The end and the beginning
Autore Darik
12° PARTE
ANNO 2030/ LONDRA
Erano le dieci del mattino.
Shinji stava seduto in soggiorno e leggeva il giornale.
“Incredibile” pensava “dopo sei anni che io e Asuka ci
siamo trasferiti qui, e dopo innumerevoli corsi di inglese, ancora non
riesco a leggere bene certi articoli. Dovrò farmi spiegare da
Asuka, quando torna, quello che c’è scritto”.
Suonò il campanello, Shinji si alzò chiedendosi chi potesse
essere a quell’ora.
Attraversando l’ampio soggiorno-biblioteca del suo appartamento, andò
al video-citofono.
“Speriamo non siano altri giornalisti ” pensò il
ragazzo.
Asuka gli aveva detto tante volte che per risparmiarsi il disturbo poteva
benissimo far finta che non ci fosse nessuno, e se qualcuno voleva venire
a trovarlo, doveva chiamarlo prima sul cellulare.
Ma Shinji era troppo educato per fare una cosa simile.
Attivò il video-citofono e chiese: “Chi è?”
“Shinji, indovina che è venuto a trovarti dall’Italia?”
rispose allegramente una voce maschile.
Shinji fissò il viso sullo schermo: sulle prime non lo riconobbe,
ma subito dopo esclamò contento: “Giovanni! Da quanto tempo.
Sali pure”.
Giovanni salì fino alla porta dell’appartamento di Shinji, e
quando il ragazzo aprì si abbracciarono, proprio come due vecchi
amici che non si vedevano da un bel po’.
“Accomodati Giovanni. Vuoi del caffè?”
“Già preso grazie”.
I due si sedettero su delle comode poltrone in pelle, davanti ad una
grossa finestra che dava sulla strada.
“Ti tratti bene Shinji. Non è da tutti avere una casa a
Notting Hill, il quartiere più artistico di Londra. E vedendo com’è
arredata direi che non è stato neanche un grande sacrificio”.
Shinji, leggermente imbarazzato: “Beh, ecco vedi, con quello che
guadagniamo io e Asuka…”
“Lo so, sei una grossa celebrità. Ho letto molti articoli su
di te: sei diventato il più grande concertista del momento. Sia
dirigendo un’orchestra, sia da solo col tuo violoncello. Un giornale
ha perfino detto che suonati da te Mozart, Bach, Beethoven sembrano
rivivere”.
“La stampa esagera”.
“Ma il pubblico e la critica sono d’accordo” Giovanni
indicò la lunga collezione di premi che Shinji aveva accumulato in
appena cinque anni di carriera, in bella mostra sopra un ripiano in legno
pregiato.
“Anche tu comunque non scherzi. Le riviste di cultura ti mettono tra
le promesse del futuro nel campo degli studi storici. Le tue scoperte
stanno rivoluzionando l’intera materia” fece notare Shinji al
suo amico.
“E’ dovuto in parte alla passione e in parte alla fortuna”.
“Ho l’impressione che tu sia venuto qui per chiedere qualcosa.
Ma anch’io ho delle domande da farti. Facciamo un patto: tu rispondi
alle mie domande, poi io risponderò alle tue”.
“Okay. Spara”.
“Volevo sapere che fine hanno fatto Jean-Luc e Tang-Po: dopo la
distruzione di Neo-Tokyo 3 gli ho rivisti si e no una decina volta, poi
diventati maggiorenni ne ho perso le tracce. Dove sono finiti?”
“Mi sono tenuto in contatto con loro, anche se bisogna dire che sono
più loro a contattare me. Tang-Po è tornato in Thailandia,
ha aperto una palestra di arti marziali allo scopo di togliere dalla
strada i ragazzi che si trovavano nella sua stessa situazione prima di
entrare alla Nerv. E sta anche avendo successo, visto che più volte
la malavita locale ha mandato delle, diciamo ambasciate, per farlo
desistere. E lui in risposta ha rotto qualche braccio e alcune mascelle”.
“Sta giocando col fuoco”.
“Si, e a lui piace. Ma non preoccuparti, è indistruttibile”.
“E Jean-Luc?”
