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Autore: Naomi Haruna Chan    23/09/2015    1 recensioni
Due bambini che compiono gli anni nello stesso giorno si trovano coninvolti in un incendio e della loro famiglia si salvarono solo i bambini e poi dodici anni dopo si rincontrano, ma nessuno dei due riesce a ricordarsi dell'altro. E come se non fosse abbastanza dovranno affrontare problemi, come primi amori, insicurezze e altre cose ancora. Cosa potrebbe succedere? Cosa ha causato l'incendio?
La risposta a questi e altri quesiti sono narrati in questa storia, quindi se siete curiosi: leggere.
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Coppie principali: [Kagome/Inuyasha][Sango/Miroku]
Altre Coppie: [Rin/Sesshomaru][Sota/Hitomi]
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Spero di non deludere le vostre aspettative.
P.S. In questa storia Inuyasha è un normale essere umano.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La tragedia



–Giochiamo a nascondino?– domandò una bambina dagli occhi color nocciola e bellissimi capelli corvini von un gran sorriso stampato in volto a un bambino con capelli d'argento e occhi d'ambra, il quale accetto annuendo.
Era una sera di marzo, ed era il giorno del compleanno dei due bambini, che compivano l'una tre anni a l'altro quattro, e per l'occasione sia tutta la famiglia della bambina sia quella del bimbo si erano presentati alla festa e quella sera festeggiarono al secondo piano di un vecchio ritorante a due piani di Tokyo stile case tradizionali giapponesi.
Tutti si stavano divertendo molto e ben presto alcuni si ubriacarono a forza di brindisi a non finire, e altri che non la smettevano più di parlare ad alta voce, la confusione era tale che non su riusciva a sentire il rumore dei fuochi d'artificio - pochi metri lontano da loro - con cui dei ragazzi stavano giocando.

Intanto nella cucina al piano di sotto, una giovane apprendista che lavora nel locale si era seduta su una sedia con penna e carta in mano precedentemente usati per prendere gli ordini dei clienti che quel giorno erano a dir poco numerosissimi e lei si era seduta per potersi riposare un attimo da quella corsa ai tavoli per prendere le ordinazioni; quando sentì una scossa, che a quanto pare percepì solo lei, per cui pensò che la stanchezza le stesse dando alla testa e non ci fece caso e si rialzò per andare a prendere le prossime ordinazioni, che poi riferì al capo cuoco e in quel momento sentì un leggero odore di bruciato e disse: –Ichiro-san, lo sente anche lei? C'e odore di bruciato.–
–Non dire sciocchezze, io non brucio mai niente!– le rispose lui guardandola torvo pensando che la ragazza avesse insinuato che lui non facesse per bene il suo lavoro.
"Ancora, una volta mi sono sbagliata, è già la seconda volta oggi. Ma che mi è preso!" pensò la ragazza fissando il vuoto.
–Sakura, non sognare a occhi aperti, sei al lavoro!– la rimproverò il capo chef vedendola immobile accanto a lui invece di andare a prendere altre prenotazioni.
–Senti, ci sono ancora molti clienti che devono ordinare, quindi datti da fare.– continuò a dire lui, e subito dopo la vide annuire e andare.
Pochi minuti dopo un'altra scossa, ma che tutti percepirono, e subito dopo si vide del fumo avvolgere il soffitto della cucina e pochi secondi dopo le fiamme divamparono.
–Al fuoco, al fuoco!– urlò il capo chef, che continuò –Evaquate subito il locale, subito!– mentre lui correva a premere il pulsante dell'emmergenza e poi a prendere il cellulare per comporre il numero dei vigili del fuoco, e infine corse fuori, dove incrociò la giovane apprendista, a cui si avvicinò.
–Sono tutti usciti, vero?– chiese una volta arrivato al suo fianco.
Sentendo quele parole l'espressione della ragazza mutò in modo indesrivibile e si guardò a destra e manca come per cercare qualcuno in quella folla che stava fuggendo da lì e disse blatelando: –I bambini... compleanno... secondo piano... Dove sono?– in quel momento la ragazza aveva un'espressione talmente sconvolta, che il capo chef pensò che possa esser successo una cosa terribile, così prese la ragazza per le spalle e scuotendola disse quasi urlando: –Su, spiegati meglio, cosa stavi dicendo!–
–Oggi le famiglie di due bambini soni venuti a festeggiare il loro compleanno, e gli erano stati assegnati la stanza sopra la cucina.– spiegò la ragazza più sconvolta che mai, e cadde con le ginocchia a terra.
Ascoltato che parole della ragazza, il capo chef, che aveva precedentemento lasciato la presa sulle spalle di lei si corse verso l'entrata scansando i pochi clienti che stavano ancora uscendo, ma fermato dalla mano di un vigile del fuoco.
–Signore, non può andare.–
–No, non capisce, ci sono ancora persone lì dentro.–
–Provedranno i miei uomini a salvarli, deve rimanere qui fuori e aspettare, altrimenti intralcerebbe i lavori di soccorso.– tentò di convincerlo.
–Riusciranno a salvarli tutti?– chiese alla fine Ichiro che si era reso conto che quell'uomo aveva ragione. Ma non ricevette risposta, perché l'uomo era dovuto andare via sentendo che due tre dei suoi uomini lo avevano chiamato.
–Signore, abbiamo spento le fiamme, ma...– lo sentì dire da un vigile del fuoco che era appenna uscito dal locale.
–Ma cosa? Continua la frase.– lo incitò l'uomo con cui aveva parlato poco fa. –Ecco siamo arrivati troppo tardi, sono morti tutti ad eccezione di quei bambini che Toshiba sta portando all'ospedale.– e sentite queste parole il capo chef rimase a dir poco sconvolto, non avrebbe mai immaginato che sarebbe finita in questo modo e si sentiva in colpa, anche se in cuor suo sapeva perfettamente che non avrebbe potuto fare niente.

