panno, pensando di dover pulire la superficie della tavola, ma
appena arrivata l’uomo voltò il pc verso di lei e le
disse “Legga, legga, su”.
Sayuri
si mise di buona lena a leggere il paragrafo indicatole, un po’ stranita. “Lo
sa che manca la punteggiatura?” concluse alla fine.
“Sì,
sì, è molto alla Joyce. Ma mi dica se ha colto la vena shakespeariana”
“Veramente
no, ho capito solo che il protagonista interagisce con un attore”.
“É
questo, no? Meraviglioso!” Esclamò contento. “E Dostoevskij l’ha sentito?”
“A
parte che l’attore si chiama Ivan, no”.
“Ah,
ho unito due grandi in un unico personaggio: il mio lettore ritroverà le grandi
opere d’arte nel mio scritto! Ha trovato anche Verga, nevvero?”
“Non
sono sicura che un viaggio per mare possa essere considerato citazione verghiana…” provò a fargli notare Sayuri
rassegnata.
“Lei
non comprende la portata della mia vocazione e innovazione. Lasci fare, lasci
fare. La ringrazio comunque per gli entusiasti pareri di una lettrice”.
Mentre
Sayuri, un’ora dopo, ancora si domandava in cosa
quell’uomo avesse visto tanto entusiasmo, egli fece su le sue cose e tornò al
bancone. Chiamata la ragazza da parte, le disse in un orecchio “Non dica a
nessuno del mio best seller! La concorrenza mi spia! Arrivederci!” e corse
fuori dal locale.
Il logorroico
“Senta,
mi stavo chiedendo che tipo di tinta avete usato per le pareti…”
Sayuri
si guardò un attimo intorno, spiazzata dalla domanda di quel cliente a cui
stava portando il the. “Una tinta bianca?” azzardò.
“Perché,
sa, la cugina del marito della sorella di mia moglie, ormai ex, vorrebbe aprire
una pasticceria, allora ci stavamo giust’appunto
interrogando sui colori più rilassanti. Ci sono degli studi a tal proposito,
che indicano come siano da evitare i toni più cupi, e soprattutto il nero. Ma
non capisco, perché il nero assorbe tutti i colori, quindi dovrebbe essere più
rilassante, no?, perché il nostro occhio non viene turbato…
Invece consigliano il giallo! Ma ancora una volta non torna, perché a me
ricorda i pulcini… E quei piccoli cose pelosi fanno
un gran baccano, se ha presente, quindi non mi rilasso affatto!” riprese fiato
“Lei cosa ne dice?”
“Beh”
rimase un attimo stordita Sayuri “i colori sono
soggettivi e…”
“Il
soggettivismo, che ottima tematica! Mi diletto nella lettura di libri filosofici,
per quanto mi irritino: si vede che l’autore ha sempre fretta di concludere il
pensiero, di far finire il libro. Ma perché scrivere mille pagine riassunte,
quando se ne può scrivere almeno il doppio? Il lettore ne trarrà giovamento,
non trova? Per esempio Kant: se fosse stato un poco
più prolisso l’avrei apprezzato di più… Comunque,
Hume, che pure ha scritto veramente troppo poco, dice che tutti noi percepiamo
in maniera diversa. Lei vede quel muro bianco, dico quindi io, ma chi dice che
io non lo veda quello che lei chiama verde? Dunque, tornando ai colori, magari
io non trovo il giallo rilassante perché in realtà lo vedo nero e quello che
gli altri chiamano nero lo vedo giallo… Dunque, di
che colore sarebbero i pulcini?” Sayuri rimase
spiazzata, rendendosi conto che l’avventore voleva una risposta proprio da lei,
che non aveva per nulla seguito il suo discorso a macchinetta. Cominciò a
guardarsi intorno, per controllare che qualche altro avventore non potesse
andarle in soccorso “Ma lei ha ragione, signora cameriera: perché dovrei essere
io a sbagliare? No, è più probabile che il giallo sia giallo e gli altri lo
vedano nero. Quindi i pulcini sarebbero gialli… E,
già che siamo in tema e che lei è un’ottima interlocutrice, mi piacerebbe
sapere se, secondo lei, è nato prima l’uovo o la gallina”.
“Devo
dire… Che devo proprio andare! Vede? Mia sorella mi
chiama dal bancone!”
“Ma
se è impegnata a passare lo straccio!”
“É
un bancone molto lungo, sa, ha proprio bisogno di aiuto”
“Non
mi pare, però possiamo calcolare l’area: si tratta di una forma rettangolare, quindi…”
“Sì,
perfetto! Lei faccia i conti e poi viene a dirmeli! Devo proprio andare,
arrivederci!” borbottò Sayuri lasciandogli il the che
aveva ordinato sul tavolo.
La salutista
Una
signora in tuta da jogging si avvicinò al bancone. Consultò attentamente la
lista dei prezzi appesa al muro e poi chiese “Quante calorie conta un vostro
caffè?” con fare inquisitorio.