“Dopo essere tornato in Francia ha affrontato il padre: e il padre,
colpito dal suo coraggio e dalla sua decisione, lo rivalutò. Gli
offrì un posto di presidente in una delle tante aziende miliardarie
della famiglia, ma Jean-Luc ha rifiutato. Ora, a quanto diceva nell’ultima
lettera, vive in una soffitta a Parigi, sul modello degli artisti boheme
dell’ottocento. Fa il pittore, ha un sacco di amici e anche una
ragazza”.
“Vuole essere se stesso, senza farsi ingabbiare dal padre” notò
Shinji.
“Si, e gli sta riuscendo bene. Hai altre domande?”
“No. Ora tocca a te”.
“Okay. Innanzitutto come state tu e Asuka insieme? Vi siete sposati
quattro anni fa, e mi dispiace molto per non essere riuscito a venire al
matrimonio. E anche per non essermi fatto vedere in questi anni. Solo
telefonate e lettere”.
“Non preoccuparti. Io e Asuka sappiamo cosa vuol dire essere sempre
impegnati. Ma stiamo bene, lei ovviamente è la padrona di casa, non
abbiamo servitù per non rammollirci, uso le sue parole, e facciamo
in modo che i nostri impegni non ci tengano mai troppo lontani”.
“Asuka fa l’attrice. E’ specializzata in ruoli da dark
lady mi pare”
Shinji sorrise: “Si. In sintonia col suo carattere”.
Un rumore giunse dal piano di sopra.
“Scusami un attimo” disse Shinji alzandosi dalla poltrona e
andando di sopra.
“Aspetta, vengo con te”.
I due salirono di sopra, Shinji entrò in una stanza da letto,
Giovanni lo seguì.
“Il vostro nido d’amore eh?” lo stuzzicò Giovanni.
“Ehm già” rispose Shinji un po’ imbarazzato.
La stanza era piena di foto del matrimonio di Shinji e Asuka.
Ma l’attenzione di Giovanni fu attratta da una culla, dove si vedeva
qualcosa muoversi sotto le coperte.
“Tuo figlio?”
“Si. Si sta svegliando. Asuka è andata ad una conferenza
stampa e si è tanto raccomandata che mi prendessi cura di lui”.
Shinji sollevò le coperte, mostrando un delizioso bambino di circa
quattro anni, con i capelli rossi, che indossava un pigiamino di colore
blu.
“Ha preso dalla madre” commentò Giovanni.
“Si. Ma per fortuna solo i capelli. Come carattere è più
simile a me” scherzò Shinji, che prese in braccio il piccolo.
“Tesoro di papà. Ti sei svegliato eh?”
Shinji cominciò a cullare il bambino, ancora assonnato, che si
strinse al petto del padre rasserenato dalla sua voce.
“Come si chiama?”
“Leonard. Ha quattro anni. Non è un amore?”
“Si. A me piacciono molto i bambini, ma il tuo è davvero
bello”.
“Tu non sei sposato, vero Giovanni?”
“No. Non ho ancora trovato l’anima gemella. Ma credo che dovrò
cominciare a darmi da fare. Voglio avere anch’io un figlio bello come
il tuo”.
“Beh, proseguiamo la nostra discussione in soggiorno. Non ti
dispiace se porto Leonard no?”
“Assolutamente”.
I due scesero in soggiorno.
Leonard si svegliò completamente e cominciò a
giocare col padre.
Shinji, seduto sulla poltrona, lo teneva in braccio, gli sorrideva e gli
diceva parole dolci.
Il bambino rideva felice.
Giovanni li osservava, sorrise nel vedere quale ottimo padre fosse
diventato Shinji nonostante non avesse modelli a cui fare riferimento.
“Allora Giovanni. Quali sono le tue domande?” chiese Shinji
mentre sorrideva a suo figlio.
Giovanni si fece serio, meditò un po’ sulle parole e disse: “Senti
Shinji, io non voglio rinvangare eventuali ricordi spiacevoli, ma Jean-Luc
e Tang-Po nei loro messaggi, hanno chiesto più volte di sapere che
fine ha fatto Rei Ayanami. E francamente anch’io sono molto curioso.
Quando noi tre ci risvegliammo eravamo, insieme agli abitanti di Neo-Tokyo
3 e al personale della Nerv, su una delle montagne situate ai bordi della
città. Ma la città non c’era più. Al suo posto
era rimasta solo un’immensa voragine che comprendeva anche il luogo
dove c’era una volta la base della Nerv e quindi profonda chilometri.
