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Autore: MaddaLena ME    24/09/2015    3 recensioni
Ancora una volta, si ritrovava da solo, contro tutti. Ancora una volta, non gli era permesso di essere libero di reagire. Ancora una volta, si trovava costretto a reprimere sentimenti e sensazione, che ben celava dietro alla fedele armatura che lo accompagnava ogni giorno, da anni.
Pensieri e sensazioni del Pipistrello dei sotterranei, in duello con Minerva.
Dal testo:
Persuaso da Silente, era arrivato a promettere qualcosa che, proprio con la morte di Silente, non gli era più possibile garantire: la protezione di Hogwarts, del castello, della scuola e degli studenti. Era lì, al proprio posto, sentinella obbediente e giudiziosa, soldatino affidabile e capace di mantenere una parola anche quando il contraente è già passato a miglior vita. Era lì, ma si sentiva inutile e vuoto, profondamente solo; ma, sopra ogni cosa, incapace di adempiere alla propria missione, nonostante intendesse con tutte le forze fisiche, psicologiche e mentali ancora in suo possesso eseguire il proprio dovere. Come ogni volta, come sempre.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alecto Carrow, Amycus Carrow, Filius Vitious, Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il congedo del Pipistrello

Quel codardo bruciava come una ferita, quell’impulsività, troppo a lungo repressa, che riemergeva, prepotente, in un impeto di rabbia incontrollabile. La necessità, irrefrenabile, di difendersi, in qualche modo, che non sono le parole, perché non ne può utilizzare di adatte a scagionarsi: non può perché metterebbe a repentaglio il piano di Silente, la vita di Harry, la vita stessa dell’intero mondo magico, affidato completamente ed irrazionalmente alle gesta di quel ragazzino irresponsabile. Non gli era consentito scagionarsi: il suo onore, evidentemente, non era abbastanza importante da permettergli di essere difeso. Era lui in balia degli eventi. Lui a dover essere preside, limitando i danni e non potendo neppure intervenire direttamente, in difesa degli studenti. Persuaso da Silente, era arrivato a promettere qualcosa che, proprio con la morte di Silente, non gli era più possibile garantire: la protezione di Hogwarts, del castello, della scuola e degli studenti. Era lì, al proprio posto, sentinella obbediente e giudiziosa, soldatino affidabile e capace di mantenere una parola anche quando il contraente è già passato a miglior vita. Era lì, ma si sentiva inutile e vuoto, profondamente solo; ma, sopra ogni cosa, incapace di adempiere alla propria missione, nonostante intendesse con tutte le forze fisiche, psicologiche e mentali ancora in suo possesso eseguire il proprio dovere. Come ogni volta, come sempre.  
Trincerato dietro un impenetrabile muro di silenzio, intinto nel buio oscuro della notte, celato dal proprio abito scuro, nero come la notte, non aveva mai mancato di essere una spia affidabile, un osservatore imperscrutabile, un alleato fedele, un collega preparato e leale. Sapeva che, fino ad ora, fidandosi di Silente, non si era mai comportato in modo altezzoso, imprudente od impulsivo. Era stato il suo braccio destro, per anni, devoto e fedele, incapace di sottrarsi alle sue lusinghe e alle sempre più pressanti ed impegnative richieste dell’anziano mago. Sicuramente, il vecchio Grifondoro si era approfittato in più di un’occasione della perpetua stima che gli aveva accordato, dal momento in cui aveva avuto la netta certezza che Silente poteva essere l’unica sua speranza di ritrovare quel senso che la sua vita pareva aver perduto, durante quella maledetta notte di Halloween. Per questo, lui si era lasciato lusingare dalla sua convincente retorica, aveva ceduto ai suoi melliflui discorsi, sapendo di potervi resistere se solo avesse voluto. Per questo, anche, non aveva sopportato di essere tagliato fuori, che ci fossero questioni importanti che il preside volesse condividere solo con il Prescelto, quasi che lui non fosse degno abbastanza, nonostante gli attestati di stima e di fiducia, che il primo aveva espresso senza remore anche davanti a vari Grifondoro che, spesso, avevano la tendenza ad essere sospettosi nei suoi riguardi quasi quanto Bellatrix Lestrange.
Era invidia? Gelosia? No! Il suo era solo un tentativo di ottenere giustizia. Certamente, nel suo passato c’erano state ombre: ma in fondo, chi può ritenersi davvero immacolato? Ma, da quando aveva deciso di accettare la proposta del preside, si era completamente consacrato alla Causa, senza risparmiarsi minimamente, mettendosi in gioco senza risparmiarsi nulla, affrontando ogni sorta di pericolo ed esponendo ogni volta tutto quello che gli era rimasto ancora: la sua stessa vita. L’unica cosa che davvero possedesse, dopo aver perso orgoglio, dignità, superbia, arroganza, ambizione, tentativo di potere assoluto. A tutto aveva rinunciato, in nome di quel giglio che aveva saputo far rifiorire quel suo cuore troppo a lungo arido ed incapace di ricevere affetto e confidenza.
Quanto gli mancavano quegli attimi di serena felicità passati con lei! Sprazzi di luce in un’infanzia vissuta in mezzo al grigiore più assoluto, tra povertà, denigrazione e incomprensione, sia tra i babbani che nel mondo magico. Niente andava per il verso giusto, se non quando ero con lei. Fino a quel giorno… già, possibile che quell’unico momento di debolezza in cui si fosse rivelato impulsivo ed arrogante, gli si fosse ritorto contro, per sempre, come un boomerang? Sì, forse era per questo che non sopportava Potter: nonostante la sua arroganza e la sua avventatezza, risultava sempre apprezzato e benvoluto da tutti, gli amici gli rimanevano fedeli e gli perdonavano gli sbagli più assurdi. Qualcosa che a lui, il pipistrello dei sotterranei, nessuno aveva mai concesso.
Ma adesso, adesso, non ce l’aveva fatta! Quel codardo si era conficcato nel cuore, come una saetta scagliata dal miglior centauro esistente. Ed invece, il mittente di questa missiva di fuoco era proprio una collega, con cui aveva condiviso l’esperienza scolastica  ed extra scolastica per anni interi: lei che, insieme con lui, era nel novero dei più stretti collaborati di Silente. Una persona di cui lui aveva sempre avuto stima, nonostante non avesse mai avuto occasione per manifestarlo in maniera esplicita. Del resto, lui per primo, ne provava una stima implicita, dovuta al fatto che essa aveva sempre dimostrato di meritare la fiducia di Silente.