Dodici anni dopo
–Buon giorno, padre! Buon giorno, Onii-chan!– disse una ragazza con i capelli lunghi e neri e occhi color nocciola.
–Buon giorno!– le rispose il padre, un uomo sui quarant'anni.
–Già sveglia, sorellina?– scherzò il fratello, che aveva all'incirca diccianove anni.
–Guarda che non sono una dormigliona!– si lamentò la ragazza.
–Sì,sì. Volevo solo scherzare.– disse sorridendo e la sorella dece lo stesso.
–Su, ora basta. Siediti e fa colazione.– disse il padre dei due e la ragazza si sedette.
–Senti, Kagome, oggi purtroppo ho un affare molto impor...–
–Lo so, padre, avete molto da fare. Non vi preoccupate, anche se oggi è il mio compleanno. E poi non sono più una bambina, insomma ho già quindici anni!– lo interruppe Kagome.
–Va bene, sono contento di avere una figlia tanto matura.– commentò lui tirando fuori una scatoletta con sopra un fiocco rosso –Ecco il mio regalo per la mia splendida figlia. Aprilo.–
E così fece, c'era uno splendido ciondolo a forma di cerchio addornato da piccoli diamanti e all'interni del cerchio c'era un'ametista a forma di cuore.
–Allora, ti piace?– chiese alla figlia sorridendo.
–È meravigliosa, padre!– esclamò lei per poi abbracciarlo.
–E invece ecco qui il mio regalo.– disse il fratello dandole una bustina, anch'essa con sopra un fiocco, ma di quelli che si appiccicano.
Lei lo prese fra le mani e tirò fuori una braccialotto con sopra dei fiorellini con dentro incastrati delle pietre di giada.
–Grazie mille, Sota!– disse lei abbracciandolo.
–Prego, sorellina. Approposito, come vuoi festeggiare il tuo compleanno?–
–Per la verità preferisco non festeggiarlo affatto, mi basta che voi due mi vorrete sempre bene.– rispose lei con grande sorriso.
–Ne sei sicura?– chiese il fratello e lei gli rispose subito annuendo.
–Se le cose stanno così potete partire anche oggi.– disse il padre.
–Partire per dove?– chiesero i due nello stesso momento.
–Ho deciso di iscrivere tu, Sota, al college di Tokyo.– disse guardandolo e poi volse lo sguardo sulla figlia –E tu, Kagome, andrai in un collegio molto prestigioso di Tokyo.–
–Per me va bene.– commentò positivamente Sota, ma Kagome non era affatto della stessa idea.
–Ma così non ci potremmo più vedere tutti i giorni!– si lamentò lei.
–Lo so, ma potremmo sempre sentirci per telefono, tesoro.–
–Sì, papà ha ragione.–
–Ma non sarebbe la stessa cosa.–
–Beh, allora vorra dire ogni tanti ti verrò a trovare, figlia mia. Devi sapere che da Aprile dovrò andare all'estero per molto a lungo e sta volta non vi posso portare con me come sempre.–
–Sì, va bene. Forse è la volta buona che mi faccia degli amici. Prima per colpa del fatto che dobbiami cambiare tanto spesso la scuola non mi sono trovata nemmeno un'amica.–

   
 
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