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Autore: ValorosaViperaGentile    25/09/2015    5 recensioni
{centric!Cesare Borgia; Rodrigo Borgia; Lucrezia Borgia} | {vaghi accenni Cesare/Lucrezia}
Ecco dunque la veirà: Cesare Borgia è sceso a patti col Diavolo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789), Rinascimento
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Senza la fiamma, non potrei dire di nessuna cosa che è mia[1]
 
 
 
 
 


Caino, bisbigliavano. A lui che non s'era neppure rallegrato per la morte di quel fratello che aveva preso tutto, senza dar nulla.

Aveva però in odio lo spreco e metà della vita era già trascorsa senza che vi prendesse reale parte. Era perciò rimasto con gli occhi puntati, in calma attesa del banchetto promesso, pronto per arraffare i frutti rigogliosi che crescevano sulla tomba ancora fresca di Juan.

Dolce doveva essere il loro succo, quanto il gusto dell'affetto paterno.

Nondimeno, il suo santo padre non aveva occhi per altro che non fosse dolore – a quel pazzo che sognava antenati fatti d'oro di coppella[2] in sembianze di uri[3] non era morto un figlio: aveva perduto un dio pagano, quel vecchio cieco. Juan gli era stato Ares invincibile con la sua lucida armatura milanese[4]; Efesto mirabile fabbro, che forgiava glorie immortali; Apollo celeste in turca di broccato e campanelle d'argento[5].

Amavamo il duca di Gandia più di ogni altra cosa al mondo e per richiamarlo alla vita daremmo con gioia sette tiare, così aveva pubblicamente affermato in quel soffocante giorno di fine giugno, nel primo concistoro dopo la morte del prediletto.

Spirito efferato, volto artigliato, labbra macchiate di rosso, il grasso corpo tremante. S'era fatto più uomo che dio, il pontefice, più simulacro che uomo.

Al commiato del Sacro Collegio, il figlio dimenticato era fuggito quanto più veloce le gambe gli avevano concesso. Poi si era piegato, da qualche parte fra i corridoi vaticani, rigurgitando il contenuto dello stomaco.

Dopo, s'era fatto sedurre da Volontà, che lo carezzava e baciava più focosa di tutte, mentre chiavavano, bisbigliandogli all'orecchio di fortune future. Eterna te stesso, non chi t'ha generato e mai amato, gli sussurrava – un figlio avrebbe dovuto glorificare il padre, ma a Rodrigo Borgia non ne erano rimasti, di figli, e lui, dunque, doveva esser più di Ambizione che suo.

Aveva così deciso di dimenticare Valencia[6] per accogliere Cesare, abbandonare la croce e brandire la spada. Più in alto del Paradiso, le braccia di Lucrezia avrebbero stretto un imperatore.

Ma, nel corpo, sua sorella – solo un'altra faccia di Rodrigo – aveva covato uova di serpente. Dalle sue mani grondanti veleno Cesare era stato pugnalato, emettendo un unico gemito al primo colpo, senza parola.

Tu quoque?[7]

Sarebbe stato meglio affogare entrambi nel Tevere, aveva ripetuto nell'agonia. Che imputridissero lì, mentre lui cavalcava le stelle.

Quando però erano emersi dalla profondità degli Inferi, spiriti di carne, vogliosi di vita e d'amore – Rodrigo in ricerca di un nuovo figlio, vivo quanto il padre; Lucrezia che aveva ripreso colore, mille sorrisi al fianco del suo nuovo sposo –, la sua cara, vecchia amica era tornata a fargli visita, riprendendo a lisciarlo, un sussurro al veleno dopo l'altro, facendo pulsare forte il desiderio sul collo, sulla fronte. Qualcosa di cupo, appiccicaticcio sgorgava dal cuore, per poi scorrere lungo tutto il corpo, come un maligno umore.

Anelava, e la voce di quella baldracca gli colava dentro, mellifuo veleno.

Sono tuoi. Incatenali. Falli strisciare – questo gli diceva.

L'aveva stuzzicato così, finché non era crollato. Finché con un sacrificio sanguinario non li aveva reclamati – per sé, tutti per sé.
S'era fatto fottere, ecco. Consegnando al Diavolo il corpo e l'anima.

Ad ogni levata di sole si battezzava coi giorni di un futuro ormai passato. E poi annegava in un mare color porpora.

Non crede nel Redentore, il cardinale nepote di Valencia. Ma del Male ha a lungo fissato gli occhi bramosi.

È una chimera mostruosa, empio trittico, creatura opposta al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo. Dovrebbe tagliare le sue teste con un colpo di spada come fece Bellerofonte, ecco sarebbe saggio – e tuttavia impossibile.


Perché il Diavolo è Rodrigo, il Diavolo è Lucrezia, il Diavolo è la propria volontà.

 

 

Note:
 

[1] Citazione, appena modificata, da Faust.

[2] Oro sottoposto al processo della coppellazione, con il quale vengono eliminate tutte le impurità. Si tratta perciò di oro purissimo, senza tracce di altri metalli.

[3] Tipo di toro, estinto nel XVII secolo, dal temperamento forte – tanto che ucciderne uno era grande prova di coaggio e di loro scrisse anche Giulio Cesare.

[4] Milano era rinomata nel XV secolo – ma anche da prima – per l'abilità dei maestri che costruivano armi ed armature di prestigio.

[5] La moda “alla turca” era in voga nel periodo e Juan indossò molte volte capi in questo stile.

[6] Era cardinale di questa città e da qui era chimato, per l'appunto, anche Valencia – o cardinale di Valencia.

[7] Presunta frase pronunciata in ultimo da Giulio Cesare, mentre parte di quella prima, anche se un pochino rimaneggiata, è presa da Svetonio.

 
   
 
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