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Autore: mrsSalvatore    24/09/2015    1 recensioni
POSSIBILE SPOILER 6X10|RIVELAZIONE DI -A
Alison è sola, e piange. Piange perchè tutto le sembra essere andato nel verso sbagliato quando lei voleva solo farsi rispettare. Le cose le sono sfuggite di mano, e solo a distanza di anni si ritrova a pensare a tutte le scelte sbagliate che ha fatto: alla Alison quindicenne, una matricola liceale che desiderava solamente essere al centro dell'attenzione.
Dal testo: "Perché Alison DiLaurentis era questo: una puttanella bionda che se la faceva con i ragazzi più grandi, e che riteneva di odiare gli sfigati più dei pidocchi, in quanto peggiori perfino alla lebbra."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alison DiLaurentis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se lo ricordava bene, Alison, come tutto era cominciato. Perché no, non si trattava di quella notte al capanno, e nemmeno l’Halloween del suo terzo anno di liceo. E neppure quella volta in cui aveva sdegnato Mona, e l’aveva insultata dandole della sfigata. La vera storia era iniziata anni prima, anche se lei faticava ad ammetterlo. Quando ancora era una ragazzina ossessionata dalle feste e dai ragazzi più grande. Quando le bugie, per lei, erano all’ordine del giorno. E di certo non si sarebbe mai immaginata che la storia sarebbe finita in quel modo.

Era il primo giorno di liceo, ed Alison era sveglia dalle cinque di mattina. Continuava a storcere il naso di fronte a ogni singolo abbinamento di vestiti che componeva sul suo letto, per poi scartarlo con un sonoro nah. Quella mattina ci sarebbe stata la sua entrata trionfale, e avrebbe dovuto farla in grande stile, per rimanere subito impressa nelle menti di tutti. Se voleva da subito diventare la regina della Rosewood High, doveva diventarlo il primo giorno, altrimenti nessuno l’avrebbe mai più presa sul serio.
Erano le sei e trenta quando, finalmente, un vestito le parlò. Era un abito classico dal taglio semplice, ma ricco di pizzi e balze: quell’abito l’avrebbe fatta letteralmente splendere in tutto il corridoio. La ragazza si vestì con calma, sebbene le lancette sul suo orologio stessero correndo più del normale, e una volta pronta si acconciò i capelli. Alison amava i suoi capelli. Non faceva che accarezzarli tutto il giorno, spostandoseli dal viso per poi rimetterseli davanti un secondo più tardi. Quando li lavava li inondava di balsamo alla vaniglia, perché era convinta che ai ragazzi l’odore dei suoi capelli li facesse impazzire. Così quella mattina se li legò in un’elaborata acconciatura, e prima di scendere a fare colazione, impiegò altri dieci minuti buoni nello scegliere una borsa coordinata al vestito. Aveva sempre odiato le ragazze che non prestavano attenzione ai dettagli, che andavano in giro pavoneggiandosi nel non essere come tutte le altre ragazze a cui piacciono solo i vestiti e le scarpe. Lei non era così, a lei non piacevano i vestiti e le scarpe, lei li amava.
-Ciao papà.- salutò appena ebbe sceso le scale, sedendosi a tavola. Suo fratello stava mangiando i cereali col cucchiaio, e Alison, dopo aver fatto un’espressione della più genuina sorpresa, esclamò: “Complimenti, Jason, hai fatto progressi. L’ultima volta che ti ho visto ancora ti ostinavi a bere il latte con la forchetta.”
Poi sorrise falsamente e bevve un sorso dal suo caffè d’orzo.
-Alison, non rimbeccare tuo fratello. E finisci di fare colazione, che devi uscire.- replicò seccamente sua madre, e dopo ciò uscì di casa con fare sbrigativo. La bionda lanciò un ultimo sguardo contrito al fratello che cercava invano di pulirsi la maglia macchiata di latte, e poi si alzò pure lei, pronta ad affrontare l’inizio della sua nuova vita.
 
