Eccomi qui con
un’altra e
nuovissima fan fiction.
Qui, vi avverto,
Kagome
non è la solita santarellina di sempre, anzi, diciamo che
santarellina non lo è
per niente. Però, dato che sono pazza, e dato che penso che
Kagome non sia un
angelo fatta persona, ho deciso di descriverla così. Come?
Beh… leggete. Naturalmente
è una Inuyasha/Kagome, per la gioia di molte. E per la mia
dato che, come
avrete capito molto bene, adoro questa coppia.
Dedico questa
storia,
interamente alla mia Kohai-chan Giulia (Giuly_chan su efp.) di cui sono
anche
beta-reader e con cui ho fatto un contatto efp ancora da sistemare
(Pazze_sempai e kohai).
Utilizzo questo
capitolo
per ringraziare tutte le persone che hanno commentato
l’ultimo capitolo di: “Tutto
si può dimenticare… tranne l’amore
vero…):
Fmi89: Ti ringrazio infinitamente
per i complimenti,
cono contenta che il finale ti sia piaciuto e che i sentimenti che ho
provato
di descrivere ti siano arrivati. Spero seguirai anche questa ff. ci
conto! Un bacione!
Kagome19: Ciao! Sono commossa.
Giuro. Perché se hai
commentato l’ultimo capitolo vuol dire che la storia ti
è piaciuta veramente e
ne sono davvero felice. Ti assicuro, e puoi anche chiedere in giro, che
sono
una bambina infantile, ma non riesco ad essere così quando
tratto di argomenti
importanti e, soprattutto, non riesco ad essere così quando
inizio a scrivere. È
più forte di me; non ci riesco. Ho provato ad esprimere in
parole quello che
potrebbe essere la vita agli occhi della protagonista, e sono lieta che
il
messaggio sia arrivato. Spero che, anche se non commenterai,
continuerai a
seguire le mie ff. ci terrei davvero molto! Un bacione e ancora grazie
per i
complimenti!
Le_montagnine: Sono pienamente
d’accordo con te, la vita non
sarà mai “tutta rose e fiori” ed in
effetti è più il contrario. Sono contenta
che il mio modo di scrivere ti sia piaciuto e ancora più
contenta del fatto che
tu abbia continuato a seguirmi e che il messaggio che ho provato a
mandare ti
sia arrivato. Spero che continuerai a seguire le mie storie! Ancora
grazie e un
bacio!
Vampire93: Sono contentissima che la
storia ti sia
piaciuta e che tu sia d’accordo con me. Poi, mettiamola
così : siamo due pazze!
Grazie per i complimenti e spero seguirai anche questa ff! un bacione!
Fania115: O//////////////O Hai esagerato!!! Quanti
complimenti! Io? Qualcosa
di magico? Sono altamente lusingata e, ti giuro, sono tutta rossa! Sono
veramente
felice che la storia ti sia piaciuta e spero vivamente che seguirai
anche
questa! Un bacione!
Rita14: sono contenta che la
storia ti sia piaciuta! Spero
seguirai anche questa! Un bacione!
Vale728: Grazie, anche se non sono
così matura come
pensi!! Sono felice che la storia di sia piaciuta e spero che manterrai
la
parola sul fatto che continuerai a seguire le mie ff! Ci tengo molto!
Un bacione!
La_mosca_bianca: Grazie mille! Sono
contenta che il finale ti
sia piaciuto! Spero che commenterai anche questa storia! Un bacione!
Achaori: Non sapevo tu avessi la
mia stessa età, e
sinceramente non me lo aspettavo. Sono veramente lieta che la storia ti
sia
piaciuta e spero continuerai a seguirmi perché ci tengo a
sapere come ne pensi.
Poi hai ragione, anche noi possiamo scrivere e come vedi sto
continuando a
farlo! Un bacione! E aspetto di vedere altri tuoi commenti!
Okkiverdi: Grazie, grazie, grazie!!
Sono felice che la
storia ti sia piaciuta! E voglio vedere i tuoi commenti anche in questa
ff,
okay? Un bacione!
