Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Ranessa    05/03/2005    7 recensioni
Una volta ne andavo fiero. Così fiero che camminavo a testa alta. Col collo ben diritto e le spalle larghe. Soltanto per mostrarlo al mondo... quanto ne andavo fiero. Oggi avanzo lentamente nella neve bianca. Curvo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peter Minus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

[ Chill ]


Devo fare una chiamata ai miei migliori amici.
Devo informarli che me ne sto per andare.
Ogni cosa dietro me
e con gentilezza, io non voglio ferire i loro sentimenti.
Oh no
Avrò bisogno di tornare indietro
e vorrò spiegargli perchè li ho lasciati mentre dormivano.
La risposta è nell'aria
ma davvero io non me ne preoccupo.
Perchè io non posso proprio continuare a respirare il fumo.
Ed ogni volta quando verniciavo la mia stanza.
Come uno stupido nascondevo i miei sentimenti.
E ogni volta quando verniciavo la mia stanza.
Ho pensato di andarmene.

“Chill”, The Rasmus


Una volta ne andavo fiero.
Così fiero che camminavo a testa alta.
Col collo ben diritto e le spalle larghe.
Soltanto per mostrarlo al mondo... quanto ne andavo fiero.
Oggi avanzo lentamente nella neve bianca.
Curvo.
Le braccia che stringono il cappotto di lana nera intorno ai fianchi per ripararmi meglio dal freddo, pungente e bastardo.
Per questo l'ho indossata oggi, per il freddo, non perchè continui ad esserne fiero, o perchè avessi voglia di ricordarmi del passato, di quando eravamo in quattro a portarla contro il freddo, pungente e bastardo, no. Oggi l'indosso solamente perchè è l'unica sciarpa che ho trovato in casa, il mio squallido monolocale al confine con Notturn Alley, quello con il parquet marcio e le finestre rotte, le finestre rotte da cui entra sempre il freddo, pungente e bastardo.
L'unica sciarpa che ho trovato in casa, rosso e oro.
Un tempo , ma non troppo indietro con gli anni, c'era anche un leone ricamato sopra.
Oggi ne sono rimasti i contorni sfilacciati, e nemmeno i colori delle fiamme ardenti riescono a ripararmi davvero dal freddo.
Pungente e bastardo.

Avanzo lentamente nella neve bianca da questa mattina all'alba e ancora non sono arrivato.
Prima dovevo raccogliere il coraggio.
Un paio di burrobirre ai Tre manici di scopa, un giretto da Mielandia, come se avessi ancora quindici anni, ho fissato la vetrina di Zonko, completamente immobile, per una mezz'ora buona, sono tornato a casa (avevo dimenticato la sciarpa), sono passato di fronte ad Olivander cinque volte, un altro paio di burrobirre, ma alla Testa di Porco... Ecco cosa ho fatto, quanto ci ho messo per raccogliere il coraggio, ore ad avanzare nella neve bianca e a quanto pare è pure servito perchè si comincia a intravedere in lontananza.... la mia meta si comincia proprio a intravedere anche se non sono nato con un cuor di leone, checchè ne dicesse la mia sciarpa... quella rosso e oro...
E' una villetta in legno immersa nella foschia, le assi sconnesse e il tetto in pezzi, le rovine di quella che un tempo era stata una delle dimore più invidiate di tutta l'Inghilterra magica. Si dice che persone importanti frequentassero quelle stanze dorate, che esservi ammessi fosse molto difficile... e che i padroni, una famiglia della quale da decenni è andato perduto il nome, ma ad ogni modo una famiglia molto importante, vi celebrassero in gran segreto riti di magia oscura, così neri che i fantasmi, quelli che adesso hanno reso la villa la più infestata di tutta l'Inghilterra, hanno impiegato anni dopo la rovina della famiglia ad occuparla.... timorosi anch'essi... Anni prima di diventare la famosissima Stamberga Strillante, ecco cosa raccontava James, la prima sera in cui ci siamo andati, con la bacchetta illuminata puntata in faccia da sotto il mento, unica luce insieme a quella della luna piena che lentamente saliva in cielo, e Remus che tremava anche se i suoi non erano brividi di paura... i miei sì...