Non aveva ancora varcato la soglia del cancello del liceo, quando le vide arrivare: Aria, Hanna, Emily e Spencer. Le guardò tirando appena in su gli angoli della bocca, e piegando la testa di lato. Quelle quattro ragazzine l’avrebbero fatta vergognare davanti a tutti, e lei questo non poteva permetterlo.
Si ricordava ancora il momento in cui le aveva conosciute. Erano tutte e quattro nella sua stessa classe, alle medie, sedevano in disparte, ognuna con la testa china, mentre Alison spiccava su tutte, adocchiata fin dal primo giorno dai ragazzi più grandi. Aveva da sempre l’obiettivo di diventare una leader temuta, di riuscire ad essere rispettata, se con le buone o con le cattive poco importava. Aveva letto su qualche stupido giornaletto di gossip che puoi essere una leader solo se hai qualcuno da comandare, così come un lupo può essere un alfa solo se ha un branco.
Durante l’intervallo aveva dato un’occhiata in giro, ma i ragazzini della sua età avevano già le loro amicizie, tutti tranne quelle quattro undicenni. Non si conoscevano nemmeno tra di loro, e Alison aveva approfittato della situazione. Aveva notato Hanna che mangiava seduta ad un tavolino tutta sola, e le si era avvicinata con fare innocente.
-Posso sedermi?- le aveva domandato –I posti sono tutti occupati.- Hanna si era guardata attorno, ed i tavoli erano tutti liberi.
-Certo.- aveva mormorato, stringendo con le mani paffute il suo sandwich ripieno di marmellata.
-Non ti dispiace se chiamo qualcun altro a sedersi, vero?- aveva continuato Alison, e l’altra bionda aveva scosso la testa, tenendo lo sguardo basso. Alison aveva poi fatto un cenno ad Emily e aveva chiamato ad alta voce Aria e Spencer, che sorprese dall’essere conosciute da qualcuno all’infuori degli insegnanti, le si erano avvicinate timidamente. Alison aveva sorriso ad ognuna di loro, e le aveva fatte accomodare nei posti accanto a lei. Le aveva guardate soddisfatta, compiaciuta del gruppetto che si era creata tutta da sola.
Ben presto era riuscita a farsi amare da quelle ragazzine, che la idolatravano quasi fosse una star del cinema, e col tempo aveva capito che poteva alzare la voce con loro, e farsi obbedire trattandole in modo poco rispettoso. Aveva il suo corteo di ancelle, che la seguivano per i corridoi di scuola, e cercavano di compiacerla in ogni cosa.
Ogni tanto Alison le guardava, e orgogliosa pensava che le aveva proprio scelte bene. Aveva la dolce Emily, disposta a servirla in ogni piccola cosa, pur di avere una seppur minima notorietà. Aveva la piccola Aria, una bambolina dimenticata da tutti, che grazie a lei era riuscita a riemergere appena. Poi c’era Spencer, la secchiona. Che la domenica sera le passava i compiti che lei non era riuscita a svolgere durante il week-end, troppo occupata a partecipare a qualche festa di gente del liceo. E infine c’era Hanna, Hanna la cicciona, che, poverina, era solo un accessorio in più alla sua cricca, e che quando si sentiva un po’ giù perché era quel periodo del mese, la aiutava a risollevarsi un po’ il morale pensando che c’era gente che decisamente se la passava peggio di lei.
E quelle quattro ragazzine non erano cambiate nemmeno durante quell’estate. Erano ancora là, soppresse dall’autorità di Alison, ma pronte ugualmente a sorriderle e correrle incontro.
-Ragazze!- esclamò Alison, non appena le si furono avvicinate –Siete pronte?- domandò, e le sue amiche annuirono entusiaste sicuramente più di lei.
-Hanna, tesoro. Questa maglietta ti sta proprio bene, sembri quasi magra!- aggiunse poi la bionda, prima di voltarsi facendo ondeggiare i capelli, e lasciando dietro di sé un forte profumo alla vaniglia.
 