Callistas: Bedda beddissimaaaaaa!!
Che commentone! Di la
verità, ti ho ispirato è? Hai detto:
“Perfetto, questa mi rompe sempre le
scatole facendomi addormentare, ora ripaghiamo con la stessa
moneta!” Peccato
che non hai considerato il fatto che ho adorato quel tuo commentone
kilometricooo! E sono anche saltata per la gioia! Comunque, siamo
seria. Lo sai
che dopo il tuo commento avevo le lacrime agli occhi? Sono contenta che
ti sia
piaciuto. Sono contenta che il mio messaggio ti sia arrivato. Sono
contenta che
la mia positività ti abbia aiutato. Sono contenta del tuo
pensiero su di me,
cioè del fatto che abbia le carte in regola per scrivere.
Sono contenta che tu
abbia seguito la storia fino alla fine e, soprattutto, sono contenta
che tu
abbia deciso di recensire l’ultimo capitolo. In effetti avevo
un po’ paura a
dire di essere così piccola, perché ho pensato
che molti non avrebbero più
commentato ed ho pensato che non potessimo più essere
“amiche di recensioni”. Perché
infondo io ti considero un’amica e ci sarei rimasta male se
tu non avessi più
commentato per la mia età. Comunque non voglio farti
addormentare. Spero che
seguirai anche questa mia storia! Besitones!!
Ora che ho finito i
ringraziamenti un’ultima cosa:
LEGGETE E
COMMENTATE!!
Bacioni! Mary!!
Prologo.
– Ombra.
Chiusa
in quelle quattro
pareti.
Chiusa
nella sua mente.
Dov’era
il suo spirito?
Esisteva
più?
Era
volato via, quando
anche lui se n’era andato?
Non
aveva resistito, era
crollata.
Si
era gettata a terra.
Aveva
pianto.
Pianto
un amore non
corrisposto.
Pianto
un desiderio
incontrollabile.
Pianto
un piccolo “no”.
Perché
la sua mente era
troppo fragile.
Troppo
facilmente si
sarebbe potuta spezzare.
Troppo
facilmente il suo
cuore, ogni volta, avrebbe potuto dire basta.
Ogni
sofferenza, ogni
debolezza.
Per
lei erano una fitta al
cuore.
Una
fitta che non si
poteva ricucire, una fitta che non poteva rimuovere.
Troppo,
troppo debole nei
confronti del mondo.
Troppo,
troppo piccola nel
pensiero per riuscire a ragionare.
Aveva
detto basta, aveva
reagito.
Si
era sfogata.
Poi
aveva ripreso in mano
la sua vita.
Quel
piccolo “no” le
sarebbe servito, avrebbe portato distruzione nei cuori degli altri.
Perché
quel piccolo “no”,
quella piccola stupida negazione le era stata data per il suo cuore.
Un
cuore troppo grande,
troppo buono.
L’aveva
tradita, aveva
approfittato della sua dolcezza, del suo amore.
Aveva
approfittato di lei,
per arrivare all’altra.
Bene,
era stato il primo ad
aver pagato.
Quel
piccolo “no” sarebbe
significato morte.
Troppo,
troppo era stufa
di servire gli altri.
Troppo,
troppo era stufa
della gente che si approfittava di lei.
Aveva
chiuso con il suo
passato, aveva chiuso con il suo futuro, aveva chiuso con il suo
presente.
Aveva
rafforzato la sua
mente, ora era forte.
Forte
per quanto una bugia
la si possa considerare così.
Però
non era riuscita
completamente nel suo intento.
Lei
uccideva: uccideva
solamente chi faceva del male.
Quindi
salvava: salvava
chi come lei aveva subito un torto.
Una
strana situazione.
Accusata
di omicidi,
effettivamente commessi.
Considerata
un’eroina per
i salvataggi compiuti.
A
lei stava bene così.
Nessuno
avrebbe più saputo
niente di lei.
Il
suo passato non
esisteva più.
Il
suo futuro non si
sarebbe più creato.
Il
presente era superfluo.
