Scarlet
Warrioress
Capitolo
1: Sweet
Knight
Un
fulmine squarciò il cielo di Heartland City coperto da
plumbee nuvole,
anticipando così l’arrivo di un tuono. Il suo
borbottare minaccioso sorprese
l’unica persona presente nell’enorme parco della
città intenta a rialzarsi
dall’erba sopra la quale doveva essersi inspiegabilmente
addormentata. Una
ragazza sbuffò sonoramente, sentendo ogni fibra del proprio
corpo urlare dal
dolore e crogiolando ancora per qualche secondo su
quell’immenso tappeto verde.
Senza pensare troppo alla fauna presente nell’humus
– già poteva avvertire un
brivido attraversarle la schiena- Summer si sollevò con
estrema lentezza,
intravedendo con grande fatica tutto ciò che la circondava.
Si passò una mano
tra i capelli, notando come già tra le sue ciocche
acquamarina erano comparsi dei
nodi. “Che diamine è successo? Cosa ci faccio
qui?” Si chiese, cercando
di sostenere il peso del proprio corpo
appoggiando le mani sulle ginocchia. La vista non dava segni di
miglioramenti,
ma la ragazza pensò bene di non allarmarsi. Sono
svenuta? O mi sono addormentata sul prato? A proposito…a
quest’ora non dovevo
essere a casa? La sua mente cercò di comprendere
appieno il senso dei suoi
continui pensieri, mentre sentiva le vertigini farsi strada in lei. I
suoi
occhi color miele si spensero improvvisamente del tutto, facendola
cadere al
suolo priva di sensi.
Quando
Summer si risvegliò per la seconda volta, era ancora nel
parco di Heartland
City. Niente di nuovo…ma questa
volta
devo essere per forza svenuta. Rispetto a prima riusciva a
vedere distintamente
ogni elemento che la circondava: l’erba rigogliosa e umida,
le panchine sparse
in qua e in là per tutto il perimetro della zona, le
differenti specie di
alberi e arbusti. Ancora intontita, copiose gocce d’acqua
caddero con maggior
frequenza sulla pelle nuda della ragazza, facendola rabbrividire di
piacere.
Quanto adorava la pioggia! Per qualche minuto rimase seduta, beandosi
di
quell’acqua che scorreva sul suo corpo, incollando i vestiti
e quelli che prima
erano i suoi gonfi capelli e che adesso erano indifese ciocche con
numerose
doppie punte, alle sue morbide curve. Socchiuse le palpebre, avvertendo
la
pioggia divenire più forte e scivolare dalle sue ciglia
lungo le guance, come
lacrime che aveva trattenuto da fin troppo tempo. Se una qualsiasi
persona,
invece di proteggersi da quell’acquazzone sotto il tetto di
un’abitazione o
sotto il tendone di un negozio, fosse passata per la zona del parco e
avesse
intravisto la figura rilassata di Summer, avrebbe sicuramente pensato
che
quella ragazza non doveva avere tutte le rotelle al loro posto.
Avvertendo
ancora la pioggia scrosciare, il proprio cuore gioì
nell’udire come l’acqua
potesse diventare alle sue orecchie una dolce melodia e una cosa sola
con lei.
Sembrava fossero passati secoli dall’ultima volta in cui
Summer si era sentita
così viva.
Avvolta
nei suoi pensieri, non si accorse di passi affrettati e ansiosi
procedere verso
di lei. Solo il Ciaf-ciaf! dei
piedi
dell’altra presenza in una pozzanghera nelle sue vicinanze la
risvegliò,
facendola girare automaticamente. Un forte vento passò sulla
sua pelle nuda,
facendola rabbrividire: i suoi capelli, per quanto fossero bagnati,
ondeggiarono lievemente. “Il
lupo perde
il pelo, ma non il vizio, vero? Vuoi forse prenderti un malanno prima
che
ricominci la scuola?” Summer si limitò a ridere,
sorpresa dal rimprovero
bonario della sua amica. “Cosa ci fai qui, Summer? Pensavo
fossi a casa con
Hana-sama!” aggiunse l’altra, proteggendosi dalla
pioggia con un ombrellino
rosso fuoco. “Come puoi vedere sono qui.
Viva…” La ragazza la guardò negli
occhi, poi sorrise teneramente, facendo sospirare l’altra.