Come aveva previsto, una volta entrata tutti gli occhi furono puntati su di lei. Alzò di nuovo gli angoli della bocca, in quella sorta di sorriso che era abituata a fare, e ancheggiando in modo evidente percorse tutto il corridoio, seguita dalle sue amiche. Dietro di lei, sentiva le ragazze mormorare tra loro, e infastidita si voltò di scatto.
-Si può sapere che cosa avete, adesso?!- domandò secca, e scorse immediatamente Aria abbassare lo sguardo.
-Oh per l’amor del cielo, Aria. Alza quella testa, smettila di fare la bambina ogni volta che ti rivolgo la parola.- poi puntò gli occhi in quelli delle altre ragazze –E parlo anche con voi, è solo il primo giorno e già mi state mettendo in imbarazzo.-  terminò acida, per poi entrare in aula. Si sedette tra i banchi centrali, per non essere una sfigata, ma nemmeno una secchiona. Perché Alison lo sapeva bene, il limbo tra le due cose è tanto sottile, e bisogna fare attenzione a non cadere né dall’una né dall’altra parte. Anche se gli aveva appena fatto una scenata, le quattro ragazze la seguirono a ruota, sedendosi nei banchi attorno alla loro regina.
Quella prima giornata di scuola passò in fretta, e il pomeriggio Alison decise di andare al centro commerciale. Lo decise anche per le sue amiche, e così ora si trovavano in un negozio di abbigliamento, facendo avanti e indietro nei camerini.
-No Spence!- esclamò Alison rivolgendosi all’amica –Questo colore proprio non ti dona! Non vedi quanto è spenta la tua pelle? Su di me starebbe bene, peccato che questo abito proprio mi disgusti.- la ragazza iniziò a dare un’occhiata con fare noncurante agli abiti appesi, mentre Spencer posò il vestito dispiaciuta dalla predica di Alison.
-Ali, dovresti provarti questo, ti starà bene di sicuro.- le consigliò Emily mostrandole un vestito color porpora, e Aria annuì dando ragione all’amica.
-Oh Em,- disse Alison –tu si che sai cosa mi piace.- terminò maliziosa afferrando l’abito e sparendo nel camerino, mentre Emily arrossì violentemente.
Quando Alison fu davanti allo specchio iniziò a sistemarsi i capelli con le mani, mentre fingeva con fare indispettito che il vestito non le stesse proprio bene.
-Tu che ne pensi, Han?- chiese. Hanna alzò il viso di scatto e rimase spaesata per qualche attimo. Come ogni volta che andavano al centro commerciale, lei rimaneva in disparte, trovando ogni volta scuse per non provarsi niente, solo per il fatto che si vergognasse a spogliarsi davanti alle sue amiche con i loro corpi perfetti.
-Ti sta bene.- mugugnò e Alison annuì.
-Tu dici? Forse un po’ sono d’accordo, e sai Han?!- le chiese avvicinandosele –Sono certa che starebbe bene anche a te, se solo tu volessi provarlo.-
L’amica aprì appena la bocca sconcertata. Se Alison si metteva in testa che avrebbe dovuto provare quel vestito, alla fine lei avrebbe dovuto provare quel vestito. E infatti così fu.
-Ali, io non penso che mi stia bene.- mormorò Hanna dal camerino, mentre le ragazze avevano preso a provarsi degli shorts davvero molto corti e dei reggiseni abbinati.
La bionda sbucò fuori da dietro la tenda, e mantenendo lo sguardo basso si avvicinò allo specchio.
-Oh Han.- sospirò Alison alzandole il viso con una mano, così che la ragazza potesse guardarsi.
-Non lo vedi?!- domandò ovvia –Questo vestito ti starebbe davvero un incanto, se solo tu ti decidessi a perdere peso. Non lo vorresti un corpo come il mio? Si, che lo vorresti. E allora smetti di mangiare tutte quelle schifezze, non vorrai mica che la gente continui a chiamarti per sempre Hanna la grassona, vero?-
Hanna si guardò le mani, e qualche lacrime le colò dagli occhi azzurri, mentre Alison sorrise nuovamente.
-Questo qui adesso non lo puoi comprare, tesoro. Ma forse un giorno te lo potrai permettere.- detto ciò richiamò all’ordine le altre tre, e disse loro di cambiarsi in fretta, che stavano dando spettacolo e di nuovo lei non voleva essere messa in imbarazzo.
 
