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Autore: Gremilde    23/09/2015    6 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo e che decido di pubblicare sugli shugo chara. E' una storia che sto scrivendo con l'aiuto delle mie sorelline, anche loro appassionate dell'anime.
Non posso dirvi se all'interno della mia storia ci saranno degli spoiler. Non conosco il manga e dell'anime ho visto solo una parte. Questo racconto, è nato dopo aver visto Ikuto stare male per colpa dell'energia X contenuta nel suo violino. Non ho ancora visto cosa accadrà da lì in poi... Questo è ciò che immagino io...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Luci nella notte


Amu si svegliò di soprassalto dall’incubo che stava facendo, l’ennesimo di quella settimana, un boato al centro della città l’aveva strappata dai suoi sogni.
Rabbrividendo, la ragazzina abbracciò le ginocchia con le braccia e guardò verso la finestra. Davanti agli occhi, aveva ancora il volto furibondo di Ikuto che, pieno di disprezzo, le diceva di lasciarlo in pace che lei era solo una ragazzina.
- Ehi, Amu… - sbadigliò Ran, una delle sue shugo chara – Tutto bene?
- Ran… - le sorrise Amu riscuotendosi dai suoi brutti pensieri – Sì, stai tranquilla. Sto bene.
- Secondo me non stai così bene. – borbottò uscendo dall’uovo il secondo shugo chara di Amu, Miki – Tu ci dici così per non farci preoccupare.
- Ma ottieni l’esatto contrario. – concluse Suu sospirando.
- Ragazze… - sorrise triste Amu non aveva raccontato loro tutto quello che era successo; ma le tre piccole shugo chara erano parte vitale del suo cuore e non poteva nascondere tutto troppo a lungo.
- È successo qualcosa con Ikuto, vero? – parlò Dia uscendo dall’uovo.
- Dia… - le lacrime caddero calde dagli occhi ambrati di Amu, in quel momento avrebbe tanto voluto correre da sua mamma, raccontarle del ragazzo del quale si era innamorata e che le aveva spezzato il cuore; ma non poteva, perché per tutti era l’algida e forte Amu Himamori.

Le quattro shugo chara volarono verso il letto della loro portatrice e si strinsero attorno a lei, consolandola e facendola piangere, capendo che era di quello che aveva bisogno.
- Amu… - le asciugò gli occhi Suu – Sai che con noi puoi parlare. Noi siamo parte di te.
- Sì… lo so… - annuì lentamente facendo ondeggiare la chioma rosa confetto – E’ che…
- Senti tanto dolore nel cuore. – concluse Dia osservandola.
- Sì. – ammise – Ma nessuna di voi ha la colpa di questo mio malessere. – le prese tra le mani a coppa cullandole dolcemente contro la propria guancia – E’ che non so che fare.
- Se ci escludi, Amu, è complicato consigliarti. – disse Miki saggiamente.
- Dia vi ha detto che sto così per colpa di Ikuto. – ammise a denti stretti lasciandole andare – Lui… - un altro boato le fece sobbalzare, interrompendo il discorso di Amu.
- Ma cosa sta succedendo laggiù? – domandò Ran volando verso la finestra.
- Allora non era un sogno! – Amu la raggiunse osservando il punto dov’era avvenuta l’esplosione.
- Non è il parco? – domandò Suu che aveva un pessimo senso dell’orientamento.
- Sembrerebbe. – annuì Miki, portando ad Amu il cellulare che stava vibrando.
Amu ringraziò la piccola shugo chara con un sorriso, prese il cellulare e guardò l’ID prima di rispondere: rabbrividì pregustando guai era Utau.
Amu! – le gridò infatti nell’orecchio dopo il suo timido pronto – Ma si può sapere dove diavolo sei? I tuoi amici imbranati non ti hanno ancora chiamato?
- Chiamato? Amici imbranati? – balbettò diventando rossa Amu – Utau, mi piacerebbe capire una parola di quello che dici.
Non ho tempo di spiegarti. – tagliò corto la ragazza – Hai sentito quei boati?
- Sì. – sospirò guardando nuovamente fuori dalla finestra.
E allora cosa aspetti a chara trasformarti? Un invito scritto?
- Utau. – sibilò lei iniziando a perdere la pazienza – Quei boati sono causati dalla Easter? È uno dei loro attacchi?
Sì, perché, non te l’avevo detto?
- Forse no. – le urlò contro con rabbia, Utau era la sorella minore di Ikuto e solo parlare con lei la faceva sentire male – Ma io non verrò. Per questo i miei amici non mi hanno chiamato.
Come non verrai! – tentò di informarsi; ma Amu non le dette il tempo di chiedere che replicò:
- Durante l’ultimo scontro con tuo fratello, ho subito una brutta ferita. – era vero e non solo al cuore – Ikuto, sotto l’influsso della Easter, mi ha quasi ucciso. Sono in convalescenza.
Amu… - borbottò Utau, tutta la rabbia nella sua voce era scemata – Scusa… Io…
- Tranquilla Utau. Ho chiesto io a tutti di non dire niente. – fece un sorriso triste appoggiando la testa contro il vetro – Buona fortuna. – e chiuse la conversazione, troppo stanca per continuare.
Amu si trascinò stancamente fino al letto, le ferite pulsavano dolorosamente; ma quello che più faceva male era il cuore spezzato a metà.
Ogni volta che chiudeva gli occhi, vedeva lo sguardo carico d’odio di Ikuto e si sentiva persa e sola. Tadase faceva del suo meglio per consolarla, le ripeteva costantemente quanto l’amasse e quanto fosse importante per lui; ma nessuno dei suoi teneri gesti riusciva a rasserenarla. Anzi... Tutt'altro...
Dentro al cuore di Amu, Ikuto aveva piantato un seme nero e nessuno sembrava rendersene conto. Sospirando la ragazzina si stese nuovamente nel letto e sprofondò sotto il piumone sperando di riuscire a dormire senza incubi.