Era
viva finalmente.
Una
vita di dolore, di sofferenza.
Una
vita che ad alcuni
portava gioia.
Ad
alcuni portava morte.
Era
contenta.
Anche
se nessuno la
conosceva.
Tutti
ora sapevano di lei.
Tutti
la rispettavano.
Tutti
avevano paura.
Tutti
gioivano al suo
arrivo,
fino a che anche il loro
momento non sarebbe arrivato.
Sorrise,
un altro lavoro
compiuto.
Saltò
sul tetto e corse.
La
notte oscurava la sua
figura ed eliminava l’odore del sangue che gli era rimasto
addosso.
Raggiunse
la sua casa,
entrandovi dalla finestra.
Sfilò
la sua tuta
attillata nera e si infilò in doccia.
Si
strofinò forte, levando
le ultime tracce rosse che aveva sulla pelle chiara.
Quando
ebbe finito si
avvolse nell’asciugamano azzurro e tornò in camera.
Si
asciugò i lunghi
capelli corvini, poi si vestì, indossando semplicemente dei
jeans scuri e una
felpa verde militare, con una scritta sul petto. Legò i
capelli in una coda
bassa ed andò in cucina a prepararsi un caffè.
Mentre
la macchinetta
bolliva prese il telecomando e spinse il pulsante di accensione.
La
televisione mostrò delle
immagini raccapriccianti: un corpo praticamente squartato da artigli
affilati.
Naturalmente
immagini
orribili per tutti, tranne per l’autrice di quel misfatto.
Rise,
come se le fosse
stata appena raccontata una barzelletta.
Chiaramente
i poliziotti
già sapevano di chi fosse la colpa, peccato che non
sapessero come prenderla e
poi, insomma, aveva appena salvato un cittadino che stava per essere
ucciso!
La
chiamavano “l’ombra”
per il semplice fatto che non avessero idea di chi fosse.
Però
pensavano fosse una
donna, il perché rimaneva un mistero. Una semplice
intuizione.
Le
sue orecchiette canine
si mossero frenetiche, alla presenza di un nuovo rumore.
Poco
dopo il campanello
suonò, stava arrivando la pizza che aveva ordinato prima di
andare ad uccidere
quel tizio di cui neanche sapeva il nome.
Pazienza,
non tutti i
morti andavano ricordati.
Andò
ad aprire, trovandosi
di fronte, come prevedeva, il ragazzo che consegnava le pizze.
Pagò,
mentre lui,
purtroppo, iniziò a chiacchierare.
“Ha
visto signorina? Ha
visto? L’ombra ha colpito ancora!”
strillò euforico.
“Già,
ho visto…”
“Non
è eccezionale?!”
“Sì,
fantastico…”
“No,
non fantastico!
Magnifico! Lei è così…” e prese a
parlare all’infinito.
Si
massaggiò le tempie.
Perché
non poteva
ucciderlo, quel ragazzino petulante?
Sarebbe
stato troppo
rischioso?
“Non
trova,
signorina?” domandò
l’oggetto dei suoi
pensieri.
“Come?”
“Beh,
che…”
“Basta!
Basta! Ho capito,
va bene, arrivederci!” e
gli sbatté la
porta in faccia. L’altro, abbastanza offeso, girò
i tacchi andandosene, appena
vide qualcun’altro andò a parlarci. Fino a che il
povero infortunato non
scappava via.
La
mezzo demone
apparecchiò la tavola e si mise a mangiare, mentre sullo
schermo della TV,
rimasta accesa, passavano le immagini di un film giallo.
Li
trovava stupidi, ma
alla fine si divertiva a prendere in giro quegli idioti che facevano la
parte
dei poliziotti.
Quando
finì di mangiare
spense tutto, s’infilò il pigiama e di mise sotto
le coperte calde.
Chiuse
gli occhi pensando
a come avrebbe potuto uccidere la sua prossima vittima…
La
mattina dopo si svegliò
al suono della sveglia.