Era passato qualche mese dall’inizio della scuola quando la vide per la prima volta. Era vestita di abiti smessi, era leggermente in carne, con l’apparecchio e capelli scuri sfibrati. Mona Vanderwaal era per eccellenza la ragazza più sfigata che avesse mai visto.
-Ciao Ali.- disse raggiante, e Alison la guardò con disprezzo, chiedendole come sapesse il suo nome.
-Frequentiamo la stessa classe di biologia.- rispose Mona, con voce più spenta. La bionda storse il naso, e poi le si allontanò. Le sue amiche le domandarono perché fosse stata così cattiva con lei, che era proprio come loro.
-Semmai sarà come voi, non come noi. Io non ho assolutamente nulla in comune con quel soggetto.- sputò, continuando poi a camminare seguita dal suo solito gruppetto. Qualche volta se l’era domandato, perché odiasse così tanto quella ragazzina. In fondo le sue amiche avevano ragione, era sfigata tanto quanto loro quando le aveva conosciute. Ma anche se Alison non voleva ammetterlo, era affezionata a quelle ragazze, perché le aveva scelte lei, e aveva visto in loro una luce che le aveva fatte distinguere dalle altre ragazzine emarginate.
E poi quella Mona era snervante, e fastidiosa, e non riusciva davvero a sopportarla.
-Io penso che tu sia troppo dura con lei.- constatò Aria ingenuamente.
-Tu proprio non dovresti pensare.- soggiunse Alison, e poi si bloccò bruscamente quando davanti a sé le passò un ragazzino dai capelli scuri.
-Che cos’hai da guardare?- chiese sprezzante dopo che lui l’aveva fissata per forse un po’ troppo tempo.
-Niente.- balbettò lui.
-Seriamente?- rise Alison –Balbetti con un ragazza? Sicuro di essere un maschio? Anzi no, non rispondere, non ce n’è bisogno. Basta guardarti per capire cosa sei. Un ermafrodito.- il ragazzino la guardò stranito e Alison si domandò mentalmente da dove le fosse uscita quella storia dell’ermafrodito, ma sembrava funzionare perciò lasciò correre.
-Si, esatto, un ermafrodito. Ma sai che c’è? Ora che ti guardo bene penso che non ci sia una parte maschile da mettere in dubbio.- la ragazza lo oltrepassò storcendo il naso, letteralmente disgustata da certa gente. Ogni qual volta che aveva a che fare con persone del genere perdeva le staffe.
 