“Beh…almeno non hai
più quella espressione da funerale. Eri
inguardabile.” Le due scoppiarono a
ridere. “Mi dispiace, Rio-nee-san.” La Kamishiro le
tese una mano, invitandola
a ripararsi sotto il suo ombrello. “Torniamo a casa e una
volta lì fatti una
doccia, altrimenti ti ammalerai e non potrai andare a
scuola.” “La cosa non mi
dispiacerebbe.” Aggiunse ironica la bluette, ricevendo una
pacca sul collo.
Rio
e Summer si conoscevano fin dalla tenera età e si erano
piaciute da subito,
tanto da chiamarsi affettuosamente nee-san
e nee-chan. La ragazza
amava
scherzare con lei, organizzare scherzi innocui e giocare
spensieratamente. Le
altre bambine, affascinate dal loro sincero rapporto e anche un
po’ gelose,
tendevano a ignorarle, anche un po’ incapaci di rapportarsi
con le due. Questo
fattore era incrementato dalla loro bellezza, attirando i maschietti
come
calamite. Con l’arrivo della primavera le due ricevevano
spesso mazzetti di
fiorellini, raccolti dal giardino della scuola, o bigliettini con
scritto Vuoi metterti con me? con
tanto di
casellina per il sì e per il no. Solitamente le due non
rispedivano indietro il
biglietto con la risposta al mittente, ma si limitavano a sorridere e a
negare
educatamente, trovando come scusa quella di non conoscersi ancora bene
e di
essere ancora piccole per cose del genere. Raggiunti i dieci anni i
loro
ammiratori pretendevano, oltre ai loro teneri sorrisi, un bacio sulla
guancia.
Sfortunatamente per loro nessuno di loro ricevette il tanto agognato
premio; i
più fortunati venivano delicatamente abbracciati solo da
Summy-chan, ma niente
di più. Circolavano voci che un solo bambino avesse ricevuto
i loro baci:
Kamishiro Ryouga, quando non era ancora conosciuto come Shark. Secondo
il
parere e le aspettative degli altri, solo lui poteva vantarsi di aver
provato
il leggero tocco delle loro labbra. Più che contento,
l’altro sembrava
infastidito dalle effusioni e
particolarmente disgustato da quelle che si permettevano di praticarle
senza il
suo consenso, cioè ogni qual volta che capitava. Come la
sorella, anche lui
aveva numerose fans: a loro piaceva il suo essere taciturno e
introverso,
dandogli quell’aria misteriosa. Inoltre sapevano che era un
genio e riusciva in
ogni cosa che tentasse e che, secondo la loro logica di basso livello,
doveva
essere un gran tenerone. La cosa migliore che riusciva a fare quando
veniva
assalito dalle sue dichiarate da sole fidanzatine
–perché sì, erano molto intraprendenti-
era di ignorarle completamente e,
qualche volta, chiedeva loro di levarsi dalle scatole, senza troppi
giri di
parole, ma solo quando la situazione era davvero critica. La piccola
Summer
ancora non comprendeva appieno il comportamento bizzarro e a volte
esagerato
nelle altre bambine: ancora non conosceva la parola gelosia.
Con
il passare del tempo i tre divennero più alti e
più belli di prima. Miracolo
dell’adolescenza! Sebbene le incomprensioni tra loro
scoppiarono e si fecero
sempre più accese, portandoli a una separazione che a tutti
e tre sembrò molto lungo,
furono in grado di voltare pagina e di ricominciare da capo. Al loro
inseparabile trio si erano aggiunti altri due membri, diventando
così un gruppo
più compatto e forte, nonché più
vivace: Yuma Tsukumo, un totale idiota, e
Kotori Mizuki, la ragazza che presto sarebbe stata conosciuta per la
sua
dolcezza e per la sua voce melodiosa.
