Stelle.

Atene, V sec. a.C.

"Figlio, ti stai divertendo? Noti qualche bella eterea che possa intrattenerti?"

La voce di suo padre lo riportò subito alla realtà, si guardò intorno, stringendosi nelle spalle, confuso. Quasi tutti erano coinvolti nelle danze, muovendosi al ritmo della lira e dell’ aulòs,sembravano divertirsi. Erano tutti così allegri e socievoli. E allora perché lui non si sentiva a suo agio là? C’era qualcosa che continuava ad attanagliargli la mente, come se il vino al posto di averla alleggerita,la appesantisse soltanto.

"Certo padre, pensavo solo che tutte queste persone rendono questo bellissimo andron un po' troppo opprimente per i miei gusti, credo che uscirò ad ammirare i giardini qui fuori."

Detto questo si alzò e s'incamminò verso l'esterno. Aveva detto una mezza verità, ammettere che l'ebbrezza del vino iniziava a insidiarsi dentro di lui, davanti a suo padre, lo avrebbe decisamente messo in imbarazzo.

Fuori l'aria era fresca e le claris stellis assomigliavano all'argento. La volta celeste era sempre stata una sua passione, di fatti essa era diventata una delle sue materia di studio preferite. Tuttavia,con la testa che girava e la confusione che veniva da dentro, non riusciva a godersi manco un po' di quella bellezza infinita.

Decise che passeggiare era la cosa migliore da fare per sfuggire alla piega che stava prendendo il Symposium.

Giunse nel retro della grande villa, dove era tutto pressoché vuoto. Non si vedeva molto, c’era giusto qualche raggio lunare che illuminava l’ambiente a malapena,ma poté notare che il giardino lasciava spazio ad un prato, il quale era interrotto da un paio di piccole stalle sulla destra.

"Psst" sobbalzò,era sicuro che non ci fosse nessuno,strizzò gli occhi per scrutare meglio il giardino.

"Psst" Di nuovo, sobbalzò, quando vide un'ombra alla luce della luna entrare dentro la stalla.

Era indeciso, scappare a gambe levate o andare a vedere? Beh in caso della prima opzione, sarebbe dovuto tornare dentro tra il caos e gli ubriachi,si avvicinò alla stalla,incuriosito.

"Chi c'è?" Chiese. L'idea di entrare in quel posto buio e angusto non lo convinceva poi così tanto,eppure si ritrovò sull’uscio della stalla.

"Ciao" la voce proveniva dall'interno. Entrò a tentoni, toccando una parete per non perdersi. Non vedeva nulla, ma le sue narici vennero invase da un forte odore di terra, concime e legna bagnata.

"Ti ho visto là fuori, perché eri solo? Non ti piace la festa?" La Voce misteriosa biascicava, come se fosse il vino stesso a parlare, ma allo stesso tempo era ironica,come se, chiunque fosse,si trovasse nella sua stessa situazione.

"Diciamo che non è il mio tipo di intrattenimento preferito, chi sei? Ci conosciamo?" Un giramento di testa improvviso gli rese utile la parete, contro la quale si appoggiò per non cadere. Gli girava tutto.

"Mmh direi di no, forse è meglio così." Disse l'altro, quasi parlando tra sé.

"Che intendi dire?" Era confuso, spaventato, ma La Voce aveva qualcosa di ipnotico in quel misto di ubriachezza e curiosità.

"Sai perché Eros non voleva che sua moglie lo vedesse mai in faccia?" La  Voce si fece profonda, ma anche più vicina, sentiva la paglia spostarsi sotto i piedi dello sconosciuto.

"Eros voleva che l'amore tra lui e sua moglie fosse qualcosa che andava oltre l'attrazione fisica. Per questo i due si amavano solo al buio." Rispose prontamente, d'altronde apparteneva pur sempre a una famiglia colta.

"Esatto. Questa storia mi è sempre piaciuta" All'improvviso, due mani si posarono sulla parete ai lati della sua testa, mentre i fiati pesanti di entrambi si mischiavano al buio. Rimasero così, magari a chiedersi "Chi è lo sconosciuto che ho davanti?"

"Anche a me piace molto, è una delle mie preferite".

"E allora non ti dispiace se faccio questo, sai solo per provare come si fosse sentita Psiche a conoscere Eros in quel modo."

E mentre il volto della voce si avvicinava al suo, un raggio di luna fece brillare un ciondolo appeso al collo dello sconosciuto, poco prima di sentire delle labbra sulla sua bocca socchiusa dalla sorpresa. Sapevano di vino, ma erano così morbide che decise di dimenticare il fatto che probabilmente erano entrambi ubriachi, che non sapevano neanche che faccia avevano.  Quasi come se pensassero all'unisono, il bacio si trasformò in qualcosa di più che uno sfioramento, diventò una scoperta, un' avventura, una danza bacchica dedicata all'ebbrezza, al Carpe Diem.

Era strano, ma quella sensazione improvvisa che aveva preso possesso di lui lo fece scatenare, scollò le mani dalla parete e inizio ad esplorare un paio di spalle larghe  più alte delle sue, fino ai capelli,corti, soffici, per poi passare alla mascella squadrata,incorniciata dalle guance lisce e delicate. La Voce,come ormai la chiamava lui, si staccò e col fiatone chiese "Come ti chiami?"

"Newt." Non ebbe manco il tempo di chiedergli il nome a sua volta, quando la Voce si allontanò e sparì in fretta fuori dalla stalla, lasciando Newt sconvolto e ancora col fiato corto per quel misterioso bacio.