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Autore: fast_lane    23/09/2015    0 recensioni
Una piccola parte di me, che provo a condividere
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Torno a casa, mi siedo. Vado al computer e cerco di distrarmi. Leggo, studio, mangio, vomito. Ascolto musica. Vado a letto, mi giro e mi rigiro, mi volto ancora. Non dormo. In ogni istante della mia vita c’è, in ogni momento della mia quasi-inutile piccola esistenza quella cosa tremenda senza volto mi striscia nella mente, negli occhi, sotto la pelle. Mi entra dentro, mi trapassa: non so più chi sono io e chi è lei. Ci uniamo, ci allontaniamo un poco, ma non mi molla e io non vorrei, probabilmente. Mi alzo ancora, cammino, entro nel mondo. Un mondo egoista, che vuole sempre la sua parte. A volte mi chiedo perché esisto anche io, visto che il mondo girerebbe anche senza la mia spettrale presenza. “Ha continuato a girare dopo Michael Jackson, 2Pac, Mandela”, da notare lo strano accostamento. Erano persone così diverse, con esperienze sociali e culturali estremamente disparate. Eppure per chi ha vissuto con loro il modo ha girato un po’ più in fretta, un po’ più felicemente, non per forza nel vero senso della parola. Però erano persone per cui il mondo ha fatto finta di fare la sua parte: le ha piante disperatamente, poi le ha sotterrate ed è andato a bere una birra. Io non ho fatto grandi cose. Sono solo un’ “io” perso nella nebbia. Nessuno si ferma per te, l’ho imparato, nessuno ti ama davvero, nessuno sarà mai pronto a difenderti per quello che sei, nessuno sarà mai in grado di salvarti da te stesso. E io ho questo desiderio di prendermi, buttarmi al suolo, rialzarmi, soffocare, respirare, morire e poi forse rivivere. Vorrei sentire il fuoco sulla pelle, il freddo come brivido: vorrei sentire. Ah che parola magica, sentire. E io non sento, né la gioia, né la felicità, l’amore, la voglia, la passione. Mondo perdonami se non sono abbastanza forte, abbastanza perfetto, abbastanza unico da poter occupare uno spazio. Scusa se non ho saputo resistere, scusa se scappo, e mi arrabbio, scusa se non so difendermi e cado a terra. Ma tu mondo sembra che sei stato creato solo per questo, per annientarmi. E ti odio, ti odio da morire per questo. “Da morire”, frase usata a sproposito, direi. La maniera più sbagliata con cui ho cercato di curarmi è stata prendere in mano una lametta e usarla come arma. La prima di tante altre armi. A volte sento dire che chi è come me, chi non si ama, semplicemente lo fa per attenzione, perché vuole mettersi in mostra. Ma perché la gente parla senza sapere? Perché crede di essere diversa, migliore, ma non fa altro che mettersi nel fango. Di sicuro io sono quello che faccio. Ma non è solo per me e i miei errori che sono così. No, non sono stato abusato da mio padre quando ero bambino, non venivo picchiato a scuola. Però qualcosa dentro di me non ha mai funzionato, c’è qualcosa di storto, piegato, malsano. Mi taglio le vene per fare uscire quello sporco. Non è la soluzione giusta, lo so, ma chi sono io per dirlo? Graffiati, morditi, tagliati, piangi, strappati i capelli, urla, picchiati, buttati, sporcati. Questa è la mia bibbia. Direi anche “rovinati” ma quello lo sono da tempo, rovinato intendo. Insomma qualcuno che sta bene con il male è almeno rovinato.







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