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Autore: Teen Idle    25/09/2015    1 recensioni
Da giorni, settimane, secoli l’unico rumore che senti è il respiro di Belle.
[…]
E tu, inevitabilmente, aumenti la pressione delle tue dita sulla sua mano. Lei non se ne accorge mai.
[…]
Che vita è, Tremotino?
Una vita a guardare un muro e una persona.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A dominare la stanza è un bianco asettico e impersonale, un fastidioso lampeggiare di monitor con quei loro rumori altrettanto irritanti. Un respiro, ogni tanto, spezza brutalmente l’equilibrio silenzioso in cui ti sei avvolto. Deve essere lei, sempre, ogni maledetta volta che sobbalzi per quel rumore naturale. Naturalmente fastidioso. Tuo, quel respiro non può essere: quel movimento vitale, silenzioso e insospettabile non è più tuo da troppo tempo. Attimi interminabili vissuti attaccato a una macchina, a fissare il bianco delle pareti, rifugiandoti lì per non incontrare gli sguardi pieni di pietà. Di sguardi, in verità, c’è sempre stato solo il suo. 
Belle viene a trovarti ogni giorno e tu non la guardi mai, non ricambi mai quel suo sguardo timoroso. Ma il tuo cuore sanguinante è suo, lo è sempre stato. Fissi il muro con aria impersonale, come se non fossi lì con lei. Ogni tanto, il tuo sguardo cade sulle mani di lei, che torturano la gonna e ne dilatano fibre, producendo un delicato fruscio. Fastidioso.
E lei non lo sa che tu sei lì a guardarla, cercando di comprendere quelle sue sfumature ignote. Belle non se ne accorge mai. Si consuma nella tiepida attesa, aspetta un cenno che non arriva mai.
E tu sei lì a guardare e sai che non riusciresti nemmeno a regalarle un insulto e un’imprecazione per quel dannato dolore che tanto ti fa penare. Non ci riesci da tempo: da giorni, settimane, secoli l’unico rumore che senti è il respiro di Belle. Ti aggrappi a una macchina per non morire. Non la guardi perché sei codardo.
Ma di notte, quando l’unico eco è quello dei tuoi pensieri – e delle macchine, ma quelle non le senti nemmeno più: il loro rumore è scomparso nella patina di apatia in cui ti sei avvolto, scolorendo inevitabilmente su uno sfondo sempre uguale – la domanda rimbomba ferocemente nella tua mente debilitata.
È vita, questa?
La risposta non arrivi mai a comprenderla, forse troppo ovvia e dolorosa per essere pronunciata ad alta voce, e tu ti bei di un sonno senza sogni, impersonale. Ti svegli e lei è lì, a guardarti. Sempre, senza eccezione.  
Belle si fa trovare ogni mattina davanti a te, un sorriso tremulo sul volto pallido e gli occhi pieni di parole mai dette. Tende sempre la mano. Tu non hai mai la forza – né la voglia – di prenderla.
E lei la lascia cadere sulla sua gonna, ogni volta.
Che vita è questa? Senza magia, senza nulla. Non la guardi perché hai paura che scappi, per sempre.

È venuta piangendo, questa volta. Non ha detto niente, Tremotino, non illuderti: cosa potrebbe poi dirti? Che la sua stupida associazione per amanti dei libri sta miseramente fallendo? Che Will se ne è tornato nel paese dei pazzi?
Sciocco. Ha pietà di te, non lo vedi? Sei davvero così cieco da non accorgerti con quanta compassione ti guarda?
Belle tende la mano, come ogni volta. Non sei più totalmente insensibile e in coma, ma attaccato ad apparecchiature costose, gli arti immobili sopra la coperta. Non riesci a muoverti da tempo, immobilizzato dal ricordo di mani che strappano l'oscurità, che strappano il potere.
Nessuno, a parte lei, è mai venuto a trovarti. Come se fossi così importante, ma lo hai sempre saputo; nessuno potrebbe mai amarti.
Uncino è venuto a trovarti, una volta. Ha riso di te. Non hai nemmeno avuto la forza di pensare che un giorno gliel’avresti fatta pagare, che l’avresti ucciso. Sei rimasto lì a guardare, senza pensare nulla: la tua mano stringeva il vuoto, una replica più malconcia di quella di Belle. Incredibile è come non riesca a riconoscere una causa persa quando ne vede una. Eppure ti guarda, con la mano tesa e gli occhi ancora lucidi.
Con uno sforzo sovraumano, sollevi il braccio e la stringi.
 

Ha iniziato a parlare. Non ricordavi che la ragazza sapesse parlare così tanto. Chiacchiera come una bambina, di cose che solo a lei interessano e tu l’ascolti distrattamente, cercando di ricordare che suono aveva il suo silenzio. Non lo ricordi più.
La mano di Belle stringe perennemente la tua, in una morsa delicata che  non hai la forza di alleviare. Ti parla di cose che non comprendi nemmeno, perso come sei in quel tuo incubo senza fine. Ogni tanto, sorridi.
E tu, inevitabilmente, aumenti la pressione delle tue dita sulla sua mano. Lei non se ne accorge mai.
 

Stupido.
Povero e ingenuo Tremotino. Ci credevi davvero, credevi davvero di aver ottenuto il perdono per tutto; di essere amato.
Oggi si è avvicinata di più. Non l’hai guardata e ti ha rivolto il suo solito sorriso amaro.
Hai di nuovo le mani vuote.
 

Che vita è, Tremotino?
Una vita a guardare un muro e una persona. Non sai quanto tempo è passato. Anni, forse. Non vuoi saperlo.
Piangi, Tremotino, ma senza lacrime. Non ci riesci.
Le tue mani sono serrate attorno quelle di Belle, per non farti affondare. Gli occhi ti si sono chiusi da tempo, per non lasciare andare le lacrime rapprese e i sogni infranti.
Lei ti sorride, sulle labbra quelle parole impronunciabili e odiose. È lì, che ti guarda, pronta a dirle.
Ridi, Tremotino e non sai il perché. La tua risata è un rumore fastidioso.
Ti amo.
Lo senti, Tremotino, lo senti bene.
Vivi.
"Ti amo, Belle"
Tremotino dice la cosa più sincera che prova in quel momento, e chiude gli occhi. Tremotino dice la cosa giusta, e si sente bene; come se tutto fosse tornato a posto.
Belle sorride.
Solo per un attimo.
L'attimo dopo la morte accoglie Tremotino nelle sue braccia.
Belle si blocca, si sgretola, si sfalda.
Chiude la bocca e ricaccia dentro di sé la speranza. 
“Tremotino…Tremotino !”
Lacrime che scendono, impotenti
“Resta con me…”
  
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