Nessuna vittima, ma era stato tutto spazzato via. Nessuno sapeva spiegarsi
cosa fosse successo: interrogati dai soldati dell’ONU tutti dissero
che dopo essere stati inglobati da una specie di sfera bianchissima e
lucente, in un lampo si erano ritrovati li, senza capire come, e la città
era sparita. Rei Ayanami venne data per dispersa. Poi l’ONU e il
governo giapponese sciolsero la Nerv e calarono su tutta la vicenda il più
rigido segreto. Misato, Kaji e Ritsuko, come tutto il personale dell’agenzia,
andarono a lavorare direttamente alla Nazioni Unite, e una volta li
denunciarono i membri di un organizzazione chiamata Seele, i quali furono
tutti arrestati per crimini contro l’umanità. Ma tu, Shinji, e
Asuka, eravate con noi nel Terminal Dogma e siete stati coscienti per
tutto il tempo. Cos’è successo? Ho cercato di resistere alla
tentazione per tutti questi anni, intendiamoci, io sono venuto qui per
rivederti, non per altro, ma ora trovandomi …”
Shinji guardò seriamente in volto il suo bambino, che sorrise
vedendo l’espressione del padre.
Shinji, davanti a quel faccino cosi carino, sorrise di nuovo, gli mise
una mano sui capelli, poi fissò Giovanni: “Hai ragione. Hai il
diritto di sapere. Io e Asuka, dopo esserci consigliati con Misato, la
dottoressa Akagi e Kaji decidemmo di tenere tutto per noi. Ma anche voi
eravate li e dovete sapere. Promettimi però che non lo dirai a
nessuno”.
“Lo giuro. E farò in modo che Jean-Luc e Tang-Po facciano lo
stesso”.
“Va bene. E’ stata Rei a provocare quella enorme sfera di
energia, allo scopo di distruggere tutti gli strumenti di un progetto
folle ideato da mio padre e dai suoi mandanti. Quella sfera non ha solo
distrutto Neo-Tokyo 3 e il Quartier Generale della Nerv. Infatti quando
sparì la sfera generò un onda d’energia che
propagandosi su tutta la superficie della Terra, ha colpito anche le altre
divisioni della Nerv, e le ha distrutte insieme alle unità Eva che
stavano costruendo, risparmiando comunque il personale che vi lavorava.
Dopo aver fatto questo il corpo di Rei si dissolse, decise di morire per
il bene dell’umanità, per impedire un eventuale ritorno di
quel mostro che si faceva chiamare Legato. Oppure che qualcuno a
conoscenza dei piani di mio padre, la sfruttasse per proseguirli. Io
implorai Kirishima di aiutarla. Te la ricordi?” “Vagamente. La
vidi solo quella volta che entrò a far parte della nostra classe,
nel ormai lontano 2015. Ma si può sapere chi era?”
“Kirishima era l’Angelo della Vita, la vita insomma”.
“Cosa? Tu mi dicesti che Legato era l’Angelo della Morte e…
ma si, che stupido. Era ovvio. Erano due facce della stessa medaglia. Dove
va la morte, va anche la vita”.
“Esatto. Comunque Kirishima conosceva il dolore di Rei. Sapeva che
anche se la ragazza si era sacrificata di sua iniziativa per salvare noi e
tutti gli uomini, soffriva comunque all’idea di dover rinunciare alla
vita, proprio ora che aveva imparato ad apprezzarla. E allora l’Angelo
della Vita, le ha dato la possibilità di ricominciare. L’ha
fatta reincarnare. L’anima di Rei è rinata in un nuovo corpo e
ora finalmente può godersi la vita liberamente, senza il rischio di
essere strumentalizzata da qualcuno. Conduce sicuramente un’esistenza
felice, Kirishima me lo promise prima di sparire insieme a quel Wolfwood.
Ma non so dove sia adesso Rei. Una delle chissà quante bambine nate
nel 2015. Potrebbe essere ovunque. In Europa, in Asia, in America.
Ovunque. Non ha più memoria della sua vita precedente, ma ne ha
conservate le emozioni. Anche il suo grandissimo amore. La cosa più
importante”.
Giovanni ascoltò in silenzio il racconto di Shinji: “Rei sarà
sicuramente felice. Dopo tutte le sofferenze patite se lo merita. Ma non
ti è mai venuta la curiosità di sapere dove o chi sia ora?”
“Si. Lo vorrei sapere, ma mi accontento all’idea che in ogni
caso ora non ha più problemi”.