Stoccolma, novembre 1793.
 
Da quando ho saputo della tua morte, mia amata, il mio cuore ha cessato di battere.
Ora sono un uomo che non ha più ragione di esistere. E come potrei, se in questo mondo non ci sei più te?
Non posso fare a meno di maledirmi. Mi dico sempre che se non avessi ascoltato le parole del Re, e vi avessi scortato fino alla fine della fuga, forse tutto questo non sarebbe accaduto e tu, amore mio, saresti ancora viva.
Mi alzo dalla poltrona ed esco fuori, facendomi bagnare dal temporale che sembra non avere tregua.
Vedi? Anche il cielo piange la tua morte!
Sai, una volta Oscar mi disse che l’amore portava o alla felicità completa o ad una lente e triste agonia. A quel tempo io le dissi che nel mio caso portava solo ad una lenta e triste agonia perché non potevamo vivere liberamente il nostro amore, ma oggi so cosa sia la vera lenta e triste agonia: non poterti più vedere, parlare, baciare.
Mi manchi amore mio, m manchi molto, ed ogni giorno non faccio altro che maledire quei traditori che non hanno saputo capire che persona meravigliosa eri.
A volte penso che forse era meglio seguire la volontà di mio padre e sposarmi, ma poi sarei stato infelice perché nessuna donna sarebbe stata, anzi è te.
Vorrei dimenticarti, smettere di amarti, per far sparire questo dolore che mi tormenta, ma non posso, non ci riesco e non voglio.
Nonostante fossi una Regina ed una donna sposata, madre di tre figli, non mi pento di averti amata e di essere stato il tuo amante, anche se so che questo non ha fatto altro che gettare fango sulla tua persona.
Perdonami se puoi.
Ora vivo una vita che non sento più mia, aspettando e pregando arrivi il giorno in cui anche io morirò per poterti raggiungere.
Fino ad allora prego affinché te non smetta di amarmi. Io non smetterò mai di amare te perché sei e sarai sempre nel mio cuore.