Il sonno di Amu fu tutt’altro che tranquillo, i ricordi della battaglia erano ancora troppo vividi, le ferite e i lividi che portava addosso facevano male non solo fisicamente ma anche psicologicamente.
Smettila di guardarmi così! Vuoi capirlo che ti io ti odio ragazzina? Non ti ho mai amato, mai!"
Urlando un disperato “no Ikuto”, Amu si trovò seduta sul letto in un bagno di sudore.
Di nuovo quell’incubo, di nuovo quello sguardo e quelle parole cariche d’odio.
Di nuovo lacrime a bagnare il volto della ragazzina, lacrime di dolore che non riusciva più a trattenere.
La porta della sua camera si aprì, lasciando entrare sua madre preoccupata.
- Amu, tesoro, stai male?
- Mamma… - arrossì lei cercando di cancellare i segni del pianto.
- Amore… - la donna sedette al fianco della figlia e le accarezzò dolcemente i capelli – Non devi fingere con me. Sono la tua mamma.
Amu le sorrise tra le lacrime, poi si buttò tra le sue braccia, piangendo fino a che ne sentì la necessità.
- Lo ami molto, vero? – domandò mentre le accarezzava i capelli rosa.
- Io… - Amu arrossì irrigidendosi.
- Quasi ogni notte, urli il suo nome. Papà dorme pesantemente; ma, a volte, capita che io sia sveglia a lavorare su un pezzo e ti sento.
- Sono incubi mamma. – mentì con un mezzo sorriso Amu, da quando era diventata un Guardiano mentiva spesso ai genitori, soprattutto quando doveva giustificare ferite gravi come quelle riportate nell’ultimo scontro con la Easter.
- Sogni il giorno dell’incidente. – mormorò la donna, la sua era un’affermazione e la figlia annuì lentamente, i suoi shugo chara osservavano la scena in preda all’angoscia – Puoi dirmi cosa è successo?
- Te l’ho detto mamma… - sospirò con la voce soffocata dal pigiama della madre – Siamo andati a fare una gita in montagna con gli altri Guardiani. – chiuse gli occhi, era una mezza verità la gita c’era stata ma lei non era caduta in una scarpata, lei era stata ferita in battaglia.
- Ma come hai fatto a cadere? – le domandò la madre.
- Stavo scherzando con Rima, - mormorò – parlavamo di uno spettacolo in TV. Non ho visto la radice della pianta, sono inciampata e precipitata.
- E il tuo fidanzato dov’era?
- Mamma! – arrossì fino alla radice dei capelli Amu, solo l'idea di considerare Tadase il “suo fidanzato”  le faceva male allo stomaco – Ta… - era imbarazzata – Tadase e gli altri hanno cercato di prendermi, ma il terreno era troppo scivoloso e non sono riusciti a trattenere la mia caduta. – spiegò tutto d’un fiato.
- Tadase? – ripeté la donna osservando attentamente la figlia – Quindi è lui il tuo fidanzatino? – sospirò – Ed io che speravo fosse l’altro.
- Chi mamma…
- Beh… - la donna si sistemò gli occhiali sul naso e sorrise – Secondo me, Tadase non ha il carattere adatto per renderti felice tesoro. Ma è solo una sensazione.
- Mamma… - scosse la testa Amu pentendosi subito del gesto, il suo corpo fu attraversato da fitte dolorose.
- È il tuo primo fidanzatino, - la baciò sulla fronte sistemandola per dormire – forse ti aiuterà a vincere la timidezza che nascondi dietro la tua maschera di ice-girl. – Amu arrossì di nuovo, tentò di aprire la bocca ma non riuscì a dire niente – Amore… - le sorrise la donna – Ricorda che sono tua madre, ed io ti osservo non solo con gli occhi…
- Grazie mamma… - mormorò lei tirandosi le coperte fino al naso, era imbarazzata ma doveva ammettere che la madre aveva ragione, i suoi pensieri non erano mai rivolti a Tadase ma ad Ikuto.
- Vedrai che troverai il modo di aiutarlo. – le sorrise la donna dalla porta – Ho visto come ti guarda.
- Non credo mamma. – ammise Amu con la voce incrinata – Ikuto ha detto che mi odia.
- Si dicono strane cose per proteggere le persone che si amano. - sorrise la madre, sapeva che il cuore della figlia non batteva per Tadase.
- Mamma ti prego… - sprofondò sotto il piumone, rossa come un semaforo.
- Buonanotte piccola mia. – le sorrise nuovamente.
- Notte mamma… - biascicò con uno sbadiglio Amu – Mamma…?
- Sì Amu?
- Grazie…
La donna uscì dalla stanza della figlia sorridendo, non appena fu sola, Amu si girò a guardare verso la finestra dove le luci della battaglia continuavano a brillare.