Quel suo primo anno di liceo era andato piuttosto bene, anche se non esattamente come pensava. Era riuscita a farsi una solida reputazione alla Rosewood High, e nessuno avrebbe scordato il suo nome tanto facilmente. Quella sera ci sarebbe stato il ballo di fine anno, prima delle vacanze estive. Hanna, Emily, Spencer e Aria erano tutte a casa sua per prepararsi per la festa, e Alison aveva acconsentito anche se un po’ controvoglia. Aveva degli affari da sbrigare prima del ballo, all’insaputa di sua madre e delle sue migliori amiche. Così quella sera le toccava sorridere e guardarle prepararsi fingendo di divertirsi.
-Ali posso provare questo?- chiese d’un tratto Aria e Alison la guardò annoiata. La mora stringeva tra le mani un abito rosso.
-Come ti pare, ma questa sera lo metto io.- rispose, tornando a fissare lo schermo del suo cellulare, che non aveva fatto altro che guardare instancabilmente per tutto il pomeriggio. Aria allora posò l’abito rosso e indossò il suo, e domandò ad Emily di aiutarla ad allacciarselo, che le tirò su la zip sulla schiena.
-Ma Ali,- proruppe Spencer, provocando così una reazione scocciata da parte dell’interpellata.
-Che avete ancora?- domandò con voce troppo alterata, tant’è che Aria, sebbene non fosse all’interno della conversazione, abbassò lo sguardo intimorita. Alison le lanciò un’occhiata seccata, mentre Spencer proseguì il discorso –se sei tu a mettere quel vestito questa sera, come mai non ti sei ancora preparata?- domandò ovvia, indicando con le mani le altre ragazze che ritoccavano gli ultimi particolari.
La bionda cambiò espressione improvvisamente, facendo uno sguardo malizioso.
-Sapete mantenere un segreto?- sussurrò ammiccando, e le sue amiche le si furono più vicine all’istante, desiderose di saperne di più.
-Prima del ballo devo vedere una persona.- concluse Alison sorridendo amichevolmente, lasciando le ragazze interdette.
-E…?- chiese Hanna –Non ci dici nient’altro?-
Alison rise fintamente –Tesori miei, avete ancora così tanto da imparare. Non posso mica dirvi tutto. Il resto è un segreto.-
-Ma ti abbiamo detto che sappiamo mantenerlo!- ribadì Hanna alzando la voce.
-Hanna, per l’amor di Dio, non c’è bisogno di gridare. Ti ho detto che è un segreto, ora piantala di fare “Hanna la grassona”.- sputò Alison, lasciando l’amica interdetta. Aveva sempre fatto così: quando non aveva più motivi con cui argomentare, sfruttava le debolezze degli altri per metterli a tacere, conscia del fatto che lei era l’unica a non possederne alcuna.
-Ora, se avete finito, io devo andare. Quindi su, su. Uscite da questa camera che sono già in ritardo.- Hanna, Spencer, Emily ed Aria si avviarono all’uscita. Salutarono con un cenno Alison, e presero la strada in direzione del liceo.
-Alison…- mormorò Emily rimasta più indietro del gruppo.
-Cosa c’è Em?- chiese Alison.
-Stai attenta.- le raccomandò l’amica, prima di correre dietro alle altre ragazze.
Un quarto d’ora dopo Alison era sola nel bosco, seduta alla roccia dei baci. Pensava alle sue morbose amiche e si domandava se avesse fatto meglio a non dir loro proprio niente. Certo, non avevano nessuno a cui spifferare i suoi segreti, ma magari avrebbero detto qualcosa ai oro genitori, che si sarebbero messi in contatto con sua madre. Sbuffò seccata dal modo in cui si impicciavano sempre dei fatti suoi.
Stava quasi per andarsene, quando un rumore dietro di lei attirò la sua attenzione. Si alzò di scatto e indietreggiò appena impaurita.
-Hey!- chiamò –C’è qualcuno laggiù?- poi sospirò sollevata quando notò una capigliatura bionda che si districava dai rami e gli arbusti.
-Credevo non saresti più venuta.- esclamò prima di andare ad abbracciare la ragazza vestita di nero che era sgusciata fuori dagli alberi. –Cece!- chiamò ad alta voce –Mi sei mancata così tanto.-
Cece Drake le sorrise –Anche tu Ali!- poi le diede una rapida occhiata –Ma non dovresti prepararti per un ballo, tu?-
-Dovevo, ma prima volevo vederti. Avanti,- esclamò Alison realmente entusiasta –raccontami un po’ dell’Università, ti prego!-
Cece si sedette sulla roccia dei baci, e Alison le si mise accanto. –Oh, sai, le solite cose. E’ molto bello lì, ho incontrato un sacco di gente nuova, ho imparato nuove cose. Ma dai, Alison, sai come funzionano queste cose. Credevo che proprio tu le trovassi noiose!-
Alison rise genuinamente –Si, è vero. Ma mi piace immaginare un posto non popolato da sfigati e stupide racchie.-
-Quelle ragazze ti hanno ancora fatto patire? Te l’ho detto più di una volta, Ali: non hai bisogno di quelle ragazzine.- assicurò Cece, e Alison annuì poco convinta. L’amica le aveva fatto quel discorso svariate volte, ma lei voleva bene a quelle ragazze. Non erano perfette, e non erano degne di starle accanto, ma come già si era detta più volte, le aveva scelte, e non le avrebbe abbandonate.
-Ad ogni modo,- riprese Cece, risvegliando Alison dai suoi pensieri –ho incontrato un ragazzo niente male. E’ carino, problematico e con una famiglia disturbata. Direi che è fatto apposta per me.- le due ragazze ridacchiarono, prima che Alison si ricomponesse improvvisamente guardando apprensiva l’orologio.
-E’ tardi, Cece. Devo andare, o noteranno la mia assenza.- esclamò preoccupata, rendendosi conto solo in quel momento di non essere nemmeno vestita. Diede un rapido abbraccio all’amica e iniziò ad intraprendersi tra gli alberi.
-Alison!- la richiamò d’un tratto la bionda.
-Si, Cece?-
-E’ stato bello rivederti, sorellina.- mormorò lei, e Alison sorrise inconsapevolmente.
 