Si
alzò stiracchiandosi,
dopo entrò in bagno, si lavò e quando ebbe finito
indossò un tailleur nero,
mise ai piedi un paio di decolté dello stesso colore e dopo
passò al trucco.
Con il tratto leggero della matita ripassò il contorno degli
occhi color
cioccolato, coprì la pelle chiara con un po’ di
fard, evidenziò le labbra
abbastanza carnose con un rossetto rosso, infine si spruzzò
una goccia di
profumo. Pettinò i capelli, lasciandoli sciolti. Si mise una
collana ed un paio
di orecchini. Preparò la borsa, prese le chiavi di casa e
della macchina ed
uscì per andare a lavoro.
Faceva
la segretaria in
uno studio di avvocati. Rispondeva alle telefonate, sistemava le
cartelle,
fissava gli appuntamenti, seguiva gli ordini dei suoi capi e cose di
questo
genere.
Era
apprezzata come
lavoratrice, ma non considerata.
Se
questo prima avrebbe
potuto ucciderla, ora non gli importava, anche se sapeva che questa
fosse una
bugia.
Verso
le 18.00 staccò a
lavoro e tornò a casa.
Assottigliò
lo sguardo ed
accese la radio della polizia.
Intanto
si metteva la tuta
nera.
Era
il momento
dell’azione.
Appena
sentita una notizia
interessante spiccò il volo dalla finestra, la sera era
già calata, nessuno
l’avrebbe vista.
Sentì
in lontananza delle
sirene, la direzione era quella giusta.
Corse
più velocemente
saltando sui tetti, infilandosi nei vicoletti bui.
Sentì
l’auto della polizia
fermarsi. Incapaci.
L’avevano
perso.
Corse
da sola dietro la
macchina ed appena raggiunta una distanza possibile per spiccare un
salto,
atterrò sul tettuccio dell’auto che
rallentò per la botta.
Sorridendo
si avvicinò al
finestrino del guidatore e vi si sporse.
“Buonasera,
pronto a
perire? Piacere, sono Kagome. La donna che ti farà morire. O
se preferisci, chiamami Ombra.
Come fanno tutti.” disse
la ragazza ghignando.
Un
urlo agghiacciante si
sprigionò dalla gola dell’uomo al volante, che
perse il controllo del mezzo.
L’hanyou
alzò lo sguardo,
sarebbe caduto in un burrone, per quella sera non doveva sporcarsi le
mani.
Prese
un coltellino e
tagliò i fili dei freni, poi passò
dall’altra parte del veicolo, liberando la
ragazza che era stata rapita ed ora era svenuta.
La
prese in braccio, poi
scese dalla macchina con un salto elegante e prese in prestito il
telefono
della giovane. Compose il numero della polizia e quando
l’interlocutore rispose,
gli fece sentire il botto dell’auto che cadeva giù.
Lasciò
il cellulare acceso
accanto al corpo della ragazza, poi scappò via,
com’era venuta.
Mentre
stava tornando a
casa sviò la strada, non aveva ancora voglia di rientrare.
Si
diresse verso la scogliera,
a guardare il mare, all’ombra, com’era sempre stata.
Sentì
passi dietro di sé.
Non si girò. Non aveva paura.
“Chi
sei?” chiese
la ragazza.
“Non
ha importanza.” La
voce risuonava dolce, ma dura allo stesso
tempo. Alle narici della ragazza arrivò un odore virile,
quasi selvaggio. Le
piaceva, le metteva curiosità. Un’altra cosa che
sentiva era che non era umano
e non era demone. Era come lei: un mezzo demone cane. La cercava forse
per
questo?
“Allora
dimmi, cosa vuoi?”
“Voglio
te. Ho bisogno di
te, per un lavoro. Ombra.”
La
giovane entrò ancor più
nell’oscurità, così che potesse girarsi.
Quello
che aveva sentito
le aveva seccato le parole in gola.
Come
faceva a sapere chi
era?
Cosa
voleva da lei?
Lo
guardò e non si rese
più conto di niente.
Mai
nella sua vita aveva
visto niente di più bello.
Spalancò
gli occhi.
Cosa sarebbe successo?