Rio
aveva iniziato a dedicarsi a ogni tipo di sport esistente, apprendendo
in
fretta i segreti e le mosse migliori da utilizzare, in modo da
risultare
imbattibile. Se qualcuno la disturbava, insistendo per ottenere la sua
attenzione, non ci pensava due volte a fargli assaggiare la sua mossa
preferita, che chiamò Attacco
della
Regina, infallibile e adatta alla sua corporatura e
personalità. Ottenne
così il nomignolo di Regina di Ghiaccio, che le calzava a
pennello: anche se
apparentemente la freddezza non sembrava far parte del suo carattere,
aveva
assunto questo soprannome a causa del suo deck e, in particolar modo,
del suo
asso nella manica, Sylphine. Solo un giorno la Regina di Ghiaccio si
era resa
conto di non poter utilizzare la stessa mossa sulla stessa persona due
volte
–insegnamento di uno dei suoi sensei- e trovò
presto un’altra soluzione, forse
migliore della prima: chiunque l’avesse sfidata e sconfitta
in un duello,
avrebbe accettato di uscire con il vincitore. Molti si fecero avanti
con
coraggio e altrettanti si ritrovarono col culo per terra: tutti
sconfitti dalla
unica e suprema Regina. Uno,
talmente
infatuato e incosciente, osò sfidare anche suo fratello:
destino crudele si
abbatté su quel poveretto.
Se
la bellezza di Rio, crescendo, era sbocciata come una rosa, la stessa
cosa
valeva per Summer, trovandosi però meno aspiranti.
Rifiutandosi di apprendere
l’arte del duellare e inidonea per le attività
fisiche in confronto alla sua
migliore amica, veniva maggiormente pressata dai suoi accaniti fans da
impedirle un attimo di riposo alla ricreazione o all’uscita
di scuola. Solo in
presenza dei suoi amici riusciva a liberarsi di quelle sanguisughe. Al
contrario di Rio Summer non sapeva lottare corpo a corpo,
poiché era cosciente
che quella non era di certo la sua abilità innata; inoltre
un piccolo
problemino al cuore glielo impediva. Quando non era protetta dai
Kamishiro, lei
era la vittima di quelle cotte non corrisposte e, timida
com’era nei confronti
dei ragazzi, non era in grado di rifiutare e di spezzare
definitivamente i loro
cuori. La situazione degenerava di mese in mese, insieme alla sua
pazienza e
salute mentale e, come le aveva detto una volta Shark, gli altri
sarebbero
stati capaci di approfittare della sua debolezza, un giorno. Le cose
rimasero
in stallo per un buon annetto, fino a quando, compiuti i quattordici
anni, gli
altri presero una decisione per lei fatale: se l’avessero
battuta a un duello,
avrebbe dovuto accettare la loro richiesta di un appuntamento. Volevano
di
certo che la ragazza si sentisse costretta a impegnarsi in quella sfida
a unico
senso, sicuri che presto avrebbe dato forfait e che sarebbe uscita con
loro,
dando luogo a fantasie di ogni genere nelle loro menti. Udendo la
conversazione
Shark si era offerto – in realtà era stato
supplicato insistentemente dalla
ragazza, che si era tra l’altro attaccata al suo braccio come
un koala- di
farle da fratello maggiore e di proteggerla dai suoi pretendenti, ruolo
che non
aveva mai provato con la Regina di Ghiaccio. Gli sfidanti si fecero
avanti con
coraggio, alcuni consapevoli di aver già perso la sfida in
partenza. Ryouga si
dimostrò superiore a ogni escamotage e gli avversari caddero
uno dopo l’altro.
Dimostrando la sua abilità e, segretamente, il suo genio, le
fans del Kamishiro
erano aumentate notevolmente e lo esaltavano ogni quanto potevano,
ovvero
sempre.