Quella sera era senza dubbio la più bella tra tutte le ragazze. Le sue amiche, dimentiche della scenata fattale poco prima, la riempirono ugualmente di domande alle quali lei non diede alcuna risposta, rimanendo sul vago e il misterioso.
-Noel!- chiamò Alison una volta aver visto il ragazzo –Credevo mi avresti riservato un ballo.-
Noel Kahn guardò Alison e ghignò –E io credevo che non mi avresti nemmeno rivolto la parola dopo l’episodio dell’altro giorno, suppongo che siamo rimasti stupiti entrambi.- concordò prendendole la mano e conducendola in pista. Il DJ mise un lento, e il ragazzo la tirò addosso a sé.
-Già, l’altro giorno. Sei stato proprio uno stronzo, in ogni caso.- disse Alison non curante, riportando alla mente la settimana prima, quando Noel aveva invitato al ballo Paige McCullers davanti ai suoi occhi dopo che lei gli aveva fatto intendere esplicitamente che avrebbe voluto essere la sua dama.
-E Pelle d’asino dov’è, adesso?- chiese Alison innocentemente riferendosi alla ragazza.
-Come se tu non lo sapessi.- rise Noel –E’ arrivata da me in lacrime dicendo che la odiavi e che la volevi morta e la colpa era tutta mia.-
-Davvero?!- esclamò Alison prima di sorridere trionfante. Noel la fece girare su se stessa e la bionda rise entusiasta della sua vittoria. Perché Alison DiLaurentis era questo: una puttanella bionda che se la faceva con i ragazzi più grandi, e che riteneva di odiare gli sfigati più dei pidocchi, in quanto peggiori perfino alla lebbra.
 