“Ehi... Codaliscia! Non te la farai mica addosso, vero amico mio?”
“No, Sirius, non me la
faccio addosso!”
“Certo, certo... comunque qui è Felpato... non Sirius...”

Già, e scusa l'acidità, amico mio...

Una volta ne andavo fiero.
Così fiero che camminavo a testa alta.
Col collo ben diritto e le spalle larghe.
Soltanto per mostrarlo al mondo... quanto ero fiero di essere loro amico.
Oggi avanzo lentamente nella neve bianca.
Curvo.
E sono amico del freddo.
Pungente e bastardo.

Mi sono sempre ritenuto un ragazzo fortunato, per questo ero felice. Per questo i primi due o tre anni sono filati lisci, con Remus che nascondeva qualcosa, ma a chi importava? James che era pronto a darti buca per un allenamento supplementare, in fondo il cercatore Serpeverde non era poi così male e Sirius che cominciava a scoprire ed affinare le sue arti di seduttore infallibile. Intanto però, quando passavamo per i corridoi, la gente si girava a guardarci, anche quelli del sesto e settimo anno e se lo facevano loro... Ma poi l'ho capito, perchè non solo non sono nato con un cuor di leone ma non sono mai neanche stato particolarmente brillante in queste cose, come Sirius e James si premuravano sempre di ricordarmi. Ho capito che la gente si girava, ma non guardava me, in fondo io camminavo dietro, seguendo i passi delle loro ombre e soltanto Remus sembrava rallentare, ma poi è arrivato il quinto anno e non mi è più rimasto nemmeno lui, lui che era diventato "il lupo mannaro", e chi lo vuole un topolino di campagna quando può avere un autentico uomo lupo, di quelli con cui puoi ululare alla luna e tirare brutti scherzi a chi non ti piace... Ma c'era poi, gente che ti piaceva? O eri tu l'unico che ti interessava veramente? L'unico degno di nota?
L'unico...?
Stringo delicatamente le mani intorno al fil di ferro appuntito che recinta quello che un tempo era il rigoglioso parco della Stamberga. Guardo attraverso la rete quella casa che ancora adesso mi sembra così familiare, nonostante siano anni che non vi metto piede. Mi guardo intorno furtivo, agitato e ansioso così come sono sempre stato, per controllare che intorno non ci sia nessuno e poi mi trasformo, rapido. Attraverso velocemente il prato ricoperto di neve, le piccole zampette che affondano nel candido manto e non mi fermo finchè non arrivo a destinazione, quel piccolo passaggio nel muro che dà ad ovest, quello che nemmeno gli altri conoscevano e in fondo a che gli sarebbe servito? A loro che erano così grandi e possenti... Ora che sono arrivato mi sento più rilassato. Il passaggio non è altro che un vecchio tubo di scarico, porta alla cantina e da lì si risale fino al piano terra. Non so di preciso perchè sono qui, oggi che avrei dovuto essere da tutt'altra parte. A casa di Lily e James, è il loro anniversario, ma quest'anno c'è qualcuno in più a festeggiarlo, è Harry. Lui che assomiglia tantissimo a James, anche se gli occhi sono quelli di Lily. Lui che non ha nemmeno un anno e già, inconsapevolmente, ha in mano il destino di così tante persone...

...."Peter Minus"
"Sì, mio Signore"
"Sei amico dei Potter, non è così?"
"Sì, mio Signore"
e avrei tanto voluto dire di no, che io non ero loro amico, che io non ero mai stato loro amico, perchè era la verità ed io ancora non pensavo a proteggere nessuno...