Sayuri
scrollò le spalle, ammettendo di non saperlo. “Ma è una vergogna! Dovrebbe essere
scritto, dovrebbe essere detto! E ora come faccio io a saperlo?”
“Beh,
un caffè non credo possa avere tante calorie…”
La
signora, visibilmente alterata, cambiò argomento “E lo zucchero? Che zucchero
si usa qui?”
Sayuri
si sentì preparata sull’argomento: tirò fuori tre diverse bustine e cominciò a
spiegare “Qui abbiamo lo zucchero normale, poi c’è quello di canna, se
preferisce, infine quello più dietetico.”
“Per
carità! Tolga quello zucchero dalla mia vista!” esclamò gettando la bustina di
zucchero dietetico per aria. “Lo sa che pasticci ci sono qui dentro? Tutta roba
chimica! Piuttosto, mi dica, quanto è raffinato lo zucchero di canna?”
“È
zucchero di canna…” cominciò a temere Sayuri.
La
signora le rivolse uno sguardo ovvio “Oltre un certo livello di lavorazione
conviene mangiare del miele. Ma come faccio io a sapere cosa mi fa meglio, se
lei non mi aiuta?”
“Ma
scusi, lei vorrebbe mettere del miele nel caffè?”
“È
un dolcificante, sa?”
“Mi
permetto di consigliarle il the allora! È ottimo con il miele!” sorrise Sayuri, pienamente convinta del suo ragionamento.
“Lei
ha il the in foglie?” indagò la signora.
“No,
bustine!” esclamò Sayuri accostandole l’espositore
“vede, di ogni tipo: abbiamo cannella, frutti di bosco, limone, pesca, the verde…”
“Si
rende conto che non abbiamo la minima idea di quali coloranti possano essere
stati inseriti in quelle bustine comprate all’ingrosso? Ora basta, lei mi vuole
avvelenare, me ne vado!”
La pop-star
“Disturbo
se canticchio?” chiese una ragazza seduta al bancone “La radio passa delle
canzoni così belle…”
“Anche
a te piacciono i Linkin Park?” Le sorrise Sayuri, dandole il permesso.
“Molto!
Ma mi piace soprattutto il pop!” saltellò felice.
Sayuri
annuì voltandosi per sistemare delle pile di tovaglioli.
“But in the eeeeeeeeend, it doesn’t iiiiiiiiiiiiven
meeeeeeeeetter!” Un colpo al cuore
per la sua band preferita, pensò voltandosi a controllare la ragazza, che più
che canticchiare stava urlando spalmata sul bancone e rivolta verso gli altri
clienti.
“Magari
la prossima canzone sarà ancora più bella, risparmia la voce” la consigliò Sayuri, pensando capisse l’antifona.
“Sai,
non c’è pericolo, perché sono abituata a cantare spesso e per molto tempo. Ho
la fortuna di essere molto dotata quindi non ho questi problemi” le confidò
“Infatti sono qui per i provini di X Factor”.
“Si
vede che hai talento…” borbottò Sayuri
cercando di non ridere. Fortunatamente, la canzone stava già scemando. Il
pericolo era passato.
Ecco in arrivo un paio di successi dal
passato… Cominciamo con Ligabue! Il suo concerto a
Campo Volo è stato un successo anche quest’anno! Annunciò
lo speaker.
“Aaaaaah!” Si mise a urlare la ragazza. Sayuri
fece un salto “Ma il Liga merita il bancone!”
“Cosa?”
Quando Sayuri la vide salire sopra lo sgabello e poi
darsi ancora lo slancio, capì. “No, non puoi salire sul bancone, scendi!”
“Più ti guardo e meno lo capisco da che posto
vieniiiiiii” cominciò a cantare seduta sul
bancone, mentre Sayuri la spingeva giù con poca grazia.
“Trovo che qualche gorgheggio renda meglio l’idea, no?” le disse, facendole
l’occhiolino “Mi piace aggiungere qualche acuto”
“Sì,
ma da seduta” si rassegnò Sayuri.
“Tu ci sei sempre stataaaaaaaa…
Con la luna già cambiataaaaaaa… Sempre stataaaaaa”
Sayuri
cominciò ad avvertire le prime avvisaglie di un bel mal di testa, mentre gli
altri clienti cominciavano a voltarsi e il suo cellulare si mise a squillare.
Nel frattempo, la ragazza non taceva.
“Pronto?
Mamma?” “Cosa, il vicino ti ha chiamata?” “No, non c’è nessun allarme che
suona, al bar tutto tranquil… Cioè, non ci sono
ladri! C’è gente, il vicino avrà confuso qualche urlo con la sirena… Non ti preoccupare, no, no…”
Sayuri
mise giù il telefono sconcertata. Ora come lo spiegava alla ragazza che doveva
tacere o rischiava che qualche vicino chiamasse la polizia?