Le
ragazze erano gelose di Summer, poiché lei era
così vicino a lui e poteva
parlarci, sapendo che lui le avrebbe sempre risposto; Summer aveva
iniziato a
essere gelosa di loro, cercando di fermare il loro tentativo di
conquistare
quello che per lei era diventato il suo unico e dolce
cavaliere. Lo stesso effetto si era scatenato
sull’altro
fronte: i ragazzi erano invidiosi della continua attenzione che, ai
loro occhi,
Shark dava alla ragazza –in realtà era
l’esatto opposto- mentre lui continuava
a ignorare bellamente le loro occhiatacce infastidite e le loro battute
poco
spiritose e molto offensive. In questo modo la ragazza si era
maggiormente
affezionata al Kamishiro e lui a lei, anche se l’effetto
ottenuto era molto
diverso: Ryouga l’aveva iniziata a considerare come la sua
migliore amica,
anche se per nessun motivo al mondo l’avrebbe mai confessato;
lei aveva
sviluppato una piccola cotta che, molto presto, venne smantellata dal
ragazzo e
fatta soffocare. Caduta nel baratro della friendzone, si era
demoralizzata
parecchio e non aveva rivolto parola a Shark per quasi un mese, ad
esclusione
del breve e rapido ringraziamento che gli dava quasi ogni giorno dopo
averle
fatto da scudo contro un aspirante indesiderato. Poi era giunto un
ragazzo,
colui che sarebbe diventato il suo primo fidanzato, che prese il posto
del
Kamishiro e che la protesse per circa un mesetto, cioè per
il tempo necessario
a lui per ribattere l’importanza che lei aveva per lui e lui
per lei,
allontanando i suoi ammiratori con la coda tra le gambe. Dopo nove
mesi, il suo
ragazzo le comunicò la notizia della sua imminente partenza:
per inseguire il
suo sogno avrebbe dovuto rinunciare a vivere e a studiare nella sua
città,
anche alla bluette. Per lui fu penoso dover rompere la loro relazione,
che aveva
trovato bella e preziosa; Summer si convinse che era solo lei quella
che
soffriva per la fine di un amoretto –come
l’aveva definito lei- e che lui si era divertito a illuderla
e, molto
probabilmente, a prenderla in giro. Magari avrebbe sofferto di meno,
lasciando
meno in pensiero i suoi amici, se avesse potuto leggere i pensieri di
quel
bravo ragazzo. I Kamishiro, che da un paio di anni abitavano con lei e
con
Hana-sama, non l’avevano mai vista così sconvolta
in tutta la sua vita il
giorno in cui i due si lasciarono: i suoi occhi erano rossi e gonfi; le
guance
erano rigate da numerose lacrime, che sembrarono non finire mai. Si
rinchiuse
nella sua camera, negandosi a chi volesse accedere per vederla e
confortarla.
La Regina di Ghiaccio provò più volte a entrare,
ma l’altra glielo impedì,
tacendo e mostrandosi eccessivamente apatica e spenta. Quanto avrebbe
voluto
che nessuno l’avesse mai vista in quello stato! Sua zia,
Arclight Hana-sama,
aveva tentato di convincere la nipote ad aprire la porta –e
ad aprire il suo
cuore per poterla aiutare- ma fu del tutto inutile. Solo il giorno
successivo,
stanca delle loro insistenze, permise a Shark di entrare. Seduto sul
suo letto,
notando come le sue parole furono vane con lei, il ragazzo la prese per
entrambe le braccia, sollevandola e costringendo a mostrargli i suoi
occhi
gonfi. “Vieni!” mormorò solamente,
facendole un cenno con la testa una volta
che riuscì a farla sedere sul letto. Summer
indugiò un paio di volte,
aspettandosi che il suo migliore amico le dicesse parole taglienti;
data la
gravità della sua situazione e non volendo farla soffrire
ancora, il Kamishiro
non aprì bocca: la strinse a sé e le
passò una mano tra i capelli, lasciando
che le lacrime bagnassero una piccola parte della sua maglietta e che i
singhiozzi
raggiungessero le sue orecchie. Fu solo grazie a lui che la ragazza
riuscì a
stare meglio con se stessa e a mangiare e lei, essendogli molto grata,
si
impegnò a tenere l’amicizia che la legava a Shark
a cuore ancora più di prima.
Avrebbe fatto di tutto per tenerlo sempre dalla sua parte, per essergli
di
supporto se mai avesse avuto bisogno di lei e per ripagarlo
dell’aiuto che le
aveva sempre dato: era grazie a lui che aveva riottenuto il suo sorriso
e la
sua serenità. Dopotutto era il suo dolce cavaliere.
“Nei
prossimi mesi avrai ancora bisogno dell’aiuto di mio
fratello, dato che sei
nuovamente disponibile?” le chiese Rio. “Mi sa di
sì.” Rispose solo dopo aver mandato
giù un groppone, ripensando a tutto quello che le era
successo nell’arco di un mese.
Infilò la chiave nella serratura della loro casa, facendola
scattare con un
rapido movimento della mano. “Siamo a casa,
nii-san!” esclamò la Regina di
Ghiaccio, spingendo l’amica verso il bagno. Il salotto era
quasi completamente
immerso nell’oscurità, fatta eccezione della
televisione accesa, che illuminava
appena la figura seduta compostamente sul divano. Con un rapido slancio
Rio si
gettò sul fratello, rischiando di farlo cadere.