Ho ripreso la mia forma umana. Raramente mi sono mosso in questa casa senza zampette e coda, così faccio fatica ad orientarmi. Tutto ciò che mi è sempre sembrato enorme, grandissimo ed insormontabile, come a un bambino piccolo, che a malapena arriva al ginocchio del genitore, ora mi sembra assurdamente piccolo. Quasi insignificante. Per anni, ad ogni luna piena ho avuto paura di quelle che ora mi accorgo essere semplici ombre, riflessi, echi... Mi sento stupido e insignificante, come il tavolino con le gambe storte che prima incombeva su di me come una montagna, come la poltrona blu, sbiadita, su cui adesso siedo, che prima sembrava il più sconfinato dei mari...
E' scomoda.
Terribilmente scomoda.
La poltrona blu, con i buchi e le toppe e lo sporco.
E c'è un camino, davanti alla poltrona. Ricordo che una volta, una notte d'inverno particolarmente fredda, quando mancavano ancora alcune ore al sorgere della luna ma noi, zelanti, già ci eravamo rintanati in questo nostro rifugio, abbiamo provato ad accenderlo... con scarso successo. C'è stata un'unica, gigantesca, paurosa fiammata, tanto che per un attimo abbiamo creduto che l'intera Stamberga sarebbe andata a fuoco e noi con lei, e poi più nulla. Il vuoto, il buio totale, un silenzio tutt'intorno decisamente surreale prima che scoppiassimo tutti a ridere, con una potente nota d'isterismo nella voce certo, ma pur sempre a ridere.
E oggi invece mi ritrovo di nuovo qui.
Ma le finestre, anche se vecchie, anche se rotte, anche se i vetri sono incrinati, riescono comunque a tener fuori il mio unico amico.
Il freddo.
Pungente e bastardo.
E mi condannano alla solitudine.

Non sappiamo se sia davvero lui.
Sappiamo che ci sono due bambini, e che uno di loro farà grandi cose.
Il marchio brucia.
È osceno sulla mia pelle.
È un cancro.
Un tumore maligno che si diffonde.
Che morde e graffia e uccide.
Ed io sto morendo, senza nemmeno sapere il perchè.
Perchè?
Perchè è sulla mia pelle?
Io davvero non capisco.

Mi sfilo lentamente la sciarpa dal collo.
All'improvviso fa caldo.
Forse non dovrei essere qui.
Forse dovrei essere alla festa di Lily e James, in fondo mi hanno invitato. Lo fanno sempre ovviamente, ma cosa avrei potuto fare? O dire... Non guardo Sirius negli occhi da almeno un mese.
Ma era la scelta giusta da fare no?
Tolgo anche il cappotto e poggio tutto sul divano accanto alla poltrona. Non sarei stupito di trovarci ancora i segni dei denti di Remus. Ogni tanto era davvero difficile aiutarlo, ma era nostro amico e avremmo fatto qualunque cosa per lui no?
Ognuno di noi avrebbe fatto qualunque cosa per gli altri...

La Stamberga Strillante ha un innegabile fascino, che comincio a cogliere soltanto ora, dopo anni. Un fascino a cui difficilmente riuscivo a guardare quando venivo qui per altri motivi, spinto dalle più nobili intenzioni.
Ma c'è qualcosa sul mio braccio adesso.
E la scelta non l'ho fatta io, sono stati loro, loro mi ci hanno costretto...
... loro...
E oggi guardo un camino vuoto e spento.
Improvvisamente fa molto caldo, come se anche il mio ultimo amico avesse deciso di abbandonarmi.
Il freddo, pungente e bastardo.
Allora riprendo la sciarpa rossa e oro dal divano e me la stringo al petto.
Non voglio credere che anche il mio ultimo vero amico mi abbia abbandonato.
Esco dalla Stamberga.
Vado via.
Torno indietro nella neve.
Da solo.
Abbandonato, sicuro che un giorno mi chiederanno il perchè ed io non saprò rispondere.
Davvero non saprò rispondere.
E la risposta sarà nell'aria, ma ora non me ne preoccupo.
Perchè io non potevo proprio continuare a respirare il fumo.
Ed ogni volta, ogni volta come uno stupido nascondevo i miei sentimenti.
E ogni volta.
Ho pensato di andarmene.

Una volta ne andavo fiero.
Così fiero che camminavo a testa alta.
Col collo ben diritto e le spalle larghe.
Soltanto per mostrarlo al mondo... quanto ero fiero di essere loro amico.
Oggi avanzo lentamente nella neve bianca.
Curvo.
E sono amico del freddo.
Pungente e bastardo.

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ranessa