Le sue quattro shugo chara la raggiunsero per vedere come stava, a loro si unì Yoru lo shugo chara gatto che la Easter aveva separato da Ikuto.
- Amu… - miagolò Yoru – Come stai?
- Meglio Yoru. – gli sorrise, quel musino triste e preoccupato la intenerì – Sto guarendo.
- Aiuterai Ikuto? – le domandò facendo gli occhioni teneri.
- Sì. – annuì lentamente – Ma ho bisogno anche del vostro aiuto.
- Conta su di noi. – ridacchiò Ran – Siamo una squadra.
- Sì, e ci aiutiamo a vicenda. – continuò Suu.
- Quando gli amici hanno bisogno di noi… - iniziò Dia.
- Noi non voltiamo loro le spalle. – sorrise Miki guardando Yoru.
- Grazie ragazze. – sospirò stancamente il piccolo shugo chara gatto – Ikuto mi manca terribilmente. Sento la sua confusione, la battaglia che sta affrontando per liberarsi di loro che l’hanno soggiogato.
- Lo so Yoru. – Amu lo prese con dolcezza tra le mani a coppa – Vedrai che lo aiuteremo.
- Sei una ragazza speciale Amu, grazie. – mormorò il gattino grato.
- È innamorata. – mormorò Ran – Il suo giovane cuore batte per il cuore del tuo portatore.
- Ma smettila Ran! – sbottò Amu arrossendo.
- Non ci trovo niente di male. – disse Dia osservando la scena.
- Dia ha ragione. – annuì Yoru – E poi, il mio Ikuto è così affascinante. Con quell’aria da bello e dannato. Tante ragazzine hanno perso la testa per lui.
- Ah. – replicò Amu – Tante ragazzine, eh? – il suo sguardo fece tremare di paura gli shugo chara.
- Perché fai la gelosa? – borbottò Miki – Non ne hai diritto. – la guardò incrociando le braccia sul petto – Tu non stai con il “piccolo re”?
- Ecco io… - la ragazzina si guardò imbarazzata le mani fasciate, poi scosse la testa e mormorò – Sono molto stanca, non mi sembra il caso di parlarne adesso. Buona notte a tutti. – si girò su un fianco e finse di cadere subito addormentata.

Il resto della notte passò tranquillo, i Guardiani aiutati da Utau riuscirono a bloccare l’attacco della Easter ma l’embrione fuggì nuovamente dileguandosi nella notte.

   
 
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