“Mi sei mancato così tanto…”
sussurrò teatralmente, come per pigliarlo in giro.
“A me per niente, ma non
importa. Ciao!” aggiunse Summer, strizzandogli
l’occhio e sfilandosi le scarpe,
dirigendosi scalza verso il bagno. “Summer!” la
chiamò il Kamishiro, facendola
indietreggiare di qualche passo. Lei si girò verso di lui
con sguardo
interrogativo. Shark osservò i suoi abiti inzuppati, poi
sopraggiunse: “Avrei
messo una mano sul fuoco sapendo che saresti tornata a casa fradicia.
Sei fin
troppo prevedibile. Non voglio che ti ammali.” “Ti
preoccupi per me?” chiese
meravigliata: l’amico era riuscita a stupirla. “No.
Solo che non voglio
prendermi cura di te come l’ultima volta.”
L’altra sospirò arresa: Ryouga non
si smentiva mai. Era sempre il solito. Timidamente abbassò
lo sguardo e girò i
tacchi, non trovando una battuta per rispondergli. “Era
questo quello che mi
volevi dire?” domandò amaramente, senza voltarsi
per studiare i suoi bellissimi
occhi blu. Lo squillo di un D-Gazer attirò
l’attenzione dei tre, alleggerendo
la tensione che si era formata. “È il tuo. Non ha
fatto altro che squillare
tutto il pomeriggio.” Shark glielo passò,
accertandosi che la ragazza fosse più
a suo agio. I due Kamishiro notarono la velocità con la
quale la loro amica
leggeva tutti i messaggi che aveva ricevuto e visualizzava le chiamate.
Con il
passare di secondi i suoi lineamenti si fecero più marcati,
mentre i suoi occhi
si stringevano e le sue labbra si serravano. Alla fine Summer esplose:
lanciò
un’imprecazione e scaraventò
l’apparecchio al suolo, danneggiandolo. Il suo
respiro si fece pesante e non osò sollevare lo sguardo; in
silenzio fece
retrofront e marciò a passo spedito, allontanandosi dal
salotto e
dall’espressione inebetita dei suoi coinquilini. Il povero
D-Gazer lesse
l’ultimo messaggio che la ragazza aveva ricevuto poco prima
di spegnersi definitivamente.
Mia
cara Summer, anche qui piove. Sono appena arrivato nella mia nuova
città,
eppure so che non sarà per niente facile ambientarsi. Ogni
cosa mi fa venire in
mente te, il tuo odore, il tuo dolce sorriso e i tuoi morbidi capelli.
Lo sai che
io vorrei correre da te, abbracciarti e dirti quanto ancora siano forti
i miei
sentimenti, ma purtroppo le circostanze ci terranno ancora molto
lontani. Ci
tenevo a dirti che mi dispiace di averti fatto soffrire molto e che se
non fosse
per il mio sogno le cose tra noi sarebbero andate diversamente. Data la
nostra
separazione, farò di tutto per far avverare il mio sogno. Mi
manchi.
Rio
rimase in silenzio per qualche istante, sconcertata dalle parole del
suo ex,
spostando lo sguardo dall’apparecchio al fratello.
“Direi che la situazione è
parecchio delicata…” mormorò poi,
indecisa sul da farsi. “…Summer è stata
e sta
ancora male per lui…ma se lui continuasse a farsi vivo,
Summy-chan si
demoralizzerebbe ancora di più. O almeno per ora. Che
possiamo fare, Nii-san?” Ryouga
spense la tv e si distese sul divano, incrociando le braccia al petto e
tacendo
per qualche istante. “Comprare un nuovo D-gazer e sperare che
quel coglione non
abbia più il suo recapito telefonico.”
Chocolate-sama’s
corner:
Minna!
Questo è
solamente il primo capitolo della mia prima (e molto probabilmente
unica) ff di
Zexal. Chissà che andamento prenderà questa mia
creazione…Lol! Se i personaggi
fossero OOC, vi prego di segnalarmelo. Spero che il capitolo sia stato
di
vostro gradimento. Lasciate una recensione (o un messaggio privato,
come
preferite) e fatemi sapere le vostre opinioni e/o aspettative. Un bacio!