Adesso, in questa calma densa di tensione, che preannunciava il peggio in arrivo, di fronte alle accuse di quel giovane, arrogante Grifondoro, con un groppo che gli annodava la gola e una gran voglia di piangere, l’unica cosa che seppe fare fu puntargli contro la bacchetta, lui che era un suo insegnante! Salvo poi essere incapace di far seguito alle minacce, esponendosi quindi, ovviamente, al materno istinto protettivo della Mc Granitt per uno dei suoi rampolli, che lei vedeva (illusa!) in pericolo. Già, illusa, perché, disorientato, con la bacchetta puntata contro di loro, mi sono ritrovato incapace anche solo di pensare di far loro del male. Aveva giurato, aveva giurato che non avrebbe accettato di vedere morire altri che non fossero quelli che non sarebbe riuscito a salvare. L’unica eccezione l'aveva fatta per Silente (sì, proprio per lui!) e ancora il ricordo gli era insopportabile: quell’assenso (non l’avrebbe mai creduto) al piano strategico di quel folle era stato la sua rovina, l’inizio del suo inarrestabile tracollo. Riviverlo adesso era qualcosa che oltrepassava le sue forze.
Se mai avesse avuto una fibra morale in tutta la sua vita, be’, in quel momento, era di certo ridotta ad un cencio e quelle parole erano coltelli che laceravano una carne già insanguinata e provata, dietro alla maschera di ghiaccio che con cura si infilava ogni giorno sul volto pallido, a celare ogni traccia d’emozione.
Non appena ebbe ingaggiato il duello con Minerva, vide aggiungersi anche Vitious, Sprite e persino Lumacorno. Tutti, contro di me. E di fronte agli attacchi non rispose, se non per difendersi, dopo aver mancato la possibilità di attaccare per primo. E, ancora una volta, si ritrovava da solo contro molti. Senz’alcuna giustizia. Eppure, nonostante tutto, aveva perso, perché non aveva voluto vincere. Non era quella la sua guerra. La sua, l’avevo già persa anni fa.

Chi l’avrebbe mai detto che il suo testamento, in quel Castello che lo aveva visto crescere, sarebbe stato proprio la trasformazione in pipistrello?

   
 
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