“Il
Liga è proprio bravo, non è vero?” Provò a fare conversazione per farla tacere.
Ci
riuscì, facendosi rispondere a stento e con qualche urlo nelle frasi più
significative, usando tutte le sue energie.
E siamo arrivati in fondo! “Lo
speaker non sa quanto sono contenta” pensò Sayuri,
guardando la ragazza, ora lanciata nel racconto di un concerto di Ligabue.
Prima di lasciarci, riascoltiamo un
altro grande successo: ecco Mika con Grace Kelly!
“Oh!
Mi piace molto anche Mika! So il testo a memoria!” esclamò quella battendo le
mani.
Quella
radio andava uccisa, considerò Sayuri fissando truce
lo stereo.
Il giornalista
“Scusami,
posso farti qualche domanda?” chiese un ragazzo biondiccio, sui quindici anni.
“Lui riprende” fece noncurante, accennando a un amico dietro di lui, con una
piccola telecamera.
“Certo,
ditemi” rispose Sayuri curiosa.
“Conosce
il signor Rossi?”
“Ehm,
non so i nomi di tutti i clienti, mi dispiace…”
“Andre, siamo forniti di foto?” chiese rivolgendosi
all’amico, che annuì e cominciò a frugarsi in tasca usando una sola mano.
“Siamo forniti, ecco!” Fece l’amico, mettendogli davanti il telefono.
Sayuri
lo osservò bene e sentenziò “Viene qualche volta a prendere un caffè, credo
abiti qui sopra, ma non so dirvi con precisione dove. Mi sembra salga quelle scale…”
“Dunque
lo conosce bene” fece il ragazzo rivolto alla telecamera “e cosa ne pensi, ora
che è successo il fatto?”
“Quale fatto?” Chiese Sayuri spostando lo sguardo tra i due ragazzi.
“uno
shock tanto grande da rifugiarsi nella riservatezza…”
continuò quello, sempre rivolto verso il collega.
“Io
non ho davvero idea di cosa stiate parlando, ragazzi”.
“Talmente
grande da attivare il meccanismo della rimozione inconscia, signori e signore!”
Sayuri
li fissò alzando un sopracciglio “Allora?”
“Dobbiamo
cercare di non traumatizzare ulteriormente la sua mente…”
continuò il ragazzo, rivolto alla telecamera. Tornò a rivolgersi a Sayuri con il tono che lei avrebbe usato per un bambino “Ti
ricordi che lavoro fa?” il ragazzo ci pensò su “O sarebbe meglio dire faceva?”
si rivolse di nuovo al suo compare. Quello scrollò le spalle.
Sayuri
poggiò i gomiti sul bancone “Dai suoi discorsi credo insegni…”
“Violino
al conservatorio, esatto!”
Sayuri
prese nota dell’informazione e aspettò il seguito. “E non le viene in mente
cosa possa aver fatto il signor Rossi ieri sera?”
Sayuri
scosse la testa.
“Ha
guardato Amici. E dopo ha portato a
spasso il cane. Come si sente nell’apprendere la notizia?” le chiese a
bruciapelo.
Dopo
averlo guardato negli occhi e aver capito che il “giornalista” non scherzava,
la ragazza gli rispose sinceramente “Un po’ più irritata di cinque minuti fa,
ma non credo dipenda dalla notizia”.
“Non
è basita? Si ricorda il fatto ora o il meccanismo di rimozione ha di nuovo
agito?”
“Ora
rimuovo voi: ho dei clienti da servire” si spazientì Sayuri.
“Stai
solo facendo un favore alla comunità. Se stasera ti sintonizzerai sulla radio
di quartiere, la notizia…”
“Ma
quale notizia?”
“Un
maestro di violino… Ha guardato Amici… Dimmi almeno cosa ne pensi… E il cane? Vogliamo parlare dell’animale? Cosa avrà
provato?”
“Fuori!”
Intimò Sayuri.
Sayuri
abbassò la serranda del bar. Anche quella giornata era finita e, in lontananza,
si avvertivano dei tuoni. La ragazza sorrise aprendo l’ombrello: lei adorava la pioggia.
Buongiorno/buonasera/buonanotte,
ciao, a te lettore che sei giunto fino alla fine!
Credo
proprio che chi mi aveva detto che, una volta iniziato con le originali, non si
torna più indietro, avesse ragione. Deve essere stata proprio la barista
bolognese che oggi compie gli anni! Auguri!
(Ma
li compie anche l’imperatore Augusto, quindi auguri anche a lui XD)
Ovviamente
tutti i personaggi sopracitati sono stati trattati come macchiette, i loro
tratti sono stati enfatizzati e ridicolizzati: non voglio offendere nessuno,
solo fare (e far fare) due risate. Io e il logorroico, inoltre, ci assumiamo la
responsabilità di aver travisato il pensiero del povero Hume.
A
presto!