Quella sera era stata magnifica, ed Alison la ricordava ancora dopo così tanti anni. E non seppe perché pensava a quei momenti, quella sera.
Ora aveva diciotto anni, un anonimo la perseguitava, sua madre l’aveva sepolta viva, e le sue amiche avevano passato l’inferno per colpa sua. E il colmo era che proprio quelle ragazze che l’avevano sempre sostenuta e che lei aveva sempre disprezzato, ora non le credevano più. Anzi, sostenevano che fosse lei stessa il loro stalker. Alle volte ci pensava, Alison. Se avesse mai potuto cambiare qualcosa nella sua vita, l’avrebbe fatto? Probabilmente si, probabilmente no. Non provava nemmeno ad immaginarsi una realtà differente, tanto sapeva non sarebbe mai potuto accadere niente di ciò.
E anche se adesso tutto questo non aveva più importanza, anche se non poteva tornare indietro, e gli errori erano solo suoi, pianse. Pianse lacrime amare, piene di risentimento e senso di colpa. E anche un grande disprezzo nei confronti di se stessa. Perché lei doveva essere la leader, l’ape regina del gruppo, e si trovava di colpo detronizzata. E la colpa era di nuovo solamente sua.
Si guardò attorno. Guardò tutte quelle fotografie incorniciate poggiate sui mobili. Aveva sempre voluto ostentare la sua fortuna. Quattro amiche che per lei avrebbero fatto di tutto, un fratello sempre sottomesso, dei genitori che gliele davano tutte vinte. Ed ora cosa le era rimasto? Sua madre era morta, e lei aveva addirittura visto il video in cui veniva sepolta. Suo padre non la guardava più nemmeno in faccia, pensando che per tutti quegli anni fosse semplicemente scappata. E Jason stava dalla parte di Hanna, Emily, Spencer e Aria. Nessuno si interessava più a lei. A scuola nessuno le credeva. Era tutto ben diverso da una volta, quando batteva ciglio e tutti i suoi ordini venivano eseguiti.
Fu in quel momento che Alison DiLaurentis pensò di cambiare. Fu allora che capì. Capì che nessuno sarebbe più cascato nella sua trappola. Che se una volta il suo nome la precedeva in senso positivo, ora era qualcosa di simile ad una condanna a morte.
Così si alzò in piedi, e si avvicinò allo specchio. Alzò il viso e ancora una volta pensò a quanto era bella e a come tutti avrebbero dovuto per forza starla a sentire. Prese un respiro profondo, si sistemò una ciocca di capelli biondi con una perfetta messa in piega, ritoccò il trucco che era già a posto di suo e sorrise.
Lei era Alison DiLaurentis, e di nuovo, ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto di nessuno.


 

Angolo autrice:

Ciao a tutti! Sono contenta che siate arrivati fin quaggiù e soprattutto spero che ciò che avete letto vi sia piaciuto. Avrei un paio di cosettine da precisare, ma sarò breve, lo giuro. Non so se si è capito ma io AMO Alison DiLaurentis. Seriamente, non riesco a comprendere la gente che la odia; per me è una dea, se la incontrassi mi prosterei ai suoi piedi. Ad ogni modo, non so perchè ma ho sempre avuto un debole per le ragazze stronze dei telefilm americani, non me ne vogliate. E' da tempo che mi chiedevo come Ali fosse riuscita a farsi amare da tutti, o come avesse conosciuto le ragazze; e avevo in mente questo pazzo progetto di scrivere una FanFiction di più capitoli in cui avrei raccontato la vita di Alison DiLaurentis prima della 1X01; poi però ho lasciato perdere, sia per mancanza di tempo che di voglia, e sono finita per scrivere questa OS che più o meno è suddivisa in piccoli capitoletti.

POSSIBILI SPOILER SULLA RIVELAZIONE DI -A

Non so se si è capito che il
"E' stato bello vederti, sorellina." non era solo un nomignolo affettuoso, e il ragazzo che ha conosciuto Cece, quello con la famiglia problematica, è proprio Jason, suo fratello.
Ultima cosa,la scena finale in cui Alison piange, è la scena di uno dei primi episodi della quinta stagione dopo che è tornata nuovamente a casa. A distanza di quasi un anno, la visione della mia ape regina che piange sul letto abbracciandosi le ginocchia, mi fa ancora scoppiare in lacrime, e secondo me nessuno le ha dato il giusto riconoscimento.

Vabbeh, insomma, io qua ho finito. Forse non sono stata proprio così breve, perdonatemi.
Mi faccio un po' di autospam: se vi piace The Vampire Diaries e/o Grey's Anatomy e/o Harry Potter, passate a dare un'occhiata alle altre mie storie, se vi va, e soprattutto fatemi sapere cosa ne pensate di questa: se vi fa schifo, se vi siete immaginati scene differenti, se proprio non ci avete mai pensato, se a voi invece Alison disgusta, o se invece come me amate questa piccola reginetta incompresa.

Un bacio grande a tutti, alla prossima!

 
  
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